controriforme di Francesco Agnoli
Tratto da Il Foglio del 24 dicembre 2009
Benedetto XVI, dinnanzi al tema dell’ambientalismo, ha deciso di dedicarvi la prossima Giornata mondiale della pace, per meglio specificare la posizione cattolica sull’argomento.
Il Papa ha ricordato che nel Genesi il creato è affidato all’uomo, affinché lo domini e lo custodisca: egli è “custode e amministratore responsabile del creato”. Mentre qualcuno si ostina a lanciare allarmi ingiustificati sull’apocalisse climatica prossima ventura, nuovi Prometeo e nuovi Mengele lavorano indisturbati alla “creazione” di terrificanti batteriuncoli, i cui effetti sull’ecosistema sono del tutto sconosciuti, e alla produzione seriale di poveri homunculi prigionieri dell’azoto liquido e di una provetta di vetro. Il Papa ha poi ricordato che l’ecologismo si accompagna, molto spesso, a una divinizzazione della natura che sfocia in un “nuovo panteismo con accenti neopagani che fanno derivare dalla sola natura, intesa in senso puramente naturalistico, la salvezza per l’uomo”, e che, in nome della difesa dell’ambiente, finisce per considerare l’uomo il cancro del pianeta. Queste considerazioni ci permettono di analizzare due caratteristiche di buona parte del movimento ecologista: la condanna del cristianesimo, accusato non di avversione alla scienza, come fanno altre ideologie, ma, al contrario, di averla partorita. Per molti guru ambientalisti, al pensiero biblico sono preferibili le religioni animiste che, annullando l’uomo nella natura, impediscono la nascita in lui dell’ubris scientifica e tecnologica. La concezione antropocentrica cristiana, notano costoro, gli ha dato consapevolezza della sua dignità spirituale, della sua possibilità di agire sulla natura e di dominarla. Questa concezione è vera, benché parziale: è innegabile che laddove l’uomo è terrorizzato dal fulmine, dai terremoti e dai vulcani, dove anche gli astri possiedono un’anima e diventano i veri artefici del nostro destino, la scienza e la tecnica non sorgono, se non episodicamente. Se non piove, al più si invocherà una divinità, facendo una qualche specie di danza, oppure, come avveniva presso gli aztechi o gli antichi germani, le si sacrificherà qualche essere animale o umano! Se qualcuno è malato, si farà come accade molto spesso ancora oggi nei paesi animisti: lo si lascerà morire, per non contrastare il Fato, o addirittura lo si respingerà con fastidio, ritenendolo colpevole di qualche offesa a qualcuno degli infiniti e assai suscettibili spiriti elementari. Ma nel pensiero biblico il creato è affidato all’uomo come un dono, di cui egli è responsabile, perché in ultima analisi “al Signore, Dio tuo, appartengono i cieli e i cieli dei cieli, la terra e tutto quanto essa contiene” (Deuteronomio, 10, 14). La seconda caratteristica è l’idea che l’uomo, in quanto artefice della scienza e della tecnica, sia il cancro del pianeta: un “numero uscito alla roulette”, come voleva Monod, che diventa “un refuso sfuggito al controllo della selezione naturale”, nell’ottica di quel nume del pensiero pannelliano che fu Aurelio Peccei. Analoga visione fu espressa dai radicali, allorché costoro auspicano il “rientro dolce” della popolazione mondiale da sei a due miliardi, arrivando addirittura, come fece Marco Pannella, a “comprendere” i sistemi cinesi di pianificazione familiare obbligatoria con annessi aborti e sterilizzazioni forzate.
L’idea dell’uomo cancro del pianeta è permette agli ambientalisti pagani di trovare accordi con i più accesi sostenitori della tecnocrazia, dello scientismo e della lotta contro la natura: l’ambiente umano, dall’utero materno alla famiglia naturale, sono infatti un bersaglio comune, e non pochi “verdi” plaudono alla Ru486, come esempio di chimica “buona”, di artificiosità utile al bene comune. Esemplare di questa alleanza che ha come nemico l’uomo, unica creatura a immagine e somiglianza di Dio, è l’associazione denominata “Movimento per l’estinzione umana volontaria” (Vhemt). I membri di codesta aggregazione definiscono l’uomo un “parassita avido e amorale su un pianeta che era in buona salute”, e invitano tutti a non procreare, per non offendere oltre “Madre Natura”, o, con un antico nome pagano, non causale, Gaia. Perché essa possa star bene “è necessaria la nostra scomparsa”. Si comprende, alla luce di questo modo di ragionare, l’attualità di un versetto biblico: “Chi odia Me, dice la Sapienza, ama la morte”.