di Tommaso Scandroglio
Si chiama Baby kaputt. Sì, è proprio questo il nome non propriamente scientifico dell’ultimo preparato chimico che permette di ricorrere all’aborto senza passare da nessuna clinica.
La pillolina, di origine cinese e non testata in alcun modo, sta impazzando in Siberia, contribuendo così a diffondere le pratiche abortive soprattutto tra le giovanissime, una delle categorie che più ricorrono a questa pratica in Russia. Infatti nel 2009 le under 19 hanno praticato 90. 000 aborti in questa nazione.
Il primato del fiocco nero. La piaga dell’aborto sul suolo russo è antica. Nel 1920 la Russia fu il primo paese al mondo a legalizzare l’aborto. Nel ’36 fu vietato quasi totalmente da Stalin, il quale si accorse che tale pratica stava falcidiando la futura popolazione russa, ma poi nel ‘55 fu reintrodotto legalmente e nel 1964 l’allora URSS batté un record purtroppo storico: 5, 6 milioni di aborti in un solo anno. Pavel Astakhov, Delegato per i diritti dell’infanzia presso la Presidenza russa, ha affermato che durante questo periodo le donne “praticavano, in media, almeno 5 aborti allo stadio iniziale della gravidanza”.
Un trend falsamente positivo. I dati del Ministero della Sanità illustrano in termini assoluti un decremento dei numeri aborti: nel 1990 ci furono 3, 92 milioni di aborti, nel’95 si registrarono 2, 57 milioni di aborti, 1, 96 milioni nel 2000, 1, 78 milioni nel 2002, 1, 4 milioni nel 2006, 1, 23 nel 2008 ed infine 1, 2 l’anno scorso. C’è da rimanere dunque soddisfatti di questo trend? No per tre motivi. Il primo sta nel fatto che non stiamo parlando del numero di alberi che mancano all’appello in una foresta, bensì di persone: piccoli uomini e donne volutamente soppressi nel grembo materno. Anche l’uccisione di un solo nascituro dovrebbe provocare la nostra indignazione. In secondo luogo non c’è da stare contenti affatto perché ogni anno le cifre degli aborti sono da capogiro: più di un milione come abbiamo visto. Infine il numero di aborti diminuisce anche perché parallelamente diminuiscono i concepimenti. Secondo Marina Tarasova, vice capo dell'Istituto di Ricerca per Ginecologia e Ostetricia a San Pietroburgo, tra il 2003 e il 2008 “l'infertilità femminile è cresciuta del 14% in Russia e più di 1, 5 milioni di russe devono ricorrere a un'avanzata tecnologia medica [leggi fecondazione artificiale] per rimanere incinte”. La sterilità e l’infertilità ovviamente non solo provocano un decremento di nascite, ma anche un decremento di aborti. Se nel 2010, come appena ricordato, si sono effettuati 1, 2 milioni di aborti, le nascite li superano di poco: 1, 7 milioni. Ciò a dimostrazione che in termini percentuali riferiti alle nascite gli aborti sono quasi il 50%.
La steppa demografica. Le pratiche abortive, la contraccezione diffusa - il 23, 6% dei 38 milioni di donne in età fertile utilizzano un contraccettivo – e la sterilità e l’infertilità stanno mettendo al bando milioni di fiocchi azzurri e rosa nella patria di Tolstoj e Dostoevskij. Infatti la popolazione russa è scesa da quasi 149 milioni nel 1991 a meno di 142 milioni nel 2010. Circa il 20% delle coppie russe non hanno figli. Nel 2005 Vladimir Putin non usa mezzi termini per definire questo inverno siberiano demografico e parla di vera e propria “crisi nazionale”.
I rimedi. A questo punto, prendendo a prestito il titolo di un celebre libro di Lenin, viene da domandarsi: che fare? L’11 agosto del 2003 il governo cerca di correre ai ripari promulgando un decreto che riduce il numero delle cosiddette “indicazioni sociali”, cioè i requisiti per accedere all’aborto dopo la 12° settimana, da 13 a 4. Ma ciò ovviamente non basta. Sempre Putin nel 2007 promuove un programma di aiuti economici per le famiglie per incentivare la natalità. Risultato: nel 2008 sono state registrate 1, 714 milioni di nascite contro 1, 234 milioni di aborti. Il 21 aprile l’ex agente del KGB ha promesso una crescita demografica entro il 2015 del 25-30% sbloccando 37, 5 miliardi di euro. E’ di questi giorni poi la notizia che Elena Mizulina, presidente della Commissione per la famiglia, le donne e l'infanzia alla Duma, sta preparando una modifica più restrittiva della legge sull’aborto, prevedendo altresì maggiori incentivi per le donne che aspettano un bambino. Ma il fronte economico e giuridico non è il solo su cui insistere secondo la Mizulina, la quale spiega che giornali, tv e internet sono pieni di pubblicità di cliniche abortive e aggiunge: “Ci sono voluti due anni di battaglie per un divieto parziale, ossia nei luoghi dove ci sono bambini, come le scuole, nelle prime e ultime pagine dei giornali, in televisione”.
La Chiesa ortodossa non sta a guardare. Anche la Chiesa ortodossa fa la sua parte. Nel gennaio di quest’anno il patriarca di Mosca Kyrill ha consegnato alla direzione dello Stato russo una serie di proposte in tema di aborto. Primo: le spese delle pratiche abortive non devono più ricadere sulle spalle dei contribuenti. Secondo: obbligo d’informazione alla donna che vuole abortire degli effetti negativi di un simile intervento sulla sua salute soprattutto a livello psicologico. Terzo: introduzione di un congruo tempo di riflessione prima di accedere all’aborto. Quarto: istituzione presso tutti i centri ospedalieri di un “centro di crisi” dove si possano illustrare alla donna altre soluzioni oltre a quella abortiva.