DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Martedì della I settimana del Tempo Ordinario

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In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafarnao,] insegnava. Ed erano stupìti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.
Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!».
La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

IL COMMENTO


La mormorazione scuote il nostro cuore e le nostre giornate. Tutto quanto fa saltare il banco dei nostri progetti e dei nostri schemi provoca in noi, immancabilmente, un rigurgito violento di ira e mormorazione.
"Che c'entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? ". Sono parole e pensieri nostri, molto più di quanto immaginiamo. Crediamo di ribellarci all'ingiustizia, ai fatti sgradevoli e contrari, alle persone che ci molestano, ma la verità è che resistiamo al potere del Signore. Mormoriamo e ci ribelliamo perchè non lo riconosciamo, non lo vediamo nei fatti e nelle persone che si imbattono nella nostra vita. Il demonio infatti si nasconde astutamente tra le pieghe degli eventi e di lì lascia scorrere il suo fluido malevolo camuffato nei pensieri e nelle interpretazioni. E avvelena e macchia tutto, e ci occulta la visione di Dio incarnato. Egli è il nemico della Croce, e attira tutti nella stessa inimicizia. E' uno spirito impuro, immondo, perchè impedisce il culto, la lode, il compimento stesso della nostra vita; ci toglie la gioia e la gratitudine, la pace e lo zelo. L'immondizia che ci chiude gli occhi sull'amore di Dio, che ce ne fa dubitare e ci induce a mormorare, a rifiutare la storia, a negare la Croce. Ma giunge anche a noi Cristo, con la sua Parola ricolma di autorità. Essa non è paragonabile a quella vaporosa e vana dei tanti falsi maestri. Essa è potere, capacità di compiere quanto detto. E' il potere della Croce. In essa Cristo ha sconfitto la more, e con essa ha smascherato la menzogna del demonio e lo ha privato della sua forza. Il potere del Signore giunge oggi a noi incarnato proprio negli eventi che ci scandalizzano, che ci sollevano contro di Lui e ci inducono a mormorare. E' la Croce che ci viene a salvare. E' la Croce che grida oggi al nostro cuore di tacere, per lasciar parlare lo Spirito Santo, perchè sia Lui a prendere il posto della mormorazione. La Croce, incarnata nel fratello che non ci comprende mai, nel collega che ci fa le scarpe, nella malattia, nella precarietà economica. Perchè in tutto quanto viene a rovinarci si nasconde il potere di Cristo. Ed è vero che ci rovina, perchè rovina il piano demoniaco su di noi, assale e demolisce l'uomo vecchio. Non senza dolore come appare nel Vangelo. L'orgoglio è un veleno che non lascia senza conseguenze. Ma proprio l'angustia e il turbamento che accompagnano gli esorcismi d'amore del Signore sono i segni che certificano la sua opera. Non vi è spazio al sentimentalismo, il Regno dei Cieli è dei violenti e soffre violenza. Angusta è la porta per entrarvi, i colpi di pialla con i quali il Signore, attraverso persone ed eventi, ci fa piccoli ed atti ad entrarvi non sono senza sofferenza. Ma benedetta sofferenza, è la porta della libertà, della conoscenza del Signore, intima e piena di dolcezza. Lasciamoci amare anche oggi, che gli eventi di Croce ci modellino a sua immagine, perchè non è vero che non abbiamo niente a che fare con Lui. Al contrario, abbiamo molto a che fare con Lui, perchè Lui ha, da sempre, avuto a che fare con noi. Siamo infatti stati creati in Lui, gli apparteniamo, e la nostra unica felicità è la libertà di vivere in Lui, come Lui, per Lui.




