DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Parlagli, il pancione ti ascolta

di Manuela Trinci
Leggere ad alta voce fa bene, persino ai lattanti. È un atto d’amore. Madopo lo scalpore mediatico suscitato lo scorso anno da una ricerca della Boston University School of Medicine secondo la quale novelle, filastrocche e ninne nanne – sussurrate o canticchiate ai bebé, a partire dai sei mesi - migliorano le capacità cognitive ed emotive, arricchiscono il vocabolario, fortificano la relazione fra il bambino e il genitore, le varie «Millanta, la gallina canta», «Ninna nanna, ninna mamma» o «Fate la nanna coscine di pollo», sonodiventate quasi garanti di neonati dal futuro «con una marcia in più». Quindi, una volta ricevuto l’imprinting «lettura uguale amore dimammae papà», i ragazzini coltiverebbero interesse per la lettura e conoscerebbero un accelerazione degli apprendimenti, senza considerare un effetto collaterale a dir poco sorprendente: l'aumento dei libri letti dai genitori e non solo quelli di favole. Individuata dunque in cantilene, vezzeggiamenti e lallazioni - che si accompagnano anche alle pratiche di accudimento - la preistoria del raccontare-ascoltare storie, la parola d’ordine che oggi rimbalza di culla in culla sino agli autorevoli siti Nati per Leggere, Reach out and read o il Bookstart, è diventata: per comunicare non è mai troppo presto! Catturati così, un po’ tutti, da una divertente vertigine delle origini, le mamme in attesa, le storie, hanno iniziato a leggerle alle pance. D’altra parte, sappiamo bene come l’udito sia tra i sensi a distanza, parimenti a vista e olfatto, tra i primi a essere utilizzati dal feto. Immerso in un bagno di suoni primordiali il nascituro, dopo che il suo orecchio si sia formato e sia funzionante, sente e ben riconosce la voce della mamma. Da parte loro i genitori, con parole di latte, si allenano a… scaldare la voce.

LIBRI & BIBERON

Legginpancia e Legginbraccio, Racconti col pancione, Letture… nel marsupio, sono alcuni dei titoli che girano e rigirano fra biblioteche e corsi di preparazione alla nascita, dalla biblioteca delle Oblate di Firenze a quella di Cuneo, dal Centro Nascita di Sassari all’Ospedale di Chieri sino all’Umberto I di Torino, in una inedita, utilissima, intersezione interdisciplinare fra bibliotecari, ostetriche, pediatri e psicologi. Inserire, allora, unlibro nel corredino – fra biberon, camiciotti e carillon – è l’idea che la Franco Panini Editore ha recentemente lanciato con la linea ZEROTRE, librini da magiare, accarezzare, stropicciare ammollare e da portare nel lettino, nel passeggino o in pancia… Insomma: toccare per credere! E nenie e filastrocche provenienti da tutte le parti del mondo sono pure al centro di un’interessante esperienza bolognese voluta fortemente dal Centro Clinico per la PrimaInfanzia; un servizio, che fa parte dell’Area di Neuropsichiatria Infanzia e Adolescenza del Dipartimento di Salute mentale, dell’AUSL di Bologna. Bell’esempio di buona sanità, Voci InMusica è, di fatto, un gruppo interculturale di musica per mamme- in attesa o con piccolissimi bambini che risponde a criteri di prevenzione nei quali è la musica a farsi ponte, mediatore culturale, straordinario momento di meticciatto, che favorisce un’atmosfera rasserenante, una comunanza fisica ed emotiva fra differenti storie personali e valori sociali. In effetti, per la maggior parte delle famiglie migranti, manca una «rete» sociale. In tale maniera, le mamme, lontane dalla loro terra, sradicate dalle proprie abitudini e dai propri modelli relativi all’accudimento, vivono spesso in solitudine sia il periodo della gravidanza sia i primi momenti della vita del piccino, trovandosi magari, poi, a disagio nel ruolo di madre esule. Materiali sonori alternativi, libri musicali con raccolte indigene di filastrocche, sollecitano e coinvolgono, in una pluralità di stili, le neo-mammepresenti che condividono con il gruppo canti e musiche facenti parte della loro esperienza, dei loro luoghi, della loro infanzia. I fili delle storie si ritessono e i piccoli incontrano infanzie lontane, nostalgie e delusioni e speranze in unfuturo dalle frontiere mobili, libero. Come libere sono le storie. Perché lamadreche legge ocanta al bambino una storia, parla con lui, parla del mondo... proprio come scriveva Gianni Rodari.
«L'Unità» del 14 dicembre 2009