DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

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“Non conta tanto parlare di Dio. Io lo devo dare”. La luminosa testimonianza di Chiara Luce Badano, beatificata il 25 settembre

di Annarita Petrino
Chiara Badano è una ragazza come tante altre, che non ha mai partecipato a nessun talk show, non è comparsa in nessuna trasmissione televisiva, non ha partecipato a nessuna edizione delGrande Fratello o di X-Factor, non ha mai fatto la velina, la letterina o altro, non ha mai sognato di diventare ricca e famosa, è stata anche bocciata a scuola. Non ha desiderato assomigliare a nessuno su questa terra, solo a Gesù e nemmeno al Gesù che raccontava le parabole e che veniva accolto come Messia, ma al Gesù crocifisso, ferito, sanguinante e abbandonato. La sua vita non ha avuto la risonanza mediatica che oggi spetta a chi sale agli onori della TV, eppure i cuori toccati dalla sua testimonianza di vita sono stati centinaia…

Ecco perché: Chiara Badano nasce a Sassello (diocesi di Acqui, provincia di Savona), il 29 ottobre del 1971, dopo 11 anni di attesa dei suoi genitori. Vive un’infanzia e un’adolescenza serena, in una famiglia molto unita da cui riceve una solida educazione cristiana. A 9 anni scopre il Movimento dei Focolari, e vi aderisce come gen (Generazione Nuova, la seconda generazione dei Focolari) all’ideale dell’unità. Oltre all’impegno nel Movimento Gen, è attiva anche nella vita della parrocchia e della diocesi. Ha 17 anni quando un forte dolore alla spalla, accusato durante una partita a tennis, insospettisce i medici. Cominciano gli esami clinici. Ben presto arriva la terribile diagnosi: tumore osseo. Nel febbraio 1989 Chiara affronta il primo intervento: le speranze di successo sono molto scarse. All’ospedale si alternano i gen e altri amici del Movimento per sostenere lei e la sua famiglia. I ricoveri all’ospedale di Torino diventano sempre più frequenti e così le cure - molto strazianti - che Chiara affronta con grande coraggio. Ad ogni nuova dolorosa “sorpresa”, la sua offerta è decisa: “Per te Gesù, se lo vuoi tu, lo voglio anch’io!”. Presto Chiara perde l’uso delle gambe. Un nuovo difficilissimo intervento si rivela inutile, ma a sostenerla nei momenti più duri è l’unione con Gesù Abbandonato, che sulla croce non avverte la presenza consolante del Padre. Il suo medico curante, non credente e critico nei confronti della Chiesa, dirà: “Da quando ho conosciuto Chiara qualcosa è cambiato dentro di me. Qui c’è coerenza, qui del cristianesimo tutto mi quadra”. Pur ridotta ormai all’immobilità, Chiara è ancora attivissima: per telefono segue il nascente gruppo dei Giovani per un mondo unito di Savona, partecipa a Congressi e attività varie con messaggi, cartoline, cartelloni, per far conoscere amici e compagni di scuola ai gen e alle gen. Il suo rapporto con Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, si fa sempre più serrato: la tiene continuamente aggiornata. Con l’aggravarsi della malattia occorrerebbe intensificare la somministrazione di morfina, ma la ragazza si rifiuta: “Mi toglie la lucidità ed io posso offrire a Gesù solo il dolore”.
Chiara Luce parte per il Cielo il 7 ottobre 1990. Aveva pensato a tutto: ai canti per il suo funerale, ai fiori, alla pettinatura, al vestito, che aveva desiderato bianco, da sposa… Con una raccomandazione: “Mamma, mentre mi prepari dovrai sempre ripetere: ora Chiara Luce vede Gesù”. Al papà, che le aveva chiesto se era sempre disponibile a donare le cornee, aveva risposto con un sorriso luminosissimo. Poi un ultimo saluto alla mamma: “Ciao, sii felice perché io lo sono” e un sorriso al papà. Al funerale, celebrato dal Vescovo diocesano, prendono parte centinaia e centinaia di giovani e tanti sacerdoti. I componenti del Gen Rosso e del Gen Verde eseguono i canti da lei scelti. Un grande mazzo di fiori e un telegramma giungono ai genitori da parte di Chiara Lubich: “Ringraziamo Dio per questo suo luminoso capolavoro”.
La sua fama di santità si diffonde nel giro di pochi anni. Il vescovo della diocesi di Acqui, monsignor Livio Maritano, che le aveva conferito la Cresima e incontrata più volte durante la malattia, l’11 giugno 1999 avvia la fase diocesana del processo di beatificazione. Il 3 luglio 2008 Chiara viene dichiarata “venerabile” e, il 19 dicembre 2009, il Santo Padre, Benedetto XVI, riconosce il miracolo ottenuto per sua intercessione: un atto che prelude alla Beatificazione del 25 settembre 2010 nel santuario del Divino Amore a Roma, presieduta da monsignor Angelo Amato. Sabato prossimo, 29 ottobre, anniversario della sua nascita, sarà per la prima volta celebrata la memoria liturgica della beata Chiara Luce Badano.
La sua vita si riassume in questa frase: “Non conta tanto parlare di Dio. Io lo devo dare”, dove si uniscono l’anima stessa della moderna evangelizzazione e quello spirito cristiano che chiunque abbia incontrato Gesù sulla sua via continua a ravvivare nel proprio cuore.
Dall’omelia di monsignor Amato: “Nel piccolo paese dove abitava era presa in giro, perché era una gen, perché andava a Messa anche durante la settimana, partecipava con attenzione all’ora di religione, cercava di amare tutti i professori, anche i più indigesti, era molto disponibile ad aiutare tutti. Per questo le sue amichette – e i bambini talvolta sanno essere cattivelli – la chiamavano “suora”. Questo la faceva molto soffrire, ma in Mariapoli, Chiara trovava la risposta in Lui, in Gesù Abbandonato”. Tanti giovani oggi si vergognano di Gesù, la società ci dice che essere cristiani significa vivere nella rinuncia. Questa ragazza ha dovuto rinunciare a tante cose a causa della sua grave malattia, ma il cristianesimo le ha dato il necessario per vivere. La fede in Gesù Cristo le ha dato tutto.
È possibile essere santi a 18 anni? La vita di Chiara dà una risposta inequivocabile: SI’!


