Un programma consente di controllare i ragazzi. Basterà registrarsi e fornire i dati per avere informazioni su di loro. Il sistema indica anche cosa è pericoloso per il minorenne e cosa deve evitare di JAIME D'ALESSANDRO
ROMA - Si chiama SafetyWeb il nuovo servizio online che da gennaio consentirà ai genitori di sapere quasi tutto quel che i figli minorenni fanno su Internet. Poco importa se si tratta di possedere un profilo su un social network, di scaricare o ricevere foto e video, di utilizzare programmi per chattare o ancora di avere una casella di posta elettronica.
Basterà che il genitore si registri e sottoscriva un abbonamento mensile fornendo nome, cognome e data di nascita del ragazzino. A quel punto, verificata l'identità della madre o del padre, SafetyWeb comincerà a raccogliere tutti i dati di pubblico dominio. Lavoro che, in realtà, avendo capacità, molto tempo e un'iscrizione personale a ogni social network, potrebbe fare chiunque e in proprio. "Il nostro però è un sistema integrato a protezione dei minorenni e capace di guidare i genitori nel mondo di Internet fornendo loro tutti gli strumenti necessari", racconta al telefono Geoffrey Arone, brillante 36enne bostoniano laureato al Massachusetts Institute of Technology e cofondatore di SafetyWeb. "Il sistema non si limita a controllare costantemente Internet fornendo aggiornamenti quotidiani, pescando in una mole enorme di informazioni, ma indica cosa è pericoloso nel comportamento del minorenne, cosa lo espone a rischi inutili e come relazionarsi a lui per evitare entrambi".
Non è quindi un filtro applicato a un computer per impedire che si navighi fra siti a luci rosse, né un blocco della attività sulla Rete. Metodi inefficaci, dato che qualsiasi adolescente può far quel che gli pare dal pc di un amico, da un Internet Cafè, da un telefonino. SafetyWeb è stato pensato per fare in modo che un malintenzionato non si metta in contatto con una ragazzina troppo ingenua, oppure per evitare che una foto osé o peggio un video pubblicato online con disinvoltura, rovini la vita di qualche liceale. Piccoli e grandi drammi che potrebbero investire chiunque.
In Paesi come gli Stati Uniti, ben 259 milioni di persone accedono alla Rete, grosso modo il 75 per cento della popolazione. Così come in Europa, dove il tasso di penetrazione del Web è del 52 per cento, pari a 418 milioni di persone. Questo significa che in Italia, solo per fare un esempio, più della metà dei pre-adolescenti frequenta la Rete. Quota che sale a oltre l'80 per cento quando parliamo della fascia che va dai 14 ai 19 anni stando a un'indagine recente della Gfk Eurisko. Altri, come la Anderson Analytics, sostengono addirittura che in America il 61 percento dei ragazzi fra i 13 e i 14 anni hanno un profilo su Facebook, che proprio in questi giorni ha raggiunto i 350 milioni di utenti. E' un processo di progressiva esposizione pubblica della propria esistenza, come mai è accaduto prima d'ora, e in questo mare magnum è inevitabile che cadano anche teenager incauti.
"La speranza, la sfida, è che SafetyWeb sia però un terreno di incontro fra generazioni e non di scontro", spiega Michael Clark, l'altro fondatore, anche lui grande esperto di Rete. Già, la sfida è proprio questa. Perché SafetyWeb funzionerà splendidamente solo in due casi: se i genitori lo terranno segreto o quando "il sorvegliato" accetterà di essere tale. Altrimenti le scappatoie sono infinite. Ma che questo sia un mercato potenzialmente ricchissimo è fuor di dubbio. Non a caso la società d'investimento Battery Ventures sta puntando molto sull'idea di Arone e Clark.
Basterà che il genitore si registri e sottoscriva un abbonamento mensile fornendo nome, cognome e data di nascita del ragazzino. A quel punto, verificata l'identità della madre o del padre, SafetyWeb comincerà a raccogliere tutti i dati di pubblico dominio. Lavoro che, in realtà, avendo capacità, molto tempo e un'iscrizione personale a ogni social network, potrebbe fare chiunque e in proprio. "Il nostro però è un sistema integrato a protezione dei minorenni e capace di guidare i genitori nel mondo di Internet fornendo loro tutti gli strumenti necessari", racconta al telefono Geoffrey Arone, brillante 36enne bostoniano laureato al Massachusetts Institute of Technology e cofondatore di SafetyWeb. "Il sistema non si limita a controllare costantemente Internet fornendo aggiornamenti quotidiani, pescando in una mole enorme di informazioni, ma indica cosa è pericoloso nel comportamento del minorenne, cosa lo espone a rischi inutili e come relazionarsi a lui per evitare entrambi".
Non è quindi un filtro applicato a un computer per impedire che si navighi fra siti a luci rosse, né un blocco della attività sulla Rete. Metodi inefficaci, dato che qualsiasi adolescente può far quel che gli pare dal pc di un amico, da un Internet Cafè, da un telefonino. SafetyWeb è stato pensato per fare in modo che un malintenzionato non si metta in contatto con una ragazzina troppo ingenua, oppure per evitare che una foto osé o peggio un video pubblicato online con disinvoltura, rovini la vita di qualche liceale. Piccoli e grandi drammi che potrebbero investire chiunque.
In Paesi come gli Stati Uniti, ben 259 milioni di persone accedono alla Rete, grosso modo il 75 per cento della popolazione. Così come in Europa, dove il tasso di penetrazione del Web è del 52 per cento, pari a 418 milioni di persone. Questo significa che in Italia, solo per fare un esempio, più della metà dei pre-adolescenti frequenta la Rete. Quota che sale a oltre l'80 per cento quando parliamo della fascia che va dai 14 ai 19 anni stando a un'indagine recente della Gfk Eurisko. Altri, come la Anderson Analytics, sostengono addirittura che in America il 61 percento dei ragazzi fra i 13 e i 14 anni hanno un profilo su Facebook, che proprio in questi giorni ha raggiunto i 350 milioni di utenti. E' un processo di progressiva esposizione pubblica della propria esistenza, come mai è accaduto prima d'ora, e in questo mare magnum è inevitabile che cadano anche teenager incauti.
"La speranza, la sfida, è che SafetyWeb sia però un terreno di incontro fra generazioni e non di scontro", spiega Michael Clark, l'altro fondatore, anche lui grande esperto di Rete. Già, la sfida è proprio questa. Perché SafetyWeb funzionerà splendidamente solo in due casi: se i genitori lo terranno segreto o quando "il sorvegliato" accetterà di essere tale. Altrimenti le scappatoie sono infinite. Ma che questo sia un mercato potenzialmente ricchissimo è fuor di dubbio. Non a caso la società d'investimento Battery Ventures sta puntando molto sull'idea di Arone e Clark.
© Repubblica (6 dicembre 2009)