DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Quel Natale con Giussani Un nostro lettore ci ha inviato gli appunti di un'omelia di don Luigi Giussani davanti al presepe.

Ecco la lettera del lettore Emiliano Ronzoni a cui si accompagnano gli appunti di un'omelia di don Luigi Giussani. Il testo degli appunti è sul numero di Tempi in edicola da giovedì 24 dicembre

Più passano gli anni e più il Natale si avvicina quasi inavvertito. “Oh teh, è già quasi Natale”, scappa da dire. Si avvicina inavvertito così quasi quanto noi ci allontaniamo inavvertiti da noi stessi. Non capita anche a te? Eppure no, questo Natale, questo Natale 2009, non è così. Questo Natale è arrivato prima. Guarda cosa mi è capitato di ritrovare scorrendo vecchie pagine di vecchi libri dell’università. Sono gli appunti del nostro ritrovarci con il Giuss. Ecco a te la paginetta in cui è registrata la memoria del nostro ritrovarsi con l’avvicinarsi del Natale 1987. “Fraternità del salvagente”: che nome strano ci eravamo dati. Certamente quel nome doveva essere affiorato a qualcuno, chissà chi, per impeto, come per tutte le nostre cose, allora. E in realtà ci radunavamo attorno a lui come vecchi naufraghi, ognuno disperso e strappato dalla deriva dei propri pensieri. Anche se, e ancora non sappiamo come, quei nostri pensieri, quei nostri desideri, i nostri impeti, le energie della gioventù, perfino le nostre piccole manie, e ambizioni, e imprudenze, la mancanza di freni, l’avanzare impudente e orgoglioso dell’animale giovane e sano, sotto i suoi occhi rimanevano come strappati a noi stessi per tramutarsi in certa speranza. Ricordi? Eppure quella stessa fraternità, quella fraternità “del salvagente” così intima con lui, aveva bisogno essa stessa di essere salvata. Doveva essersene accorto il Giuss, tanto che aveva voluto radunarci, dopo qualche mese di strano silenzio. Aveva desiderato di fare Natale con noi, così come un altro tanti anni fa “aveva desiderato fare Pasqua con i suoi”. Non ci faceva nessuno sconto quell’uomo, il suo struggimento ci levava la pelle. Ecco dunque a te quelle pagine di appunti. Non è possibile leggerle senza sentirsi battere forte il cuore in petto e senza battersi forte il petto per la contrizione di quel che eravamo e di quel che siamo. Nessuna lettura, nessun commento, nessuna esegesi. Solo il mio augurio di Buon Natale, a te e agli amici, caro Luigino. E nell’inviartele mi sorprende il pensiero che nessuno di quelli d’allora, di noi amici, nessuno, nessuno, si è perso. E, non so perché, ma anche questo pensiero mi appare come il più grato fra gli auguri di Buon Natale. Ecco gli appunti di quella sera.
Emiliano Ronzoni

Tempi