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LA LUZ DE CHIARA

Por Carlo Di Cicco


CIUDAD DEL VATICANO, sábado, 2 de octubre de 2010 (ZENIT.org).- Publicamos el artículo que ha escrito Carlo Di Cicco, subdirector de "L'Osservatore Romano" sobre la beatificación de Chiara Luce Badano, joven focolarina (1971-1990), que tuvo lugar el sábado 25 de septiembre, en el santuario romano del Divino Amor.


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En la estación de las débiles pasiones civiles y de las incertidumbres existenciales la Iglesia propone a una mujer joven -Chiara Badano, fallecida a los dieciocho años consumida por una enfermedad que asusta- como ejemplo de la posibilidad de salir del torpor del alma y de vidas que se han quedado sin alegría y sin esperanza.

Hoy que la fe cristiana vuelve a ser un camino estrecho que se elige, sólo aparentemente la nueva beata es una cuestión de interés puramente católico, concluida dentro de las fronteras de un ritual religioso. Por como Chiara vivió su vida, de repente demasiado breve para no suscitar dolor, su beatificación encierra fuertes mensajes y se cruza con preguntas comunes a hombres y mujeres de todas partes y de toda convicción. Chiara Badano no es un ejemplo de cristianismo percibido como residuo de leyendas embelecadoras para simplones, sino más bien un ejemplo de libertad de espíritu encarnada dentro de las dinámicas cotidianas de nuestra vida contemporánea, cuando en las sociedades más secularizadas se plantea la pregunta de si la fe religiosa es una evasión superflua. Un cristianismo que cambia la vida porque toca la mente y el corazón. Ante todo de los jóvenes, pero también de toda persona que busca un sentido.


