DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Il voto sui minareti è “la dichiarazione d’indipendenza della Svizzera”

Roma. Mentre Egemen Bagis, ministro
turco per gli Affari europei, invita i musulmani
a non depositare più il denaro
nei conti correnti in Svizzera, su al Jazeera
il predicatore dei Fratelli musulmani
Yusuf Qaradawi condanna così il referendum
che ha bocciato la costruzione di
nuovi minareti nella confederazione elvetica:
“E’ razzismo, si tratta della negazione
della carta dei diritti dell’uomo, va
contro la libertà religiosa e il multiculturalismo”.
Intanto si parla già di un impatto
negativo sull’export svizzero verso i
paesi islamici e sul turismo, che attira
molti visitatori dal mondo arabo, specie
dal Golfo persico. Il precedente è quello
della Danimarca dopo le vignette su Maometto
del quotidiano Jyllands-Posten che
infiammarono il mondo islamico.
Mireille Valette è una storica intellettuale
femminista e una celebre studiosa
svizzera dalle impeccabili credenziali di
sinistra. Un anno fa, scuotendo il dibattito
ancora acerbo sui minareti e l’islam,
Valette ha pubblicato un libro che ha avuto
un enorme successo nel suo paese, dal
titolo “Islamofobia o legittima difesa”. Si
tratta di micidiale atto d’accusa neoilluminista
contro l’islamizzazione dell’Elvezia.
“Penso che nessun paese abbia mai
avuto la possibilità di esprimersi tramite
un voto simile, soltanto in Svizzera si è data
alla popolazione la possibilità di farlo”,
dice Valette al Foglio. “Nessuno sa cosa
succederebbe in altri paesi. Molti svizzeri
non hanno votato contro i minareti, ma
contro il fondamentalismo islamico che i
minareti rappresentano. Nessun partito
aveva sostenuto finora questa battaglia
contro l’estremismo islamista. In Svizzera
c’è un problema di fondamentalismo, anche
se i musulmani si integrano molto bene
e non c’è alcuna paura dell’altro, come
scrivono i giornali in questi giorni. Nessuna
violenza o intolleranza ai danni dei
musulmani. La Svizzera è all’inizio di un
processo di islamizzazione, come Olanda
e Inghilterra. Non c’è alcuna discriminazione
dei musulmani. Ci sono sempre più
donne velate, piscine separate, certificati
medici di verginità, poligamia, apostasia,
giustificazione della lapidazione, la gente
non è cieca e quando le è stata data la
possibilità di esprimersi, ha detto no all’islamismo.
Qui gli imam ufficiali sono fondamentalisti,
tranne a Zurigo. Abbiamo
voluto dare un limite a tutto questo. Siamo
un paese libero e tollerante, abbiamo
anche noi gli xenofobi, ma il 57 per cento
degli svizzeri che ha votato contro i minareti
non è fascista o razzista, siamo soltanto
un piccolo paese alle prese con l’islamizzazione.
L’élite politica dovrà fare i
conti con il problema grazie al referendum.
Questo voto è la nostra dichiarazione
d’indipendenza”. Valette rigetta l’accusa
di islamofobia, che il filosofo inglese
Roger Scruton ha paragonato all’accusa
di anticomunismo durante la Guerra fredda,
una sorta di “caccia alle streghe intellettuale”.
“L’islam è oggi parte dell’Europa,
ma una visione fondamentalista della
religione ha creato una situazione drammatica
che sta destabilizzando le democrazie”,
dice Valette. “Basta osservare come
l’islam sta penetrando nelle istituzioni:
preghiere nelle aziende e nelle scuole,
cibo speciale nelle mense, rifiuto di corsi
e materie scolastiche come letteratura e
Olocausto, declino dell’eguaglianza uomo
e donna. A Rotterdam ci sono avvocati
che si rifiutano di alzarsi di fronte alla
corte e nei teatri si riservano posti per sole
donne in nome della sharia. La libertà
d’espressione sull’islam e i musulmani,
per i giornalisti, gli scrittori, gli artisti, i
musulmani laici, è oggi in serio pericolo.
Questa situazione, associata alla cecità di
politica e intellettuale, lascia crescere la
destra in Europa”. Valette fa un esempio
dell’islamizzazione. “L’imam di Ginevra,
Youssef Ibram, ha scritto un libro di fatwe
in cui spiega che le donne sono inferiori
agli uomini, che le donne devono obbedire
ai mariti e che andare in bicicletta mette
a rischio la verginità e quindi è proibito.
Questa ‘Recueil de fatwas’, per le edizioni
Tawid, ha la prefazione di Tariq Ramadan”.
E’ l’intellettuale ginevrino, legato
ai Fratelli musulmani, che ha accusato
la Svizzera di intolleranza e ha riempito
anche i giornali italiani di strali sull’islamofobia.
“Per me il referendum significa
che siamo in grado di porre un freno all’integralismo
islamico, di difendere i nostri
valori di libertà, specialmente la libertà
d’espressione, restando la più antica
democrazia europea e un modello per
gli altri paesi che vogliono resistere”.

Giulio Meotti