Baldovino di Ford ( ?-circa 1190), abate cistercense Trattati 6 ; PL 204, 451-453

« Gesù lo sgridò : Taci ! Esci da quell'uomo »

« La Parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio » (Eb 4,12). Ecco quanto è grande la potenza e la sapienza racchiusa nella Parola di Dio! Il testo è altamente significativo per chi cerca Cristo, che è precisamente la parola, la potenza e la sapienza di Dio… Quando questa parola viene predicata, il Cristo dona alla voce del predicatore, che si percepisce esteriormente, la virtù di operare interiormente, per cui i morti riacquistano la vita (Lc 7,22), e rinascono nella gioia dei figli di Abramo (Mt 3,9). Questa parola è dunque viva nel cuore di chi crede e di chi ama. E appunto perché questa parola è così viva, non v'è dubbio che sia anche efficace.

È efficace nella creazione, è efficace nel governo del mondo, è efficace nella redenzione. Che cosa potrebbe essere più efficace e più potente? « Chi può narrare i prodigi del Signore e far risuonare tutta la sua lode? » (Sal 105,2). È efficace quando opera, è efficace quando viene predicata. Infatti non ritorna indietro vuota, ma produce i suoi frutti dovunque viene annunziata (Is 55,11).

La parola è efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio quando viene creduta e amata. Che cosa infatti è impossibile a chi crede, che cosa è impossibile a chi ama?



Benedetto XVI, Angelus, 1 febbraio 2009


«Quest’anno, nelle celebrazioni domenicali, la liturgia propone alla nostra meditazione il Vangelo di san Marco, del quale una singolare caratteristica è il cosiddetto “segreto messianico”, il fatto cioè che Gesù non vuole per il momento si sappia, al di fuori del gruppo ristretto dei discepoli, che Lui è il Cristo, il Figlio di Dio. Ecco allora che a più riprese ammonisce sia gli apostoli, sia i malati che guarisce di non rivelare a nessuno la sua identità. Ad esempio, il brano evangelico di questa domenica (Mc 1,21-28) narra di un uomo posseduto dal demonio, che all’improvviso si mette a gridare: “Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!”. E Gesù gli intima: “Taci! Esci da lui!”. E subito, nota l’evangelista, lo spirito maligno, con grida strazianti, uscì da quell’uomo. Gesù non solo scaccia i demoni dalle persone, liberandole dalla peggiore schiavitù, ma impedisce ai demoni stessi di rivelare la sua identità. Ed insiste su questo “segreto” perché è in gioco la riuscita della sua stessa missione, da cui dipende la nostra salvezza. Sa infatti che per liberare l’umanità dal dominio del peccato, Egli dovrà essere sacrificato sulla croce come vero Agnello pasquale. Il diavolo, da parte sua, cerca di distoglierlo per dirottarlo invece verso una logica umana di un Messia potente e pieno di successo. La croce di Cristo sarà la rovina del demonio, ed è per questo che Gesù non smette di insegnare ai suoi discepoli che per entrare nella sua gloria deve patire molto, essere rifiutato, condannato e crocifisso (Lc 24,26), essendo la sofferenza parte integrante della sua missione» .