Beatificando a una joven la Iglesia escucha seriamente la petición de autenticidad que se eleva de los jóvenes hacia todo tipo de autoridad. La joven Chiara adquirió sabiduría de vida no tanto de teorías abstractas sino más bien de una decisión típica de la adolescencia que, en cambio, los adultos viven con desencanto: apostarlo todo y desde el principio por el amor, con el deseo de hacerlo eterno. Que por otro lado es el denominador común en los santos, independientemente de su edad: todos están enamorados de Jesucristo, elegido como bien total de la propia vida. De este seguimiento hacen derivar una vida cargada de energías impensables, que emplean por la felicidad de los demás. Los santos alcanzan la propia felicidad consumiéndose al servicio del prójimo, en particular pobres y débiles, considerados imágenes vivas de Dios. Se trata de una felicidad misteriosa y resistente al mal y a los sufrimientos de los que está entretejida la trama de vida de cada uno.


Con la santidad no se propone una vida de magias o de poderes paranormales, sino un camino hacia el cual para todos, sin distinción, es posible encaminarse y que todos pueden recorrer viviendo el Evangelio y el mandamiento más grande que contiene: amarás a Dios con todas tus fuerzas y al prójimo como Jesucristo te ha amado a ti.


Chiara Badano es una joven que, muy pronto, se enamoró con ardor de Jesucristo. Al vivir y morir en compañía de este gran amor, no tuvo tiempo para su sufrimiento, sino ojos y corazón para los demás. En diálogo constante con este Hombre vivo, sin predicar, se convirtió en una prueba concreta de que Dios no es un azar por el cual hacer a ciegas nuestra apuesta en la vida, sino un interlocutor interesante que, si le buscamos y le interrogamos, puede cambiar la calidad de la vida y de la muerte humanas.


Cuando la Iglesia reconoce la santidad de un muchacho o de una mujer joven, enciende una luz en la oscuridad de los tiempos en lugar de maldecir esa oscuridad. A la percepción de la fatiga de vivir que todos experimentamos diariamente, se añade una ayuda alternativa: comprender que la vida no está toda aquí, que el sentido de la existencia no está encerrado sólo entre el nacimiento y la muerte y que, si amamos, se puede vivir responsablemente contentos incluso en cualquier tipo de sufrimiento y de precariedad.


Los jóvenes son por definición portadores de vida y mal se concilian con el dolor. De la juventud se siente nostalgia, envidia; es un bien deseado pero pasajero. Se sueña con reconquistarlo. La santidad cristiana tiene mucho en común con este sentimiento humano, porque lo experimenta y trata de curarlo con algunas garantías distintas de la ciencia: el amor, la capacidad de amar es el único elixir que asegura la juventud del corazón y del espíritu, incluso en la decadencia física más repugnante e imparable.


Antes que un razonamiento, los santos son un recorrido de vida vivida. La Iglesia se juzga por los santos y no sólo por los pecadores. Cada vez que proclama beata o santa a una persona, especialmente si es joven, renueva su determinación a cambiar para mejor. En los santos del siglo XXI Benedicto XVI deposita su confianza del éxito de una verdadera reforma de la Iglesia que comenzó con el concilio Vaticano II.


Chiara Badano es la primera persona del movimiento de los Focolares que llega a ser beata. Otra gran Chiara, fundadora de este vasto movimiento de hombres y mujeres que querrían transformar el mundo con el amor, quiso añadir al nombre de su joven discípula el de Luz, tanto que la nueva beata se identifica como Chiara Luz Badano. Y la luz interior, como es sabido, abre la mente y despierta el corazón