DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Lo sconosciuto Francisco José Gómez di Argüello Wirtz. Kiko. Profilo e testimonianza



Kiko Argüello, iniciador del Camino Neocatecumenal

Kiko Argüello

Come succede già da tre anni, al termine delle celebrazioni per la famiglia, numerosi mezzi di comunicazione spagnoli si dilettano in commenti a verificare quanto successo, per individuare i protagonisti e criticare il Cardinale ed Arcivescovo di Madrid Rouco, e l'iniziatore del Cammino Neocatecumenale, Kiko Argüello. A Rouco lo conoscono tutti, è il Pastore della diocesi della capitale spagnola, oltre ad essere Cardinale e Presidente della Conferenza Episcopale per diversi mandati, ma ad Argüellolo si conosce solo per sentito dire o per ciò che appare su wikipedia può apportare. Da questo ecco l'ingente quantità di errori cheincontriamo e che è necessario correggere. Lo sconosciuto Francisco José Gómez di Argüello Wirtz nasce a Leon, non a Madrid. Si trasfersce coi suoi genitori nella capitale, dove cresce e studia, laureandosi in Belle arti ed ottenendo un premio nazionale straordinario di pittura che gli porta, molto giovane, fama e denaro. Influenzato dall'ateismo circostante degli anni sessanta e dall'ambiente marxista universitario, si rifugia nell'esistenzialismo ed illuminismo francese per cercare di far propria la non-esistenza del Dio che i suoi genitori gli avevano trasmesso, rompendo con la fede tradizionale nella quale era cresciuto da piccolo. Influenzato dall'intuizione di filosofi come Kierkegaad, e davanti all'insoddisfazione che sentiva per l'impossibilità di trovare risposte al senso della vita, trova una luce nella sofferenza degli innocenti, come racconta Camus nel libro 'La Peste'; seguendo le orme del beato Charles de Foucauld che passò la sua vita in silenzio coi tuareg del deserto, va a vivere tra i più poveri delle baracche di Palomeras Altas, nel quartiere di Vallecas di Madrid. In quelle stesse date, la Chiesa Cattolica, celebrava il Concilio il Vaticano II. Quella presenza tra gitani, prostitute, malati e sradicati si andava forgiando in maniera misteriosa e non programmata intorno ad una piccola comunità di persone con grandi sofferenze che si riunivano sporadicamente e di forma spontanea per leggere il Bibbia, pregare e mettere le sue proprie esperienze in comune. La 'casuale' visita di allora l'Arcivescovo di Madrid, Monsignor Casimiro Morcillo, al villaggio di Palomeras propiziò che l'esperienza che Kiko Argüello aveva, senza volerlo, cominciato tra i più poveri, facesse il passo determinante degli inizi. Fu Monsignor Morcillo che gli chiese 'portare l'esperienza alle parrocchie.' Era la metà degli anni sessanta. Del seme all'albero Così Kiko Argüello, insieme a Carmen Hernández, una missionaria Navarrese che conosce nelle baracche, iniziano in diverse parrocchie di Madrid quello che è attualmente l'Itinerario Neocatecumenale, un processo graduale di iniziazione cristiana vissuto nelle parrocchie in piccole comunità, formate da persone di ogni età e condizione, nello stile del catecumenato della chiesa primitiva, il cui proposito era formare ed iniziare nella fede, durante gli incipienti anni del cristianesimo, gli aspiranti al battesimo. Da Madrid passano a Roma dove sono accolti dal Vicario del Papa, per espresso desiderio dell'Arcivescovo Morcillo, e di lì ai cinque continenti, grazie alle migliaia di missionari - celibi, famiglie, seminaristi e presbíteros - che volontariamente lavorano nell'evangelizzazione di tutti i Paesi con l'appoggio del Papa e dei Vescovi di tutto il mondo. Gli artefici di questo impulso senza precedenti, paragonabile nella storia della Chiesa solo alla nascita del monachesimo nei primi secoli, ed all'impulso missionario di San Ignacio e San Francesco Saverio con la Compagnia di Gesù all'inizio dell'epoca moderna, dai settori più anticlericali sono stati tacciati di integralisti, radicali, ultraconservatori e visionari, per la la contraddizione che arrecano nell'ambiente ateistico in cui si muovono; ma sono anche ripudiati e criticati dal cristianesimo di base, più compiacente coi postulati contemporanei del laicismo che con la dottrina millenaria della Chiesa. Tuttavia deve esservi qualcosa di certo e genuino in quello che insegnano, per i frutti che abbondantemente appaiono. L'itinerario di riscoperta della fede proposto da Argüello ha trafitto i cuori più diversi della geografia planetaria, ed è planato negli ambienti sociali e culturali più diversi, perché la fede non si adatta ad un prototipo concreto, ma ha come obiettivo l'essenza stessa dell'uomo, senza fare distinzione per la sua lingua, razza, condizione sociale o intellettuale. Attualmente vivono la fede cattolica in una comunità del Cammino Neocatecumenale circa un milione e mezzo di fedeli di tutto il mondo, in più di 20.000 comunità di 6000 parrocchie, in quasi cento nazioni, alcune tanto sorprendenti e diverse come le Scheichells, Cina, Giappone, Iraq, Kazakistan, Libano, Egitto, Corea del sud, Cuba, Finlandia o Camerun. D'altra parte il Cammino sta aiutando a stringere lacci con altre religioni, promuovendo la pace tra le stesse secondo le direttrici dell'ecumenismo del Concilio, specialmente significative col giudaismo, e sta favorendo l'unione di tutti i cristiani, principalmente coi luterani in Europa, ed in Russia e Vicino Oriente con gli Ortodossi, aprendo il Cammino di fede. Basta vedere le già numerose comunità a Nazaret o a Gerusalemme, formate da cristiani di origine araba ed ebrea, come si danno la pace durante l'Eucaristia, o quelle di Mosca in cui convivono gente di tradizione cattolica ed ortodossa, che si sono nella storia tante volte affrontate. In Spagna è la realtà ecclesiale più numerosa con più di centomila membri in praticamente tutte le diocesi. Inoltre hanno aperto, su richiesta dei Vescovi diocesani, Seminari missionari a Madrid, Castellón, Murcia, Cordova, Granada, Leon e Pamplona, dove si preparano circa duecento seminaristi. E' in Italia dove si conta il maggior numero di neocatecumenali, più di duecentomila, solo nella diocesi di Roma sono ventimila; seguono altri paesi come Brasile, con centomila, Messico, con novantamila, Polonia, con trentamila, Filippine con ventimila, Portogallo con diecimila o Croazia, con ottomila. Ma come è possibile che una realtà ecclesiale abbia simile crescita in poca più di quaranta anni in tanti paesi? Ci sono diverse risposte: * Uno, il modello catechetico e di formazione in cui vivono e celebrano la fede le piccole comunità e che attrae tanta gente che vive sola e lontana della Chiesa, o bisognosa di un'esperienza più profonda di fede che il puramente domenicale. * Due, lo zelo dei suoi iniziatori, Kiko e Carmen, che a settant'anni, e lasciando tutto, continuano infaticabili nel compito affidatogli, comeequipe responsabile internazionale. * Tre, l'appoggio incondizionato dalle origini dei Papi e Vescovi, da Paolo VI fino a Benedetto XVI, che hanno promosso e difeso questo nuovo risorgere della fede nello stile della Chiesa primitiva. * Quattro, l'ardore missionario dei suoi missionari che ha fatto estendere questa esperienza per tutto il mondo, facendo conoscere il messaggio di Cristo. * Cinque, l'obbedienza dei suoi membri al Papa, concretamente attraverso l'enciclica Humanae Vitae e tutta la dottrina della Chiesa, con la generosità nella fecondità procreativa nel matrimonio. * Sei, la trasmissione della fede ai figli nella famiglia, che promuove nuovi cristiani e nuove vocazioni. * Sette, l'attestazione di fede dei suoi membri nella famiglia, scuola, università e lavoro, che è vistosa e sorprendente per chi la vive da vicino. Realtà che trasforma la parrocchia in missionaria In Spagna sorprende la realtà di numerose parrocchie che accolgono, da anni il Neocatecumenato, per il movimento e la forza che genera. A Barcellona, per esempio, la Parrocchia di Santa Joaquina Vedruna dei Padri Carmelitani che ha il Cammino da 38 anni, è conosciuta nella diocesi perché essendo quella di demarcazione territoriale più piccola, è quella che più fedeli riunisce. Mentre le parrocchie confinanti riuniscono appena un centinaio di fedeli per le feste pasquali, in Santa Joaquina devono organizzarsi con un'altra parrocchia perché non entrano oramai nella Chiesa parrocchiale per la celebrazione della Pasqua. Nel suo seno percorrono l'itinerario neocatecumenale 16 comunità con circa settecento persone e quattrocento bambini, un esercito che non è oramai possibile soddisfare solo con i presbiteri della comunità dei carmelitani; per questo giungono in parrocchiai presbiteri salesiani, domenicani e diocesani, attratti dal clima che si respira, dove sono più di duecento i giovani minori di trenta anni che assistono alle celebrazioni, un autentico mistero alla Barcellona di oggigiorno. Mentre le parrocchie dei quartieri periferici, storicamente ostili agli insegnamenti del Papa, si vanno spegnendo per mancanza di fedele e pastorali, Santa Joaquina è un'ebollizione di giovani e vocazioni. È la parrocchia catalana con maggiore numero di seminaristi, sei attualmente - in diversi seminari dell'Europa -, e anche con due recenti vocazioni religiose. Conta inoltre su sei famiglie missionarie, in Finlandia, Russia, Scheychells, Inghilterra, Lituania ed Ecuador. Inoltre tutti i membri del Cammino sono impegnati nei numerosi uffici pastorali affidati dal parroco: preparazione ai matrimoni e ai battesimi, cura dei malati, pulizia, liturgia, foglio parrocchiale, addirittura guardarobieri, caritas; un autentico spettacolo degno di essere contemplato. Kiko Argüello da quaranta anni lavora in modo silenziosa, senza mezzi di comunicazione né propaganda, annunciando la Buona Notizia in maniera semplice e profonda nelle parrocchie, senza altro potere che quello della Bibbia e della chitarra, le uniche cose che si è portato dietro, ventenne, alle baracche. Questo spirito missionario, insieme a quello di tante altre realtà dedite alla causa del Vangelo, sta nutrendo le vene della Chiesa che si rinnova costantemente con frutti di amore ed unità. Citando un articolo del premiato giornalista e membro della Reale Accademia della Lingua Spagnola, Luis Maria Ansón: "Kiko Argüello è il pittore delle anime. Ha bevuto direttamente la fede nella sorgente evangelica. Il suo Cammino Neocatecumenale è quello della parola, quello del Verbo che si fece carne ed abitò tra noi. È quello del Cristo semplice che accoglie i bambini e capisce i giovani. Intorno a Kiko Argüello si moltiplicano le vocazioni e si infiammano animi in tutto il mondo, perfino in paesi come Danimarca o Egitto. Bello, silenzioso, discreto il raccolto di Kiko Argüello. Il suo Cammino Neocatecumenale è l'itinerario per tornare a scoprire il Battesimo. Non esiste oggi un movimento religioso tanto autentico, tanto sincero, tanto profondo come quello dei Neocatecumenali orientati per Kiko Argüello e Carmen Hernández. Scrivo queste parole perché il Papa ha appena approvato gli statuti di questa associazione di fedeli, tanto emozionante ed incomparabile che si moltiplica in un centinaio di paesi. Kiko Argüello, l'artista, quello che fu ateo e provocatorio, quello che, come Camus, come Gide, non aveva altro orizzonte serio che il suicidio, è alla testa oggi, per la grazia di Dio, di un Cammino che percorre i cinque continenti dal Bronx ai quartieri miserabili dei paesi dell'Est europeo, dal Polo Nord all'Australia, dalle zone marginali delle grandi città europee alle favelas delle nazioni ibero-americane e le terre aspre di fame in Africa o Asia."


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Testimonianza di Kiko Argüello

Incontro con centinaia di giovani non appartenenti al Cammino Assisi 1 novembre 1996


