ROMA, venerdì, 23 dicembre 2005 (ZENIT.org).- Dio si è nascosto in un bambino affinchè ci incamminassimo verso di lui e scoprissimo nella gioia della ricerca “il mistero dell’amore, che presuppone la libertà”, ha detto una volta il Cardinal Joseph Ratzinger.
Questo in breve il messaggio dell’omelia contenuta nel volume “Sul Natale” (Lindau, 2005, pp. 130, Euro 12), che il Cardinal Ratzinger ha pronunciato nel duomo di Monaco di Baviera durante la Messa di mezzanotte del Natale del 1980.
“Dio si naconde. Non ci abbaglia con lo splendore della sua grandezza. Non ci costringe con la sua potenza a inginocchiarci davanti a lui. Vuole che tra lui e noi ci sia il mistero dell’amore, che presuppone la libertà”, affermava.
“Vuole che vi sia l’attendere, il cercare, l’andare e il trovare, dai quali sorge di nuovo da ogni creatura quel sì all’amore che in essa rappresenta il mistero peculiare ed eterno”, aggiungeva il porporato.
“Dio aspetta che ogni creatura si metta in cammino, che esprima un nuovo e libero sì alla sua proposta, che a partire dal creato si realizzi di nuovo l’evento dell’amore”.
“Dio aspetta l’uomo – sosteneva il Cardinale Ratzinger –. E per noi vuole che possiamo fare questa esperienza realmente divina: l’esperienza della libertà, del cercare, dello scoprire e del gioioso sì a un amore che è il cuore del mondo e grazie al quale il mondo è buono e noi siamo buoni”.
“Dio è Emanuele. Dio si nasconde affinche noi siamo la sua immagine, affincè in noi ci possano essere libertà e amore – ripeteva –. E che nascondiglio ha trovato!”.
“Si nasconde in un bambino, in una stalla. Sembra essere la massima contraddizione immaginabile rispetto all’onnipotenza e al cielo – osservava –. Ed è per questo che i dotti esegeti della Bibbia non sono riusciti a trovarlo”.
“Sapevano bene che il Messia sarebbe nato a Betlemme, nella città di Davide, pastore nello splendore della grandezza del nome di Dio, e che avrebbe mandato dei pastori, come sta scritto nel libro del profeta Michea in riferimento al mistero della Notte Santa”.
“I grandi teologi sono rimasti attaccati alla parola e non hanno trovato al di là delle parole la strada che li conducesse alla realta”, spiegava.
Secondo il Cardinal Ratzinger, Dio si nasconde “perchè vuole che gli assomigliamo, vuole che la verità e l’amore nascano in noi, tuttavia egli non è soltanto nascondimento”.
“Il Natale è il nascondiglio di Dio, se vogliamo esprimerci in questo modo, ma insieme alla Pasqua è anche la sua più grande manifestazione”, osservava.
“Dio non ci lascia soli in questo gioco che è la verità: è lui che l’ha progettato e gli ha dato inizio. Egli ci segue sempre”, spiegava.
“Nella storia di Abramo Dio ci ha dato le regole, ci ha rivelato gli indizi grazie ai quali lo possiamo trovare – continuava –. Egli ci cerca affinchè noi riusciamo a cercarlo”.
“Nel bambino egli diventa visibile così com’è, vale a dire come amore che può fare cose straordinarie”.
Nel corso dell’omelia il porporato spiegava inoltre che “chi comincia a capire questo modo di amare e questo modo di esssere onnipotente cade in ginocchio ed è colmato dalla grande gioia che l’angelo ha annunciato nella Notte Santa”.
“Transeamus usque Bethlehem: andiamo a Betlemme, si sono detti l’un l’altro i pastori” che si incamminavano per andare ad adorare Gesù, proseguiva il Cardinale. “La Chiesa vuole far sì che i nostri cuori accolgano questa esortazione. Ci vuole invitare a metterci in cammino, a passare dall’altra parte”.
“E in effetti, per trovare Dio, è necessario proprio questo: passare dall’altra parte, trasformarsi”, perchè “spesso noi viviamo senza guardare a lui (...) viviamo dalla parte opposta (...) ci muoviamo in direzione opposta alla sua”.
Mentre, se vogliamo trovarlo “dobbiamo attraversare con il nostro cuore la strada delle contraddizioni e trovare il cammino che porta alle trasformazioni, fino a che egli diventi visibile e udibile”.
“Transeamus usque Bethlehem: mettiamoci in cammino verso ciò che è vicino a noi, verso il centro di noi stessi, verso la verità di Dio che attende in noi, che vuole nascere in noi”.
“Dobbiamo entrare in quella semplicità dei cuori che è in grado di scorgere Dio”, sottolineava il porporato.
“Preghiamo il Signore che ci stimoli come ha fatto coi i pastori. (...) Di modo che anche a noi sia dato di provare la grande gioia che è concessa a tutto il popolo: ‘Guardate, nella città di Davide è nato per voi il Salvatore, Cristo, il Signore!’”, concludeva poi.