DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Felicità a 5000 Euro ad abbattere nuovi muri. Dove l'essere segue l'agire

"Di quella speciale felicità, vent' anni dopo, si sente una mancanza struggente...Il solo augurio che possiamo fare ai nostri figli è poter vivere almeno un paio di ' 89, chissà dove e chissà come. I muri da abbattere non mancano. Spesso sono invisibili" . (Michele Serra, L'Amaca, La Repubblica, 10 novembre 2009).
Parole di Michele Serra, guru della satira, campione di quel mondo partorito dal '68, ideologie e sogni frantumati, e tutti a riciclarsi intellettuali, manager e profeti. Queste parole fotografano fedelmente la crisi epocale che sta vivendo la nostra generazione, quell'emergenza educativa di cui parla spesso il Papa. Ad un mito se ne deve sovrapporre un altro. Poco importa che il primo si sia rivelato falso e illusorio. Riflessione e conversione non sono di casa. Occorre abbeverarsi a nuovi sogni, e cercare nuove felicità.
Il crollo del Muro di Berlino sembra non aver svelato nulla, nulla del deserto che l'ideologia comunista aveva provocato, della ferita mortale che all'anima aveva inferto la negazione di Dio. I suicidi, l'alcool, la droga, la mafia che covavano oltre cortina sono poi esplosi e l'Europa Occidentale ne sta facendo i conti. Globalizzazione di desideri e di morte, non solo questo certo, ma soprattutto questo è stato l'89 che Serra desidera vedersi riprodurre per la felicità delle nuove generazioni. Chissà come e chissà dove, in Inghilterra ad esempio dove, per la felicità della maternità, ad abbattere il muro dell'infertilità ci pensano una vita sana e 5.000 Euro. Notizia di ieri: "Un ciclo di fecondazione gratuito se si firma un «contratto per una vita sana», con il divieto di fumare o bere prima e durante il trattamento. È quanto propone una clinica di fecondazione assistita, la Bridge Clinic di Londra". Tutto apparentemente sensato, una via corretta alla felicità della maternità.
Ma qualcosa non quadra, e ritorna quel chissà come e chissà dove che sa tanto di anestesia del cuore e della mente. O di superficialità, che sembra la parola più adatta, la stoltezza di chi segue solo i sentimenti e la carne ed è incapace, nello Spirito Santo, di discernere e trapassare gli eventi cercando la felicità spesso celata dallo sfolgorio delle apparenze di bontà e felicità. Bere e fumare fa male certo, come è santissimo il desiderio di un figlio. Ma l'agire segue l'essere (San Tommaso D'Aquino, Summa contra Gentiles, Libro 3, Cap. 69,20) e non sarà mai un'ideologia al potere, intellettuale e politico che sia, a trasformare l'essere. Diversamente, la salute, la maternità, e qualunque altro sano desiderio si rivelerà dittatore assoluto e mendace, pilotando la vita verso strapiombi di morte.
E' quel che abbiamo sotto i nostri occhi: l'agire plasma l'essere, i modi per conseguire la felicità forgiano le personalità. La salute diviene tiranna, e passa all'incasso: palestre, massaggi, diete, farmaci, macrobiotica, e quant'altro. Per sfuggire alla paura della morte e di se stessi si organizzano le giornate, si esibiscono carte di credito che ti strozzeranno il resto dei tuoi giorni, si inventano regimi alimentari per tutta la famiglia inclusi cani e gatti, si spremono i figli tra diete e sudate in palestre. E fabbriche che ti vendono auto vecchie con scappamenti nuovi senza le quali ogni strada è sbarrata, e ristoranti e aereoporti che sembrano lager con le camere a gas per gli ultimi mohicani che ancora s'azzardano ad accendersi una sigaretta. E case di amici dei quali conosci ormai solo i balconi, e strade del centro dove se ti pescano a camminare e fumare ti spediscono in commissariato.
Ok, il fumo fa male, è meglio non fumare. Ok, c'è il rispetto per gli altri. Ok, bere molto ti viene la cirrosi e ti sfracelli contro un muro. Ok, scoprire di non poter avere un figlio è uno schianto alla mente e al cuore. Ok, tutto vero, tutto giusto. Ma manca qualcosa. Perchè, nonostante tutto, le depressioni, le bulimie, i suicidi crescono vertiginosamente. La felicità non si trova. Nonostante leggi e campagne televisive i giovani fumano più di prima, più pesante di prima. E si continua a morire, e a far morire.
L'aver dimenticato l'essere per curare schizofrenicamente l'agire ci ha condotti dritti dentro un gulag di menzogne, con un vuoto dentro che ci uccide. Credere di essere felici inseguendo muri da abbattere, guardando ogni evento come un'ingiustizia da combattere azzerando la Verità che impone scelte e sacrifici, e sfamarsi d'ogni desiderio, e poi erigere barricate a difesa dei tori che son già scappati è l'assurdo che intristisce i nostri giorni.
Aver perso Dio, ed il suo Figlio, e l'amore che è lo Spirito Santo, questa è l'unica struggente mancanza che ci schianta. Le nuove generazioni cui hanno rubato la Verità non cercano altri '89, come le madri che non possono aver figli non cercano solamente un bimbo da coccolare. Tutti mendicano felicità, questo è vero, ma il solo augurio che possiamo fare ai nostri figli è di incontrare la Via, la Verità e la Vita, il Signore Gesù risorto e vivo nelle loro vite.
Così, come diceva Benedetto XVI, “l'emergenza educativa assume un volto ben preciso: quello della trasmissione della fede alle nuove generazioni. Anche qui, in certo senso specialmente qui, dobbiamo fare i conti con gli ostacoli frapposti dal relativismo, da una cultura che mette Dio tra parentesi e che scoraggia ogni scelta davvero impegnativa e in particolare le scelte definitive, per privilegiare invece, nei diversi ambiti della vita, l'affermazione di se stessi e le soddisfazioni immediate... Anche nel più ampio contesto sociale proprio l'attuale emergenza educativa fa crescere la domanda di un’educazione che sia davvero tale: quindi, in concreto, di educatori che sappiano essere testimoni credibili di quelle realtà e di quei valori su cui è possibile costruire sia l’esistenza personale sia progetti di vita comuni e condivisi. Questa domanda, che sale dal corpo sociale e che coinvolge i ragazzi e i giovani non meno dei genitori e degli altri educatori, già di per sé costituisce la premessa e l’inizio di un percorso di riscoperta e di ripresa che, in forme adatte ai tempi attuali, ponga di nuovo al centro la piena e integrale formazione della persona umana” (Benedetto XVI, Discorso ai Vescovi italiani, 29 maggio 2008).

Antonello Iapicca Pbro