In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: “Costui riceve i peccatori e mangia con loro”.
Allora egli disse loro questa parabola: “Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta.
Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione.
O quale donna, se ha dieci dramme e ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finché non la ritrova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta.
Così, vi dico, c’è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte”.
IL COMMENTO
L'invidia corrode i cuori. Spesso ci ritroviamo in un angolo, come un pugile stonato, e non riusciamo a tirarci su. Contempliamo una palese ingiustizia e precipitiamo in un abisso di tristezza. Qualcuno molto peggio di noi, qualcuno che ne ha fatte di cotte e di crude è lì a gustarsi l'amore di Dio, perdonato, salvato, risuscitato. E noi invece.....
Appare in questo Vangelo la gioia incontenibile di Dio nell'aver salvato una pecora perduta. Tutto contento è Dio se può perdonare un uomo. Diciamolo senza ipocrisia: è proprio il nostro esatto contrario. Certo ci prodighiamo anche noi per aiutare, salvare, come bravi volontari al servizio degli altri. Ma vi è sempre un prezzo, una promessa strappata al beneficiario dei nostri sforzi almeno di non essere più come prima.
La grautità ci spaventa. Il nostro cuore, confessiamolo, è una banca con bilanci dalle regole ferree. Ma Dio no. Dio ha sempre i conti in rosso, lascia il successo, la fama, i gudagni sicuri di 99 pecore ben custodite e si lancia alla ricerca di una, pecora che s'è smarrita. E giosce per lei. Non per le altre. Questo è il folle cuore di Dio.
Per me e per te, pecore perdute dentro le nostre stesse invidie, forse scappate dal gregge perchè non comprese, tradite, ingannate. E sporche, ferite, perdute. Arriva ora il nostro Pastore, che ci conosce e non può star tranquillo sino a che non ci ritrova e ci mette sulle spalle. Questo è il cielo, una curva esultante ad ogni gol del Signore, uno di noi strappato alla solitudine dell'inganno del nemico. Anche se alla fine sembra che il Signore perda 99 a 1 fuori casa. In questa sconfitta è la nostra vittoria.
Appare in questo Vangelo la gioia incontenibile di Dio nell'aver salvato una pecora perduta. Tutto contento è Dio se può perdonare un uomo. Diciamolo senza ipocrisia: è proprio il nostro esatto contrario. Certo ci prodighiamo anche noi per aiutare, salvare, come bravi volontari al servizio degli altri. Ma vi è sempre un prezzo, una promessa strappata al beneficiario dei nostri sforzi almeno di non essere più come prima.
La grautità ci spaventa. Il nostro cuore, confessiamolo, è una banca con bilanci dalle regole ferree. Ma Dio no. Dio ha sempre i conti in rosso, lascia il successo, la fama, i gudagni sicuri di 99 pecore ben custodite e si lancia alla ricerca di una, pecora che s'è smarrita. E giosce per lei. Non per le altre. Questo è il folle cuore di Dio.
Per me e per te, pecore perdute dentro le nostre stesse invidie, forse scappate dal gregge perchè non comprese, tradite, ingannate. E sporche, ferite, perdute. Arriva ora il nostro Pastore, che ci conosce e non può star tranquillo sino a che non ci ritrova e ci mette sulle spalle. Questo è il cielo, una curva esultante ad ogni gol del Signore, uno di noi strappato alla solitudine dell'inganno del nemico. Anche se alla fine sembra che il Signore perda 99 a 1 fuori casa. In questa sconfitta è la nostra vittoria.