DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Corea del Nord: Nel regime dei Kim “vivono ancora dei cristiani. E sono stimati”

di Joseph Yun Li-sun

Pastore protestante sudcoreano: “In Corea del Nord ci sono ancora circa 40mila cristiani: torturati e chiusi nei campi di lavoro, ma un esempio per tutti”. La Chiesa cattolica non conferma queste cifre ma loda l’atteggiamento di chi riesce a fuggire, “missionario di speranza per tutti noi”.

Seoul - In Corea del Nord “vivono ancora circa 40mila cristiani sotterranei. Inclusi quelli, e sono la maggioranza, che per la loro fede sono finiti in un campo di lavoro”. Lo ha dichiarato il ministro protestante Lim Chang-ho nel corso di un’intervista al Daily NK. Secondo il pastore, “dato l’altissimo livello di repressione del regime nei confronti dei cristiani, loro si preservano nell’unico modo che hanno: si sposano fra loro e in segreto”.
In Corea del Nord, i cittadini sono organizzati in 51 classi. Le prime tre sono basate sulla lealtà alla famiglia Kim e al culto della personalità che impone il “presidente eterno” e il “caro leader” suo figlio come uniche forme di divinità ammesse nel Paese. Ovviamente, chiunque professi una religione o venga trovato in possesso di materiale religioso è classificato come “ostile” e viene di fatto bandito dalla vita pubblica del Paese.

Secondo le testimonianze di coloro che riescono a fuggire dalle grinfie del regime, ai cristiani è riservato il trattamento peggiore. A questa situazione, la sparuta comunità reagisce nel migliore dei modi: “Il cristianesimo resiste in quel posto soltanto grazie all’atteggiamento dei fedeli, ammirevole e coraggiosissimo. Quando i vicini di casa vedono come si comporta un cristiano, vogliono imitarlo: non posso confermarlo, ma si parla persino di alcune conversioni”.

In effetti, il pastore Lim ha esperienza diretta della comunità dato che – sostiene – ha portato beni di prima necessità nel Nord: “Se portiamo disinfettanti o antibiotici, sappiamo già da prima che i cristiani sotterranei non li useranno: aspettano che qualcuno sia grave e passano le medicine a lui. In alcuni villaggi sono le persone più stimate che ci siano”.

Secondo gli ultimi dati in possesso dei cristiani del Sud, “nei campi di lavoro forzato dove vengono sbattutti tutti coloro che professano una religione vivono al momento circa 30mila cristiani. Una situazione terribile, ma sappiamo che ci sono circa 10mila nostri fratelli ancora in libertà”. Alcuni ritengono però queste cifre esagerate. Fonti di AsiaNews parlano di “non più di 200 cattolici” ancora vivi in Corea del Nord, per la maggior parte persone molto anziane sopravvissute alla guerra civile e alla deportazione.

Tuttavia, la Chiesa cattolica del Sud compie un’opera molto importante con tutti i fuoriusciti e – spiega ad AsiaNews il vescovo di Daejon mons. Lazzaro You Heung-sik, che cura la pastorale degli immigrati – “spesso sono i migliori missionari. Noi non corriamo dietro alle conversioni, aspettiamo di vedere se un percorso naturale si perfeziona ed è sincero. Ma questo ogni tanto avviene, ed è un grande frutto di Dio”.


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