Mons. Oliosi

Il demonio come essere personale è una verità di fede, come ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica. E leggendo il Vangelo di Marco, tenendo presente la viva tradizione di tutta la Chiesa, si ha l’impressione che la missione di Gesù sia un continuo confronto con il demonio come essere personale. Non è possibile negare la massiccia testimonianza sul demonio nel Nuovo Testamento: negandolo si uscirebbe non solo dall’insegnamento ecclesiastico ma dallo stesso insegnamento biblico. Viene spontanea la domanda che lo spirito impuro rivolge a Gesù nel primo racconto di esorcismo: “Sei venuto per mandarci in perdizione?” (1,24). Tale impressione non è anzitutto suscitata da veri e propri racconti di esorcismo, che sono soltanto tre in Marco (1,23-28; 5,1-20; 9, 14-29), quanto piuttosto dai numerosi riferimenti sparsi nei contesti diversi.
Il primo gesto di Cristo all’inizio della vita pubblica, dopo essere stato investito dallo Spirito, è il confronto con Satana nel deserto (1,12-13) e il suo primo intervento sull’uomo è una liberazione dallo spirito immondo (1,23ss) in giorno di sabato nella sinagoga.
Il riferimento a Satana come essere personale è presente in contesti letterari diversi: racconti di esorcismi (1,23ss; 7,24ss; 9,14ss), sommari redazionali (1,32.34.39, 3,11), testi di missione (3,15; 6,7.13; 9,29; 16,17).
Una prima lettura dei passi rende possibile almeno tre rilievi.
- Primo: nel confronto con Satana sono coinvolti Gesù, l’uomo e i discepoli. Satana non è menzionato in sé e per sé, non interessa Satana, ma sempre in relazione a Cristo, all’uomo e ai discepoli. Si parla di Satana per mostrare il senso della missione di Gesù che all’inizio del momento pubblico necessita del “segreto messianico” per non compromettere la sua opera, la situazione dell’uomo da liberare e il compito dell’appartenenza alla comunità, sempre insostituibile.
- Secondo: Satana è presente nella fase terrena del ministero di Gesù e continua ad esserlo nel tempo della sua presenza da risorto nel suo corpo che è la Chiesa dove continua attraverso i suoi la via umana alla Verità e alla Vita cioè al Dio vivente, Padre, Figlio e Spirito santo da cui tutto proviene e verso cui tutti e tutto è destinato; Satana è già vinto e tuttavia continua a minacciare l’esistenza di ogni uomo, anche di ogni credente invitato dalla preghiera insegnata da Gesù a chiedere ogni giorno di non essere abbandonato alla tentazione e liberato da quel male che non viene dai limiti della natura e dalla cattiveria umana ma dal maligno.
- Terzo: l’azione dello spirito del male si manifesta in forme differenti e a diversi livelli: nella tentazione, nella malattia, nella vessazione – infestazione – ossessione – possessione, ma soprattutto e innanzitutto nell’opposizione storica al piano di Dio. Concretamente e storicamente parlando, il male morale e fisico si è abbattuto e si abbatte su ogni uomo non già solo per i limiti della natura e per il semplice fatto della sua disobbedienza, ma per effetto della volontà di ogni uomo dietro l’istigazione e l’influsso di Satana. Il peccato si colloca non nella cornice di una generica lotta tra il bene e il male, ma nello scontro fin dalle origini tra Dio e Satana, tra il regno di Dio e l’azione contraria a Cristo di Satana. Lo stato di spogliazione dei beni della grazia e dei doni soprannaturali, in cui l’uomo è caduto per influsso di Satana fin dagli inizi, è non un atto di ogni persona che viene all’esistenza ma uno stato (peccato originale) di vero peccato con cui veniamo all’esistenza cioè di vera avversione a Dio e di schiavitù sotto la potestà di Satana. Ogni conseguenza del peccato, alla quale tuttora noi sottostiamo, è sempre esercizio di Satana sopra il mondo e sopra di noi anche se nessun io umano è sottratto alle sue responsabilità, ben sapendo che il peccato è sempre una libera scelta umana e non del demonio: “è dal cuore dell’uomo, dal suo io, dalla sua anima che escono pensieri maligni”. Il Battesimo e ogni azione sacramentale di liberazione, compresa la preghiera di esorcismo invocativo e imperativo, non pongono l’uomo al sicuro, ma nella condizione di poter scegliere responsabilmente. Tale signoria di Satana si evidenzia non solo nei nostri peccati personali, ma anche in tentazioni di ogni sorta dissolvendo il desiderio della verità e la disponibilità all’amore e oggi affrontare la sofferenza con l’aborto e l’eutanasia, in persecuzioni, tribolazioni, influssi nocivi degli elementi infraumani, infortuni, malattie di ogni genere e morte. Nell’infinita scala dei mali fisici, psichici, morali, che noi subiamo, e a cui è sottoposto il mondo, si manifesta effettivamente l’influsso di Satana, il suo potere, la sua lotta incessante contro il Regno di Dio in Cristo attraverso la Chiesa, la Parola di Dio e i Sacramenti cioè l’amore a Dio e dove giunge il Suo amore. E’ stata diabolica la mentalità del 1968 che ha parlato in termini solo negativi del rapporto tra educazione e sofferenza, educazione ed esperienza del dolore cui dobbiamo anche l’attuale emergenza educativa. La sofferenza fa parte della realtà della nostra vita e non educare ad affrontarla fa crescere persone fragili, poco realiste e poco generose: la capacità di amare e di donarsi corrisponde alla capacità di un senso anche al soffrire e di soffrire insieme come luogo di promozione e di esercizio della speranza. La redenzione di Cristo ci reintegra sin d’ora nelle file del Regno del Risorto, vittorioso sul regno di Satana in noi fin dal Battesimo, ma non ci sottrae alla lotta e al possibile influsso di Satana e dei suoi satelliti, chiedendoci e di pregare per non soccombere nella tentazione, di essere liberati dal male che proviene da lui e di vigilare mediante la preghiera e il digiuno. Tale influsso si esercita ogni volta che ci colpisce un qualsiasi male, fisico o morale. La nostra lotta non è solo contro la carne e il sangue cioè il male che storicamente viene dal libero arbitrio di ogni uomo e dai limiti della natura, ma – ci ricorda san Paolo – anzitutto da Satana e dagli angeli ribelli, che operano anche attraverso le molestie, che la carne e il sangue ci affliggono.

