DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

La scienza raffredda il clima

di Fabrizio Proietti
Tratto dal sito Svipop il 28 ottobre 2009

Sui fatti c’è poco da discutere, e il fatto è che dal 1998 le temperature globali della Terra non aumentano.

Undici anni, quando si parla di tendenze climatiche, non sono tanti ma neanche pochi; abbastanza comunque per chiedersi – come ha fatto recentemente la BBC – che fine abbia fatto il riscaldamento globale.

Domanda che diventa anche più insistente perché nel frattempo si moltiplicano studi che mettono in discussione le tesi secondo cui il responsabile dei cambiamenti climatici è l’uomo e l’aumento dell’anidride carbonica (CO2) è il fattore fondamentale che incrementa le temperature.

Ad esempio sul New Phytologist è stata pubblicata recentemente la ricerca di un team dell’Università di Edinburgo che dimostra come la crescita degli alberi in Gran Bretagna è influenzata dai raggi cosmici più di ogni altro fattore climatico (temperature e precipitazioni). Siccome i livelli di raggi cosmici dipendono dall’attività solare, ecco che l’influenza del Sole sull’attuale cambiamento del clima terrestre – esclusa dai teorici del riscaldamento globale - deve essere almeno ripresa in considerazione.

Tanto più che anche altri fattori vengono avanzati come cause determinanti i cambiamenti: all’inizio di settembre il climatologo Mojib Latif, dell’Istituto di Scienze Marine di Kiel (Germania), ha affermato che ad essere decisivo nel riscaldamento degli ultimi 30 anni è stato il cambiamento delle correnti oceaniche e delle temperature nel Nord Atlantico, un fenomeno noto come Oscillazione Nord Atlantica. Non solo, un ulteriore cambiamento avvenuto – sostiene Latif - sarà responsabile di un raffreddamento delle temperature che potrebbe durare per i prossimi due decenni.

Nel frattempo la rivista Nature ha pubblicato un contributo che mette in discussione la tesi secondo cui i ghiacci artici sono in costante, rapida diminuzione. In realtà i dati mostrano che sebbene il periodo 2003-2007 sia stato critico (ma 2008 e 2009 mostrano una inversione di tendenza) lo scioglimento dei ghiacci si limita alla costa mentre la calotta groenlandese al suo interno manifesta un sensibile ispessimento.

Ma allora, cosa sta succedendo? “Semplicemente il fatto che la realtà non corrisponde alle previsioni fatte negli anni passati”, ci dice Guido Guidi, colonnello dell’Aeronautica Militare in forza al Servizio Meteorologico e responsabile del sito web Climate Monitor (www. climatemonitor. it). “Non ci sono vere novità scientifiche che confermino la teoria delle cause antropiche del riscaldamento globale né scoperte epocali che dimostrino il contrario. Ma è indubbio che i dati degli ultimi anni non corrispondono alle attese dei teorici del riscaldamento globale antropico. E’ vero che dieci anni di mancata crescita delle temperature non sono decisive in fatto di tendenza del clima, ma sicuramente smentisce l’aumento lineare delle temperature che era stato previsto. E questo pone un bel problema”.

”Alla fine degli anni ’90 – fa eco Teodoro Georgiadis, Senior Scientist all’istituto di Biometeorologia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-Ibimet) di Bologna – prendendo i dati del 1998, anno del caldo record, qualcuno si è lanciato in previsioni poco scientifiche e molto politiche. E adesso ogni volta che i fatti non coincidono con la tesi dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change, l’organismo dell’ONU i cui rapporti sono la Bibbia degli allarmisti climatici, ndr) c’è qualcuno che si inventa una nuova teoria per giustificare le discrepanze e mantenere buona la teoria originale. Ma questa non è più scienza”. Dove è l’errore dal punto di vista scientifico? “Nel fatto che i modelli di previsioni del clima futuro si basano su dati inattendibili – dice Georgiadis – perché la rete di rilevazione delle temperature è fortemente disomogenea. In tutto il mondo ci sono non più di 2mila stazioni di rilevamento i cui dati possono essere considerati attendibili, ma sono concentrate in stragrande maggioranza nei Paesi sviluppati e in prossimità dei centri urbani, il che dà una visione molto parziale dell’andamento delle temperature”.