Ancora poche ore ed avrà termine il primo decennio del III millennio, un decennio particolare, ad iniziare proprio dal nome, dal momento che un nome questo decennio nemmeno ce l’ha.
Abbiamo ancora eco degli anni quaranta, degli anni cinquanta, degli anni sessanta, settanta, ottanta , degli anni novanta, ma questi dieci anni che stanno per finire faticheremo a rievocarli.
Anni zero suona in effetti male, mentre il primo decennio del XXI secolo è formula assai laboriosa e lunga da recitare.
Comunque sia, anche tale decennio sta per finire, e come ogni decennio, anche questo ha portato eventi e date da ricordare, processi sociali, progressi e regressi la cui entità spesso si comprende solo a posteriori.
L’evento per eccellenza, quello che sicuramente si ricorderà nei secoli nei libri di storia, anche nei più sintetici, è rappresentato dall’attacco alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001.
Un attacco che parte da lontano, preannunciato in qualche modo esattamente 11 anni prima, nell’11 settembre del 1990, da George Bush padre, quando in un discorso ormai storico per la prima volta un presidente degli Stati Uniti fece uso in maniera ufficiale del termine “Nuovo Ordine Mondiale”.
Si trattava di un progetto geopolitico a lungo cullato dai più importanti think tank globalisti, un progetto che subisce una grande accelerazione proprio in seguito all’attacco subito dall’impero nel suo cuore finanziario e militare.
Un progetto che non ha come fine ultimo l’egemonia incontrastata degli Stati Uniti sul resto del pianeta, come in molti avevano pensato, ma un programma a lungo termine in cui i poteri nazionali passano in secondo piano rispetto alla guida sapiente di un insieme di circoli elitari transazionali, capaci di gestire e direzionare le strutture finanziarie, mediatiche e culturali di gran parte del pianeta.
In questo quadro, l’11 Settembre del 2001 ha rappresentato il giorno del sacrificio, il momento in cui si dava il via alla fase finale della distruzione delle strutture del vecchio ordine.
Così, gli Stati Uniti, concepiti dai padri fondatori come la nuova Israele, perdevano in pochi istanti il segno della loro vocazione messianica, le due torri che come le due colonne del Tempio di Gerusalemme segnavano il varco d’ingresso attraverso cui accedere nello spazio più sacro della Terra Promessa.
Crollavano le Torri e crollava il tempio, e suonavano le trombe che davano il via ad un decennio di battaglie e devastazioni, una serie di guerre scatenate sulla base di menzogne e falsità palesi a cui l’universo occidentale, quello dei buoni, credeva con poche esitazioni.
Un sacrificio che prevedeva anche l’auto annientamento degli stessi Stati Uniti, scivolati ormai in una decadenza economica e sociale irreversibile.
Guidati per otto dei dieci anni del decennio dal presidente più incompetente della loro storia, un povero uomo schiavo dell’alcolismo e con un quoziente intellettivo di molto inferiore a quello della media del suo popolo, impotente e ignaro dei processi che attorno a lui si verificavano.
La sua presenza rendeva evidente il fatto che le strutture di potere ufficiali avevano un ruolo secondario, mentre diveniva palese anche ai più ingenui che le decisioni venivano prese da entità non immediatamente riconoscibili.
Gli Stati Uniti hanno quindi avuto il compito in questo decennio di porre fine al vecchio ordine, preparando il terreno per quello che sarà un ordine del tutto diverso, un ordine la cui forma è difficilmente prevedibile, e la cui costruzione richiede ancora del tempo.
Abbiamo ancora eco degli anni quaranta, degli anni cinquanta, degli anni sessanta, settanta, ottanta , degli anni novanta, ma questi dieci anni che stanno per finire faticheremo a rievocarli.
Anni zero suona in effetti male, mentre il primo decennio del XXI secolo è formula assai laboriosa e lunga da recitare.
Comunque sia, anche tale decennio sta per finire, e come ogni decennio, anche questo ha portato eventi e date da ricordare, processi sociali, progressi e regressi la cui entità spesso si comprende solo a posteriori.
L’evento per eccellenza, quello che sicuramente si ricorderà nei secoli nei libri di storia, anche nei più sintetici, è rappresentato dall’attacco alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001.
Un attacco che parte da lontano, preannunciato in qualche modo esattamente 11 anni prima, nell’11 settembre del 1990, da George Bush padre, quando in un discorso ormai storico per la prima volta un presidente degli Stati Uniti fece uso in maniera ufficiale del termine “Nuovo Ordine Mondiale”.