Il primo intervento miracoloso di Gesù, documentato dal Vangelo di Marco, è la liberazione di un indemoniato (1, 23-26)
Si tratta di un uomo posseduto dal demonio, che dà in smanie durante il servizio liturgico del sabato in sinagoga. Potremmo individuare una persona con avversione al sacro, un fenomeno che conosciamo bene perché è uno tra i segni di possessione diabolica anche oggi. Gesù lo mette a tacere, seccamente rivelando che il demonio è un essere personale: “Taci ed esci da costui!” (1,25). Lo spirito è costretto ad obbedire e l’uomo, liberato dallo spirito disgregatore che dissolve il desiderio della verità e la disponibilità ad amare, ritrova se stesso. Ai tempi di Gesù gli esorcismi erano di moda e la letteratura rabbinica ne parla, ma per lo più erano lunghi, strani, complicati. Gesù invece si impone allo spirito impuro semplicemente con un comando. E’ per questo che la folla si meraviglia (1,27).
In Gesù c’è una netta differenza fra il modo di affrontare la malattia (1,30-31) e il modo con cui affronta un indemoniato. Nei racconti di esorcismi c’è sempre l’atmosfera di una lotta. E c’è uno schema fisso: lo spirito malvagio si rivolge a Gesù con un atteggiamento di difesa, ha la percezione che è arrivato Colui che lo sconfigge; quando Gesù gli ingiunge, lo costringe ad andarsene (Dio in Gesù non costringe mai l’io umano), cerca, se possibile, di passare all’attacco; ma poi deve cedere al più forte, sia pure con un’ultima manifestazione di rabbia e di dispetto: “Dopo averlo straziato, gridando forte, uscì” (1,26). Con questo vuol dire che il maligno è duro da vincere e che il Cristo deve impegnarsi – allora nella sua fase terrena e oggi Signore risorto attraverso l’azione sacramentale nella e della Chiesa – in una vera e propria lotta nei suo confronti.
L’intenzione dell’evangelista nel riportare questo racconto, per essere continuamente attualizzato nella Chiesa come Parola di Dio che opera continuamente, è chiara: la liberazione da Satana è in continuità uno dei segni che il Regno di Dio cioè Dio, che ci raggiunge con l’evidenza della verità che libera e con il suo amore, è vicino (1,15) e che la parola di Gesù opera ciò che diceva allora e oggi, cioè è “nuova e potente” (1,22.27). La finalità del racconto è cristologica: suscitare l’interrogativo fondamentale (“Chi è mai quest’uomo?”) e offrire gli elementi per una prima risposta (“Un insegnamento nuovo dato con autorità! Comanda anche agli spiriti immondi e li costringe ad obbedire”: 1,27).
L’evangelista lascia chiaramente intendere che il racconto è aperto, e precisamente in due direzioni:
- in primo luogo, il racconto è semplicemente un esempio, il primo di molti: la cacciata di Satana è ripresa nei due sommari che seguono immediatamente e che hanno lo scopo appunto di rivelare che il tormento dei corpi, pur essendo una realtà sconvolgente e drammatica, non è l’attività primaria dell’azione demoniaca. L’attività più subdola e devastante è un’altra e le possessioni, che oltre tutto sono rarissime, sono la punta di un immenso iceberg. E il segno di Gesù su queste visibili è per rivelare il suo potere sulla massa sommersa. Nel primo sommario di Marco (1,32.34) gli esorcismi sono menzionati con le guarigioni (1,39) accanto alla predicazione: dunque sono, per così dire, il dato costante dell’attività messianica di Gesù nella sua fase terrena e in continuità da risorto nella e attraverso la mediazione della sua Chiesa.
