DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

BUONE NUOVE DA FROSINONE

di Marianna Rizzini
Allarmata, assorta, un po’ perplessa,
ma non proprio in assetto da
rivolta morale, la chiesa di Frosinone
guarda alla candidatura Bonino e dice:
“Boh”. Un boh rivolto al Partito democratico:
“Ma come hanno fatto a
metterci un radicale?”, si chiede un
anziano parroco del borgo di Veroli,
mentre dalla finestra del palazzo di
fronte una signora cala un cestino con
la carrucola. Tempo un minuto, e il sacerdote
aggiunge: “D’altronde non
spetta a noi, ma ai politici, combattere
Emma Bonino”. Nel sole di mezzogiorno,
tra una fila di macchine parcheggiate
sull’acciottolato e un crocchio
di passanti con la spesa, un secondo
parroco esclama: “E’ una candidatura
assurda in una regione dove
c’è il Vaticano: significa precludere il
dialogo a priori”. I suoi parrocchiani
“di centrosinistra”, dice, “sceglieranno
l’astensione”, opinione non condivisa
da un sacerdote di Frosinone che
chiede l’anonimato: “Voteranno il più
furbo, quello che promette posti di lavoro,
cene gratis, buoni di benzina”.
A fondo valle, alla stazione di Frosinone,
un tassista cattolico (a giudicare
dai santini che pendono dai poggiatesta)
dice “vedremo se Emma Bonino è
brava come Andreotti”, ma non si capacita:
possibile che un forestiero
giunto da Roma – di sabato mattina,
per di più – voglia recarsi proprio alla
Curia vescovile per parlare della Bonino
con il vicario del vescovo? “Guardi
che non è un luogo turistico”, avverte.
In effetti gli uffici della Curia, poco accattivanti
per un gitante, occupano un
palazzo disadorno, nascosto tra le frasche
di fronte alla centrale dei pompieri.
Davanti all’ingresso, lungo la
strada provinciale, scorrono furgoni,
furgoncini, file di pullman Cotral e
macchine metallizzate. Il portiere della
Curia, che qualcuno in città ha individuato
come “esponente dell’Azione
cattolica”, dice “mi scusi, devo partire”
e parcheggia l’intruso nella saletta
dell’Unitalsi, l’associazione che si incarica
del trasporto degli ammalati a
Lourdes. Uno dei volontari, Francesco,
piega un volantino e dice: “La candidatura
Bonino non è un granché, ma
la cosa brutta è che tra la gente, qui,
c’è indifferenza verso le idee che cozzano
contro i valori cristiani”. Nel frattempo,
dalla scala lucidata da una signora
che si muove sicura come un
maggiordomo inglese, scende il vicario,
don Luigi Di Massa – coppola in testa
e voce da fumatore accanito (“lo è
e non lo nasconde”, dirà poi un parrocchiano).
Il vicario scuote la testa, dichiara
di essere “più che ottantenne”,
tossisce e si schermisce: “Si può fare
una chiacchierata, certo, ma non è che
siamo politici, noi”. In città però tutti
sanno che don Luigi, intervistato prima
delle elezioni del 2008 dal Giornale
e dal Monde, di politica ha parlato
eccome. “A Frosinone la gente è sensibile
ai temi etici, ma ciò che più conta
è la situazione economica”, aveva detto
allora don Luigi. Oggi dice: “Beh, se
un cattolico è di polso, se è un cattolico
adulto, allora può anche votarsi al
martirio, e però non al suicidio, quindi
non ci vengano a dire che questa è
la candidata ideale. Chissà cosa diranno,
i grandi manovratori attaccati alle
poltrone. I cosiddetti cattolici del Pd
dovrebbero essere invitati a operare
secondo coscienza, ma pure gli altri,
gli avversari, che cosa aspettano a farci
entrare un po’ di etica, in questa
campagna elettorale? Se non sono cretini,
dovranno pur farlo”. Don Luigi dice
di avere “un sospetto”: “Non è che
si sono accordati con la Bonino, del tipo
‘sei la nostra candidata ma non parlare
di certi argomenti’? Non è che
pensano di poterla addomesticare?”.