Si trattava di un progetto geopolitico a lungo cullato dai più importanti think tank globalisti, un progetto che subisce una grande accelerazione proprio in seguito all’attacco subito dall’impero nel suo cuore finanziario e militare.
Un progetto che non ha come fine ultimo l’egemonia incontrastata degli Stati Uniti sul resto del pianeta, come in molti avevano pensato, ma un programma a lungo termine in cui i poteri nazionali passano in secondo piano rispetto alla guida sapiente di un insieme di circoli elitari transazionali, capaci di gestire e direzionare le strutture finanziarie, mediatiche e culturali di gran parte del pianeta.
In questo quadro, l’11 Settembre del 2001 ha rappresentato il giorno del sacrificio, il momento in cui si dava il via alla fase finale della distruzione delle strutture del vecchio ordine.
Così, gli Stati Uniti, concepiti dai padri fondatori come la nuova Israele, perdevano in pochi istanti il segno della loro vocazione messianica, le due torri che come le due colonne del Tempio di Gerusalemme segnavano il varco d’ingresso attraverso cui accedere nello spazio più sacro della Terra Promessa.
Crollavano le Torri e crollava il tempio, e suonavano le trombe che davano il via ad un decennio di battaglie e devastazioni, una serie di guerre scatenate sulla base di menzogne e falsità palesi a cui l’universo occidentale, quello dei buoni, credeva con poche esitazioni.
Un sacrificio che prevedeva anche l’auto annientamento degli stessi Stati Uniti, scivolati ormai in una decadenza economica e sociale irreversibile.
Guidati per otto dei dieci anni del decennio dal presidente più incompetente della loro storia, un povero uomo schiavo dell’alcolismo e con un quoziente intellettivo di molto inferiore a quello della media del suo popolo, impotente e ignaro dei processi che attorno a lui si verificavano.
La sua presenza rendeva evidente il fatto che le strutture di potere ufficiali avevano un ruolo secondario, mentre diveniva palese anche ai più ingenui che le decisioni venivano prese da entità non immediatamente riconoscibili.
Gli Stati Uniti hanno quindi avuto il compito in questo decennio di porre fine al vecchio ordine, preparando il terreno per quello che sarà un ordine del tutto diverso, un ordine la cui forma è difficilmente prevedibile, e la cui costruzione richiede ancora del tempo.
Allo stesso modo è destinata a mutare l’intera architettura finanziaria che ha caratterizzato, con alti e abissi, la storia degli ultimi 100 anni.
Un’architettura priva di fondamenta, un castello di carte capace di crescere per decenni in maniera spropositata dando l’illusione di poggiare su solide basi.
Un sistema fondato sulla moneta creata dal nulla, su bolle che si gonfiano e si sgonfiano e che vengono sostituite da bolle ancora più grandi, in attesa dello scoppio finale; difficile dire quando il crollo avverrà, così come ignote saranno le modalità e le tempistiche.
Nel 2008 c’è stata una scossa generale, ed ancora adesso la maggioranza delle persone non ha compreso l’entità della “crisi” che si è palesata.
Ma l’inganno potrà ancora andare avanti a lungo, per anni, forse decenni.
Quello che è certo è che le economie fondate sui debiti che crescono in maniera esponenziale e sulla creazione incontrollata di moneta dal nulla non possono durare in eterno: arriva il momento in cui gli schemi ponzi collassano, nonostante per anni si possa avere l'impressione che nel gioco tutti possano guadagnare.
A livello politico-mondiale abbiamo quindi visto in questo decennio l’accentuarsi della decadenza morale ed economica della più grande potenza imperiale del secolo scorso, abbiamo sperimentato gli effetti delle prime crepe del complesso strutturale del sistema finanziario globale ed abbiamo anche assistito alla pianificazione di quel processo battezzato “scontro di civiltà”, preludio all' atto finale che ci attende nei prossimi decenni.
Atto finale che con grande probabilità avrà come cornice il luogo che da sempre si prepara a tale compito, la Terra Santa per eccellenza.
Ma questo è un copione che deve ancora essere completato.
Nel frattempo, siamo tutti spettatori di un momento storico emozionante e complesso, quel finale di partita in cui i giocatori più scaltri possono permettersi di giocare senza maschere, prendendosi il lusso di mostrarsi per quello che sono, nella consapevolezza che pochi saranno, comunque, in grado di riconoscere l’espressione dei loro volti.
Un addio quindi a questo primo decennio del XXI secolo che giunge a termine, un decennio che ha corso in modo molto rapido.
Ed un saluto anche agli anni che ci attendono, che perlomeno avranno un nome.
Viviamo in tempi assai interessanti.