Sono figlio di una famiglia normale, borghese, di Madrid. Mio padre era avvocato. Una famiglia agiata. Sono primogenito di quattro fratelli. I miei genitori erano cattolici. Dopo avere finito la scuola, andando all'università, entrai in crisi con la mia famiglia e con me stesso, soprattutto per l'ambiente nella facoltà di Belle Arti di Madrid che era completamente ateo, marxista. Subito mi resi conto che la formazione che io avevo ricevuto, tanto nella famiglia come nella scuola, non mi serviva a niente per rispondere ai problemi di ogni tipo che avevo (affettivi, psicologici, di identità). Mi domandavo: chi sono io?, perché esiste l'ingiustizia nel mondo?, perché le guerre?, eccetera... Mi allontanai dalla Chiesa fino ad abbandonarla totalmente. Ero entrato in una crisi profonda cercando il senso della mia vita. Alle Belle Arti feci teatro, conobbi il teatro di Sartre e militai un po' in questa linea atea. Mi dedicai alla pittura, a esporre... LA RELIGIONE COME VERNICE CULTURALE Bene, Dio permise che io facessi un'esperienza di ateismo, o, se volete, una kenosis, una profonda discesa nell'inferno della mia esistenza, un'esistenza senza Dio. Dio ha permesso che io tagliassi tutti i lacci con la trascendenza. Mi scandalizzavo profondamente dell'indifferenza di molta gente. Tutte le persone del mio quartiere erano persone che andavano a messa, ma in definitiva la loro vita non era profondamente cristiana... della mia famiglia, mia madre andava a messa tutti i giorni, e mio padre era cattolico. Ma il dio della mia casa era il denaro. La maggioranza delle conversazioni in casa mia erano sul denaro. Dio non stava né al centro della mia famiglia né al centro dei pensieri che c'erano nella mia casa, e questa era la normalità. La stessa cosa posso dire dei miei zii, e di tutto l'ambiente in cui mi muovevo. La religione era più un aspetto, una specie di vernice culturale, che almeno a me non convinceva. Forse perché ero pittore, artista, ed avevo una profonda sensibilità ed un assoluto desiderio di coerenza, in realtà. Non accettavo di essere un borghese come i miei genitori, né di di vivere così una vita, come suppongo che sarà successo anche a tanti giovani. Ricordo che allora andavo a messa la domenica e, a quindici anni, con alcuni amici, con la chiesa piena, rimanevamo in fondo - era prima del Concilio - e pazientavamo lì in piedi..., andavamo a quella messa perché non si faceva la predica, era più breve..., si sentiva una campanella e ci mettevamo in ginocchio, ci alzavamo e speravamo che finisse per potercene andare. Io mi rendevo conto che quello non era modo di praticare. Benché sembri strano, la messa così mal vissuta fu ciò che mi fece rendere conto che dovevo lasciare, dovevo cercare altre strade. Una cosa avevo chiara: non potevo mentire a me stesso. Non potevo essere un cretino, uno stupido: o credevo seriamente in Dio o, se non credevo, era meglio lasciare... e così fu che lasciai del tutto IL CIELO CHIUSO Allora cercai di essere coerente con certo un tipo di esistenzialismo: con l'assurdo totale dell'esistenza umana. E cominciai a soffrire molto perché davanti a me tutto il mondo si trasformava in cenere: si trasformava in cenere la mia esistenza, si trasformava in cenere tutto. Non avevo interesse per niente, neanche per dipingere. Ed ebbi la fortuna, o se volete la disgrazia, di vincere un premio nazionale di pittura molto importante in Spagna. Allora uscii in televisione, sui giornali, mi ero fatto strada professionalmente, e questa fu l'ultima goccia, perché vedevo che tutto questo non dava nessun senso alla mia vita. Ero morto interiormente e sapevo che sicuramente la mia fine sarebbe stata il suicidio, prima o poi. E, in realtà, ero letteralmente sorpreso che la gente fosse capace di vivere quando io non ero capace di vivere. La gente si illudeva con il calcio, con il cinema... A me non dicevano niente. Il calcio non mi piaceva, ed il cinema mi sembrava stupido. Vivere ogni giorno significava tutta una sofferenza. Ogni giorno la stessa cosa: Per che motivo alzarmi? Chi sono io? Per che motivo guadagnare denaro? Per che motivo sposarmi? E così tutto davanti a me non aveva senso... Ricordo che sentivo come se il cielo si fosse fatto di cemento, ed io mi trovassi in fondo ad una grande fogna. Avevo questa immagine... Il cielo, completamente chiuso davanti a me... PERCHÉ VIVI? Domandavo alla gente del mio quartiere: "Scusa un momento, tu sai perché vivi?", e non sapevano né perché né per che motivo vivevano, ma vivevano... forse doveva essere così, semplicemente, vivere: uno si alza, va a scuola, mangia, dopo va al cinema o chiama un amico... Benedetti quelli che sono capaci di vivere così! Io non lo ero. Mi rifugiavo, scappavo da me stesso. Si apriva un gran abisso dentro me. Abisso che in fondo era una chiamata profonda di Dio, che mi stava chiamando dal fondo di me stesso. Allora mi aiutò molto - per quello leggere è sempre buono - un filosofo che si chiama Bergson. Bergson è il filosofo dell'intuizione. Dice che l'intuizione è un metodo di conoscenza superiore alla ragione. Dio permise che questa fosse per me la prima scintilla che mi illuminasse un po', perché mi ero reso conto che in fondo io ero un razionalista che si stava rovinando da solo perché qualcosa nel profondo di me non poteva accettare l'assurdo di tutto il creato. Perché sono un pittore, e capivo la bellezza della natura: l'acqua, gli alberi, gli uccelli, le montagne. Mi resi conto che per negare che tutto avesse un senso, per negare che Dio esiste, occorreva tanta fede come per credere che esistesse. Ma era un'azione razionalista che urtava con qualcosa dentro me. Ed allora mi dissi: "Guarda che la ragione non è tutto, esiste anche l'intuizione nell'uomo". Allora con l'intuizione arrivavo a riconoscere che tutto aveva un senso, che esisteva Dio, che Egli sapeva perché io esisto. Ma io non sapevo come trovarlo. LA BIBBIA, LA FEDE, A COSA TI SERVE? Allora leggevo il Vangelo che dice: non opporre resistenza al malvagio..., se uno ti schiaffeggia sulla guancia destra..., se uno ti deruba... Ricordo che una volta mio padre si arrabbiò e gli dissi: "Guarda quello che dice qui. Sei cattolico o no?". E lui mi disse che quelle erano cose da santi, di San Francesco, e di non so chi... Allora gli risposi: "Questo libro, la Bibbia, puoi buttarla dalla finestra perché ho capito che non ha nessuna relazione con la realtà. Neghi che questo lo si possa vivere, che le cose siano come sono... che la vita è un'altra cosa: studiare, guadagnare denaro, vincere... Allora, la Bibbia, la fede, a cosa ti serve...?" AIUTAMI! Entrai allora nella mia stanza, e mi misi a gridare a questo Dio che non conoscevo. Gli gridavo: "Aiutami! Non so chi sei!". Ed in quel momento Il Signore ebbe pietà di me, perché ebbi un'esperienza profonda di incontro col Signore che mi spaventò. Ricordo che piangevo amaramente, mi cadevano le lacrime, lacrime a fiumi. Sorpreso mi domandavo: perché piango? Mi sentivo come premiato, come uno al quale davanti alla morte, quando stanno per sparargli, gli si dicesse: "Sei libero, gratuitamente libero" e questo non ci crede ancora e piange per la sorpresa che l'hanno liberato. Questo fu per me passare della morte a vedere che Cristo stava dentro me e che qualcuno dentro me mi ha detto che Dio esiste. Che cosa mi era accaduto? Fu un contatto, una testimonianza profonda che mi diceva non solo che Dio esiste, ma che Cristo è Dio. Subito mi presentai ad un sacerdote e gli dissi che volevo diventare cristiano, e lui mi disse "Come? Non sei battezzato?". "Sì sono battezzato", gli risposi. "Allora, che cosa vuoi? Hai fatto la Prima Comunione?". "Sì! Ma guarda che io..." "Ah vuoi confessarti..." non mi capiva. Ma io sapevo che quello che volevo era di diventare cristiano, e per questo, andare a confessarmi un giorno e già lo divento? Sapevo che il farsi cristiano doveva essere qualcosa di molto serio. Così, alla fine frequentai i Cursillos de Cristiandad, un'iniziativa che nacque in Spagna in quegli anni. E mi aiutò, cominciai una vera ricerca del Signore. Andavo in chiesa e chiedevo agli altri "aiutatemi a diventare cristiano!". DALL'ARTE AI POVERI Dopo la mia pittura cambiò. Cominciai a dipingere arte religiosa. Alcuni di voi conoscono le mie icone. In poco tempo fondammo un gruppo di artisti, un movimento di rinnovamento dell'arte sacra per fare più belle le chiese. Architetti scultori e pittori ci mettemmo a ricostruire la Chiesa un po come incominciò San Francesco. Ma ad un certo punto mi resi conto che non serviva a niente ricostruire esteriormente la Chiesa quando tanta gente, come io mi ero trovato, viveva in una situazione terribile. Il Signore mi permise di incontrare una persona che soffriva. Allora lasciai tutto e tutti. Anche la mia promettente carriera di pittore, e andai a vivere nelle baracche. In Charles de Foucauld trovai la formula per vivere: un'immagine di San Francesco, una Bibbia - che continuo a portare con me perché la leggo tutti i giorni - ed una chitarra. Tra le baracche fatte con cartoni, molto simili a quelle del Brasile, trovai una baracca che serviva per i cani randagi e mi misi lì. Faceva un freddo terribile e venivano tutti i cani randagi a riscaldarmi. Era una cosa comica stare lì coi cani che improvvisamente si trovarono con un nuovo ospite nel loro canile, ed ero io. Ma che cosa facevo lì ed in quelle condizioni?. Dio mi voleva nelle baracche per incominciare un cammino di conversione per moltissima gente. Lì nelle baracche successe un miracolo. I miei vicini, la maggioranza zingari, mi domandavano chi ero. Avevo la barba, parlavo in maniera diversa da loro, ma facevo la loro stessa vita: chiedevo l'elemosina, lavoravo occasionalmente come operaio... mi domandavano allora, ma io non volevo parlarne con loro. Da Foucauld avevo imparato l'immagine della vita nascosta di Cristo, stare silenziosamente ai piedi del Cristo, rifiuto dell'umanità, distrutto. Essere l'ultimo è stare lì, ai suoi piedi. Ma il Signore incominciò a portarmi, in primo luogo, due ragazzi ricercati dalla polizia per spaccio di droga, e dopo un povero ubriaco. In poco tempo eravamo un gruppo di diciassette persone nella mia baracca di tre metri quadrati. Pieno totale. Lì mi trovai con la sorpresa che dovevo parlar loro, dar loro una ragione della mia fede. Prendevo la chitarra, cantavamo, aprivo la Scrittura e dicevo: "Signore aiutami, io non so predicare, non so parlare!", del profeta Ezechiele. Ho visto che il Signore mi dava un significato alla Parola per potere amarli, per amore a questi poveri che portavano le mani piene di peccati. Una era stata sette volte in carcere, un'altra era una vecchia brutta e prostituta, c'erano ladri, vagabondi. Ebbi molti problemi e conflitti. Cercarono di ammazzarmi due volte... Una storia che è meglio non raccontare. LA LEGGE DEL TAGLIONE Un giorno il capo di un clan di zingari che stava in lotta con un altro clan, e che veniva spesso a trovarmi per chiedermi la chitarra, mi domandò che cosa diceva la Bibbia sui nemici; mi raccontò che, in seguito a uno scontro tra i due clan, aveva colpito alla testa la madre del capo di un altro clan, e che le dovettero dare quindici punti. Siccome tra loro vige la legge del taglione, passati due anni era arrivato l'altro col proposito di vendicarsi. Siccome in quel periodo le relazioni tra i due clan si erano tranquillizzate, entrambi i capi decisero di scontrarsi da soli, e fare a bastonate, a sangue. Il mio giovane amico era molto preoccupato, io aprii la Scrittura e gli lessi il Sermone della Montagna, dove si invita a non opporre resistenza al male. "Allora, devo lasciare che mi ammazzi a bastonate?". Gli diedi l'altro unico libro che io portavo con me, I Fioretti di San Francesco, lo leggeva e veniva tutti i pomeriggi a commentarmelo. Abbiamo pregato insieme per cercare una via di uscita, affinché potesse salvare la vita senza necessità di ammazzare quell'altro. L'unica soluzione era andare senza il bastone in segno di pace. Il giorno della lotta si presentò prima da me col bastone, alla fine lo convinsi e rimase senza. Io mi misi in ginocchio a pregare il Rosario affinchéla Vergine Maria salvasse la vita di quel ragazzo. Il tempo passava. Le due, le tre di notte. Pensai che fosse morto, quando lo vidi arrivare. Vedendolo senza il bastone, il suo avversario decise di risolvere economicamente la disputa, il mio amico dovette pagargli "una certa cifra". Si chiama José Agudo. Ora sta in Cammino, e ha tredici figli. RISUSCITO´! Un giorno José mi portò a parlare alla sua tribù. Ero in una grotta enorme piena di zingari, mi disse: "Parla loro", e non sapevo che cosa dire, cosicché cominciai dal principio, e mi misi a parlar loro di Adamo ed Eva, quando improvvisamente la madre di José Agudo si alzò. "Io so che nel cielo c'è una mano potente che è Dio. Ma questo dell'altra vita, questo dell'inferno, tutte queste cose dei preti. Io l'unica cosa che so è che mio padre è morto e non è ritornato a casa! Quando vedrò un morto tornare dal cimitero, crederò!". Si alzarono tutti ed andarono via, e io rimasi lì, bloccato, stupidito, senza sapere cosa fare. Quella donna, tuttavia, senza volerlo, mi aveva dato la chiave, perché mi aveva detto che era disposta ad ascoltarmi quando io avessi trovato un uomo che fosse tornato dal cimitero. Ed effettivamente, cercando nella predicazione primitiva e negli Atti degli Apostoli, si trova la testimonianza di un pagano di nome Festo che dice ad Agrippa che c'era un prigioniero - che era San Paolo - che diceva cose molto interessanti. Festo parlava spesso con Paolo, ma l'unica cosa che aveva capito, e lo diceva ad Agrippa, era questo: "C'è un prigioniero che parla di un morto che dice che è morto, ma che vive e che è ritornato dalla morte e che ha vinto la morte!". Di tutta la predicazione di San Paolo, Festo ricordava solo questo, vi racconto questo per dirvi in due pennellate come il Signore mi ha fatto continuare ad entrare in questo kerygma, in questo modo di annunciare la salvezza, di andare al nucleo centrale. Ogni volta che mi sono sentito sconfortato, ho sentito una voce dentro me che mi diceva: "Coraggio, Kiko, coraggio, che ti amo!". "Davvero mi ami?" "Sul serio, ti amo molto, moltissimo!". Cristo mi ha promesso: "Kiko, tu non morrai!". Un battezzato che viva coerentemente la fede è già resuscitato con Cristo nel Battesimo e fa parte del corpo di Cristo risuscitato. Quella zingara che mi diceva: "Quando hai visto tu un uomo tornare dal cimitero?", ora posso risponderle, ho visto quest'uomo che è uscito dalla tomba ed è venuto a dirmi: "La Pace sia con voi, io ho vinto il mondo!". Per questo motivo vi invito a finire con un canto. Cantiamo un canto della vittoria di Cristo sulla morte, cantiamo questo canto che feci nelle baracche che si intitola "Risuscitò".



Kiko Argüello narra l'inizio ed il carisma del Cammino Neocatecumenale


EWTN: Kiko Argüello, molte grazie per la tua disponibilità; so che non ami le interviste, né tanto meno parlare di te, ma mi hanno detto che grazie a Madre Angelica hai dato il tuo assenso. Benvenuto Kiko!

Kiko Argüello: Grazie.


EWTN: andiamo per ordine. Tu sei spagnolo, nato a...

Kiko Argüello: Leon.


EWTN: ...che si trova alle estremità dell'Europa! Come sei arrivato a Madrid?

Kiko Argüello: la Mia famiglia si trasferì quando io avevo due anni; mio padre era avvocato e si trasferì a Madrid.

EWTN: Quindi sei praticamente madrileno. Qual è la tua formazione professionale?

Kiko Argüello: Io sono pittore di professione, ho fatto il liceo e dopo l’Accademia di Belle arti. Dopo ho iniziato a dipingere ed ho fatto molte esposizioni; ho fatto molta carriera come pittore professionista.

EWTN: Hai fatto quadri di qualità?

Kiko Argüello: mi diedero un premio straordinario nazionale in Spagna.

EWTN: Qual era la tua corrente pittorica?

Kiko Argüello: Pittura moderna, dopo abbandonai tutto per andare a vivere tra i poveri.

EWTN: Andiamo per gradi. Un pittore di successo che improvvisamente decide di abbandonare tutto ed andare con i poveri. Perché?

Kiko Argüello: È una storia molto importante. Già all'accademia di Belle Arti ebbi una crisi esistenziale. Mi resi conto che la fede che mi avevano inculcato i miei genitori - i miei genitori sono cattolici - non mi era sufficiente; come ogni giovane, mi ponevo molte domande: “come è possibile che viviamo in un mondo pieno di ingiustizie, quando abbiamo dentro un desiderio di giustizia?” Questo mi portò a cercare altre strade. Abbandonai completamente la pratica della Chiesa. L'ambiente all’Accademia era tutto di "sinistra", di tipo ateo marxista; ma non sono mai stato comunista perché io dicevo ai miei amici che erano comunisti: "non capisco come voi potete pensare ad un paradiso comunista dove non ci siano ingiustizie, quando non date una risposta alla storia, ad un uomo che in una barca, come ad esempio un negro che è stato preso in Africa per renderlo schiavo, muore per un ingiustizia...", così dubitavo...

EWTN: Una cosa mi ha colpito: entrando in crisi, lasci la Chiesa, non cerchi una risposta all'interno della Chiesa...

Kiko Argüello: Sì perché non trovavo nessuna soluzione...Avevo una formazione molto debole: il catechismo della Prima Comunione, dopo a Scuola una materia che si chiamava Religione, ma non era sufficiente per tutta la problematica che avevo dentro di tipo filosofico-esistenziale: Chi sono io, chi mi ha creato, perché viviamo? Non trovavo sufficiente risposta. In fondo, vedevo che gli altri cristiani, attraverso ciò che facevano, non rispondevano sufficientemente alla problematica che io avevo in quel momento.

EWTN: più o meno come quando a Gandhi gli domandarono un giudizio sul cattolicesimo, e lui rispose: “mi piace come religione, ma i cattolici non mi convincono."

Kiko Argüello: Intanto frequentavo un gruppo teatrale universitario ed attraverso il teatro entrai in contatto con la filosofia di Sartre ("La porta chiusa", "Le mosche", eccetera..) ed in fondo Sartre dava una risposta: che il mondo è assurdo, tutto è assurdo; cioè che noi abbiamo un sentimento di giustizia ma viviamo in un mondo di ingiustizia perché tutto è assurdo. Cercai di vivere questa realtà in forma cosciente, diciamo così: "esistenzialmente Dio non esiste, se Dio non esiste, devo accettare che una volta io non esistevo, che ora esisto e che domani non esisterò, senza necessità di inventarmi nessun aldilà, né nessuna cosa superiore." Cercai di vivere con questa idea la realtà da ateo; non ci pensavo più e cercai di vivere dedicandomi all'arte. Presi un premio nazionale e andai in televisione; ma tutto ciò non mi dava niente. Mi domandavo: "ma la gente come riesce a vivere se io non riesco a vivere?" “Perché vivi? Chi ti ha creato? Siamo soli nell'universo?” Ed in questa scelta, in questa crisi esistenziale molto forte, ebbi un aiuto. C'è un filosofo che si chiama Bergson che dice che l'intuizione è un mezzo di conoscenza superiore alla ragione. In qualche modo questo fu per me una piccola luce. Dico: "supponiamo che Bergson ha ragione e che l'intuizione è una forma, più profonda della propria ragione, per arrivare alla verità." E, sorpreso, scoprii che in fondo la mia intuizione di artista non accettava l'assurdo dell'esistenza; mi rendevo conto che nella bellezza di un albero, nella bellezza delle cose, c'è qualcosa che non può essere assurdo. Allora, se l'assurdo non è la verità, se c'è una ragione di essere – questo è il passo seguente - allora qualcuno ci ha creati. Allora chiamai questo Qualcuno: "se esisti, se c'è un Dio che mi ha creato, parlami, dimmi chi sono, che cosa devo fare nella vita." E chiamando Dio ebbi un incontro con Dio molto profondo, nel fondo del mio essere. Mi ricordo che notai qualcosa che mi succedeva dentro; mi ricordo che piangevo, piangevo, mi uscivano lacrime senza fermarsi, ed ero sorpreso: perché piango? Mi resi conto che è come una persona che l'hanno condannata a morte che l'ammazzano e, quando l'ammazzano all'improvviso gli dicono: "Sei libero!" Perché in quel momento io ero nato di nuovo, perché Dio esisteva, qualcosa mi diceva dentro che Dio mi amava. E la cosa più sorprendente... perché, in fondo, io ero cosciente che la mia crisi mi avrebbe potuto uccidere, vivevo in modo vegetativo, mi alzavo e dicevo: "per cosa vivere? Per dipingere?". E dipingere perché? Per guadagnare denaro. E guadagnare denaro perché? Se niente mi soddisfa?." Sapevo che presto o tardi mi sarei ucciso. In questa kenosis, in questa deposizione, in questo processo, ebbi questo incontro. Ed in questo incontro scoprii con sorpresa che qualcosa dentro me mi diceva che Dio esisteva. Ma non era una cosa razionale. Dopo, leggendo San Paolo, "lo Spirito di Cristo dà attestazione al nostro spirito...." Cioè che lo Spirito di Cristo mi dava dentro attestazione, non solamente che Dio mi amava bensì che io ero figlio di Dio. E con gran sorpresa, quando ebbi questo incontro profondo col Signore - perché io ero disposto a diventare buddista, o protestante - scoprii che questo Dio che appariva nel mio cuore, nella mia anima più profonda, era Gesù Cristo, il Gesù Cristo della Chiesa cattolica. Allora andai da un sacerdote e gli dissi che io volevo essere cristiano. E mi disse: "Perché non sei battezzato?" Gli dissi: "Sì, sì, sono battezzato." "Allora cosa vuoi, confessarti?...." Io mi rendevo conto che avevo bisogno di una formazione cristiana più profonda. Allora mi invitò a fare un Corso di Cristianità. Feci un Corso che mi aiutò, vidi lì una testimonianza laica, mi vennero tolti molti pregiudizi che io avevo acquisito contro la Chiesa all'Accademia nell'ambiente di "sinistra." Poi divenni professore dei corsi e cominciai a insegnare in questi corsi, mi formai come catechista. Allo stesso tempo formai un gruppo di artisti che si chiamò "Corporazione 62", per rinnovare l'arte sacra, con scultori, architetti; cercavamo di fare un rinnovo dell'arte sacra. Mi diedero una borsa di studio della Fondazione March per trovare i punti di contatto tra l'arte protestante e l'arte cattolica, esaminando il Concilio e con un teologo domenicano e con un architetto, facemmo un giro per tutta l'Europa. Durante questo viaggio, vidi com’era la Chiesa in questi posti: andai a Parigi, studiai Corbusier, andai in Finlandia. Ebbi un incontro molto importante prima del viaggio. Andammo al deserto dei Monegros, perché il Domenicano conosceva i fratelli di Foucauld e lì stava il P. Boyaume (fondatore dei Fratelli di Foucauld)…

EWTN: Dove si trova il deserto dei Monegros?

Kiko Argüello: Sta vicino a Saragozza, in Spagna. Lì ci sono alcune grotte. Il P. Boyaume è il fondatore dei Fratelli di Foucauld. Parlava di Foucauld in processo di beatificazione; lì conobbi la storia di questo monaco che andò a vivere a Tamanrasset e che volle rivivere il tempo della vita nascosta di Gesù Cristo nella Famiglia di Nazareth, in silenzio. E rimasi enormemente impressionato da tutto ciò. Quando tornai da questo viaggio, partii militare in Africa, altra esperienza importante. Prima di andare in Africa, però, feci un incontro. Ero a casa mia un giorno a passare il Natale coi miei genitori, e vidi la donna di servizio, la cuoca, il giorno di Natale in cucina piangendo. Le domandai: "che cosa c'è?" E mi disse che avevano incarcerato suo marito perché, ubriaco, picchiava il figlio e il figlio l'avrebbe voluto uccidere...Rimasi tremendamente impressionato. Mi disse se potevo aiutarla. Rimasi tanto impressionato che decisi il giorno seguente, il giorno dopo Natale, di andare a trovarla. Viveva in una baracca miserabile, nella periferia di Madrid, trovai suo marito uscito dalla prigione, aveva 9 figli; all'improvviso mi trovai con uno spettacolo di miseria spaventoso. E decisi di aiutarla. Portai suo marito ai Corsi di Cristianità e suo marito per un po’ smise di bere, ma dopo riprese a bere. Ogni volta che suo marito si ubriacava e c'era una tragedia a casa sua, la signora mi chiamava perché io ero l'unico che l'aiutavo e si calmava. Alla fine mi chiesi: "e se il mio Dio mi sta chiamando perché viva con questa famiglia così che questo uomo non si ubriachi più?." Allora andai a vivere con loro. Mi misero una branda nella cucina - mi ricordo che c’erano lì alcuni gatti - ed in quell'ambiente di miseria ebbi un incontro molto più importante, una seconda tappa: scoprii la sofferenza degli innocenti. C'era lì gente terribile: una donna col morbo di Parkinson che chiedeva elemosina abbandonata dal marito; un'altra signora era di facili costumi... Io conoscevo l'esistenzialismo francese - c'è un libro di Camus che si chiama "La Peste", che parla del problema della sofferenza degli innocenti. Lo Spirito Santo mi parlò e mi disse che in quelle persone che soffrivano c'era la presenza di Cristo crocifisso. Quando poi andai in Africa per il servizio militare, il Signore era con me. Io pensavo: "se Cristo ritornasse di nuovo in una seconda venuta, mi piacerebbe che mi trovasse ai piedi dei poveri che sono crocifissi per la sofferenza." Mentre pensavo questo, ero vigile...cioè, il Signore mi stava chiamando. Avevo formato il gruppo di arte sacra, ero professore ai corsi, avevo studiato, avevo un mucchio di cose... già il Signore stava convertendomi. Alla fine lasciai tutto e decisi di andare a vivere tra i più poveri. Conobbi un'assistente sociale che mi parlò di un quartiere, di Palomeras Altas, dove c'era una baraccopoli in legno, un posto di zingari e di "quinquis". In Spagna i quinquis sono una specie di ambulanti spagnoli che vanno per i mercati vendendo le pentole; quinquis da quinquilleros, chincaglia, e sono malvisti dalla popolazione perché rubano. Alla fine vidi con chiarezza che Dio mi stava chiamando a lasciare tutto e a vivere con loro. Mi portavo dentro i discorsi di Foucauld; andai lì a vivere disposto a mettermi ai piedi dei più poveri, come quello che si inginocchia di fronte alla Presenza reale eucaristica. Mi ricordo che c'erano nella baracca in cui vivevo dei cani, faceva freddo e i cani mi scaldavano. Avevo una Bibbia e una chitarra. Dormivo per terra. Ma Dio aveva con me un disegno molto più importante.

