DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Bye bye staminali. Nuovo studio potrebbe archiviare per sempre una ricerca problematica

Trasformare cellule della pelle in
cellule neuronali, senza dover
passare per la riprogrammazione in
staminali, passaggio finora necessario:
è questo il traguardo, di cui dà
conto l’ultimo numero del mensile
Nature, tagliato da un gruppo di ricercatori
guidati da Marius Wernig,
dell’Institute for stem cell biology and
regenerative medicine dell’Università
di Stanford. Lo studio, effettuato su topi,
se confermato nella sua sostanza (il
“se” è d’obbligo, in una materia che
vede spesso annunci trionfali seguiti
da imbarazzate smentite) potrebbe
rappresentare lo scioglimento di molti
nodi gordiani – scientifici ed etici –
legati alla ricerca sulle cellule staminali.
Se è vero che semplici cellule
epiteliali possono essere trasformate
in un altro tipo (per esempio cellule
nervose, come Wernig ha fatto sul modello
animale) significa che non c’è
più bisogno di staminali per produrre
– in futuro – tessuti per trapianti, per
trattare malattie degenerative o per
riparare il midollo spinale. Con il vantaggio
che, se il procedimento funzionasse,
i tessuti sarebbero originati da
cellule dei pazienti stessi, azzerando i
problemi di compatibilità.
E’ ancora presto per gridare al miracolo.
Ma non per osservare che, ancora
una volta, come per le staminali
adulte riprogrammate di Yamanaka, a
essere sempre più smentita è la strada
(eticamente spaventosa e scientificamente
obsoleta) dell’uso di embrioni
per produrre chimeriche “staminali
su misura”.

Il Foglio 29 gennaio 2010