- In secondo luogo, il racconto non è semplicemente una vittoria su un demonio, bensì il segno della rovina generale del regno di Satana: difatti lo spirito parla al plurale. Non dice: “Sei venuto a rovinarmi”, ma: “sei venuto a mandarci in rovina” (1,24).
Gli spiriti sanno chi è Colui che li affronta. E così Marco approfitta di loro per rivelarci chi è Gesù, il suo potere. Sono i primi catechisti, ma proprio perché sanno ed esperimentano la loro sconfitta, Gesù proibisce loro di parlarne: è il “segreto messianico” (1,34; 3,12), il fatto cioè che Gesù non vuole per il momento si sappia, al di fuori del gruppo ristretto dei discepoli, che Lui è il Cristo, il Figlio di Dio. Il divieto non riguarda però la divulgazione del fatto in sé, dal momento che Gesù compie i suoi esorcismi in pubblico, davanti a tutti ma a più riprese ammonisce sia gli apostoli, sia i malati che guarisce di non rivelare a nessuno la sua identità prima della risurrezione. Gesù non solo scaccia i demoni dalle persone, liberandole dalla peggiore schiavitù, ma impedisce ai demoni stessi di rivelare la sua identità. Ed insiste su questo “segreto” perché è in gioco la riuscita della sua stessa missione, da cui dipende la nostra salvezza. Sa infatti che per liberare l’umanità dal dominio del peccato e del demonio, Egli dovrà essere sacrificato sulla croce lasciandosi uccidere come vero Agnello pasquale per giungere Signore alla risurrezione. Il diavolo, da parte sua, cerca di distoglierlo per dirottarlo invece verso la logica umana di un Messia potente e pieno di successo. La croce di Cristo sarà la rovina definitiva del demonio, ed è per questo che Gesù non smette di insegnare ai suoi discepoli che per entrare nella sua gloria, nel dono del suo amore che giunge a noi ossia nel suo regno, deve patire molto, essere rifiutato, condannato e crocifisso (Lc 24,26), essendo al sofferenza parte integrante della sua missione e luogo di apprendimento e di esercizio, con la preghiera, il lavoro, l’attesa del giudizio di Dio, della speranza affidabile che fa vivere il presente, il presente anche faticoso. Gesù soffre e si lascia uccidere in croce per amore ma non poteva soccombere definitivamente alla morte: in concreto nell’Ultima Cena egli ha anticipato e accettato per amore, più forte della morte, la propria morte in croce, trasformandola così nel dono di sé che ci dà la vita, ci libera dal demonio e ci salva. La sua risurrezione è dunque un’esplosione di luce, un’esplosione dell’amore che scioglie le catene di chi non desidera la verità e non è più disponibile ad amare, il demonio, le catene del peccato e della morte. In questo modo ha dato senso alla nostra sofferenza, un senso che molti uomini e donne di ogni epoca hanno capito e fatto proprio, sperimentando serenità profonda anche nell’amarezza di dure prove fisiche e morali. Per esempio occorre dire con chiarezza che l’eutanasia è una falsa soluzione al dramma della sofferenza, una soluzione non degna dell’uomo, una tentazione del demonio che odia e non ama la forza della vita nella sofferenza. La vera risposta non può essere infatti dare la morte, per quanto “dolce” cui spinge Satana, ma testimoniare la verità e l’amore che aiuta ad affrontare il dolore e l’agonia in modo umano: nessuna lacrima, né di chi soffre, né di chi gli sta vicino, va perduta davanti a Dio.