EWTN: approfondiamo l'argomento. Ti voglio fare due domande. Quando tu in quel Natale scopri le necessità di questa famiglia e prendi la decisione di andare a vivere con loro per aiutarli quale fu la reazione della tua famiglia? Ti faccio questa domanda perché ci sono molti genitori che quando un figlio o una figlia rispondono a una chiamata di Dio, molte volte li ostacolano. Quale fu la reazione della tua famiglia?

Kiko Argüello: puoi immaginartelo, non lo capivano. Mio padre pensava che ero pazzo. Aveva visto che avevo vinto un premio di pittura, che avevo fatto esposizioni in Olanda, che avevo fatto un'esposizione di arte sacra in Francia, invitato dal Ministero per le Relazioni Culturali e che avevo guadagnato molto denaro... All'improvviso vide che me ne andai a vivere con gli zingari e non capivano. Ma lo feci per essere fedele al Signore.

EWTN: Ed ora, dopo questi anni...

Kiko Argüello: i miei genitori sono morti.

EWTN: Ma riuscirono a vedere il frutto del tuo apostolato, cioè sono adesso nella pace eterna...

Kiko Argüello: Sì, sì, i miei genitori entrarono in Cammino.

EWTN: ti avevo interrotto, eravamo rimasti al momento in cui hai risposto alla chiamata del Signore...

Kiko Argüello: Nelle baracche gli zingari mi vedevano con la chitarra. Si chiedevano: "chi è questo?". Credevano che fossi un protestante perché portavo sempre la Bibbia. Alcuni dicevano che avevo fatto una promessa a Dio di vivere tra i poveri, ma non capivano. E venivano a parlare con me. Incominciarono a domandarmi, volevano sapere chi ero. Io aprivo la Scrittura, parlavo con loro, venivano a pregare con me, a poco a poco si incominciò a creare un ambiente. Presto mi resi conto che, in fondo, erano persone che non sapevano né leggere né scrivere; erano bravi ambulanti. Ed io parlavo troppo forbito, loro non mi capivano. Ma curiosamente, mi chiedevano che parlassi loro di Gesù Cristo. Dopo, conobbi Carmen Hernández, una missionaria che il vescovo di Oruro aveva conosciuto in Bolivia e alla quale chiese, a lei e ad altre missionarie, di venire in Spagna a fare una missione coi minatori di Oruro. Carmen stava cercando un gruppo di laici e mi conobbe attraverso una sua sorella. Venne lì alle baracche e rimase impressionata. Pensando di convincermi ad accompagnarla ad Oruro, andò a vivere in una baracca ad un chilometro di distanza dalla mia, in un altro quartiere degradato. Andò a vivere lì con un'amica e cominciò a partecipare al nostro gruppo. Ci riunivamo nella mia baracca con i gitani che volevano che io parlassi loro di Gesù Cristo. Io non sapevo parlar loro di Gesù Cristo. Allora mi domandavano: "Ma come hanno predicato gli Apostoli?" Gli Apostoli non potevano predicare con conferenze e con cose culturali, come ad esempio Pietro il pescatore, o Giovanni... in ciò i poveri mi hanno aiutato. C'era un gitano che era un capo banda, di tutto un clan di gitani che era stato in carcere. Sapeva leggere e scrivere. Ed un giorno venne a parlare con me, mi domandò che cosa diceva Dio nella Bibbia sulle liti, perché il gitano doveva fare una rissa con un'altra banda di gitani. Allora io gli lessi il Sermone della Montagna che dice: "Amate i vostri nemici. Se qualcuno ti schiaffeggia nella guancia destra porgi l'altra guancia..." e rimase enormemente impressionato da tutto ciò. Poi gli lasciai "I fioretti di San Francesco" a questo gitano, e diventammo intimi amici; oggi è in Cammino, ha tredici figli. Lui e la sua famiglia sono stati in missione, ed è stato il primo responsabile della prima comunità che si formò tra i poveri. Un giorno mi chiamò, perché lui mi stimava poiché avevo l'atteggiamento umile di pensare che i gitani fossero Gesù Cristo e che io non dovevo insegnar loro nulla, mi consideravo l'ultimo. Mi sentivo come se avessi un cancro e quel cancro è per te una croce che ti fa venerare Gesù Cristo. Ossia io avevo un atteggiamento di questo tipo. Ed egli voleva che parlassi a tutto il suo clan. "Ho preparato tutto!", mi disse. Quindi, mi portò alla sua baracca che stava 300 metri più sotto della mia, ed entrò in una grotta. Mi ricordo, era scuro perché non c'era luce elettrica: c'erano solo delle candele e in più i gitani sono abbastanza bruni di carnagione, non si vedeva niente. E mi disse: "Parla loro di Gesù Cristo, quello che hai raccontato a me, racconta loro!" Incominciai a parlar loro di Adamo ed Eva..., non so che cosa incominciai a dir loro. Si alza la madre di questo gitano che era la matrona, la capa di tutte, e mi dice: "Ma lei le ha viste queste cose?" "Ha visto quello di cui sta parlando?" "Io so solo che mio padre è morto e non c'è più, nessuno è mai tornato dal cimitero. Quando lei vedrà qualcuno che torna dalla morte, io l'ascolterò". Si alzarono tutte le donne e finì la riunione. Ma quella donna mi colpì. Leggendo gli Atti degli Apostoli, c'è un episodio molto importante. Narra del governatore Festo che aveva un prigioniero di nome Paolo con il quale parlava spesso. Quando venne il re Agrippa gli disse: "mi piacerebbe che l'ascoltassi perché devo scrivere all'Imperatore e non so cosa scrivere, e questo prigioniero parla di un morto che per lui vive". Cioè un pagano, di tutta la catechesi di Paolo, l'unica cosa che lo colpisce è di un uomo che torna da morte. Esattamente quello che quella gitana avrebbe voluto sentire come testimonianza. Allora mi resi conto che il nodo centrale della predicazione apostolica era la Resurrezione di Cristo, la vittoria di Cristo sulla morte. Teniamo conto che sto parlando di quando stava iniziando il Concilio, era il 1964-1965, quando ancora il mistero pasquale non era chiaro, si capiva solo il sacrificio di Cristo sulla croce. Ciò che chiedeva questa donna era qualcosa di molto importante. In pratica, l'ambiente di questi poveri ha forgiato la gestazione di una sintesi kerignatico-catechetica che oggi sta predicando in tutto il mondo.

EWTN: Quella domanda che una persona ti fece, oggigiorno sta avendo ripercussione nel mondo intero attraverso il Cammino Neocatecumenale, quindi...

Kiko Argüello: Esatto. Il Kerigma, l'annuncio della Resurrezione di Gesù Cristo. Cristo ha vinto la morte. La lettera agli Ebrei dice che "per la paura che l'uomo ha della morte, è sottomesso alla schiavitù del demonio durante tutta la sua vita." Cioè, una persona si sposa, poi il matrimonio gli va male, la donna lo distrugge dentro, e per l'angoscia di ciò, divorzia. Per la paura che l'uomo ha della morte, è schiavo del demonio. Allora, Gesù Cristo che cosa è venuto a fare? Dice la Lettera agli Ebrei che Gesù ha preso la nostra carne per potere togliere al demonio questo potere che ha sulla morte. E come lo toglie il potere che ha sulla morte? Vincendo la morte, resuscitando dalla morte. Ma a me che cosa mi importa che Cristo sia risuscitato dalla morte? Come fa la Resurrezione a tangermi, a liberarmi dal profondo? Questa è l'opera dello Spirito Santo. Perché noi diciamo che in fondo l'uomo ha una morte ontica, l'essere dell'uomo sta nella morte per il peccato originale, perché il peccato originale consiste nell'inganno del demonio ad Adamo ed Eva, dicendo loro che non devono ubbidire a Dio, che essi sono Dio. L'albero della scienza del Bene e del Male è come un simbolo, molto importante, è qualcosa che ogni uomo sperimenta nella vita. Il demonio che esiste realmente, attraverso pensieri, ci suggerisce, ci dice in fondo, che la prova che Dio non è amore, che Dio non ci ama, è che ci limita: "Vedi? ti proibisce di mangiare di questo albero, perché è geloso, ti castra." Allora, se tu mangi, se tu trasgredisci, se forse ti piace per esempio la donna di un amico, lì ti trovi di fronte all'albero del Bene e del Male. Il demonio ti dice: "Ma, perché non pecchi con lei? La vuoi, ti piace, vi piacete...." Ma sai che il Signore dice: "Non adultererai." Il demonio ti dice: "Vedi? Dio sta castrandoti. Mangia, adultera, e sarai libero sarai Dio!." Questo di essere Dio è un inganno profondo. Il Signore disse: "Non mangiare perché morrai." Adamo mangiò, e morì. Che morte è quella che l'uomo riceve quando uccide Dio nella sua vita? La morte del suo essere più profondo, perché io sono persona poiché Qualcuno mi ha creato. La radice greca della parola persona significa personaggio (l'attore di teatro): ti viene data una parte, un ruolo. Tu fai da principe, l'altro fa da principessa, un altro il soldato, un altro fa da cavaliere. Cioè, l'essere persona vuole dire che ti hanno dato una missione, che Qualcuno ti ha creato, che esisti per Qualcuno. E se all'improvviso Dio non esiste? Allora, la radice del mio essere persona rimane mozza, rimane rotta; il mio essere più profondo onticamente rimane morto, sperimento la morte del mio essere, qualcosa che un filosofo danese, Kierkegaard chiama: la morte ontica che è molto reale. "Per la paura che abbiamo della morte siamo sottomessi alla schiavitù del demonio." A che morte si riferisce la Scrittura? Non alla morte fisica, c'è molta gente che si suicida: si riferisce alla morte dell'essere. L'uomo è morto nel suo essere: chi sono io? Io non esisto per nessuno. L'uomo nel suo essere è morto, vuole essere adesso, vuole essere per la sua donna, vuole essere per i suoi amici. Ma per essere, affinché ti vogliano, devi essere bello, essere giovane, avere denaro, devi trionfare, e dopo ti rendi conto che non ti ama nessuno. L'uomo è morto dentro, deve essere curato dentro. E come il cristianesimo cura dentro l'uomo, profondamente? Attraverso la predicazione. Dice San Paolo che Dio ha voluto salvare l'uomo attraverso la sciocchezza della predicazione. Perché quella che annuncia il cristianesimo è una notizia. Ma non è una notizia culturale, è un fatto! Facciamo un esempio: è come se domani muore uno zio in Brasile e lascia un testamento di 50 milioni di dollari, o mille milioni di dollari, una cifra enorme, e la banca cerca questo erede miliardario e incarica due persone di cercarlo a Madrid. Immagina che arrivano queste due persone e ti danno la notizia, una notizia a voce: “Ti hanno lasciato un testamento di mille milioni di dollari”. La fede viene per la predicazione di una notizia. Tu ci credi o non ci credi; forse non ci credi. Se ci credi dirai: "Che cosa devo fare?" E ti diranno: "Va alla banca e ti verranno consegnati questi milioni." E già, perché quello che ha fatto Gesù Cristo per noi è che ci ha lasciato un testamento, qualcosa che vale molto più dei mille milioni di dollari: la Vita eterna! Abbiamo parlato di morte ontica, morte dell'essere, e parliamo di Vita eterna. Allora, Cristo è morto per te e per me ed è risuscitato per te e per me per donarci Vita immortale. E quella Vita immortale quando ci arriva? Ti annuncio io una Notizia, arrivo come quei due inviati e ti dico: "Sai? Dio si è reso conto che sei stanco morto, hai divorziato tre volte, stai soffrendo tanto, sei stato alcolizzato a causa di crisi enormi prodotte dai tuoi conflitti interni... Ecco, ti do una notizia": Cristo ci ha lasciato un testamento: Vita eterna. Tu non morirai mai. Cristo è risuscitato per te e ti dona ora la Vita eterna. Ci credi? Immagina di crederci e mi dici, come dicevano a San Pietro: "Cosa devo fare?" , “La stessa cosa di quello della banca”. E dice San Pietro: “Desiderate rivivere le promesse del Battesimo e riceverete lo Spirito Santo”. Allora, come ti viene data questa Vita eterna? Se credi che Cristo è morto per i tuoi peccati - perché prima devi purificarti da tutti i tuoi peccati, perché se no lo Spirito Santo non può venire dentro di te-, se doni i tuoi peccati a Cristo che soffre per la punizione che tu dovevi avere, ricevi gratis il perdono dei tuoi peccati. E, mediante il Battesimo, lo Spirito Santo. E che cosa è lo Spirito Santo? Quello che dicevo prima nella mia testimonianza: lo Spirito di Cristo entrando dentro te, ti dà testimonianza che Dio ti ama, che non morirai, non sarai mai più solo. Dice San Paolo che Cristo è morto per tutti gli uomini, affinché gli uomini non vivano più da se stessi, bensì coscienti che Gesù morì e resuscitò per loro. Cioè in fondo, l'antropologia di San Paolo ("antropós", l'essenza dell'uomo), dice che l'uomo è condannato a vivere in questo mondo e che l'uomo vive in funzione della sua felicità e, quindi, è condannato all'egoismo - e questa per San Paolo è una condanna - perché non può darsi agli altri. Perché il peccato, non come dicono i protestanti, non ha distrutto la nostra natura. Noi sappiamo che la verità è darci agli altri, amare, ma non possiamo amare se imponiamo l'egoismo del peccato originale, della morte ontica. Allora, solamente Cristo ci salva, rigenerandoci interiormente; dandoci il suo Spirito ci fa figli di Dio nel Battesimo, ci fa sacri, amici di Dio. Abbiamo la Vita immortale, abbiamo dentro Vita eterna. E che cosa è avere dentro Vita eterna? La capacità di amare l'altro oltre la morte. Sei tu sposato? Tua moglie tante volte può essere il tuo nemico per problemi tuoi. Lo Spirito Santo ti permette di amarla oltre la morte, anche se la vedi come il tuo nemico. Per questo motivo il matrimonio cristiano è indissolubile: ami oltre la morte, anche se vedi tua moglie come un nemico. Questo è il cristianesimo, una cosa impressionante. Per questo motivo io ho dovuto lasciare la pittura ("tutto è spazzatura - dice San Paolo - pur che vinca Cristo"), perché ahimè! se "non evangelizzassi." Come non predicare il Vangelo! Allora questa sintesi - e ritorno alla storia delle baracche - il Signore ci ha fatto trovare questo Kerigma, questa sintesi, questa Notizia, questo Annuncio creato tra i poveri. E con grande sorpresa, questi poveri che non avevano nelle mani altro che peccati - uno era stato in prigione, l'altro non so che cosa - non si difesero di fronte all'annuncio di Gesù Cristo, non misero barriere; ci credettero e discese lo Spirito Santo: tra i poveri, tra quei miserabili nacque una comunità cristiana a sorpresa. Lo Spirito Santo fece nascere una koinonía - così la chiamavano i greci-, una comunione di amore. Apparve la comunità cristiana. Cioè che lì nelle baracche apparve un tripode che è quello su cui si basa tutto il Cammino Neocatecumenale: la Parola di Dio, il Kerigma, l'Annuncio datoci nel battesimo; la liturgia, perché la Parola porta l'uomo a ringraziare il Signore. Facevamo tra le baracche delle Eucaristie da far drizzare i capelli. I poveri alzavano le loro mani dando grazie a Dio, era qualcosa di impressionante... era comunità! Parola, Liturgia e Comunità. Il Talmud degli Ebrei dice che il mondo si regge per tre cose: per la Tohrá, per il culto e per la carità. Ben presto, questa piccola comunità venne conosciuta da monsignor Morcillo, l'arcivescovo di Madrid. Quando la polizia franchista dell'epoca volle abbattere le baracche, io lo chiamai (lo conoscevo dai tempi dei corsi per la cristianità) e lui venne a difenderci. Lui arrivò e già avevano buttato giù la baracca di Carmen; quando vide che la nostra comunità stava pregando, vide la mia baracca, vide dove io dormivo, vide i gitani, si mise a piangere. Mi disse: "Kiko, io non sono cristiano; da oggi il mio palazzo sarà aperto per te." Da allora, ha mantenuto sempre la sua parola, ci permise di celebrare l'Eucaristia nel salone della parrocchia vicina e ci ha difesi sempre. E ci disse di andare nelle parrocchie. Ci disse: "ma non catechizzate senza il parroco, per non fare una Chiesa parallela. E non abbiate paura. E lì incominciammo la nostra evangelizzazione: problemi, persecuzioni, i parroci che non ci accettavano, dicevano che predicavamo eresie...ma il monsignore ci difese sempre. Mi disse: "Tu, Kiko, tranquillo, io sono lo scudo della fede, non avere paura. Dopo, quando ci chiamarono a Roma, mi diede una lettera per il cardinal Florite, poiché lui lo conosceva (erano stati assieme Segretari Generali del Concilio), e mi diede una lettera per il cardinale Dell'Acqua che era allora il vescovo vicario di Roma. Incominciammo in quattro parrocchie ed a poco a poco il Cammino si estese con grandi segni. Io sono sorpreso di quello che Dio sta facendo nel mondo. Noi stiamo aprendo nelle parrocchie una nuova gestazione alla fede, una riscoperta di questa Vita nuova, di questo uomo nuovo. L'uomo che si trova con Gesù Cristo trasforma la sua vita, ha dentro Vita eterna, Vita immortale, non muore. Allora, la vecchiaia acquisisce tutto un carattere distinto, è un qualcosa che avvicina a Gesù Cristo. Anche la visione della malattia cambia: con essa soffriamo in Cristo, a complemento della sua passione, come in un altare. Con Lui tutto ha un senso differente, tutto è illuminato. Ah! Se il mondo sapesse quello che significa Cristo, cos'è l'amore di Dio manifestato in Cristo a tutta l'Umanità!

EWTN: Allora, il Signore mantiene la sua promessa: "Io sono venuto affinché abbiano Vita, e Vita in abbondanza." Quella è la Vita in abbondanza che inizia già con questo nuovo vivere, non solamente il giorno in cui andiamo nell’aldilà, ma già questo vivere terreno. Ho ancora un paio di domande da farti, perché è stato facilissimo intervistarti; in pratica, hai fatto un assolo, hai continuato a rispondere alle domande che pensavo di farti e ti ringrazio di ciò e ringrazio lo Spirito Santo che ti ha guidato umilmente nella tua vita personale e questo tuo crescere nella fede, di cui si è servito Dio. Cosa ne è stato di quella gitana che si alzò?