Se avesse una sigaretta o una pipa o
un sigaro, a questo punto don Luigi
produrrebbe uno sbuffo di fumo. Invece
aggrotta la fronte, dice “arrivederci”
e si congeda, lasciando il forestiero
sul limitare di un altro ufficio, dove il
direttore locale della Caritas, Marco
Toti, auspica “che i candidati abbiano
attenzione per i più deboli” e per la
progressiva “indigenza degli ex operai
delle fabbriche dismesse tra Anagni e
Frosinone”. Poi cita “la parabola del
lievito”, spiega che i “cattolici devono
contaminare, instillare princìpi in
realtà diverse” e si dice “pronto a cercare
la collaborazione pur nel dissenso
su alcune tematiche”. L’idea di Toti
è che “se qualcuno pensa di fare una
battaglia ideologica sui temi della vita,
sul modello degli anni Settanta, resterà
vittima delle sue stesse battaglie.
Il tema sensibile ha bisogno di fatti.
Con Eluana Englaro c’era un fatto. Ora
invece si vorrebbe affrontare la questione
a freddo, ma la gente si aspetta
altro: i fondi per finire la superstrada
Frosinone-Sora, gli aiuti per i piccoli
ospedali. Qui siamo più vicini al sud
d’Italia che a Roma: conta soprattutto
il sottobosco politico, la battaglia all’interno
della stessa lista per un voto
in più. Tutti soldi
buttati”. La presidente
regionale
delle Acli, Lidia
Borzì, commissaria
straordinaria per
Frosinone, dice invece:
“Emma Bonino
rappresenta, per
la sua storia, quello
che abbiamo combattuto.
Diciamo
che parte svantaggiata
e che Renata
Polverini, puntando
sul quoziente familiare,
incontra
una delle nostre
priorità programmatiche
– che sono
la centralità della
famiglia e della
persona, la sicurezza
sul lavoro, l’attenzione
ai problemi dei migranti e
dei detenuti. Però valuteremo le candidate
per quello che diranno”. Un
farmacista cattolico di Frosinone mostra
una venatura d’ansia: “La Bonino
ha un curriculum autorevole, ma allontanerà
i cattolici di sinistra”.
Fatto sta che, tra la folla del sabato
pomeriggio intabarrata nei piumini,
ben pochi cattolici si mettono a fare
barricate contro la candidata pro divorzio
e pro aborto. La gente che esce
dal bar Shake, dal locale Mystic Pizza,
dall’agenzia di “pratiche di matrimonio
a rate” e dai molti negozi di abbigliamento
gestiti da immigrati cinesi
(Jin Bo, Nuova Shanghai) o si rifiuta di
rispondere, mostrando diffidenza verso
l’impiccione che fa domande, o pronuncia
frasi del tipo:
“A me basta
che ’sti politici trovino
un posto a mio
nipote” (per dirla
con la signora Adele,
un’ottantasettenne
che spinge
in un cassonetto un
sacco della spazzatura,
non prima di
aver guardato il
monte e di aver sospirato:
“Che scempio
quella specie
di viadotto”).
Un chilometro
più avanti, di fronte
al cartellone del
circo e alla tonitruante
sede dell’Italia
dei valori (ben
tre bandiere sventolano
sul balcone
deserto), qualche papà con bambino
aspetta che apra la parrocchia della
Sacra Famiglia, dove, prima della
messa, sono previste attività dei boy
scout. “Sono cattolico e non voto la Bonino,
ma se stava con Berlusconi la votavo”,
dice Paolo. “Se il cattolico di sinistra
rispettasse alla lettera i dettami
della coscienza non dovrebbe votarla,
ma io sono di destra e non la voto comunque”,
dice Italo Iafrate, “simpatizzante
di An”. “La Bonino resta pur
sempre radicale e mi fa un po’ paura”,
dice un terzo papà, Antonio. Tra le
mamme, Laura è “assolutamente contraria
a questa candidatura”. Interviene
allora un quarto genitore: “A me invece
non dà fastidio, ma sarà che so’
poco praticante” (porta il figlio ai boy
scout, dice, “perché così impara a fare
da sé”). Il parroco, importunato nel
suo ufficio, alza gli occhi da un incartamento,
si scusa con gli astanti, dice
“oggi sono impegnato, non ce la faccio”
e declina gentilmente l’invito a dire
la sua. Nei giardini della piazza, accanto
al negozio di fiori che espone anche
abiti da sposa, passeggia una coppia
con carrozzina. Interpellati, i due
si presentano come “Pietro e Claudia,
ex operai di una fabbrica chiusa, molto
cattolici”. “Oggi come oggi votare
uno o l’altro è uguale, e poi tanto divorziano
tutti”, dice Claudia. “Speriamo
che questa signora Bonino tenga i giovani
lontano dalla strada”, dice Pietro.
