DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Camillo (Ruini) superstar. Scriverà i testi della Via Crucis, custodirà l’opera di Ratzinger e deciderà su Medjugorje

Nel periodo prenatalizio si decidono in
Vaticano i nomi dell’ecclesiastico che
terrà gli esercizi spirituali alla curia romana
nella Quaresima successiva e di chi
invece scriverà le meditazioni della solenne
Via Crucis guidata dal Papa il Venerdì
Santo al Colosseo. Martedì Avvenire ha
diffuso la notizia che per il primo incarico
è stato scelto un salesiano, don Enrico
dal Covolo, conosciuto e stimato nel Palazzo
Apostolico: e non solo nella prima loggia
abitata dal suo confratello, il cardinale
segretario di stato Tarcisio Bertone, ma
anche più su, nella terza loggia, dove si
trova l’appartamento pontificio. Per la
cronaca un figlio di don Bosco fu scelto a
predicare gli esercizi spirituali già nel
1973 con Paolo VI e nel 1986 con Giovanni
Paolo II (quando la Curia romana contava
già due cardinali – Castillo Lara e Stickler
– e un arcivescovo – il futuro porporato Javierre
Ortas – salesiani). Non è ancora stata
resa nota invece l’identità di chi scriverà
le meditazioni per la prossima Via
Crucis che cadrà il 2 aprile 2010, quinto
anniversario della scomparsa di Giovanni
Paolo II. Nei Sacri Palazzi comunque si sa
che al prestigioso incarico – nel 2005 Giovanni
Paolo II lo affidò all’allora cardinale
Joseph Ratzinger – è stato chiamato il
cardinale Camillo Ruini, infaticabile presidente
del Comitato per il progetto culturale
della Conferenza episcopale italiana,
di cui è stato segretario generale e quindi
presidente per buona parte del pontificato
wojtyliano e per il primo biennio di
quello ratzingeriano. Ma non è questa l’unica
piacevole sorpresa che il porporato
emiliano ha trovato sotto l’albero di Natale.
Dai Sacri Palazzi gli sono arrivati infatti
due altri incarichi importanti e delicati.
Intanto Ruini è stato messo a capo della
Commissione vaticana che dovrà cercare
di dire una parola finale sul controverso
“fenomeno Medjugorje”, cioè sulle apparizioni
mariane cominciate nel 1981
nell’Erzegovina che hanno un notevole seguito
nel mondo dei semplici fedeli ma
che sono ritenute false dal vescovo locale
di Mostar e che nel 1991 l’allora Conferenza
episcopale jugoslava giudicò negativamente
anche se non in modo definitivo
(“non constat de supernaturalitate”). Sempre
a Ruini infine è stato dato l’incarico
di guidare una fondazione vaticana deputata
a custodire gli scritti di Papa Ratzinger.
Insomma, chi immaginava un “don
Camillo” ridotto a gestire grandi convegni
culturali ma sempre a debita distanza dei
palazzi apostolici, ha almeno tre motivi
per doversi ricredere.
* * *
MELLONI PRO BERTONE VS RUINI
Lo storico del cristianesimo e continuatore
dell’officina conciliare bolognese di
Giuseppe Alberigo, Alberto Melloni, ama
i giochi politici in generale, quelli episcopali
e vaticani in particolare. Il suo maestro
era un uomo di passione, pregò a lungo
per la salita in cielo di Pio XII, come
lui stesso confessò in uno scritto occasionale,
quando si trattava, negli anni Cinquanta,
di soddisfare l’esigenza del rinnovamento
ecclesiale. La fortuna di Melloni
è che il rinnovamento da lui auspicato,
con parole sempre più esoteriche e bisognose
di disambiguazione, affidate a brevi
scritti teopolitici pubblicati nel Corriere
della Sera, è già arrivato, per così dire,
senza spargimento di sangue e di lacrime.
Da un’intervista molto più ingenua del solito
(Melloni è di rara intelligenza e spregiudicatezza,
come studioso e come persona)
si evince che i vescovi italiani sono
stati liberati dalla dittatura odiosa di Camillo
Ruini, il cardinale che fu pregato
nel 1985 di prendere in mano la scabrosa
situazione della chiesa italiana, su mandato
esplicito e diretto di Giovanni Paolo
II e del suo staff di cui faceva parte autorevolmente
il cardinale Ratzinger. Reggiano
come il prodiano Melloni, e come
Prodi con cui ebbe antica familiarità, Ruini
sarebbe stato sostituito con Angelo Bagnasco
per attestare un cambiamento “voluto
e costruito dal Papa” allo scopo di
cancellare una stagione negativa della
chiesa italiana, quella della politica attiva
e del distacco dal territorio, dalle parrocchie
e dalle diocesi. Il professore aggiunge
che l’autore di questo rinnovamento
ecclesiale è, in origine, non tanto Bagnasco,
che però ha il merito di lasciare
liberi i vescovi laddove con Ruini parlava
solo lui, quanto il segretario di stato Tarcisio
Bertone, che ha avocato a sé la politica
italiana in toto. “Questo ha avuto un
effetto oggettivamente positivo”, spiega
Melloni, “ha liberato i vescovi dal problema
di decidere se facevano parte della
maggioranza o dell’opposizione. La cura
Bertone dunque è stata positiva: si è dimostrata
una pratica riabilitativa dell’episcopato
italiano, che ha restituito ai vescovi
la possibilità di intervenire nel dibattito
pubblico, a partire dai problemi
che emergono nel territorio”. Il resto dell’intervista
è dedicato al rinfocolamento
del dissidio, appunto territoriale, tra la
Lega Nord e la chiesa milanese, che finalmente
è anch’essa territorio liberato della
chiesa italiana. Dopo questa intervista
all’Espresso, famosa cattedra per le devozioni
laiche, si capiscono meglio tante cose.
Quella più importante è che, cercando
di impadronirsi con qualche sveltezza
delle scelte di governo ecclesiale del Papa
e del suo segretario di Stato, le componenti
dossettiane, cattolico-democratiche
e militanti della chiesa italiana alimentano
la querelle ai vertici della Cei e della
Santa Sede e spingono, ormai senza più
dissimulare nelle buone maniere i loro
intendimenti, per uno showdown finale
che non ci sarà.

Il Foglio 31 dic. 2009