Kiko Argüello: non lo so; suo figlio è quello che è in cammino, ha tredici figli; lei andò a Valencia, non so che fine abbia fatto. Suo figlio sta in cammino ed è stato il primo responsabile di quella comunità nelle baracche. E’ stato come "famiglia in missione" nei paesi giovani di cammino, a Lima, in Perù, qualcosa di fantastico. La cosa importante è che molti gitani si convertirono a Gesù Cristo, la loro conversione fu davvero impressionante. In quella comunità si toccava lo Spirito Santo, si rimaneva impressionati dalla sua opera. Ti racconto un altro aneddoto di un gitano. Noi celebravamo l'Eucaristia con tutta l’innovazione liturgica: col pane azzimo in forma di pane, facevamo comunione nelle due specie, monsignor Morcillo ci aveva lasciato e non permettevamo che facessero comunione con noi quelli che non avevano fatto le catechesi, perché non avrebbero capito. C'era un gitano che veniva con sua moglie e stavano sempre in piedi e osservavano noi che eravamo seduti attorno la tavola. Una volta, ci siam dati il segno della pace e questi mi disse: "io non resisto più, la prossima volta mi siedo con voi!" Il giorno dopo venne con sua moglie e mi disse: "Prendi!" E mi diede tutto quello che aveva rubato: aveva capito che per sedersi al tavolo bisognava non rubare più. Andò a confessarsi - era da anni che non si confessava - e si sedette felice di poter fare comunione con il Corpo del Signore. C’è da considerare che questi gitani erano gente spontanea, ma violenta, si uccidevano tra famiglie, quello che oggi sono i quartieri di Caracas, Città del Messico, etc. Un altro giorno ricordo che questo gitano mi portò un gruppo di amici suoi, gitani anche loro. Faceva molto caldo e ci sedemmo fuori, nel campo, in circolo come gli indiani. Mi disse: "Parla loro di Gesù Cristo!" Non sapendo che cosa dire, all’improvviso a un gitano che era lì con la carnagione scura dissi: “Credi tu in Dio?" Mi disse: "Sì" "Perché credi in Lui? L'hai visto? Come è? Alto? Forte? con la barba azzurra...?" Non mi rispondeva. "Chi te l'ha detto: tuo padre, a scuola?" Non sapeva leggere né scrivere, mi raccontò un fatto: "Io credo in Dio perché una volta andavo col mio carro, con mia moglie e cinque figli, arrivammo in un posto e ci fermammo per mangiare sotto una quercia; avevamo lasciato il bambino piccolo nel carro. All'improvviso venne un temporale enorme ed incominciarono i lampi e all'improvviso un lampo cadde sul carro dove stava mio figlio piccolo, mi misi in ginocchio e dissi - invece di uscire correndo a salvare il figlio, si mise in ginocchio-: Signore, salva mio figlio"! Poi corsi, il carro aveva preso fuoco, ma il bambino era lì vivo, un miracolo. Dio esiste! Allora questo uomo mi diede una chiave: la Bibbia. La Sacra Scrittura è piena di fatti dove Dio interviene. E questa è una catechesi che facciamo nelle parrocchie. Se tu vieni alle catechesi del Cammino Neocatecumenale, il catechista ti domanda: “Credi in Dio? “Perché credi in Dio?” “Hai un avvenimento dove hai visto che Dio esiste, che ti ha aiutato?" E molta gente non ce l'ha, hanno alcune idee teoriche di Dio, hanno una fede debolissima, non sanno che Dio incide, agisce e salva gli uomini. Questo è un altro aneddoto che ha forgiato queste catechesi che oggi si stanno estendendo in tutte le parrocchie del mondo e che il Papa ha approvato con gli Statuti.

EWTN: Ti faccio un’altra domanda. In questo momento, Kiko, ci stanno vedendo ed ascoltando milioni di persone. Una persona che sta vedendoci in Perù, o qui in Spagna o in qualunque altra parte dell'America o dell'Europa, ed è stato colpito da ciò che hai detto, questa visione, questa ricerca di Cristo, cosa può fare nella sua città, come può trovare il Cammino Neocatecumenale?

Kiko Argüello: Io penso che la Vergine Maria ha ispirato questo cammino. La cosa più importante in fondo è, dare all'uomo la possibilità di vivere la sua fede in una comunità. Questa è una cosa immensa! Abbiamo vissuto in una situazione di cristianità, la Messa della domenica, la gente che riceve i Sacramenti ma non ha una comunità concreta, una comunità di 50, di 40 fratelli che si amano. Gesù Cristo ha detto: "Amatevi come Io vi ho amati. In questo amore...." Allora che cosa è quello che fa il Cammino in una parrocchia? Accanto a noi c’è molta gente scristianizzata, cioè, che la vita moderna gli ha fatto perdere il senso del sacro, della cosa sacra, le cose religiose non gli dicono niente, entrano nelle chiese come i giapponesi facendo fotografie; né il parroco gli dice niente. La pastorale che si fa normalmente in una parrocchia è: le Messe, le catechesi, etc. è per gente religiosa, ma non servono per un uomo moderno, secolarizzato, mezzo ateo, socialista, etc. Quei segni religiosi non servono, un segno concreto sarebbe necessario. E mi domando io: c'è un segno che riporti alla fede un uomo moderno secolarizzato? Dice Gesù Cristo: "Amatevi come Io vi ho amati, ed in questo amore l'uomo ateo conoscerà che siete i miei discepoli. E se il vostro amore è tanto forte che siete perfettamente una cosa sola, quell'uomo crederà." In tutte le parrocchie dell'America il parroco ha il dovere di evangelizzare ai secolarizzati. Come? Formando nelle parrocchie una comunità cristiana che dia un segno: "come Io vi ho amati." Cristo ci ha amati nella dimensione della croce. Che cosa significa che Cristo ci ama nella dimensione della croce? Che ci amiamo come ci amò! Come? Cristo ci amò quando eravamo suoi nemici; non so se tu hai visto molti cristiani che amano i loro nemici. Il Concilio ha detto che la Chiesa deve essere un Sacramento di salvezza; un sacramento è una cosa visibile. Vuol dire che la nostra fede deve crescere fino al punto che si veda la fede dei cristiani. "Come Io vi ho amati." La Strada nella parrocchia tenta, attraverso un processo di catechesi, di ripercorrere il Battesimo, fare crescere la fede dei battezzati, affinché la loro fede arrivi al punto che ci si ama in una comunità come segno per i secolarizzati, per i lontani dalla fede. Ad esempio, a Roma abbiamo 100 parrocchie e 500 comunità. Da dove vengono tutti quelli che vanno alle catechesi? Essi hanno visto un segno nelle comunità, un segno di amore. Vivere la fede in una comunità cristiana è qualcosa di meraviglioso: non ci sono poveri, non ci sono ricchi, ci aiutiamo gli uni e gli altri, non ci sono classi sociali, qui c’è tutto il mondo: neri, bianchi, cinesi, donne di servizio con ingegneri. Stiamo insieme, non è una pastorale parcellizzata, i giovani da una parte... è la comunità cristiana, il paese di Dio. Nelle parrocchie apriamo un processo di educazione alla fede in una comunità; dopo facciamo una seconda comunità; una terza... e la parrocchia si va trasformando in Comunità di comunità. Ci sono parrocchie che hanno 30 comunità, 15, tutti con lo stesso spirito, tutti hanno i loro catechisti, c'è una comunione totale tra i fratelli. Realmente è una forma di evangelizzare per il mondo moderno.

EWTN: Ok, io sono Juan Pérez e nella mia parrocchia non c'è il Cammino Neocatecumenale. Che cosa posso fare?

Kiko Argüello: dì al tuo parroco di aprire una nuova comunità. E’ da notare, che la comunità neocatecumenale non fa nulla senza il Vescovo; se il vescovo si rende conto che questo è un dono del Signore per aiutare la Chiesa, viene inviata un’équipe che parla con i parroci. Se il parroco è d’accordo, c’è un annuncio durante le Messe domenicali e poi iniziano le Catechesi per Adulti o Catechesi del Cammino Neocatecumenale e la gente che vuole viene ed ascolta le catechesi di un’équipe composta da laici e da un sacerdote. Viene annunciata così la Notizia, il Kerigma, dato dal fatto che Cristo ci ama, nella speranza che in ciò la gente ci ascolta. Il Cristo Risuscitato invia loro lo Spirito Santo, perché la fede viene dalla predicazione e se accettano la predicazione, sperimenteranno che lo Spirito Santo viene nella loro vita che si trasformerà. Nelle comunità, abbiamo migliaia e migliaia di giovani, è qualcosa di impressionante. Con la comunità cristiana si sta salvando la famiglia. La gran minaccia del mondo moderno è il demone contro la famiglia; in Europa si sta distruggendo la famiglia tramite aborti e divorzi. Una famiglia che sta in una comunità cristiana viene aiutata. Se il matrimonio entra in crisi, tutti i fratelli pregano, si alzano di sera a pregare, li aiutano, chiamano i catechisti. Cosicché non abbiamo divorzi o separazioni nel Cammino. E dato che le coppie sono felici, esse si aprono alla vita; abbiamo la media più alta di figli nel mondo: 5 per famiglia, con punte di 8, 9, 10 figli, qualcosa di importante in una Europa che sta andando verso l'apostasia e che ha un livello zero di natalità, qualcosa di davvero impressionante.

EWTN: Kiko ho abusato del tuo tempo. Solamente un ultimo commento prima di chiudere. Poco tempo fa, il Cammino Neocatecumenale ha ricevuto l'approvazione ufficiale del Papa. Ci puoi dire in un minuto cosa rappresenta questo per tutti i neocatecumenali del mondo?

Kiko Argüello: è qualcosa di meraviglioso. E’ il frutto di 5 anni di lavoro con la Santa Sede. La gente ci vedeva come un Movimento, come una Congregazione religiosa, come una Associazione di laici; non sapevano che cosa eravamo. Noi abbiamo detto: no, non siamo un Movimento siamo una Iniziazione Cristiana. Dal punto di vista giuridico questa è una novità perché il nuovo Diritto Canonico parla di Associazioni private o pubbliche. Abbiamo combattuto affinché ci si riconosca quello che realmente siamo. Perché se siamo una Associazione, allora il Catecumenato, tutta l'Iniziazione cristiana che facciamo, sembra fatta al mero scopo di entrare in questa Associazione. Noi invece diciamo: "il Battesimo non è una Associazione.” Vogliamo rivivere il Battesimo; le comunità cristiane della parrocchia sono della parrocchia, non sono di un'associazione; sono cristiani della parrocchia. Non vogliamo fare una Chiesa più perfetta dell'altra, cristiani di serie A e cristiani di serie B. Siamo cristiani che rivivono il loro Battesimo, perché è necessario annunciare il Vangelo ai lontani dalla Chiesa”. E’ stata una conquista importante. Il Papa, la Santa Sede ci ha riconosciuti come una Iniziazione Cristiana, come un Catecumenato post-battesimale. È la prima volta nella storia della Chiesa. I canonisti di tutto il mondo si sono congratulati. Hanno detto che la Chiesa ha fatto un grande passo in avanti. Perciò siamo molto grati: la Chiesa è stata una madre per noi, siamo molto contenti che ha rispettato realmente quello che noi siamo. Questo non vuole dire che siamo migliori dell'Opus Dei, ecc., tutto il contrario, è tutto meraviglioso nella Chiesa, ma siamo distinti, siamo una Iniziazione Cristiana. Finisco dicendo una cosa: quando il Papa ci ricevette la prima volta a Castelgandolfo, invitò alla Messa Carmen, padre Mario ed io - che siamo l’équipe responsabile del Cammino Neocatecumenale-. Celebrammo insieme la Messa, dopo il Papa rimase a pregare davanti al Santissimo per alcuni secondi in ringraziamento, mentre noi aspettavamo fuori. Quando finì si alzò e venne verso noi, e ci disse che durante la Messa, pensando a noi, aveva visto davanti a lui: ateismo, battesimo, catecumenato. Io rimasi sorpreso perché il catecumenato è anteriore al Battesimo nella Chiesa. Egli aveva detto bene: ateismo, battesimo, catecumenato. Più tardi, visitando le parrocchie di Roma, in una parrocchia il Papa disse: “Non so Io se Kiko ha pensato dove stava la forza della Chiesa primitiva e dove sta la debolezza della nostra Chiesa che oggi è molto più numerosa. Io ho trovato la risposta nella parola catecumenato." Cioè il Papa che è un filosofo - viene dalla fenomenologia di Husserl - si è reso conto che in Polonia, dove erano tutti battezzati, diventarono comunisti di fronte all'ateismo marxista. Ha visto che il suo Battesimo aveva bisogno di un catecumenato post-battesimale. Ateismo, battesimo, catecumenato. Ecco perché Giovanni Paolo II ci ha capiti. Lui aveva già in mente una sorta di Cammino Neocatecumenale e quando ci vide nella Chiesa diede grazie a Dio, perché Dio veniva a rispondere... Si rese conto che, di fronte all'aggressione del mondo moderno, di fronte alla televisione, di fronte alla pornografia, di fronte alla violenza, di fronte all'ateismo moderno, di fronte alle filosofie varie, deve essere rinforzato il Battesimo dei cristiani. La Chiesa ha riconosciuto una catecumenato post-battesimale. Che cosa è il Cammino Neocatecumenale? Un catecumenato post-battesimale. Qual è la sua immagine? La Famiglia di Nazareth. Perché il Verbo di Dio, la Parola del Padre, il Figlio unico del Padre quando si è fatto uomo nasce come un bambino piccolino, ma da adulto compierà solamente la sua missione. E per farsi adulto, di cosa ha avuto bisogno? Di una famiglia. Oggi molta gente che ha ricevuto il Battesimo ed ha ricevuto anche una catechesi alla Prima Comunione, vede il suo Battesimo incolto, ha bisogno di una comunità nella quale, come nel caso della Famiglia di Nazareth, il suo Battesimo cresca fino a farsi adulto, e come cristiano adulto sappia rispondere alle sfide del mondo moderno.

EWTN: Kiko, credo che tu abbia fatto qualcosa di immensamente buono. A nome di Madre Angelica, di EWTN e di tutti i nostri spettatori, moltissime grazie.

Kiko Argüello: Pregate per me.


Il cammino neocatecumenale nasce tra i poveri - Kiko Arguello


..Avevo uno studio di pittore vicino a Plaza de España a Madrid, ed ero solito passare le feste natalizie con i miei genitori. Un anno andai a casa per celebrare il Natale, entrai in cucina e vidi la cuoca che stava piangendo. Io le domando: "Berta - così si chiamava - che le succede?" E Lei mi dice che il marito è un ubriacone, che vuole uccidere il figlio, che il figlio gli si è ribellato contro...

Mi raccontò una storia che mi lasciò allibito. E sentii da Dio di aiutarla. Andai a vedere dove viveva: una baracca orribile, in mezzo a tante altre. La povera donna si alzava prestissimo, per andare a lavorare; aveva nove figli, ed era sposata con un uomo zoppo e strabico, sempre ubriaco. Picchiava i figli con un bastone, gridando loro: "Difendi tuo padre" e, a volte ubriaco fradicio, urinava sopra le figlie. Questa donna, abbastanza bella benché in età, mi raccontò cose allucinanti.

Presi quell'uomo e lo portai a fare un "Cursillo de Cristiandad". Rimase impressionatissimo nell'ascoltarmi parlare. Per alcuni mesi smise di bere, ma poi ricominciò e furono di nuovo macelli. La moglie mi chiamava: "Signor Kiko, venga per favore, perché mio marito vuole uccidere tutti. Chiami la polizia!". Non mi lasciavano vivere. Alla fine pensai: "E se Dio mi stesse dicendo di lasciare tutto e di andare a vivere lì per aiutarli?". Lasciai tutto e andai a vivere con quella famiglia. Dormivo in una piccolissima cucina, che era piena di gatti. Ho vissuto lì e sono rimasto molto impressionato, vi dico la verità, di tutto l'ambiente. C'era moltissima gente che stava vivendo in situazioni terribili. Non so se conoscete il libro di Camus, "La peste", che affronta il problema della sofferenza degli innocenti. Quella donna, Berta, mi raccontò che suo marito, zoppo, per vendicarsi delle tante umiliazioni ricevute, aveva detto a tutti che si sarebbe sposato con lei, che era la ragazza più bella del quartiere. Tutti ridevano di lui. Ma sapete come lui se l'era sposata? Puntandole un coltello al collo e dicendole: "Se non ti sposi con me, taglio la gola a tuo padre". E lo avrebbe fatto. Suo padre era vedovo e lei era sola e terribilmente timida e paurosa. Mi chiesi: che peccati ha commesso questa povera donna per meritare una vita cosi? Perché non io? E non c'era solo lei. C'era un'altra donna vicino che aveva il morbo di Parkinson, il marito l'aveva abbandonata e viveva chiedendo l'elemosina. E un altro. E un altro ancora. Davanti a tutto questo ci sono solo due risposte. Conoscete la frase famosa di Nietzsche: "O Dio è buono e non può far nulla per aiutare questa povera gente, o Dio può aiutarli e non lo fa, e allora è cattivo". Questa frase è velenosa. Può Dio aiutare questa donna, oppure no? Perché non lo fa? In questa situazione ebbi una sorpresa. Sapete cosa vidi lì? Non quello che dice Nietzsche, se Dio può o non può, ma vidi Cristo crocifisso. Ho visto Cristo in Berta, in quella donna con il Parkinson, in quell'altro. Vidi un mistero. Il mistero della croce di Cristo. Restai enormemente sorpreso, lo dico sinceramente.

Poi mi chiamarono per il servizio militare e mi mandarono in Africa. Quando tornai dissi a me stesso: se domani torna Cristo sulla terra nella sua seconda venuta, io non so che cosa succederà in questo mondo, ma sapete dove desidero che Gesù Cristo mi trovi? Ai piedi di Cristo crocifisso. E dov'è Cristo crocifisso? In coloro che stanno portando la sofferenza più grande, le conseguenze del peccato di tutti. Dice Sartre: "Guai all'uomo che il dito di Dio schiacci contro il muro". Io ho visto lì gente schiacciata contro il muro, tanti deboli schiacciati dalle conseguenze del peccato, deboli, anonimi cirenei. Quando uno va a vivere tra i poveri, o perde la fede e diventa guerrigliero alla "Che Guevara" o si mette in silenzio davanti a Cristo e si santifica.