A pochi minuti dalla messa pomeridiana,
una ragazza arriva sotto la chiesa
con una torta in mano e il fidanzato
al braccio. Lei, Emanuela Scaccia, dice:
“Non mi interesso di politica”. Lui,
Nicola, “pittore di Anagni”, si definisce
“appassionato di politica” al punto
da anelare un posto “tra il pubblico
di Ballarò”. Nicola voterà Polverini,
dice, “perché è più dura. La Bonino
non mi dà fiducia, con tutti quegli scioperi
della fame”. E se uno fa notare
che gli scioperi di solito li fa Pannella,
Nicola dice: “Eh sì, è sempre più bianco
in faccia, ma qui abbiamo altri problemi”.
Trafelata (la messa sta per cominciare),
la pensionata Alba Dragonetti
si avvicina alla chiesa e dice:
“Emma Bonino è seria, pazienza per la
storia dell’aborto”. A questo punto si
capisce come mai “molti sacerdoti”,
dice il caporedattore della Provincia
Igor Traboni, “si stiano mobilitando
pro Polverini. Un paio, giovanissimi,
hanno detto che torneranno ai metodi
della Dc di una volta, e indicheranno
alle vecchiette come votare”.
E però il giovanissimo sacerdote di
Frosinone che il sabato si era presentato
al cronista forestiero come un antiboniniano
convinto, “pronto a combattere
il lassismo educativo” nelle
parrocchie e nelle scuole, la domenica,
chiamato all’ora concordata al numero
da lui fornito dopo aver chiesto
“del tempo per informarsi”, risultava
prima “impegnato all’altro telefono” e
poi irreperibile.
La politica locale d’area cattolica,
di fronte al nome “Bonino”, tenta
qualche pronostico. Il presidente
di Scienza e Vita di Frosinone, Andrea
Turriziani, esponente del Movimento
per la Vita e consigliere comunale
di centrodestra, si dice “accanito
oppositore delle idee di Emma Bonino”.
Mobilitato a tempo pieno, Turriziani
non nasconde “la preoccupazione”
che l’elettorato cattolico “possa
polarizzarsi sul tema pro o contro
Berlusconi più che su quello pro o
contro Bonino”. Il consigliere comunale
di centrosinistra Claudio Caparrelli,
pecora nera tra i cattolici del
centrosinistra locale (boniniani obtorto
collo), si attesta sulla linea “Silvia
Costa” – dall’eurodeputata pd critica
verso la candidatura Bonino – e sbotta
davanti a una caffetteria del centro:
“Grosso errore, questo. Gli elettori
cattolici che tengono ai valori non
saranno contenti, ma forse sceglieranno
il male minore di fronte a un’avversaria
non eccezionale, proveniente
da un sindacato di destra”. Al contrario
Giancarlo Pizzutelli, medico
cattolico e consigliere provinciale di
area pd, non si “stupisce” della candidatura
Bonino: “A questo ci costringe
il bipolarismo. Se i cattolici non hanno
avuto problemi a votare i razzisti,
perché dovrebbero avere problemi a
votare una radicale?”. Francesco Scalia,
assessore regionale di area Fioroni,
agli “elettori dubbiosi” dice “che
la regione non ha competenza sui temi
eticamente sensibili”. Umberto
Caponera, vicepresidente del Fiuggi
Family festival, presidente di comunità
montana ed esponente cattolico
del centrosinistra di Fumone, pensa
“che alle regionali si possa sorvolare
su alcune questioni di principio. All’inizio,
di fronte alla Bonino, la gente è
perplessa, ma poi si riesce a farla ragionare”.
Fuoco (per Emma Bonino)
arriva dall’area centrista. Angelo D’Ovidio,
consigliere regionale ex pdl, dice
che “la Bonino vuole rappresentare
i cattolici senza farsi benedire. Ma
ha fatto scelte che non condivideremo
mai. Poi però dico: la maggior parte
dei cattolici rimasti nel Pd la voteranno
comunque. Gli altri se ne sono già
andati”. (2.continua)

Il Foglio 26 gennaio 2010