Riportiamo la bella introduzione di don Giancarlo Gramolazzo fdp Presidente Associazione Internazionale Esorcisti


Un esorcista che parli di Cristo scrivendo del demonio non sempre è facile trovarlo. Mons. Gino Oliosi, nel suo caratteristico equilibrio fondato su una preparazione e conoscenza teologica-magisteriale non indifferente, ha parlato di un argomento oggi così facilmente alla moda senza seguirne la moda con facili racconti, colloqui infernali, episodi spettacolari, anche se reali e sofferti e di facile presa nell’immaginario della gente comune, sapendo perfettamente - da esorcista quale è - come il demonio sia un ottimo attore, che per sviare dal vero problema della sua presenza sa fare di tutto: l’attore, il venditore di falsità offerte come verità, presentando i vizi come virtù, e sa anche straziare e tormentare i corpi. Il tormento dei corpi, pur essendo una realtà sconvolgente e drammatica, non è l’attività primaria dell’azione demoniaca, e direi che è la realtà che più va a suo sfavore, perché suo malgrado lo rende presente e di conseguenza costringe Cristo - tramite la sua Chiesa - a combatterlo, costringe Cristo ad intervenire tramite i suoi ministri.
L’attività più subdola, deleteria e devastante è altra. Le possessioni, che oltretutto sono rare, le vessazioni, le ossessioni sono la punta di un immenso iceberg. È della massa sommersa dell’iceberg che dobbiamo preoccuparci non della punta emergente sempre cangiante e distraente. Se l’azione demoniaca si riducesse a questi fenomeni esterni potremmo dire “povero diavolo con tutta la tua intelligenza e potenza a cosa ti sei ridotto”; la battaglia sarebbe molto più semplice e facile.
Mettendo in chiaro - attraverso un ampio e sintetico ma esauriente percorso storico-scritturistico- magisteriale su chi è realmente satana, la sua natura i suoi limiti, il suo stato creaturale e come tale limitato, il suo modo di operare e i mezzi per combatterlo - mons. Gino Oliosi ci offre gli elementi di un equilibrato approccio al problema e mezzi per affrontarlo e combatterlo, senza scendere a facili e scontati consigli. Non viene sottovalutata l’opera demoniaca che è il contrastare a tutti i livelli - sino alla fine dei tempi - l’attuazione del regno di Dio, avendo come oggetto anche l’uomo, talché tutto viene riportato su un piano reale.
Quello che maggiormente emerge è un sano ottimismo fondato sulla fede che “Io ho vinto il principe di questo mondo” “le porte degli inferi non prevarremmo” “io sarò con voi sempre”.
Detto questo non si vuol dire che l’uomo venga sottratto alle sue responsabilità, ben sapendo che il peccato è una libera scelta umana e non del demonio: “è dal cuore dell’uomo che escono pensieri maligni”. Gli esorcismi non pongono l’uomo al sicuro, ma nella condizione di scegliere.


Benedetto XVI, Udienza Generale, 3 gennaio 2007


«La gioia del Natale non ci fa però dimenticare il mistero del male (mysterium iniquitatis), il potere delle tenebre che tenta di oscurare lo splendore della luce divina: e, purtroppo, sperimentiamo ogni giorno questo potere delle tenebre. Nel prologo del suo Vangelo, più volte proclamato in questi giorni, l'evangelista scrive: "La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta" (1,5) E' il dramma del rifiuto di Cristo... "A quanti l'hanno accolto, ha dato il potere di diventare figli di Dio" (1,12)».