Io sono grato al Signore per aver avuto pietà di me: io vidi lì Cristo crocifisso e così quando tornai dall'Africa, e conobbi la sorella di Carmen, pensai che era necessario scendere nelle catacombe sociali e lì predicare il Vangelo a questa gente, aiutarli, dare loro una parola di consolazione. E così formammo un gruppo che si dedicava agli omosessuali, alle prostitute e agli altri emarginati. La sorella di Carmen faceva parte di una associazione, chiamata "Villa Teresita", che si dedicava al recupero delle prostitute. Andavano per le case delle prostitute e offrivano, a quelle che lo volevano, un lavoro. Un'opera molto buona. Alla fine io mi resi conto che in quel gruppo facevamo tutto un po' per "hobby". Io dissi a quel gruppo e alla sorella di Carmen: "Io me ne vado a vivere tra i poveri". Charles de Foucauld mi diede la formula: vivere in silenzio, come Gesù a Nazareth, ai piedi di Gesù Cristo in mezzo a quella gente. Conobbi un assistente sociale che mi indicò una zona di Palomeras Altas dove c'era una baracca di tavole di legno, rifugio di cani. Mi disse "Mettiti lì e non ti preoccupare". E lì ha avuto inizio un po' tutto. Nelle baracche io volevo vivere come Charles de Foucauld, in contemplazione: così come uno sta davanti all'Eucaristia, ai piedi della presenza reale, unica di Cristo; io volevo stare ai piedi di Cristo crocifisso, nella gente più povera, miserabile. Il Signore mi portò lì con questo spirito: io ero l'ultimo. Loro erano Cristo. Forse uno avrebbe potuto dirmi: "Kiko! Aiutali". Qui c'è un punto molto importante per coloro che sanno andare al fondo delle cose. "Ma come? Ti metti in adorazione, quando questa gente è morta di fame? Dà loro da mangiare". Io non avevo nulla, non avevo portato altro che una Bibbia e una chitarra, dormivo su un materasso messo sulla nuda terra. Non avevo altro.

Avevo letto in un libro qualcosa che mi aveva colpito molto del tempo dei nazisti. Si raccontava un fatto storico avvenuto nel campo di concentramento di Auschwitz. Un capo della Gestapo si era reso conto delle atrocità che si stavano commettendo nel genocidio degli ebrei. Un giorno, durante un'ispezione in un campo, vide passare una colonna di uomini e donne diretta alle camere a gas, tutti nudi. Sentì nel suo cuore un grande dolore. Si domandò: "Che devo fare io adesso per aiutarli, per avere pace con me stesso?". sapete la risposta che ricevette dal di dentro? (I Padri della Chiesa parlano del Cristo parlante, dentro di te. È qualcosa di molto profondo). Il libro raccontava che quello che sentì che avrebbe dovuto fare era di denudarsi anche lui e mettersi in fila con loro. Possiamo domandarci: questa voce che sentì dentro da dove veniva? Era una suggestione? Era reale? Era di Dio? Non era meglio fermare la comitiva e liberare quelle persone? Forse non lo poteva fare. Perché invece la verità era quella di denudarsi e di mettersi in fila? Ecco una possibile risposta: una persona che sta in quella fila sta di fronte al dramma che forse non c'è nessun Dio, che non c'è amore nel mondo e se non c'è amore nel mondo Dio non esiste, la vita è una mostruosità, moriamo nell'assurdo. Ma se uno viene con te, Cristo stesso si fa uomo e si mette con te nella fila per amore. Allora l'amore esiste. Esiste Dio. Si può vivere. Si può morire. La verità e la morte hanno un senso. Questo ha valore? Ciò che si deve fare è solo l'aiuto sociale? Forse l'uomo è solo mangiare? O l'uomo ha bisogno di sapere se Dio esiste o non esiste, se l'amore esiste oppure no? Io non andai nelle baracche per dare da mangiare, né per insegnare a leggere. (Erano tutti analfabeti, ad eccezione di uno o due: José Agudo, che era stato in un istituto di correzione sapeva leggere, ma sua moglie no. Zingari, "quinquis", ragazzi del carcere sapevano leggere a malapena). Me ne andai lì e, se volete sapere, neanche pensavo di predicare, sapete infatti che i Piccoli Fratelli di Foucauld stanno "in silenzio". Volevo dare testimonianza vivendo in mezzo ad essi come Gesù a Nazareth. E che successe? Quello che sempre succede. Il vicino, un giorno che faceva un freddo cane, perché era inverno e nevicava - io mi scaldavo con dei cani randagi che vivevano con me - entrò all'improvviso e mi disse: "Ti ho portato un braciere perché stai morendo di freddo!". Poco a poco si avvicinavano e domandavano: "Chi è costui che sta qui, con barba e chitarra?". Per alcuni ero uno che aveva fatto un voto, per altri un protestante, perché portavo sempre la Bibbia. Gli zingari venivano per la chitarra... Non sapevano chi ero. José Agudo, che allora era in lite con un altro clan di "quinquis", mi si avvicinò per domandarmi cosa diceva il Vangelo sul fatto di picchiarsi. Io gli lessi il Discorso della Montagna che dice di non resistere al male e restò a bocca aperta: "Come? Ma se non mi difendo mi ammazza! Che devo fare?". Gli diedi da leggere i "Fioretti" di San Francesco che lo impressionarono molto e non mi lasciò più. Bene, non mi metto a raccontarvi queste storie perché diventerebbe troppo lungo...


Fondazione Universitaria San Pablo-CEU Testimonianza di Kiko

V CONGRESSO CATTOLICI E VITA PUBBLICA

15 novembre di 2003. Madrid

(Kiko) Permettete che vi parli stando in piedi? Primo tengo a dirvi che non sono affatto un conferenziere. Inizialmente dissi no a questo invito perché non mi sento un relatore, ma poi il Vescovo mi chiamò e sono qui; mi sento un po' violentato. Comunque, sono qui confidando affinché il Signore mi aiuti, che Egli venga, mi preceda il suo Spirito e che oggi a qualche fratello di quelli che sono qui presenti possa servirgli la mia parola; (parola) attraverso la quale il Signore possa ispirarmi. Ho scelto questo tema, “La bellezza che salva il mondo”, siamo in una Università… Voi sapete che fu Dostoyewski quello che disse la frase “La bellezza salverà il mondo” nell'opera “L'idiota”. Il principe domanda: “Che bellezza salverà il mondo?” e Dostoyewski stesso risponde: "Cristo! Non c’è un'altra bellezza nel mondo che possa salvarlo, fuorché il nostro Signore Gesù Cristo."

Io, come sapete, sono pittore, ho studiato Belle Arti a Madrid. Dio permise che io avessi una crisi profonda, esistenziale, di fede. Ebbi un premio straordinario nazionale che mi portò a fare esposizioni. In quel periodo vivevo in una situazione completamente assurda. Lì Attraverso un gruppo di teatro che avevamo in Belle Arti, conobbi tutto il teatro di Sartre e trovai in Sartre una risposta a tutta la problematica che avevo allora come giovane che si trova coi problemi fondamentali di essere persona, in relazione al mondo, in relazione all’ingiustizia. Io dicevo "Come posso avere un senso di giustizia se mi trovo in un mondo pieno di ingiustizie?". L'ambiente che c'era allora in Belle Arti era un ambiente di sinistra, quasi tutti i miei amici erano comunisti. Io non diventai comunista perché probabilmente Dio mi aiutò. Io dicevo loro "non comprendo come potete pensare ad un paradiso comunista, senza ingiustizie, se non sapete dare risposta all'ingiustizia della Storia. Perché io sento dentro un sentimento di giustizia totale, non per certuni. Anzi, mi piacerebbe che quando abbiate creato un paradiso dove non ci sia ingiustizia, mi piacerebbe allora mettere una bomba perché non avete diritto a vivere in un paradiso di quel tipo se non date una risposta a tutte le ingiustizie della Storia, ai neri che furono catturati in Africa, portati via in nave e morti nelle cantine"…

Sulla bellezza che salva il mondo, bene, dopo… dico alcune cose brevi della mia storia… In quel momento io ebbi una crisi, quando mi resi conto che… uscii in televisione e i giornali parlavano di me... mi resi conto che tutto ciò mi lasciava in realtà assolutamente vuoto… io non avevo senso. Il mio essere presente non aveva senso. Chi sono io? Chi mi ha creato? Perché esisto? Dove sto? Mi resi rapidamente conto che dovevo accettare, come diceva l'esistenzialismo di allora, che io non ero esistito, che oggi esistevo e che domani avrei smesso di esistere, senza dovermi inventare nessun cielo, nessun oppio… bensì viverlo realmente, con coraggio. E così cercai di vivere. Il cielo si fece di cemento. Mi sentii una cloaca (fogna) e le cose non avevano più senso. Trovai il senso in quello che diceva Sartre: “La verità è l'assurdo!” Tutto è assurdo. Cercai di vivere coerentemente con questo, chiedendomi… perché io mi alzavo (la mattina) e dicevo: "Vivere per cosa?…Per dipingere…? E dipingere per quale motivo…? Per guadagnare denaro? E guadagnare denaro per quale motivo…? E così compresi…

Sono arrivato ieri sera dall’Italia e devo ritornare presto là, lo sento mi saranno scappate alcune parole in italiano. Lunedì comincia la Plenaria della Conferenza Episcopale Italiana e siamo stati invitati come Cammino Neocatecumenale perché si parlerà della Parrocchia, che tipo di parrocchia per il terzo millennio, e siamo stati invitati le realtà ecclesiali, i responsabili e stiamo preparando questo perché è da alcuni giorni che ce l'hanno comunicato... Non ricordo cosa stavo dicendo…

Ah! Allora stavo dicendo che io mi resi rapidamente conto che non sapevo fino a che punto avrei resistito, se ammazzarmi… quando non accetti più la vita, quando la vita non ha più senso… Io ero sorpreso nel vedere come la gente fosse capace di vivere senza dare risposta, senza domandarsi, senza rispondere a questa domanda: "Siamo soli nell'Universo o non siamo soli? Esiste Dio o non esiste?”. Per me era una domanda fondamentale. Pensavo: “magari sono troppo narcisista, non sono capace di vivere... forse la gente vive normalmente senza che questo sia qualcosa di tanto profondo, senza che la scomodi, vivono e basta”. Magari bisognerebbe vivere così ma io non ne ero capace. Dandomi conto che magari un giorno quando non avessi sopportato più l'esistenza, mi sarei tolto la vita; fui aiutato… qualcosa mi aiutò. Leggendo un filosofo che si chiama Bergson…

Bergson dice una cosa che mi aiutò come un piccolo raggio di luce, in una situazione…
Se uno cerca di vivere esistenzialmente con coerenza, in un ateismo totale dell'esistenza, il “non senso”… E di Pascal che fa cinquanta e cinquanta percento “Dio esiste e Dio non esiste…” Ma in questa situazione, Bergson, diceva che "l'intuizione è un mezzo di conoscenza della verità superiore alla ragione". (Dissi:)
“Supponiamo che Bergson abbia ragione. E che l'intuizione sia un mezzo di conoscenza della verità superiore alla ragione…” Io sono abbastanza razionalista, il mio secondo cognome è Wirtz, probabilmente di origine tedesca, benché mio nonno fosse inglese… All'improvviso scoprì che qualcosa dentro di me non era in accordo con l'assurdo dell'esistenza. Allora, se c'è un'intuizione dentro me che viene soffocata dalla mia ragione vuol dire che Dio appare nel mio orizzonte come una possibilità. Di lì passai cercando di chiamare questo Dio. Io ero disposto. Bene, io sono un pittore, io parlo un po’ come gli impressionisti, a pennellate, non sono troppo sistematico. Magari per molti di voi come parlo è più efficace. Si sente bene…? È che state tanto silenziosi, ragazzi… È un po' impressionante… non so che stavo dicendo… Questo, l’intuizione! Stavo parlando di Bergson, dell'intuizione… Allo stesso tempo mi ricordo che in Belle Arti c'era un sacerdote che dipingeva nella mia classe. Mi avvicinai a lui e cercai di credere. Ebbi un'altra sorpresa: non potevo credere. Perché parlavo con questo prete, che era un ragazzo intelligente, un sacerdote, e tutto quello che mi diceva lo consideravo… non mi convinceva per niente… (erano) sciocchezze. Mi sembrava tutto una situazione assurda. Mi resi conto che non era facile credere anche se io avessi voluto credere. Percepivo che la mia vita poteva finire. La mia vita reale era diventata e mi trovavo in un'angoscia esistenziale profonda. Dovevo rispondere al mio “essere persona”, al mio “essere nel mondo”. Dopo questa piccola luce che appare con l'intuizione, scopro, rendendomi conto, che dentro di me, in fondo, io soffocavo la mia intuizione. C'era una parte di me che non accettava che tutta la realtà dell'Universo fosse assurda. C'è una bellezza nella natura ed un'eco, l'universo, l'essere… c'è qualcosa. Allora, se Dio esiste.... io ero disposto ad accettare qualunque Dio, a diventare protestante, buddista. Ma il problema era molto più profondo. Allora, dopo questo processo di discesa arrivai fino ad un momento limite. Chissà Dio aveva fatto questo percorso con me per diventare sufficientemente umile per accettare, chiamarlo, invocarlo. Ebbi lì un'esperienza molto seria, perché mi ricordo che chiamando Dio, invocandolo e dicendolo: se ci sei, se esisti...

Una volta entrai in una Chiesa e rimasi sorpreso. Devo dire che i miei genitori erano cattolici. Mia madre aveva moltissima fede, mio padre andava a messa la domenica e basta. Tuttavia, mi resi rapidamente conto che quello che mi avevano insegnato a scuola, alla prima comunione, non mi servì quando andai all'Università. Io avevo una formazione da abitino della prima comunione che rapidamente tolsi quando diventai adulto, perché non mi dava risposte. Non avevo avuto una concreta formazione, non sapevo rispondermi, non potevo. Allora in questa circostanza chiamai il Signore, invocai Dio. Stavo dicendo anche - come un'altra pennellata - che una volta entrai in una Chiesa e rimasi sorpreso, (la Chiesa del Carmelo, mi sembra, lì vicino a Sol); entrai e mi sorprese che la Chiesa fosse piena di donne anziane, piena di vecchi, come se avessero abbandonato la Chiesa gli artisti, i giovani, e rimanessero alcuni vecchi. Ciò mi colpì. Allora, dicevo…, invocai il Signore e all'improvviso sentii dentro di me che Dio esisteva. Mi ricordo che piangevo, che incominciai a piangere e mi uscivano lacrime a fiotti, io che non avevo mai pianto così, mi uscivano lacrime in abbondanza, non sapevo cosa fosse. Mi domandai: perché piango? Compresi rapidamente perché piangevo; ero come un condannato a morte che stava per essere ammazzato ed è terrorizzato perché lo stanno ammazzando e mentre stanno per ucciderlo gli dicono all'improvviso "sei libero." Perché il mio problema era uno solo, se Dio è, io sono. Ma come posso io sapere che Dio è? Non mi bastava la ragione, non mi bastavano i libri, era necessario qualcosa di più. Come può conoscersi realmente Dio? Ora lo so: mediante la fede. E che cosa è la fede? Dice San Paolo che lo spirito di Cristo dà testimonianza al nostro spirito che Dio è e che mi ama. Ebbi questo incontro, un incontro… cioè, io credevo! Dio c’era. Ma non lo diceva la mia ragione, non lo diceva la mia intuizione io lo sentivo dentro come qualcosa di vero, esistenziale. Chi mi attestava che Dio è? “Lo spirito di Cristo dà testimonianza al nostro spirito che Dio è e che mi ama”. E San Paolo non dice solamente quello, ma anche che “siamo figli di Dio”. Mi bastava che Dio esistesse. E, curiosamente, nel Dio che incontravo dentro di me, che mi faceva sentire amato, riconobbi Cristo, Gesù Cristo.

A questo Cristo che gli artisti e gli intellettuali avevano abbandonato gli rimanevano alcuni vecchi, vecchie, anziani, gente povera. Dopo questo, dell'incontro... allora Dio esisteva, allora io nascevo di nuovo, tutto cambiava per me. Mi ricordo che mi avvicinai ad un sacerdote e gli domandai, gli dissi che volevo essere cristiano. E mi disse: “lei non è battezzato?” Dico: “si, sì, sono battezzato!”. “Come? E ha fatto la prima comunione? Allora.. che cosa, vuole che la confessi?” Mi rendevo conto che avevo bisogno di una formazione cristiana che non avevo. Io chiedevo a questo prete che volevo essere cristiano, e non mi capiva; credeva che si è cristiano confessandoti. Allora, questo signore, questo prete, capì già un pochino e mi invitò a fare i Corsi di Cristianità (Cursillos), feci i Corsi di Cristianità, mi invitarono alla scuola di professori di Cursillos. C'era allora un sacerdote a Madrid molto buono che mi fece accostare alla Sacra Scrittura. Incominciai a dare corsi e diedi il primo corso a Ceuta. Diedi corsi a Caceres. Incominciai a dare corsi di cristianità, come professore di corsi. Mi aiutarono i corsi perché mi tolsero molti di quei pregiudizi che uno ha contro la Chiesa; io ero pieno di pregiudizi contro il Vaticano, contro la Chiesa, partecipavo a tutta la cultura universitaria di allora.

Allora, cambiò la mia vita. Rapidamente cambiò la pittura, incominciai a fare pittura religiosa, fondai un gruppo di arte sacra che si chiamò GREMIO 62. Facemmo una grande esposizione nella Biblioteca Nazionale, pagata dal Ministero della Cultura. Poi fui invitato a rappresentare la Spagna in un'esposizione internazionale di Arte Sacra in Francia. Cercammo di fare un gruppo di artisti per rinnovare un po' il tempio, la Chiesa, perché ci rendemmo conto che allora si faceva un'architettura disarticolata. Bene vi sto dando la mia esperienza che può essere interessante, ma io volevo parlare della bellezza. Poi passo alla bellezza, finisco subito questo... In questa situazione, ebbi... - (poiché) Dio mi ha portato attraverso una serie di incontri - ebbi una storia che mi segnò.

Io avevo uno studio di pittore insieme con artisti, scultori, pittori, ecc., cercavamo di integrare, fare un'arte integrale, mettendo in comunicazione attraverso questo (studio) architetti, scultori, pittori, ecc. Era un studio vicino a Piazza di Spagna. Un anno a Natale andai a casa mia, dai miei genitori, per passare il Natale con loro, trovai che la cuoca, la donna di servizio che avevano in casa - i miei genitori stavano bene economicamente – la trovai che piangeva in cucina la notte della Vigilia di Natale. Era già una donna sposata, abbastanza bella, benché in età, ed io gli dissi: "Che cosa le succede"?. Una tragedia in casa sua: suo marito era un ubriaco alcolizzato, voleva ammazzare suo figlio. La polizia lo aveva messo in carcere. Una tragedia terribile. E mi disse "per favore" se (potevo aiutarla). Allora io cercai di aiutarla. Andai dove viveva. E viveva in una baracca orribile, una casa spaventosa piena di bambini piccoli. Conobbi suo marito che era zoppo. Allora io presi questo signore, questo alcolizzato, e me lo portai ai Corsi di Cristianità (Cursillos) ad un corso che io davo da professore. L'uomo rimase impressionato sentendomi parlare di Cristo, ecc. Ma come sapete un alcolizzato... Dopo 15 giorni ricominciò a bere e tornarono i disordini in casa. Insomma questa povera donna mi chiamava per telefono perché io ero l'unico che era in grado di calmarlo, poiché ero l’unico che quell’uomo ascoltava. Andavo lì a pacificare la cosa e mi domandai "non sarà che Dio vuole che venga a vivere con questa famiglia affinché questo uomo possa rifarsi la vita e smetta di bere?" Cosicché detto, fatto. Lasciai il mio studio, lasciai tutto ed andai a vivere lì con quella famiglia. Mi ricordo che lì vivevano in un porcile. Nella cucina c'erano quattro gatti. Ma in quel posto ebbi un incontro sorprendente. Mi trovai con la sofferenza degli innocenti. Io, come esistenzialista, discepolo di Sartre, avevo letto molto. Lì mi trovai con una donna malata di Parkinsón che chiedeva elemosina per la strada e che fu abbandonata da suo marito; un'altra persona che era stata violentata non so quanto… Cioè, una quantità di gente, un sostrato sociale profondo, pieno di gente che stava nella miseria più terribile e segnata per i peccati degli altri, che portavano una croce. Lì, tra questa sofferenza, tra questa gente segnata per i peccati degli altri, trovai Cristo crocifisso. E fu per me una cosa grandissima.

