Benedetto XVI parla di verità dimenticata dell’Europa e pone le condizioni per il rientro degli anglicani a Roma
Ventiquattro ore prima l’annuncio, quest’oggi in sala stampa vaticana, da parte del cardinale statunitense Joseph William Levada, prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, delle condizioni per le quali gli anglicani che ne hanno fatto richiesta possano entrare in piena comunione coi vescovi di Roma (soltanto della cosidetta “Traditional Anglican Communion” sono circa mezzo milione i fedeli che da tempo, non riconoscendosi più nella linea imposta all’anglicanesimo dall’arcivescovo di Canterbury, hanno chiesto di essere riammessi “in blocco” nella chiesa cattolica e dunque sotto la piena e diretta autorità di Roma) sono arrivate le parole del Papa dedicate all’Europa. Benedetto XVI ha infatti tenuto davanti al nuovo capo della delegazione della commissione delle Comunità europee presso la Santa Sede, Yves Gazzo, una densa esortazione (come una mini lectio magistralis) dedicata alle radici cristiane dell’Europa, radici tuttora attuali ma la cui esistenza – ha detto il Pontefice – è “sempre più passata sotto silenzio nell’Unione europea”.
Ratzinger ha parlato di “verità” dimenticata. Quale? Quella dell’“ispirazione decisamente cristiana dei padri fondatori” della stessa Unione europea. Sono valori “frutto di una lunga e sinuosa storia nella quale, nessuno lo negherà, il cristianesimo ha giocato un ruolo di primo piano”, ha detto ancora in proposito il Papa. E queste radici, questi valori oggi dimenticati e dunque in qualche modo traditi, il Papa li ha anche elencati: “La pari dignità di tutti gli esseri umani, la libertà d’atto di fede alla radice di tutte le altre libertà civili, la pace come elemento decisivo del bene comune, lo sviluppo umano, intellettuale, sociale ed economico, in quanto vocazione divina e il senso della storia che ne deriva”.
Ma non solo. Papa Ratzinger ha parlato anche di “immense risorse intellettuali, culturali, economiche del continente”. Risorse che “continueranno a dare dei frutti se saranno fecondate dalla visione trascendente della persona umana che costituisce il tesoro più prezioso dell’eredità europea”. “Questa tradizione umanistica – ha aggiunto il Pontefice – nella quale si riconoscono correnti di pensiero anche molto differenti fra loro rende l’Europa capace di affrontare le sfide di domani e di rispondere alle attese della popolazione”. E ancora: “Si tratta principalmente della questione del giusto e delicato equilibrio fra l’efficienza economica e le esigenze sociali, della salvaguardia dell’ambiente e soprattutto dell’indispensabile e necessario sostegno alla vita umana dal suo concepimento fino alla morte naturale e alla famiglia fondata sul matrimonio fra uomo e donna”.
Elementi che caratterizzano l’Europa così come i padri fondatori l’hanno immaginata, dunque. Elementi che nonostante la dimenticanza di oggi, non vengono dimenticati e nemmeno rinnegati da tanti fedeli. E, significativamente, anche da quei fedeli anglicani che proprio nel nome di quei valori e a fronte d’una chiesa, quella guidata dall’arcivescovo di Canterbury, oggi troppo spesso lassista verso questi stessi valori (l’ordinazione di persone omosessuali e delle donne è il tema più dibattuto), chiede il rientro nella chiesa cattolica: i presuli anglicani avrebbero già sottoscritto in segno di adesione il catechismo della chiesa cattolica e l’avrebbero depositato presso un santuario mariano in Inghilterra. Riuniti con Roma, i vescovi sposati lascerebbero l’episcopato (la loro ordinazione non è valida) e verrebbero ordinati sacerdoti da un vescovo cattolico. In questo modo, come avviene nelle chiese orientali di rito latino, rimarrebbero sposati.
Beninteso, il fatto che il Papa abbia parlato delle radici dimenticate dell’Unione europea poche ore prima l’annuncio del cardinale Levada dedicato agli anglicani è soltanto un caso. Ma la cosa dice comunque molto: anzitutto dice come oggi, anche al di fuori del cattolicesimo, vi siano molti fedeli cristiani che queste radici e i valori che esse esprimono intendono recuperare. Tra questi tutti quegli anglicani che, sentite le condizioni di Levada, intenderanno tornare sotto Roma, sotto la guida del Papa.
Certo, occorre fare i conti con chi tali valori vuole strumentalizzare. Il Papa ha parlato di “individui e gruppi di pressione” desiderosi di far avanzare degli interessi particolari a detrimento di un “progetto collettivo ambizioso che gli europei attendono” volto al bene comune del continente e di tutto il mondo. Questo pericolo, ha denunciato Benedetto XVI, è già ora “percepito e denunciato da numerosi osservatori” di diversa estrazione. E’ importante allora, ha detto ancora il Papa, che l’Europa non abbandoni il suo modello di civilizzazione. Il suo slancio originale, infatti, non può essere “soffocato dall’individualismo o dall’utilitarismo”.
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