Il demonio esiste

In una inchiesta tra i teologi hanno risposto sì il 74% dei protestanti, il 37% dei cattolici alla domanda se il diavolo è solo la personificazione del male. Pur accettando la dottrina tradizionale sull’esistenza, la natura e l’opera del diavolo, nella sua essenzialità dogmatica, magisteriale, la maggioranza dei teologi cattolici pensa che tale dottrina vada, però, riproposta alla luce delle istanze critiche, come Ratzinger, alcuni insistono in una accettazione non critica delle posizioni tradizionali come Schmaus. Una minoranza accetta la posizione radicale dei protestanti, pensa cioè che gli angeli non esistano e vadano visti solo come espressione dell’Amore di Dio, così come non esistono i demoni che sarebbero solo espressione del male dell’uomo e del mondo. L’ammissione della fede negli angeli e nei demoni sarebbe oggi, in un contesto secolarizzato, dannosa per la credibilità del cristianesimo. C’è anche chi propone, come Karl Rahner, la “sospensione del giudizio”.
Il più radicale nelle argomentazioni tra coloro che negano l’esistenza del diavolo H. Haag che si colloca fuori sia dall’insegnamento biblico autentico, sia dall’insegnamento ecclesiastico. Chiare le parole di Paolo VI nell’omelia del 29 giugno 1972:
  • “da qualche fessura è entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio”.
  • “Crediamo in qualcosa di preternaturale venuto nel mondo proprio per turbare, per soffocare i frutti del Concilio ecumenico e per impedire che la Chiesa prorompesse nell’inno di gioia per aver riavuto in pienezza la coscienza di sé”


Vi è ritornato il 15 novembre del 1972:
  • “Il Male non è più soltanto una deficienza ma una efficienza, un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore. Terribile realtà. Misteriosa, paurosa.”
  • “Esce dal quadro dell’insegnamento biblico ed ecclesiastico chi si rifiuta di riconoscerlo esistente; ovvero chi ne fa un principio a sé stante, non avente esso pure, come ogni creatura, origine da Dio; oppure lo spiega come una pseudo realtà, una personificazione concettuale e fantastica delle cause ignote dei nostri malanni.”
  • “Bisogna difendersi contro quel male che chiamiamo demonio…un agente oscuro e nemico.”
  • “Il demonio è all’origine della prima disgrazia dell’umanità. E’ il nemico numero uno, è il tentatore per eccellenza. Sappiamo così che questo essere oscuro e conturbante esiste davvero e con proditoria astuzia agisce ancora; è il nemico occulto che semina errori e sventure nella storia umana”.


Ne parla il Concilio Vaticano II in Lumen gentium, in Gaudium et spes, in Sacrosanctum Concilium, in Ad Gentes. C’è un Documento della Congregazione per la Dottrina della Fede del 1975 su fede cristiana e demonologia. Ci sono cinque catechesi di Giovanni Paolo II nel luglio e agosto del 1986. Ne parla il Catechismo della Chiesa cattolica dal n. 391 al 395 e dal 2851 al 2854. Nel 1999 è uscito il Nuovo Rituale sugli Esorcismi con una Premessa dottrinale. A livello dogmatico c’è soprattutto il Concilio Lateranense IV (a. 1215). C’è un rescritto contro H. Haag per cui il suo insegnamento nel libro “Abschied von Teufel” è incompatibile con quello del Concilio Lateranense IV e si basa sul principio del “solo attraverso la Scrittura” su base storico-critica. Ecco le posizioni non accettate di Haag:
  • “Le affermazioni del Nuovo testamento sul diavolo appartengono non al messaggio rivelato, ma alla cultura dell’epoca”.
  • “Non bisogna prendere sul serio il diavolo, ma solo il peccato dell’uomo”.
  • “Il diavolo non è un vero essere, ma la personificazione fittizia del male”.