Dopo partì in Africa per fare il servizio militare come Alfiere (alférez provisional en la prácticas). E quando ritornai dissi (a me stesso): "se domani torna Cristo nella seconda venuta mi piacerebbe farmi trovare ai piedi di Cristo crocifisso oggi nel mondo". Allora mi resi conto che Dio mi stava chiamando a questo, e non mi lasciava vivere, mi stava chiamando a questo. Alla fine un assistente sociale mi disse che in Palomeras Altas c'era una baracca che avevano appena abbandonato: "Da' un calcio alla porta e mettiti lì". Era un posto pieno di quinquis, di gitani… Franco aveva appena fatto le UVAS, Unità Comunali di Assorbimento. Avevano buttato giù moltissime baracche. C’era l'UVA di Vallecas, l'UVA di Canillejas, tante UVAS. Questi erano posti che rimanevano come sacche di miseria dove c'erano gitani e gente di ogni tipo. Allora decisi di mettermi lì. Io andai alle baracche non per insegnare a leggere, benché fossero tutti analfabeti, non per fare nessuna opera sociale, bensì per mettermi ai piedi di Cristo crocifisso. C'è una presenza di Cristo nell'Eucaristia, ma c'è anche una presenza di Cristo enorme nella sofferenza umana. Per questo motivo vissi con un atteggiamento completamente diverso. Io non andavo lì paternalísticamente ad insegnare niente, né a dare niente. Andavo a ricevere, andavo a mettermi in contemplazione. Chissà, sembrerà assurdo questo. Chissà, qualcuno può dire "buah". Ma per me fu molto importante andare con questo atteggiamento.

Cosicché mi misi in quella baracca con la Bibbia e una chitarra. C'era lì una branda a terra, un materasso, un tavolo, era pieno di topi, faceva molto freddo. Era una baracca piena di buchi e faceva tanto freddo, venivano molti cani che vivevano con me e mi riscaldavano. Lì poi conobbi Carmen. Lei doveva andare in Bolivia, ad Oruro, per una missione tra i minatori di Oruro. Aveva parlato con l'Arcivescovo Manrique che conobbe in Israele. Allora cercava una equipe per questa missione e attraverso sua sorella, la sorella di Carmen mi conosceva, mi conobbe ed allora pensò che io potevo essere un buon collaboratore per questo gruppo di Oruro. Allora lei si prese un'altra baracca ad un chilometro, in una zona piena di quinquis e lì si fece una baracca con un'amica, pensando di convincermi ad andare ad Oruro. Questa è stata (la storia) di come Dio mi portò un po', se volete, alle baracche. Io pensavo questo: di mettermi ai piedi di Cristo.... Dopo lì, per esempio, subito, nelle baracche, un gitano che abitava accanto, suonò alla porta ed entrò. Allora si domandavano chi io fossi. Io portavo la barba. Alcuni dicevano che avevo fatto un fioretto, altri che ero un protestante perché portavo sempre la Bibbia. Il mio parlare era diverso dal loro. Non sapevano rispondere a che cosa io facessi lì e chi io fossi. Ma lì a poco a poco cominciarono a venire i gitani con la chitarra e a cantare. Subito, poiché io avevo la croce, mi chiesero, mi obbligarono a parlare di Gesù Cristo. Ma io dicevo loro che non sapevo parlare di Gesù Cristo.

Mi resi subito conto che tutti i discorsi dei Cursillos non servivano per gente, come i gitani, che era completamente analfabeta e che hanno una forma di accostamento alla realtà completamente diversa dalla nostra. Non appena dici tre concetti... non ti ascoltano. Dio mi portò in un posto dove, come in un laboratorio, bisognava trovare una sintesi teologico-catechetica che saranno le origini della Cammino Neocatecumenale. Ma io oggi non vengo a parlarvi del Cammino Neocatecumenale, benché sia molto importante. Vi ho parlato, con alcune pennellate, della mia esperienza. Ritornando alla frase di Dostoyevski, “La bellezza salverà il "mondo”… La bellezza, come sapete, è un trascendentale dell'essere, vicino al bene ed alla verità. Perché, come dice San Tommaso, tutta la realtà è una, è vera, è autentica. Ma a me piace rapportare la bellezza col piacere. L'emozione estetica. La bellezza, ci produce piacere, ci dà emozione. All’inizio Dio, in qualche modo, ha creato la natura. Chi ha creato la natura, l’ha fatto bella per darci un piacere. Quando uno si innamora di una ragazza, si fa bello, una ragazza si fa bella per il suo fidanzato e vuole provocargli un piacere. Il piacere sta in relazione con l'amore. Ed è interessante, per me come pittore, che ho studiato le leggi armoniche (è strano che abbiamo pochissima formazione estetica), che tutto nella natura è relazionato ed è in funzione della bellezza. Non tutto è bellezza, in un certo senso, ma le leggi armoniche stanno in una relazione di materia, di forma… È curioso, la scienza che studia le relazioni armoniche è la matematica. C'è per questo motivo tutta una serie di equazioni che sono di tipo matematico. Già nell'arte Platone parlava della geometria del creato e della matematica. Nell'arte, come nella pittura, nella scultura, nella musica, nella poesia, tutto è in relazione, relazioni che sono armoniche. È molto importante perché le leggi.... (si rivolge a Consolación Isart, Preside della Facoltà di Umanistica) Acconsenti ad alzarti? Dio stabilisce.... Vedete lo zigomo di questa ragazza? Questo è come una collina, ci sono alcuni chiaroscuri, dopo c'è una cosa molto delineata che è l'occhio, c'è dopo una cosa tersa che è la fronte, c'è dopo un cambiamento di materia che sono i capelli… Queste relazioni che sono matematiche, se io le scompongo da questo viso e le metto in un quadro astratto e faccio uno sfumato, in seguito faccio un disegno a punta secca, questo sfumato, questo chiaroscuro, avvalorano il disegno che faccio a punta secca, una grafia.

Pensate ad un quadro di Kandinsky. Poi creo una tersura con un altro materiale come è la fronte e dietro faccio con un altro materiale una cosa rugosa. Bene, questo materiale rugoso sta abbellendo un'altra tersura, questa tersura sta abbellendo questo disegno dell'occhio, questo disegno dell'occhio sta risaltando questo chiaroscuro.... È tutta una espressione di relazioni. È come se le leggi armoniche della bellezza dicessero che quello che esiste, quello che rapporta profondamente la bellezza è l'amore, l'amore di una materia con l'altra. W. Kandinsky, Composizione VIII del 1923 Wassily Kandinsky Andiamo ad un paesaggio. Lo splendore del cielo azzurro e la montagna rocciosa; la durezza della roccia viene risaltata (dal bosco). Sotto alla roccia c'è ugualmente una materia, un bosco, tutto identico, questa materia è la stessa cosa che i capelli; poi appaiono, come l'occhio, alcuni case molto disegnate, dopo una pianura… Capite, percepite?. Vi presento un quadro astratto, e nel modo in cui abbiamo molta deformazione per sapere vedere l'arte domandiamo: "che cosa significa questo"? Ma non significa niente, ma ho cercato di fare una relazione armonica di colori, estetica e basta, senza nessun significato. Non tutte le relazioni in arte sono arte. Se faccio una massa e dopo faccio alcuni scarabocchi non è arte, ma (è arte) le relazioni matematiche perfette in una superficie.

Quando ero professore, in una scuola, lavoravo in una classe coi ragazzi. Davo ad ognuno una superficie. Conoscete la pop-art? E davo loro una serie di oggetti, una matita, una quadro… Sapete che la pop-art colloca così oggetti sui dipinti. E dissi ai ragazzi: "collocate questi oggetti in una forma estetica". È una cosa interessante che posso fare con tutti voi affinché imparaste a vedere l'arte ed a conoscere l'arte. Allora se c'è un artista, l'artista intuisce queste equazioni che sono difficilissime e molto complicate. Le intuisce e le applica. Quindi: esiste una relazione matematica tra gli oggetti, la bellezza e la disposizione? Sì, esiste un plus, un massimo, esiste. Non so se mi spiego, ho parlato con pennellate per vedere se lo capite. Questa relazione matematica che esiste tra l'armonia, esiste anche nel tempo, esiste nella musica. È molto importante la musica perché ci insegna la bellezza nel tempo. Ogni nota avvalora la successiva nel tempo, nella pittura ciascuna materia avvalora, ogni tersura, ogni materiale, ogni progetto, avvalora l'altro. Per esempio, la quarta (sinfonia) di Beethooven, comincia con una dissonanza. Conoscete la quarta di Beethoveen? Ciò è stupendo. Nel tempo, avvalora il tempo, diciamo cosi… Per non parlare della poesia, della parola, della scultura. Per esempio Henry Moore, scultore inglese, avete sentito parlare di lui? Molto importante.... Dovete conoscere un po' di cultura. Henry Moore ha studiato le ossa umane, ha visto nelle ossa dell'uomo che la cavità del femore è perfetta. Quella cavità è perfetta per una funzione di articolazione e contemporaneamente è estetica, al massimo. Fare una curva estetica, bella, è difficilissimo. La curva del collo di una foca è meravigliosa. Come sono relazionati gli animali, non qualunque curva è estetica.
Moore prende quelle cavità, le studia e fa una scultura di curva, perché ad una curva di un certo tipo gli corrisponde un'altra protuberanza di un altro tipo affinché sia estetica, perché tutto sta in relazione.

Diciamo cosi che nell'estetica c'è un profondo segreto, che è l'amore. Dicevo della pittura, la tersura del cielo sta abbellendo la durezza delle rocce, la durezza della roccia sta avvalorando la bellezza del bosco, il bosco sta risaltando la bellezza delle case del paese, queste relazioni sono molto importanti. Potrei fare una conferenza su questo, ma avrei bisogno di diapositive. Anche i colori, un colore canta l'altro, i complementari: il rosso è il complementare del verde, il viola è il complementare del giallo… per esempio, Van Gogh in "I Girasoli" utilizza tutte le ombre violette. C'è un canto, qualcosa di sacro, sempre che si superino i preconcetti che avevamo prima che cioè la pittura vuole copiare la natura. Al contrario, come diceva Óscar Wilde, è la natura quella che imita l'arte. Come è che la natura imita l'arte? Sì, perché l'artista si abitua a vedere la natura, ed ogni mattina quando in una casa vede alcuni girasoli in un vaso da fiori, dice mi ricordano "i girasoli di Van Gohg".

Vedi, la natura copia l'arte, l'arte si è abituata a guardare la natura. Così, vedi un paesaggio meraviglioso e dici: "fa' attenzione a quel paesaggio, mi ricorda un paesaggio di Torner"; o vedi un temporale e così sono alcuni paesaggi di Rembrandt.

"La bellezza che salva al mondo" e l'arte stanno in relazione, perché possiamo vedere che è come un linguaggio di amore tra materie e colori, ogni colore canta l'altro. Io prendo, per esempio, una combinazione del rosso in pittura che è un colore marrone, e se è importante che si dia la bellezza nella natura, gli metto al lato un giallo, come il complementare del giallo è il viola, questo stesso colore si cambia in violetta, senza che io faccia niente. Io ti metto qui un giallo e tu dici questo è un carminio tendente a violetta. Prendo questo stesso colore e metto un verde al lato e dici: quello è un marrone. Negli stessi colori è come se ci fosse nella natura un linguaggio che vuole che tutto sia bello. Perché deve essere bello? Perché la bellezza ci produce un'emozione estetica. Anche nella scienza. Quando Archimede esclamò "eureka", ebbe un'emozione estetica. L'emozione estetica, il piacere, è un'emozione che è estetica che ci emoziona che ci produce piacere, un gran piacere. Non solo, Dio mostra che ci ama facendo tutto quello che ci circonda bello per darci piacere; la gente, benché sia oggi atea, va alla natura. Io sono stato alle cascate di Iguazú ed è magnifico. Inoltre, mi persi una volta tra la montagna, andavo a pregare a Gredos, e mi persi. C'è nella natura qualcosa di amabile, non ti spaventa anche se ti perdi nel deserto. La bellezza: c'è un'eco nella natura qualcuno ti ama. Come è possibile che siamo atei?

Chi ci sta "cambiando l'acqua"? Questo è molto importante. Che cosa significa "cambiare l'acqua"?. Che c'è un ambiente di ateismo. Noi dobbiamo cambiare l'acqua? Occupiamo le Università, occupiamo la televisione, prendiamo i mezzi di comunicazione? Vero? Cambiamo l'acqua a tutti cristiani Questo è quello che bisogna fare?. Ma ci hanno cambiato l'acqua, e senza renderci conto tutto il mondo sta facendo le stesse cose, tutti facciamo footing, tutti andiamo alle palestre, tutti siamo preoccupati per il nostro corpo... Riflettiamo un momento. Dice Mc Luhan che "il mezzo è il messaggio". Conoscete a Mc Luhan? Per questo noi nel Cammino usiamo poco i media, perché ci fidiamo del "mezzo". Sì, Hitler prese la radio, la stampa, la televisione ed ingannò il paese - Il popolo tedesco era convinto che Hitler era un santo, bombardò tutti. Ma è curioso, se "il mezzo è il messaggio", Gesù Cristo ha dato solo un messaggio: ha voluto salvare il mondo attraverso "la stoltezza della predicazione" e ha inviato i suoi apostoli a due a due, senza borsa, senza bisaccia e senza niente. Senza niente, è tanto terribile questo. Andavano senza niente, scalzi, come gli ultimi della terra. Con questo "mezzo" (Cristo) salverà il mondo. Tanto importante è questo che San Matteo dice: "Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; nudo e mi avete vestito” (Mt. 25, 35-36) Questo si è attribuito in seguito con la cristianità ai poveri e al sociale, non è questa l’interpretazione del testo e non lo dico io, lo dicono grandi teologi. Se facciamo un'analisi seria di questo testo dice: "quando l'avete fatto a uno dai miei fratelli più piccoli". Qui si riferisce agli apostoli che invia senza borsa, senza bisaccia e senza bastone. In definitiva, San Matteo vuole dire che alla fine dei tempi le nazioni saranno giudicate se hanno accettato o respinto la Chiesa, presente nei più poveri. Il "mezzo" che sceglie per salvare il mondo sarà questi "piccoli". Dove sono oggi questi "piccoli"?. Se vogliamo veramente evangelizzare l'Europa, dove stanno? O dobbiamo tornare a prendere la cultura e "cambiare l'acqua"?. Perdonatemi, non penso qui di scandalizzare qualcuno, sto in una Università, ma la colpa è vostra che mi avete invitato. Con questo non voglio dire - io non sono esagerato - che dobbiamo essere cristiani e non dobbiamo usare la televisione. Mi riuscite a capire vero? Riuscite a comprendermi? Però è una cosa molto importante, perché possiamo deviarci da dove sta il quid reale della nuova evangelizzazione dell'Europa.

Ritornando alla bellezza, ritornando alla frase di Dostoyevski "la bellezza salverà il mondo" che è stata commentata dal Papa. Giovanni Paolo II quando ha parlato degli artisti ha detto una frase profonda: "Questo mondo nel quale noi viviamo ha bisogno di bellezza, per non cadere nella disperazione". Il Papa ha rapportato la bellezza con la speranza, con l'amore. Ossia che gli uomini senza bellezza, arrivano alla disperazione, al suicidio. Questo è importante, perché adesso, noi del Cammino Neocatecumenale stiamo facendo una nuova evangelizzazione in tutta l'Europa, soprattutto nei paesi post-comunisti. Vengo ora da Kiev. Abbiamo tenuto una relazione, davanti al Consiglio per i Laici, delle nazioni che vengono dal comunismo. Si è fatto testimonianza di tutti i martiri, è stato importante. Noi stiamo inviando famiglie in missione, impiantando la Chiesa in tutti questi paesi. Gli Stati di questi paesi si stanno rendendo conto, dopo il comunismo, che c'è una relazione con la bellezza. Hanno fatto grandi costruzioni di tipo socialista, dove i quartieri sono pieni di case uguali, come scatole di cerini, senza nessuna bellezza. Hanno subito scoperto che c'è una relazione tra questo e la quantità di suicidi. Per questo motivo interessa loro che facciamo cose belle nella città. Ci hanno offerto la possibilità di fare chiese, a noi e anche all'Islam. Curiosamente, l'Islam ha un'estetica, e sa fare una moschea tutta dorata. Ciononostante, oggi la Chiesa non ha nessuna estetica. Nel 1997 facemmo un incontro a New York dei Vescovi (delle Americhe) su questo tema: "Con quale estetica la Chiesa Cattolica pensa di evangelizzare il terzo millennio"?

Parteciparono 250 vescovi per cinque giorni, su questo tema: l'estetica. I parroci vogliono fare una chiesa e chiamano un loro amico architetto, ed uno gli fa un “monito” (scimmia), un altro gli fa un garage, un altro gli fa così una cosa con una frittella sopra, un altro gli fa un'altra cosa. Stiamo dando una battaglia all'Islam, in un certo senso. La Chiesa deve riproporsi l'estetica, la bellezza. Per questo motivo noi stiamo lavorando con un gruppo di architetti ed artisti su questo punto. Abbiamo appena fatto ora una Chiesa a Madrid, Santa Catalina Labouré, Vero? Una parrocchia, con un Catecumenium, con un nuovo tipo di estetica, tutto di vetro azzurro e pietra bianca, con ogni doratura, un nuovo tipo di assemblea, perché questo è molto importante.

