Ashur Yacob Issa aveva 29 anni ed era padre di tre figli. Era stato sequestrato tre giorni fa; le trattative per il rilascio non sono andate a buon fine. Questa mattina la polizia ha rinvenuto il cadavere, con “orribili segni di torture”. La condanna dell’arcivescovo di Kirkuk, che parla di “gesto disumano” e invita alla cooperazione per “proteggere cittadini inermi”.
Kirkuk – Rapito, torturato e infine decapitato. È quanto accaduto a un cristiano irakeno, originario di Kirkuk, nel nord del Paese, il cui cadavere è stato rinvenuto oggi dalla polizia. L’uomo era stato sequestrato tre giorni fa e la famiglia aveva ricevuto una richiesta di riscatto. La trattativa non è andata a buon fine e l’ostaggio è stato assassinato in modo brutale. L’arcivescovo di Kirkuk ha condannato quello che definisce un “gesto disumano”, perché contrario a “ogni principio umano e religioso”. Da giorni i cristiani del Paese vivevano una situazione di tensione, nel timore di vendette dell’ala fondamentalista islamica per l’uccisione di Osama Bin Laden.
Fonti di AsiaNews a Kirkuk riferiscono che Ashur Yacob Issa, cristiano 29enne e padre di tre bambini, è stato rapito tre giorni fa a scopo di estorsione. I sequestratori hanno chiesto un riscatto di 100mila dollari per la sua liberazione. Tuttavia, riferisce un cristiano della città, le trattative con i parenti della vittima “non sono andate a buon fine”.
Questa mattina il terribile epilogo della vicenda. La polizia ha rinvenuto il corpo del giovane cristiano, abbandonato all’altezza del ponte quattro. Il cadavere presentava – continua il racconto – “orribili segni di torture”, con la testa tagliata e gli occhi strappati dalle orbite.
L’efferatezza dell’omicidio ha provocato una reazione di sdegno e tristezza in tutta la popolazione della città, soprattutto quella cristiana. Da giorni i fedeli vivevano in un condizioni di tensione per possibili rappresaglie da parte dei fondamentalisti islamici. Il sequestro era a scopo di estorsione, i rapitori miravano a raccogliere un ingente bottino. Tuttavia, il raid delle forze statunitensi che ha portato alla morte di Osama Bin Laden, il 2 maggio scorso, ha contribuito a diffondere maggiori paure in seno alla comunità cristiana.
Interpellato da AsiaNews mons. Louis Sako, arcivescovo di Kirkuk, ha condannato l’assassinio del giovane bollandolo come “gesto disumano”, perché contrario a “ogni principio umano e religioso”. “Nessun uomo che crede in Dio – continua il prelato – e ha un rispetto per la vita può commettere simili atti”. Mons. Sako pensa alla moglie e ai figli della vittima e lancia un appello agli autori del gesto perché “pensino a chi è rimasto senza padre e senza marito: se non ci sarà giustizia umana – afferma – presto o tardi ci sarà quella divina”.
L’arcivescovo di Kirkuk chiede infine alla polizia e ai responsabili della sicurezza – a livello locale e nazionale – di promuovere iniziative comuni affinché “tutte le persone di buona volontà si uniscano per proteggere cittadini inermi”.(DS)