DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Lo scrittore dell’anno? Non è mai esistito ma tutti lo hanno letto. Libro inventato, autore finto.

di Alessandro Gnocchi
Libro inventato, autore finto. Eppure al Salone di Torino i vip della cultura lo salutano, consigliano e incoraggiano
Lo scrittore dell’anno è Manuele Madalon, l’autore del romanzo L’implosione, recensito positivamente all’ultimo Salone del libro di Torino da Vittorio Sgarbi, Giancarlo De Cataldo, Mauro Corona, Lucia Annunziata, Giorgio Faletti, Federico Moccia, Sergio Rizzo, Serena Dandini, Margaret Mazzantini. Hanno avuto parole gentili per l’opera di esordio del Madalon, con perfetto spirito bipartisan, anche il nuovo sindaco di Torino Piero Fassino e il suo sfidante Michele Coppola. Il Madalon, poi, ha tenuto un seguito incontro intitolato giustamente L’uomo dell’anno, ospite il collega Andrea Bajani, in cui ha rivelato problemi e difficoltà del mondo culturale italiano.
Come? Non avete mai sentito nominare prima d’ora Manuele Madalon? Non avete ancora letto il fondamentale L’implosione di cui tutti parlano?

Per forza: il Madalon sta alla letteratura italiana come il conte Mascetti alla supercazzola. Lo scrittore dell’anno, infatti, non esiste: è una geniale burla architettata dagli studenti di Ingegneria del Cinema del Politecnico di Torino. Il Madalon che s’aggirava per il Lingotto, altri non era che Gabriele Madala, iscritto al Master di giornalismo dell’università piemontese. Un attore. Scrittore inventato, libro inventato e mai scritto. Tutto il resto è vero, come testimonia il video esilarante girato da Polimediaweb durante la manifestazione. (Sul web sta facendo sfracelli, potete vederlo anche sul sito del Giornale).

Il Madalon ha avvicinato i vip e ha chiesto loro a bruciapelo un giudizio sulla sua opera prima. Nessuno ha ammesso di cascare dalle nuvole e di ignorare completamente l’argomento. Si sono sentiti invece quei giudizi generici, da fascetta promozionale, che costituiscono il «sale» (si fa per dire) di moltissime recensioni regolarmente pubblicate dai giornali. La beffa, insomma, finisce per svelare pressapochismo e cialtroneria del mondo editorial-giornalistico.

Veniamo agli autorevoli giudizi raccolti dal Madalon. Il primo a rispondere è un pensoso Vittorio Sgarbi, il quale, a dire il vero tanto gentile quanto imbarazzato, dichiara di aver trovato l’ambientazione dell’Implosione «sottile e misteriosa». Poi tocca a Serena Dandini, sulle prime sorpresa, poi infine memore dell’opera: «Ahhhhh, ma certo, Madalon». La conduttrice però non si sbilancia e anzi leva i tacchi. Il giornalista Sergio Rizzo è misurato ma alla fine ammette: «Sì, mi è piaciuto, è un buon avvio, diciamo». Lucia Annunziata si lancia in un paragone: «Ti ho confuso moltissimo con... con... con Culicchia, su Torino». Vero maestro di vita il montanaro (ma spesso in pianura per presenziare a qualsiasi festival o trasmissione tv nel raggio di mille chilometri da Erto, Pordenone) Mauro Corona: «Un buon inizio ma non ti devi affezionare altrimenti è un fiasco. Un libro è come una scopata: bisogna pensare a quella da fare e non a quella fatta». Moccia non ha dubbi: «Lei Madalon è fortissimo».

A Faletti L’implosione è piaciuto ma non si sente di elogiare un aspetto in particolare: «È tutto l’insieme». Fassino e Mazzantini ci cascano ma non vanno al di là di sorrisoni e di qualche «Ahhhhh... è lei» di tardivo riconoscimento. Madalon ringrazia Coppola «per la e-mail col suo giudizio». E il politico risponde: «Ah, bene, le è arrivata!». L’unico ad accorgersi che qualcosa non torna è un comico, Neri Marcorè.
La vera rivelazione, come documentano anche i giudizi sul web, è però il simpatico Giancarlo De Cataldo. Il giudice-scrittore di Romanzo criminale, per non deludere le aspettative del giovane interlocutore, parte per la tangente e regala all’inesperto Madalon una torrenziale riflessione prodiga di consigli: «Tu hai un tuo mondo di riferimento, lo racconti in maniera autentica, c’è qualche parte tipica delle opere prime, ansia di metterci dentro tutto, non ti devi nascondere e riservare niente per domani. Poi però nello stesso tempo, te lo dico da padre di un figlio di 18 anni, c’è uno sguardo rivelatore sul mondo. L’opera seconda sarà più matura. Sarà... Forse puoi mantenere lo scenario perché lo scenario va ancora esplorato». Incredibile.

Durante l’incontro a Torino, l’inganno viene svelato. Tocca al complice Andrea Bajani, autore di Ogni promessa (Einaudi), spiegarne il senso tutto sommato tragico: l’editoria è piena di Madalon e di recensori di Madalon. «Ogni tanto mi chiama qualcuno - dice Bajani - e mi chiede la fascetta per un esordiente. Io rispondo: va bene, ma datemi il libro. E loro: ma no, ti mandiamo al massimo due pagine, l’importante è che sulla fascetta ci sia il tuo nome e un giudizio entusiasta. Conta molto di più la pubblicità sul libro che non il libro per cui tutti si deve essere disposti a dire che un libro è bello da subito. Nessuno ha voglia di imparare però se ti chiedono qualcosa tu devi sempre far finta di saperlo».

È giusto, ma la truffa di Madalon rende pubblico un problema ancora più profondo: il «libro del momento», l’«autore di cui tutti parlano» in realtà è spesso un libro che nessuno ha letto, e di cui a nessuno importa qualcosa, bello o brutto che sia. Talvolta è un libro che neppure vende o vende pochissimo. L’industria però esige articoli ed entusiasmo. E tra critici e giornalisti, si trova sempre qualcuno pronto a gridare: «Presente!».

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