L'estetica, la bellezza, è un riflesso profondo dello spirito. Ritornando a "la bellezza che salva i mondo". Già gli ebrei… Dice il Talmud che Dio giudicherà gli uomini nel mondo futuro, nell'altra vita, (questi) dovranno rendere conto di quelle cose che Lui ha fatto perché l’uomo potesse godere in questa vita e non ha goduto di esse... Perché non soltanto sta in relazione la bellezza col piacere (quello che dimostrerebbe che Colui che ha creato questo universo ci ama) ma ha messo anche il piacere in altre cose, come nel mangiare, anche nell'amore: fare l'atto sessuale ci dà piacere. Colui che ci creò ci ama, profondamente, perché chi ti ama.... Se tuo hai un ospite in casa tua e ci tieni moltissimo, ti piace sistemare la casa perché sia bella, dargli piacere, farlo mangiare bene: stanno in relazione il piacere e l'amore. Al contrario, quello che ti odia ti fa soffrire. Bene, continuo a parlare a pennellate. Noi, attacchiamo i protestanti che conoscono la Scrittura ma non hanno la tradizione. Ma quando (noi) ci avviciniamo all'Antico Testamento, siamo più protestanti degli stessi protestanti, perché usiamo l'Antico Testamento senza conoscere la tradizione (ebraica). È molto importante la tradizione orale. Ma c'è una cosa fondamentale. Vedete, nella Scrittura, quando il libro della Genesi dice che Dio creò Adamo ed Eva, Dio affida ad Adamo la missione di dare nome a tutte le cose create nel giardino del paradiso e (Adamo) non trovò un aiuto simile a lui. Allora Dio lo fece entrare in un profondo sonno e con una costola “edificò”, “costruì” una donna. L'ebrei dicono che questa parola - "edificare" – ha lo stesso significato di fare arte dell’artista, lo stesso che costruire una scultura, lo stesso che fare le trecce dal parrucchiere ad una donna bella. La creò bella, tanto è vero che quando Adamo la vide rimase così sorpreso della bellezza di Eva. È proverbiale in tutta la tradizione degli ebrei la bellezza di Eva: «Ecco, questa è veramente carne della mia carne, ossa delle mie ossa » (Gn. 2,23)

Bene, quando Israele parla dell'esodo, sapete che Dio invia Mosè che salverà il popolo dall'Egitto e lo porterà al Monte Sinai. La tradizione orale rabbinica dice che già l'incontro sul Monte Sinai con l'Alleanza....(è un matrimonio). Sapete che Dio appare sul Monte e dice: "Ascolta l'Israele: io sono l'unico Dio, amerai Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutte le tue forze". Così, paragonano la prima creazione (il Giardino, Adamo ed Eva) con l'Alleanza sul monte Sinai, come se l'incontro, (l'alleanza sul Monte Sinai quando l'Israele riceve la Torá) fosse una nuova creazione. La prima manifestazione di Dio si presenta come amore, come uno sposo. Poi Osea lo approfondirà: lo sposo, la sposa. Allora Israele, dice Mosè, è come un “grande auditorio”, e lo porta come la sposa davanti allo sposo (lo stesso di Dio che "edificò" Eva e la portò ad Adamo) e i rabbini paragonano il Monte Sinai all'albero della conoscenza del Bene e del Male, un albero che dà un frutto: la Torá. Tutta questa è la tradizione più antica. Ma c'è qui un punto molto importante che è la bellezza.
Dicevano i rabbini che nella prima creazione Eva era bella ed ora, quando Mosé porta il suo popolo fino al monte Sinai, che cosa succede? Che l'Israele non è bello, perché viene dall'idolatria ed il paese è pieno di ciechi, perché gli idoli ci accecano. Quando un uomo si fa un'idolatria e si fa un idolo (un'ideologia) e chiede la felicità a questa immagine, a questo idolo che è una falsità, che è una bugia, che è un demonio, questo diventa cieco alla volontà di Dio. Nel senso che l'uomo non vede l'amore di Dio perché sta chiedendo l'amore a questo idolo. Così gli idoli ci trasformano in ciechi, in sordi, non ascoltiamo, non sappiamo ascoltare Dio. Il piano che Dio ci vuole realizzare nella storia non ci interessa. Per esempio, un uomo sta per ammazzarsi, o si sta condannando, o è pieno di superbia e Dio permette che abbia un cancro perché si possa salvare, perché (la malattia) lo porti ad una riflessione profonda su quello che sta facendo. Ma questo uomo, come ha l'idolo della salute, per esempio, non accetta, non sopporta, non ascolta, è cieco, non sopporta questa malattia. Questo è quello che ha l'idolatria, gli idoli. Dicono i rabbini che quando venne Israele dall'Egitto erano idolatri, erano stati sotto gli idoli. Questo paese era pieno di ciechi, di paralitici, di zoppi, di sordi, e Dio fece un miracolo a Israele che è sua sposa. Parlò, e tutti ascoltarono, non ci sono più sordi. Tutti videro la Parola con le fiamme di fuoco che scendevano su essi: non ci sono ciechi, non ci sono sordi, tutti divennero uno. In modo che, come sapete, dopo i profeti e dopo l'Esilio, già i profeti parlano che il Messia che verrà farà i miracoli dell'Esodo centuplicati. Per questo motivo il Messia che verrà, che cosa farà il Messia?. Dunque lo sapete. Al precursore, San Giovanni Battista, dopo che ha detto "agnello di Dio che togli il peccato del mondo", lo mettono in prigione e sta in crisi totale. Mandò i suoi discepoli a domandare a Gesù Cristo: ma sei tu?. Ora dubita che sia questo il Messia. Perché tutte le crisi sono molto importante nella nostra vita, vero? Così, domandano a Gesù Cristo: "sei tu quello che deve venire o dobbiamo attenderne un altro"?. E dice loro Gesù Cristo: "dite a Giovanni: i ciechi vedono, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono mondi, i sordi sentono". Questo è molto importante, perché quando appare Gesù Cristo i ciechi vedono. Che cosa è quello che vedono i ciechi? Che cosa è quello che vede un cristiano? L'amore di Dio nella sua storia. Che cosa è quello che ascoltano? La Parola di Dio che non è soltanto quella che ascoltiamo in Chiesa, ma è la Parola che illumina la storia, perché noi realizziamo l'essere cristiani nella storia. Abbiamo superato la religiosità naturale, i religiosi naturali hanno il luogo sacro che è il tempio ed il mondo che è profano. Allora esiste una dicotomia tra vita e liturgia, tra religione e vita. Non così noi "perché arrivano già i veri adoratori che il Padre mio cerca, quelli che adorano Dio in spirito e in verità". Che cosa è adorare Dio "in" spirito e verità?. lo dice lo stesso incontro con la Samaritana: non si adorerà "oramai più Dio nel tempio di Gerusalemme né sul Monte Garizim".

Tutti i popoli stanno cercando un axis mundi: quel luogo dove Dio realmente, se tu vai in peregrinazione in quel luogo, Dio ti ascolta e tutto quello che gli chiedi te lo dà. È il luogo dove salgono e scendono gli angeli, questo significa che l'uomo chiede a Dio una cosa ed un angelo porta fin sopra la preghiera e dopo discende con la risposta. Per questo motivo già Giacobbe, nella scala di Giacobbe, vedeva che quel luogo era per eccellenza il luogo santo perché salivano e scendevano gli angeli. Gesù Cristo dirà che Lui è quel luogo, perché tutta la Scrittura ha un'unità perfetta, tutta. Spero che Dio dia questa unità ai cristiani che ci faccia conoscere profondamente la Scrittura e l'unità che esiste in questa. Gesù Cristo gli dice: "donna, è giunto il momento, ed è questo, in cui arrivano i veri adoratori che il Padre mio cerca, quelli che adorano Dio in spirito ed in verità", perché Dio è spirito. Dio è adorato in spirito, la risposta a questo lo dà dopo lo stesso testo. Perché dicono (i discepoli) a Cristo, "Rabbì mangia, mangia", e dirà Cristo: "io ho un cibo (da mangiare) che voi non conoscete, mio cibo è fare la volontà di Colui che mi ha mandato", di fare la volontà di Dio. Si domandano i Padri della Chiesa quale è la scienza dei Santi. Quale è la scienza dei Santi? L'umiltà, no! L'obbedienza, la santità, la carità, no! È fare la volontà di Dio. E come ti mostra Dio la sua volontà? Nella storia, con gli avvenimenti. E quale è questa volontà di Dio? Perché dice Cristo: "guardate i campi, sono già pronti per la mietitura, vi ordino io di mietere ciò che voi non avete lavorato, altri hanno lavorato e voi siete subentrati nel loro lavoro, perché in voi si realizzi quel proverbio che si diceva tra la gente, che è duro seminare nel freddo e dopo viene un altro che non ha lavorato e che non si è alzato alle quattro del mattino e che non ha patito il freddo, arriva tranquillamente senza avere lavorato e raccoglie il frutto, ciò è duro". Chi ha seminato? Cristo ha seminato col suo sangue, ha preparato i popoli a ricevere la salvezza. Tutti gli uomini, tutti, sono predisposti e per questo motivo non bisogna avere paura. L'Europa spera da noi, dai cristiani, una nuova evangelizzazione. Il problema è dove sono i cristiani? Questo è il punto.

C'è allora una bellezza. Già in Israele si aspetta il Messia che venga a realizzare questa bellezza. Quale è questa bellezza? I ciechi vedono... i cristiani. Allora che cosa è la Chiesa? Il corpo di Cristo resuscitato dove i cristiani ascoltano, vedono Dio nella loro storia, ascoltano la sua Parola che illumina la loro storia, camminano per salvare il mondo. Erano morti e sono stati resuscitati alla vita. Allora, deve apparire la comunità cristiana. Questo è quello che tenta di fare il Cammino: fare comunità cristiane dove si manifesti la bellezza di Cristo che è Cristo che salva al mondo. Perché? Perché questi cristiani mostrano al mondo che Dio è amore, facendo si che la sua volontà trasformi il mondo, perché tutto quello che ci circonda della bellezza di Dio è amore per noi. Vedete, sul monte Sinai Dio dice: "Amerai Dio con tutto il tuo cuore".

Nel Cantico dei Cantici: "Come sei bella amata mia, amica mia come sei bella. Sei bella come Gerusalemme Che belli sono i tuoi piedi nei sandali, figlia di principe. Le curve dei tuoi fianchi opera di una mano di artista.. ". Badate a quello che dice la Scrittura, la stessa cosa che io dicevo di questa ragazza. Dio ha fatto la donna come un'opera d'arte; la curva, solamente un artista sa fare una curva perfetta, bella. È come una ascesa. L'uomo è stato creato per essere amato come una sposa. Dio l'abbellisce. E qui dico un'altra pennellata. Oggi si parla di mondo globale, di globalizzazione, di villaggio globale, (termine) che ha coniato anche Mc Luhan che c'è un'unica cultura (monocultura). C'è una cosa nell'Apocalisse che è molto importante e ve la leggo. Spero di suggerirvi alcuni cose, darvi chiavi (interpretative) in questo incontro. Dice l'Apocalisse: " Allora uno dei sette angeli che hanno le sette coppe mi si avvicinò e parlò con me: «Vieni, ti farò vedere la condanna della grande prostituta che siede presso le grandi acque. Con lei si sono prostituiti i re della terra e gli abitanti della terra si sono inebriati del vino della sua prostituzione». L'angelo mi trasportò in spirito nel deserto. Là vidi una donna seduta sopra una bestia scarlatta, coperta di nomi blasfemi, con sette teste e dieci corna. La donna era ammantata di porpora e di scarlatto, adorna d'oro, di pietre preziose e di perle, teneva in mano una coppa d'oro, colma degli abomini e delle immondezze della sua prostituzione. Sulla fronte aveva scritto un nome misterioso: «Babilonia la grande, la madre delle prostitute e degli abomini della terra». (Ap. 17, 1-5) Più avanti gli chiede che gli spieghi che cosa sono quelle visioni e gli dice: " «Le acque che hai viste, presso le quali siede la prostituta, simboleggiano popoli, moltitudini, genti e lingue. La donna che hai vista simboleggia la città grande, che regna su tutti i re della terra». (Ap. 17, 15. 18.) Cioè, chiama la gran città e la chiama in un altra parte Babilonia, Egitto, Roma, New York. New York, oggi lo spirito della gran città, la gran città che domina le nazioni della terra, il mondo, la gran città. L'Islam si sente minacciato dalla potenza di questa grande città ed abbatte le torri di New York. Io ho avuto un incontro a New York, coi vescovi, su questo tema.

Quanti aborti nel mondo, 300 milioni in Cina. Aborti, eutanasia in Olanda, da tutte le parti, quante abominazioni. A volte si sta toccando l'Albero della Vita con la clonazione, con la genetica. Che cosa sta succedendo? La grande città che ci "hanno cambiato l'acqua". C'è una monocultura. Mi ricordo di aver fatto un viaggio in l'Asia, per visitare le comunità. Il Cammino Neocatecumenale è diffuso in tutto il mondo. Ci hanno chiesto di incontrare le comunità della Corea, del Giappone, della Tailandia. E la prima volta rimasi impressionato nel vedere che, in fondo, e la stessa architettura, un unico architetto, uno stava a Tokyo, dopo era a Seul, dopo stava in Cotaquinabalo.... Tutte le città erano uguali, tutto era uguale. Le ragazze vestivano tutte la stessa cosa, con blue jeans, gli stessi film, da tutte le parti.... Che cosa succede? Hanno rinunciato alle loro culture? C'è qui una sola cultura? Tutto è uguale. È impressionante. Fa' un viaggio di città in città per tutta l'Asia e rimarrai spaventato. Che cosa sta succedendo? Bisogna saper riflettere. Di fronte a questa grande città, nell'Apocalisse si parla di un'altra grande città, la Gerusalemme celeste, che discende del cielo adornata come una sposa, splendente di bellezza, come una pietra splendente. Questa Gerusalemme celeste..., "sei bella come Gerusalemme", dice il Cantico dei Cantici. In che cosa consiste questa bellezza? E che cos’è la Chiesa? È Cristo! Cristo!… Io sono Cristo. Dice San Paolo “non sono più io che vivo ma è Cristo che vive in me" (Gal. 2, 20). I cristiani hanno ricevuto la natura di Cristo. Cristo abita in noi. Dice San Paolo: “Caritas Christi urget nos… L'amore di Cristo - ci urge - ci spinge al pensiero che se uno è morto per tutti, tutti sono morti"… (2 Cor 5,14) Dice: "morì per tutti". perché Cristo morì per tutti? "Affinché quelli che vivono, non vivano più per se stessi"… cioè, guardate all'antropologia di San Paolo. Per San Paolo gli uomini sono come condannati a vivere tutto per se stessi. E questa di vivere tutto "per se”, secondo San Paolo è una condanna. Diciamo che l'uomo che si separa da Dio si fa il dio di sé stesso ed il peccato di essersi separato di Dio gli porta a vivere la realtà in una cosmogonia dove il suo “io”, lui, è dio. Allora, lui vive tutto, la realtà la vive, in funzione di questo “io” da soddisfare, che pensa essere il bene, essere la verità, (vivere) da se stesso. È come condannato a sé stesso. E che cosa succede all'uomo? Perché San Paolo considera questo una condanna che l'uomo e condannato ad offrirsi tutto a sé stesso, a vivere tutto in funzione di se stesso? Un ragazzo giovane di quindici anni, di sedici, che ha lasciato la Chiesa, come vive la realtà? Dunque, è lui tutto, (vive) giudicando suo padre che lo considera un fascista, sua madre… i suoi amici sono…. Tutto vive dal punto di vista del suo “io”. Va all'Università e vive tutto in funzione del suo io: questo professore mi piace, quel professore non mi piace… questo mi interessa, quello no… Infine, vive tutto in funzione di una cosmogonia nella quale lui è centro di tutto. Ma questo essersi separato da Dio, lo fa il dio di sé stesso, questo....

Sapete che il peccato originale ha provocato una ferita profonda, qualcosa che Kierkegaard chiama "la morte dell'essere, la morte ontica". L'uomo, essendosi separato di Dio, avendo obbedito al demonio che ti dice che Dio non esiste perché ti castra, perché ti impedisce di fare questo e questo altro… "No! Tu non morirai” dice il demonio ad Eva: "Dio sa molto bene che il giorno che tu ne mangi sarai come Dio, conoscerai il bene e male. Dio è geloso, non vuole che ti realizzi”. Allora, Eva si dice: "è vero, se io faccio questo se provo, ho un'esperienza e non ho bisogno più che i preti mi insegnino, che nessuno mi insegni … Io stesso ho esperienza del bene del male, “io” stesso posso diventare una cosmogonia, “io” decido, sono libero, sono dio". "Rompete le tavole", diceva Nietzsche. Tutti l'abbiamo fatto, abbiamo rotto le tavole, io lo feci. Ci siamo affermati… Ma, attenzione, noi sappiamo che dopo esiste una cosa molto profonda. L'uomo, essendosi separato di Dio, sperimenta la morte del proprio essere perché la parola "persona", il nostro essere persona, viene del greco, la radice di persona è la stessa radice che quella di personaggio di un'opera teatrale. Cioè nel teatro, tu fai il principe, tu sei la regina… Vero? Hai un ruolo, una missione, un posto, un luogo. Bene, e se il demonio ti dicesse che non c'è opera teatrale, non c'è ruolo, chi sono io? Che cosa devo fare nella vita? Perdo la dimensione, il mio essere persona non ha nessun riferimento. Ora voglio essere… voglio essere per la mia fidanzata, essere per i miei genitori, voglio essere… essere come artista, essere come letterato, essere come poeta, voglio essere… Ma l'essere persona sta sempre in relazione con l'amore e (l’amore) a qualcuno. E quando questo giovane scopre che in fondo i suoi genitori non hanno (verso di lui) attenzione, perché sua madre ha divorziato tre volte, suo padre ogni volta che lo vede è perché gli dia cento euro… che non è per nessuno… poi si spara. Ogni sessanta secondi si ammazza un uomo nel mondo. La quantità di giovani che si suicidano è enorme. Un ragazzo, questo è vero… mi ricordo che raccontava di una esperienza in Svezia…. Venivano dai Giochi Olimpici di Helsinki… c'era una ragazza carina, svedese, che era seduta sulla ringhiera di una imbarcazione, così di spalle. E questi due spagnoli stavano parlando e all'improvviso, questa ragazza, ad un certo punto, si slega e si getta in mare… rimasero impressionati… stavano commentando di come era bella la ragazza. Vanno di corsa dal capitano e gli dicono di fermare l’imbarcazione perché la ragazza è caduta in mare… Come? Fermare la barca? Uh… Se dobbiamo fermare la barca per ogni giovane che si suicida, non arriveremmo mai a Stoccolma. L'acqua è a meno cinque gradi, cosicché in cinque minuti è già morta… Si ammazzano! L'essere dell'uomo, l'essere più profondo dell'uomo, è morto. Allora l'uomo vuole essere, essere… Ma qui sta il problema. Per quanto voglia essere artista, trionfare, ed essere per gli altri ed essere per sua moglie ed essere per i suoi genitori, c'è qualcosa che non può fare ed è uscire da sé stesso, donarsi… Darsi, amare, amare… perché non può amare? E lì sta il punto, il "Kerigma". non può amare perché ha sperimentato la morte. Amare l'altro significa annientare il mio io, crocifiggere il mio io affinché appaia un “tu”.
Io si iscrive con la "y" greca, e la "t" di tu è una croce. Ammazzare il mio io, crocifiggere il mio io. Come crocifiggo il mio io per questo uomo se io ho paura della morte? Come posso ammazzare il mio io se io non ho vinto la morte?. Allora, la nostra relazione ha sempre un punto di incontro: la morte. Quando appare "la morte", non posso passare. Allora, mi devo separare, si sposano e si separano. Ma se si separano non è perché siano cattivi, bensì è perché non ne possono più, perché la morte che hanno dentro, la morte dell'essere, quello che chiamava Kierkegaard "morte ontica", fa loro vedere quando appare la sofferenza, il conflitto nel matrimonio, fa loro vedere che è come un specchio, come un riflesso della morte più profonda. E questo non possono sopportarlo. La morte dell'essere nel più profondo dell'uomo fa si che la sofferenza non abbia senso. La sofferenza umana non ha senso perché non ha senso l'uomo. E non ha senso l'uomo perché non ha risolto il problema esistenziale della morte. Per questo motivo, nelle città moderne gli anziani bisogna eliminarli, portano lontano gli ospedali. Si ha terrore di soffrire. Perché c'è una malattia dell'uomo profonda che sta nell'essere più profondo dell'uomo.

