di Fausto Biloslavo
Alle frontiere casi di immigrati uccisi e profughi rispediti verso la tortura
Il governo egiziano accusa l'Italia di violenze, razzismo e discriminazione nei confronti degli immigrati, ma a casa sua non ci pensa due volte a prendere a fucilate i clandestini. Oppure bastonarli a morte. Lo scorso anno ne hanno fatti fuori 17, in fuga da Etiopia, Sudan ed Eritrea, mentre cercavano di arrivare in Israele, la nuova terra promessa per migliaia di disperati. Decine sono rimasti feriti. L'anno prima le guardie di frontiera egiziane, dal grilletto facile, avevano ammazzato 28 clandestini. Per non parlare delle deportazioni di massa di chi fugge dalla tirannia. Nel 2008 ben 1200 eritrei sono stati rispediti in patria senza usare i guanti bianchi come da noi. Li aspettavano la tortura e la rieducazione in campi militari.
Il fustigatore dell'Italia è il ministro degli Esteri Aboul Gheit, che dovrebbe conoscere bene il nostro paese. Ex ambasciatore a Roma ha retto anche la sede diplomatica di San Marino. Il capo della diplomazia egiziana «condanna» le violenze di Rosarno e chiede al governo italiano di intervenire contro episodi di razzismo e discriminazione, come se da noi ci fosse la schiavitù. Secondo una nota del ministero degli Esteri de Il Cairo «gli episodi di violenza» sono solo «un'immagine delle numerose violazioni subite dai migranti e dalle minoranze in Italia, tra cui quella araba e quella musulmana».
Da che pulpito arriva la predica.
Vai a dirlo alla famiglia del clandestino ventenne, che dal Sahara meridionale, sperava di raggiungere Israele agli inizi di dicembre. Le guardie di frontiera egiziane gli hanno sparato come i Vopos del Muro di Berlino, senza neppure fornire il suo nome e la nazionalità.
Nel 2009 la stessa tragica sorte è capitata ad altri 16 disgraziati in fuga verso un mondo migliore, che hanno pensato male di passare per l'Egitto. Amnesty International, nel rapporto annuale sul 2008, ha enunciato che «28 persone (migranti) sono state uccise a colpi d'arma da fuoco e decine sono rimaste ferite». Lo scorso settembre ne hanno fatto fuori quattro in un colpo solo, nonostante fossero inermi e disarmati. Secondo Amnesty centinaia di migranti sono stati processati davanti a un tribunale militare per «tentata fuoriuscita illegale dal confine egiziano orientale».
Le telecamere sulla frontiera israeliana talvolta hanno ripreso la caccia al clandestino da parte egiziana. In alcuni casi i poveretti vengono picchiati finché non esalano l'ultimo respiro. Lo scorso novembre un altro immigrato è stato freddato, mentre i suoi compagni, due etiopi e un eritreo, venivano arrestati. Da quando la Libia ha cominciato a fermare i flussi di migrazione verso l'Italia, la terra delle Piramidi è una via sempre più battuta. Non solo: gli egiziani, come tutti gli arabi del nord, hanno sempre guardato dall'alto in basso gli africani con la pelle nera, come gli immigrati di Rosarno. Gli etiopi e i sudanesi del sud, che per di più sono cristiani, vengono trattati come bestie se li pizzicano in Egitto.
Negli ultimi anni gli eritrei fuggono a ondate dal governo tirannico di Isaias Afewerki. La prima tappa è l'Egitto che concede l'asilo politico con il misurino. «A giugno (2008), circa 1.200 richiedenti asilo eritrei sono stati rimpatriati forzatamente dove erano a rischio di tortura. La maggior parte di essi sono stati immediatamente detenuti dalle autorità eritree in capi di addestramento militare» ha denunciato Amnesty International. Eritrei e sudanesi rimandati indietro sono «esposti al rischio di subire gravi violazioni dei diritti umani» denuncia Amnesty.
Il ministro degli Esteri Gheit ha cercato la classica pagliuzza nell'occhio degli altri per non vedere la trave nel suo.
La strage del 7 gennaio di sei cristiani copti a sud de Il Cairo ha riaperto la piaga dell’intolleranza religiosa. Negli ultimi trent'anni si calcola che sono stati circa 4mila i cristiani uccisi, feriti o assaliti in Egitto. Dopo l'ultimo episodio il ministro degli Esteri, Franco Frattini, si è unito al coro di condanna. In un'intervista all'Avvenire ha sostenuto che «l'Unione europea è troppo timida» e che il vecchio continente «dovrebbe invece gridare con voce alta e chiara che la protezione dei cristiani nel mondo è interesse dell’Europa intera».
Al collega egiziano dev'essere saltata la mosca al naso tenendo conto che Frattini sarà in visita a Il Cairo il 16 gennaio. Gheit non è nuovo nei panni di strenuo difensore dell'Islam. Quando Papa Ratzinger pronunciò il famoso e contestato discorso di Ratisbona, il diplomatico egiziano sentenziò: «È un discorso veramente inappropriato (...), che speriamo venga abbandonato per non alimentare tensioni e incomprensioni fra i musulmani e l'occidente».
© Copyright Il Giornale, 13 gennaio 2010