DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Il «Cantico dei Cantici»: Il libro che ha consacrato l’amore. Pietro Citati



Israele nutriva un’immensa
passione per Il Cantico dei
Cantici: diceva che «il
mondo intero non è degno
del giorno in cui esso ci è stato
donato da Dio». Tutti i libri
della Bibbia erano santi, ma Il
Cantico era il più santo di tutti:
il più posseduto dal dono fisico
della sacralità, che lo intingeva
in ogni verso, sebbene
parlasse, in apparenza, di una
cosa profana, come l’amore.
Nulla è meno profano dell’amore
che possiede Il Cantico
dei Cantici. Dio tenta di conquistare
il suo popolo: lo attira
a sé con soavi legami di tenerezza,
con indicibili vincoli
d’amore. Dice ad Israele: «Io ti
ho amato di un amore eterno,
e perciò ti ho conservato la mia
compassione». L’amore di Dio
scende verso il suo popolo: diventa
l’amore che l’uomo nutre
verso la donna e la donna verso
l’uomo; e poi risale, trasformandosi
nella passione del
popolo intero verso il suo Dio,
senza che mai, nemmeno un
attimo, venga dimenticato
l’alone e l’impronta del sacro. Il
dono meraviglioso del Cantico
è proprio questo: il sacro impegna
tutte le cose e le parole
profane — il profumo di mirra,
la lettiga, il combattente che
impugna la spada, il baldacchino
con le colonne d’argento,
la tenerezza e i languori della
vita quotidiana.
I lettori cristiani del Cantico,
lo hanno spesso spiritualizzato
o allegorizzato, offesi dalla sua
esuberanza fisica. Il Cantico è
invece fisicissimo: quest’amore
avviene nella natura: «Il nostro
letto è lussureggiante; pareti
della nostra casa sono i cedri,
i nostri soffitti i cipressi». I
capelli dell’amata sono un
gregge di capre, i denti un
gregge di pecore: il ventre dell’amata
è un mucchio di grano
circondato da gigli, i suoi seni
sono i cerbiatti; e la vite che
germoglia, i fiori che sbocciano,
i melograni a cui spuntano
le gemme sono i più frequenti
segni amorosi.
Nell’amore del Cantico sono
presenti tutti i sensi. L’amore è
la totalità dei sensi, ognuno dei
quali è portato all’estremo dalla
propria intensità: tema che
non raggiungerà mai più questa
violenza. Ogni sensazione
supera sempre di nuovo se
stessa, come se non ci potesse
essere un fine: poi tutti i sensi
si riuniscono e si rafforzano a
vicenda. L’amore è odorare il
profumo, cibarsi del miele, bere
il vino e il latte. Ognuna delle
due figure amorose si precipita
sull’altra, si ciba dell’altra,
si sazia dell’altra.
«Dammi da bere i baci della
tua bocca, / le tue carezze entusiasmano
più del vino / è
bello i tuoi profumi respirare».
«Cos’è che sale dal deserto /
come una colonna di fumo, /
esalando profumo di mirra e di
incenso / e di ogni essenza
esotica?». L’amore è, sovranamente,
profumo: odorare il
profumo, cibarsi del profumo,
scambiare il proprio profumo
con quello della persona amata
e persino di Dio, perché anche
Dio è profumo, il profumo
dei profumi. Tutti i possibili
aromi sono enumerati: il nardo
e lo zafferano, la cannella e
il cinnamomo, l’incenso, la
mirra e l’aloe: tutte le essenze
balsamiche, pure e impure.
Come è naturale, vengono alla
mente i Fiori del male; è la stessa
idea fisica e leggerissima
dell’amore.
Dio e il suo popolo formano
un duetto squisito: esso si ripete
nel duetto tra l’amata e
l’amato, che si appartengono
totalmente. «Il mio amato è
mio / ed io sono sua, / di lui
che pasce il gregge tra i gigli».
Il possesso reciproco nasce
dalla ininterrotta donazione
reciproca: Dio diventa uomo,
l’uomo diventa Dio, il maschio
insegue la femmina, la femmina
insegue il maschio, lo
spirito è il corpo, il corpo è lo
spirito.
Tanto l’amato quanto l’amata
sono vasti e aperti come la
natura universale: non hanno
limiti; eppure, al tempo stesso,
sono (specialmente l’amata)
chiusi: «Un giardino chiuso
sei, / un giardino chiuso,
una sorgente sigillata». I loro
rapporti sono strettissimi, come
quelli tra fratello e sorella,
tra figlio e madre, amico e
amica, sposo e sposa: tutte le
figure amorose si attraggono
e si identificano; legate da un
fascino che avvince ogni momento
e costituisce insieme
una meraviglia e un pericolo.
«Distogli da me i tuoi occhi, /
perché mi stregano». Questo
fascino è un sigillo. «Pònimi
come un sigillo sul tuo cuore,
/ come un sigillo sul tuo braccio
».
La conclusione, se di conclusione
si può parlare, viene
subito dopo. «Forte come la
Morte è l’Amore, / inesorabile
come gli inferi la passione: / le
sue scintille sono scintille ardenti,
/ una fiamma divina. /
Le grandi acque non possono
spegnere l’amore né i fiumi
sommergerlo». Nulla è più
tremendo dell’Amore: se è forte
come Dio e la Morte, inesorabile
come le fiamme del cielo
e degli inferi.



Corsera 5 febbraio 2015