Per questo motivo la Lettera agli Ebrei dice: "Fratelli, Cristo partecipò della carne e del sangue"… perché? C'è una sintesi profonda di cui parla San Cirillo di Alessandria ed i Padri della Chiesa, … Quelli che stanno in Cammino lo sanno molto bene, ma altri, magari è la prima volta che la sentite. E c'è qui una sintesi. Bisogna conoscere i Padri della Chiesa. Noi, dovendo aprire un Catecumenato nella Chiesa, abbiamo dovuto essere tecnici, studiare a fondo l'iniziazione cristiana, nei Padri, nella Chiesa primitiva. Sentite quello che dice l'Epistola agli Ebrei. Dice nel capitolo secondo, al versetto quattordici, dice: "Poiché dunque i figli hanno in comune il sangue e la carne, anch’egli ne è divenuto partecipe, per ridurre all’impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che per paura della morte erano soggetti a schiavitù per tutta la vita”. Secondo questo testo gli uomini sono sommessi alla schiavitù del demonio per il terrore che hanno di soffrire, di morire. Benché non l'abbiano concettualizzato. Il terrore che hanno dentro, la morte che hanno dentro, il non essere più profondo, fa si che non abbiano risposta alla sofferenza, al cancro, ad un conflitto con la donna, ad un problema con un figlio, quando a uno gli hanno tolto del lavoro… Quando appare la sofferenza, per la paura che hanno gli uomini della morte, sono sommessi al demonio, obbediscono al demonio. Come…? Dunque, divorziando, trovandosi un amante, bevendo, assumendo droghe, scappando dalla sofferenza. Allora, che cosa fa Gesù Cristo, come libera l'uomo…? Allora, bisognerebbe curare dentro l'uomo, bisognerebbe togliergli la morte ontica. Come fa Cristo a togliere il terrore alla morte? "Cristo è risorto!", grida la Chiesa russa, "Cristo è risorto!". "Veramente è risorto", grida tutto il popolo… Allora, Cristo vince la morte, toglie al demonio il potere che ha sulla morte. Sto parlando di cose esistenziali, reali. Non sono moralismi né sono cose pie. Bene, io dico: "Cristo è risorto!"… "Alleluia", grida la Chiesa. Ed a me che mi importa che Cristo sia risuscitato. Non è immanente questo… No, no, non assolutamente… La teologia che ha cercato di togliere il peccato originale e fare un'immanenza del cristianesimo è falsa ed eretica. È molto profondo. Come mi arriva questa vittoria di Cristo sulla morte? Egli è morto per me, è risorto dalla morte per me, è salito al cielo ed intercede per me davanti al Padre. Perché intercede per me? Per quale motivo intercede per me? Affinché io possa ricevere dal cielo un spirito nuovo. C'è qui la fede, la fede… La fede salva il mondo. E come arriva questo spirito a me? Attraverso la stoltezza della predicazione. Per questo motivo io ho lasciato la pittura. Guai a me se non evangelizzasse, perché Dio ha voluto salvare il mondo, non cambiando le strutture, ma attraverso la stoltezza della predicazione.

Dice l'Epistola ai Corinzi: "i greci cercano sapienza, gli ebrei, segni, ma noi annunciamo Cristo e Cristo crocifisso". Guardate, Cristo… questo è l'immagine della libertà, questa è l'immagine della libertà, (mostrando il crocifisso che porta in mano). Cristo crocifisso. Perché se seguite l'argomento che stavo dicendo, gli uomini soffrono… soffrono per una sola ragione, perché non possono amare così. Perché noi diciamo che il peccato originale non ha distrutto la natura, non siamo protestanti. Dice San Paolo che l'uomo conosce realmente il bene, sappiamo tutti che amare è la verità. Dice San Paolo nell'Epistola ai Romani, nel capitolo sette: “mi trovo a compiere il male che non voglio fare". Se io non sono, chi lo fa?. Il peccato che abita in me, l’essermi separato da Dio e l’essermi fatto dio di me stesso. Questo peccato che abita in me, nella mia carne. "E chi mi libererà da questo corpo di morte? Siano rese grazie a Gesù Cristo che ci ha liberati"... . Allora, Gesù Cristo ci invia dal cielo… Come ho detto prima, lo spirito di Cristo dà testimonianza. E come posso io ricevere questo spirito? Come posso riceverlo? Mediante la stoltezza della predicazione. Ora io sto predicando, vero? Adesso sto predicando il "Kerigma"… Questo signore qui con gli occhiali… questo fratello… o questo prete… forse ha bisogno di una parola… perché è un grande peccatore… Bene, dice un'altra cosa profonda l'Epistola agli Ebrei: "Cristo è l'immagine, l’impronta della sostanza divina". c'è Qui una parola filosofica "sostanza", difficile da comprendere. A Dio nessuno l'ha visto. Sostanza, sostanza divina… "Cristo è immagine, impronta della sostanza divina"… Impronta, che cosa è l'impronta? È come il sigillo di un anello che metto sulla cera lacca lasciamo un'impronta nella cera. Cristo crocifisso è l'impronta della sostanza divina. Guardate questa croce. Se io ti dico che questo è l'impronta di Dio, tu che vedi? Io, niente, qui vedo un fantoccio di bronzo… Che cosa è questo? Impronta della sostanza divina. Vuole dire che la sostanza… che cosa è questo? È il calco di un fatto… che Cristo ha dato la vita per te. Ed ora ripeto a questo ragazzo e questo prete… Cristo ha dato la vita per te!. Non quando tu eri buono, ma quando eri un malvagio, un peccatore, quando eravamo nemici di Dio… allora (questo crocifisso) è quando ha dato la vita per te. La gente crede che Dio a te non ti ami perché sei un malvagio… Se abbandoni il peccato, Dio ti ama, se no, non ti ama. Questo è falso! Completamente falso. È esattamente il contrario. Cristo ha dato la vita per noi quando eravamo nemici di Dio, peccatori. Cioè, che la sostanza divina è che ci ama, ci ama con un amore totale… Totale quando siamo peccatori, malvagi… in modo che la nostra malvagità non può separarci mai da Dio, il peccato non ci potrà mai separare da Dio. Perché diede la sua vita quando eravamo peccatori… in modo che questo è qualcosa di profondo… Allora, la natura di Dio è amarci, ci creo per essere amati, per essere amati da Lui. Allora, diciamo così: che mentre io sto parlando ora, la stessa essenza divina è stare in questo uomo e non c’è, non c’è adesso, per esempio. Non c’è… sta in questo? sta in questa ragazza? C’è …? C’è Dio? Se Dio discendesse con la sua gloria, col suo spirito…. Ma credete che sia facile? Che discenda lo Spirito Santo su questo uomo (segnalando un assistente della conferenza), e che lo abiti la Santa Trinità, come in un tempio? Dimostralo se hai la vita eterna dentro… Perché quando fummo battezzati ci fu domandato: "Che cosa chiedi alla Chiesa di Dio"?. E disse il padrino: "la fede". "E che cosa ti dà la fede? La vita eterna". Ah! Allora Cristo, inviandoci lo Spirito Santo ci dà vita eterna, vita che ha vinto la morte, che non muore mai più. Abbiamo vita eterna… Non vita eterna domani, no… Ora, ora….

Dice San Giovanni "Chi odia suo fratello è un assassino e nessun assassino ha vita eterna dentro". Ora… questo fratello ha vita eterna? Che lo dimostri… Questo è il catecumenato della Chiesa primitiva. Perché nella Chiesa devono stare quelli che hanno fede… e la fede è un dono, te la dà Dio. Non è questione morale, non stiamo parlando che tu sei buono o brutto… no, assolutamente. Se questo fratello viene al catecumenato, per esempio, e risulta… sì… quello viene alle catechesi e viene nelle nostra comunità, ma Dio non gli ha dato la fede, non ha dentro la natura divina. Io che colpa ne ho? Dio non lo trovò degno di dargli la fede "perché la fede non è di tutti", dice San Paolo. Questo non ha niente a che vedere con la salvezza eterna, né con la condanna eterna. Questa è una stupidità…. questa è una stupidità. Realmente la cosa importante è che questo fratello abbia la natura divina. Perché se Dio gli ha dato la sua natura, questo si mostra rapidamente E come? Nelle opere. Quali opere?? Opere di vita eterna. E quali sono le opere di vita eterna? Ah…! Molto interessante. È pregare? Pregano più gli Ebrei e i Mussulmani di noi. È essere onesto…? Un comunista può essere onesto. Quali sono le opere di vita eterna? Sarebbe interessante domandarlo. Perché su questo ora vedremo che significa essere cristiano. Ora capiremo che cosa significa salvare il mondo, come si evangelizza l'Europa, come si fa una Università cristiana, con cristiani. Quali sono le opere cristiane? "Amatevi come io vi ho amati. In questo amore il mondo saprà che siete i miei discepoli… ". "Padre, come noi siamo una cosa sola, come tu sei in me e io in Te, siamo essi uno in noi… affinché il mondo creda." (Cfr. Gv. 17, 22-23) Gesù Cristo ha fatto una cosa grande, ha condotto l'umanità, l'ha salvata dalla morte e l'ha introdotta nella Santa Trinità… Diciamo così, è come se adesso, tutte le lampadine di questa casa si fulminassero perché ci sono alcuni guasti elettrici e tutto è al buio e qualcuno sale in alto per cambiarle e le cambia e le riaccende tutte. Cristo fece qualcosa di simile.

Introdusse la natura umana dell'uomo nella Santa Trinità e, affinché lo capiate bene, osservate questo che dice San Paolo: "non soltanto esiste il giardino dell'Eden", non soltanto esiste il Monte Sinai come un giardino dove appare un albero, uno sposo, una sposa che è l'assemblea dell'Israele. No, c'è un altro giardino, dice San Giovanni. È il Gólgota… c'è un giardino, c'è una tomba, c'è un giardiniere, che è Cristo. E c'è una donna che sta piangendo, c'è lì un indicazione profonda di San Giovanni. San Giovanni è molto profondo in tutta la tradizione ebraica: e anche questo giardiniere (come Adamo) dà il nome a questa donna. Maria Magdalena sta piangendo, era stata una prostituta, una donna pubblica peccatrice. Piange e dice: “hanno rubato il corpo. Se l'hai preso tu, dimmi dove l'hai messo". "Donna perché piangi"… Lei credeva che fosse l'ortolano, il giardiniere… Allora Gesù la chiama, dà il nome a Maria. Bisogna annunciare la Buona Notizia. Cristo porta su al Padre…(la nostra natura umana). "Non mi toccare". Perché dice "non mi toccare?" Perché? Lo sapete? No, perché se leggete Matteo, Matteo quando l'angelo dice alle due donne che vadano in Galilea che la lo vedranno, uscendo correndo, Cristo stesso appare e dice loro che vadano in Galilea e l'abbracciano… Cristo Resuscitato non dice loro che non lo abbraccino, lo toccano, l'abbracciano e si lascia toccare… perché qui non dice: "non mi toccare?". Perché dice San Giovanni una cosa molto importante. Voglio dire… andiamo a San Paolo e vedrete quello che dice. San Paolo dice che "l'amore di Cristo ci spinge al pensiero che se uno è morì per tutti, pertanto tutti sono morti ed è morto per tutti perché tutti non vivano più per se stessi, ma vivano per colui che è morto ed è risorto per loro". Questo è fantastico. Se ti ha incontrato Cristo, oramai non sei più solo. Ti ha incontrato Cristo. Non sono più io che vivo ma Cristo vive in me, è apparso l'amore. Perché tutto il Cantico dei Cantici e anche San Giovanni della Croce l'applica all'anima, l'anima (che oggi la vogliono disfare all'anima, già non esiste). Attenzione, eh, che nella traduzione greca sta l'anima. Dice "ed è morto per tutti perché tutti non vivano più per se stessi, ma vivano per colui che è morto ed è risorto per loro". cosicché d'ora in poi non conosciamo più Cristo secondo la carne e se conoscemmo Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo più così. Perché metto in relazione questo testo con "non mi toccare nella carne." Dice: "pertanto chi è in Cristo è una nuova creazione, le cose vecchie sono passate, ne sono apparse di nuove". Che cose nuove sono apparse? Che cose sono apparse ora? La grazia dello Spirito Santo in noi. Ora conosciamo Cristo in una maniera molto più profonda che nella carne… non mi toccare…"… Ora abitiamo nella Santa Trinità in Cristo. Cristo abita in noi in un'unità perfetta. Siamo uno in Cristo. E questo la morte fisica non può dividerlo. Posso morire ora in un incidente, nella vecchiaia., siamo uno in Cristo, in una forma profonda. Questo San Paolo ce l'ha chiaro. Se conoscemmo Cristo nella carne… Ma, il problema quale è? Allora, finisco dicendo una cosa importante: nuovi tempi. Guardate, io ho una frase di Giovanni XXIII che ho messo nell'introduzione degli Statuti del Cammino Neocatecumenale. Giovanni XXIII che fu un gran Papa… I Papi hanno il dono profetico, quanti battezzati siamo profeti, siamo re e siamo sacerdoti. Bene, il Papa in modo più grande… Il Papa Giovanni XXIII nella Costituzione Apostolica Humanae Salutis del 25 dicembre 1961 che inaugurava il Concilio, annunciava a tutta la Chiesa il Concilio il Vaticano II, dice così:
"la Chiesa assiste oggi ad una crisi in atto in tutta la società. Mentre l'umanità si trova alla soglia di un'era nuova", (ci troviamo alla soglia di una nuova era). Badate, nell'anno 61, è profetico questo. Giovanni XXIII dice: "mentre l'umanità si trova alla soglia di una nuova era, compiti di una gravità immensa aspettano la Chiesa, come nelle epoche più tragiche della sua storia. Si tratta di mettere in contatto con le energie vivificanti del Vangelo la modernità ,il mondo moderno". Dice attraversiamo l'epoca più tragica… ". per questo motivo si è preparato un Concilio. Lo Spirito Santo sapeva che ci sarebbe stato un cambiamento totale, che sarebbe apparsa la secolarizzazione, e che la Chiesa andava riformata. Per questo motivo, portare il Concilio alle parrocchie è questione di vita o di morte. Di vita o di morte… ancora non c’è il Concilio nelle parrocchie. Continuiamo a dire messe, messe, messe… bisogna evangelizzare i nostri fratelli. È questione di vita o di morte.

Guardate, in Olanda, noi (del Cammino Neocatecumenale) abbiamo aperto un seminario ad Amsterdam ed un altro seminario ad Haarlem … È molto importante quello che sta succedendo in Olanda perché l'Olanda è una nazione cattolica.... Una cosa è la Scandinavia, la Svezia, la Norvegia ed un'altra cosa è l'Olanda perché gli olandesi erano cattolici. Sapete che gli olandesi hanno un carattere speciale perché è un paese sotto il livello del mare ed è pieno di missionari, pieno di pirati…Colsero il Concilio a modo loro ed allora si polarizzò l'Olanda, in una linea molto liberale che ha rinnegato Roma, le parrocchie bisognava darle ai laici, le donne nelle chiese, si separarono da Roma… quasi uno scisma. Oggi stesso non si distinguono più queste parrocchie, la parrocchia protestante da quella cattolica, in tutta la parte nord dell'Olanda. Al sud, per esempio, si resero conto di questa decomposizione totale, perché scomparve il "Kerigma", solamente il sociale, la Chiesa si trasforma in una specie di assistenza sociale che è un orrore… Solo il terzo mondo ed i poveri… Ma questo che cosa è? È come se l'uomo non avesse spirito, come se fosse morto all'interno, non ha niente, bisogna dargli solo una casa, bisogna dargli un lavoro… Tutto questo orrore in questa antropologia meschina, piatta… Allora, la parte del sud, sapete che fa? Rinnega il Concilio. Allora, continuano le messe di schiena alla gente, tutto in silenzio, i preti con le vesti talari… Bene, è venuto il vescovo di Roermond a parlare con me per chiederci un seminario. Io gli dissi che per aprire un seminario "Redemptoris Mater" che è un seminario diocesano missionario, (noi non siamo un movimento, pertanto, non abbiamo preti, né seminari…) è necessario prima fare il Cammino. E come si fa il Cammino? Bene, io ti invio una equipe e tu convochi i parroci. Vennero quaranta parroci, col vescovo presente, e dieci parroci, dopo avere spiegato che cosa è il Cammino, incominciarono il Cammino Neocatecumenale. Il Vicario episcopale ci disse: "voi siete l'ultima chance di questa Chiesa, se falliamo con voi dobbiamo chiudere perché non viene nessuno". Ah! Attenzione… ora non viene nessuno. Quelli che credono che bisogna ritornare alla Chiesa di prima del Concilio e tutto questo… bisogna capire quello che dice qui Giovanni XXIII: "compiti di una gravità immensa".

Ci troviamo in un'epoca di massacri… La società olandese, è tanto forte… Sapete che hanno approvato per legge l'eutanasia a 16 anni? Una madre ha un figlio di 16 anni con un cancro e può ammazzarlo. È approvato dalla legge. Omosessualità… pieni di omosessuali, tutto pieno… Matrimoni di fatto… cioè, c'è una società tanto forte che non rimane nessuno. È una questione di vita o morte portare il Concilio alle parrocchie. Il Concilio ha fatto una nuova fraseologia, ha parlato del corpo, della Chiesa come un corpo. Bisogna fare comunità cristiane dove realmente si dia il cristiano adulto. Perché se appare un cristiano, appare la luce. Un cristiano è la luce. La bellezza di un cristiano mostra con la sua vita l'amore che ha Dio per tutti gli uomini. Perché ascolta, fa la volontà di Dio, capite? per questo motivo non si tratta qui di conquistare nulla, si tratta che si dia veramente il miracolo che cioè appaia la "nuova Gerusalemme" nella Chiesa. Noi siamo una realtà che il Concilio ha suscitato, una realtà che Dio ha suscitato per portare avanti il Concilio. Ora sono venuti centoventi parroci dagli Stati Uniti a visitare tutti i Catecumenium che stiamo facendo nelle parrocchie della Spagna. Stiamo rinnovando le parrocchie, preparandoli alla nuova realtà, per dare una risposta alla società secolarizzata. Il Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, il cardinale Stafford, ha detto, che il Papa stava al cento per cento dietro al Cammino. Perché il Papa ha visitato a Roma tutte le parrocchie del Cammino. In alcune ci sono venti comunità, tutte piene, piene, coi bambini, perché la comunità recupera la famiglia, salva la famiglia. Allora, abbiamo aperto cinquantatre seminari, migliaia di vocazioni, Da dove? Delle famiglie… La comunità cristiana salva la famiglia… salva la famiglia. Abbiamo famiglie con dieci figli, con dodici figli, con quattordici figli, famiglie cristiane. Come possiamo noi titubare di dare un figlio a Dio se un essere umano vivrà per l'eternità? Un cristiano, un essere umano che vivrà eternamente… Io ho tre figli e nient'altro… Alcuni preti credono che la paternità responsabile è questo: che io decido di avere due bambini… e nego a Dio un essere umano, un figlio di Dio che vivrà nell'eternità. Questo dimostra esattamente... (uomo... nelle circostanze in quello che la Chiesa ti dice che devi essere responsabile...). No. Paternità responsabile significa esattamente il contrario: darti, che significa dare la vita ad un essere umano...

Pregate per me.

KIKO ARGÜELLO