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La risposta a costoro la si trova in parte nel post che ho indicato all'inizio e in parte in un altro mio vecchio post (e scusate l'auto-citazione)
Il terremoto, la catastrofe, tutto ha un senso. Noi uomini possiamo anche non capire il perché delle tragedie ma non possiamo arrampicarci sugli specchi sostenendo che Dio non esiste perché non interviene come desideriamo o perché non ascolta le nostre preghiere.
Chi cerca di capire il progetto di Dio scopre poi che in realtà l'intervento c'è. Contro il male nel mondo, Dio ha messo a disposizione anime volenterose e buone per aiutare chi ha bisogno. Se poi queste anime si rifiutano di collaborare per pigrizia e si giustificano ipotizzando l'inesistenza di Dio, non significa che abbiano ragione.
Chi cerca di capire il progetto di Dio scopre poi che in realtà l'intervento c'è. Contro il male nel mondo, Dio ha messo a disposizione anime volenterose e buone per aiutare chi ha bisogno. Se poi queste anime si rifiutano di collaborare per pigrizia e si giustificano ipotizzando l'inesistenza di Dio, non significa che abbiano ragione.
Su di loro non c'è altro da aggiungere, a parte la vergogna che dovrebbero provare per aver usato così biecamente le vite e la sofferenza di persone che nemmeno conoscono.
Veniamo invece all'aspetto materiale della tragedia. Il terremoto che ha colpito Haiti è stato di magnitudo 7 della scala Richter ed ha provocato i danni che conosciamo. Negli ultimi 10 anni sono stati registrati 175 terremoti
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Se guardiamo la mappa di questi 175 terremoti possiamo osservare che avvengono più o meno nelle stesse zone. Tra le zone colpite vi è anche la costa occidentale degli Stati Uniti e il Giappone, due paesi che hanno speso molto nella costruzione di infrastrutture resistenti ai terremoti.
Il problema, ora, non è che le popolazioni delle zone a rischio siano responsabili delle regioni che abitano, ma che esista ancora una differenza marcata e spaventosa tra il primo e il terzo mondo. Questa differenza si registra anche nel numero di morti: migliaia nelle zone povere, poche unità nelle zone ricche. La responsabilità è anche del primo mondo: piuttosto che mettere a punto soluzioni, educare la gente, innescare una fiorente economia, cambiare la modalità e la mentalità della gestione delle risorse, dibatte senza sosta su questioni irrilevanti; laicità e autodeterminazione per prime. Se invece di perdere tempo con riforme "alla Zapatero", che fanno tanto trendy ma alla fine fanno morire di fame lo stesso, ci mettessimo tutti insieme all'opera per risolvere la situazione disagiata dell'altra parte del pianeta, non risolveremmo solo il problema della catastrofe naturale ma anche quello dell'immigrazione selvaggia e della miseria.
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Per il momento dobbiamo accontentarci di chi si occupa di salvare il salvabile, di mettere un'amorevole pezza sulla falla sapendo di non poter risolvere completamente il problema, come forse solo Dio potrebbe, ma di poter dare un contributo positivo che altrimenti non sussisterebbe. Mi riferisco all'AVSI che sta avendo un ruolo attivo ad Haiti
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Sulla colonna di destra trovate un bannerino per fare donazioni all'AVSI relativamente all'emergenza in Haiti.
http://seraphim.splinder.com/