Il tema del Demonio in Joseph Ratzinger (“Dogma e predicazione”, pp. 189-197)

Il Card. Ratzinger argomenta una riposta ad H. Haag, offrendo nello stesso tempo il criterio di come utilizzare positivamente il metodo storico - critico in un orizzonte, però, propriamente teologico cioè di fede.
Tesi di H. Haag:
  • “Noi abbiamo compreso che nel Nuovo Testamento il concetto di diavolo sta semplicemente al posto del concetto di peccato”.
  • Il diavolo altro non è che l’immagine del peccato in una visione del mondo che facilmente accettava l’azione di esseri invisibili negativi.
  • Haag critica Paolo come uno che legge la Scrittura in modo troppo letterale e che ancora non si è liberato da vecchi pregiudizi culturali passati.
  • “Nel significato delle forme giudaiche di pensiero di allora il diavolo appare nel Nuovo testamento come l’esponente del male. Gesù e gli apostoli si muovono entro queste forme di pensiero allo stesso modo del loro ambiente”.
  • Questa forma di vedere (che accetta i demoni come realtà esistenti) “non è più conciliabile con la mentalità secolarizzata contemporanea e quindi, va rifiutata”.


Risposta del Card. Ratzinger:
  • Non si può negare la massiccia testimonianza sul diavolo del Nuovo Testamento.
  • La negazione di Haag non poggia su criteri interni esegetici ai testi dell’Antico Testamento, ma su un criterio esterno: “questo modo di pensare non è conciliabile con i criteri odierni”.
  • In realtà molte forme di pensiero del Nuovo testamento non sono più conciliabili con il pensiero odierno. Forse anche la stessa idea di Dio è per alcuni inconciliabile con il mondo contemporaneo di pensare. Dobbiamo allora rinunciare alla fede in Dio, assolutizzando la mentalità contemporanea?
  • C’è talvolta la paura di “altri casi Galileo”. Ma spesso sono molto più dannosi per la Chiesa criteri conformistici.


L’Antico Testamento ha solo valore in unione con il Nuovo e il Nuovo Testamento dischiude il suo contenuto nel suo riferirsi all’Antico. Ad es. Genesi 1,1 va letto alla luce di Gv 1,1: “All’inizio era il Verbo”, la Ragione creativa personale: lettura cristologica della creazione. Nel Nuovo Testamento si trova una intensificazione della figura del diavolo e la ragione è che l’Antico Testamento vuole salvaguardare la fede monoteista dal rischio di una fede in potenze demoniache.
La lotta contro il diavolo appartiene al nucleo della vita religiosa di Gesù. Egli è venuto a distruggere le opere del diavolo (1 Gv 3,8). Ritiene la lotta contro i demoni la parte centrale della sua missione (Mc 1,35-39). Gli Apostoli sono inviati a cacciare i demoni (Mc 3, 14s). “La figura di Gesù - argomenta Ratzinger -, la sua fisionomia spirituale non cambia se il sole gira intorno alla terra oppure se la terra si muove attorno al sole, se il mondo è formato per evoluzione oppure no, ma viene decisamente cambiata, se si esclude da essa la lotta con la sperimentata potenza del regno dei demoni”.
Il Battesimo cristiano introduce l’uomo nel modo di esistenza di Gesù come figli nel Figlio per opera dello Spirito Santo e nel Battesimo, come nella Cresima, si richiede una esplicita rinuncia a Satana. “Se si volesse - sempre Ratzinger - annullare la realtà della potenza demoniaca, si cambierebbe il battesimo e con esso la realizzazione della vita cristiana (p.185). L’esperienza dei santi parla di questa lotta con i demoni come in Gesù, descritta in forme diverse.
Nella richiesta quotidiana del Padre nostro, c’è “liberaci dal male-Maligno”. Il diavolo vuole ostacolare il disegno di Dio e della sua opera di salvezza e ognuno ne fa quotidianamente esperienza. Chi si affida a Dio non teme il diavolo. Cristo sulla croce ha vinto in modo definitivo il diavolo. La Chiesa partecipa alla vittoria di Cristo sul diavolo: “La Chiesa esercita tale potere vittorioso mediante la fede in Cristo e la preghiera, che in casi speciali può assumere la forma di esorcismo” (Giovanni Paolo II). La storia continua sotto l’influsso dello spirito ribelle (Ef 2,2) e “man mano che se ne avvicina il termine, diventa in certo senso, più violenta”. Ma il trionfo definitivo è dalla parte di Cristo.


Gli Apostoli e i discepoli di Gesù, all’origine della Chiesa, annunciatori del bene ed esorcisti del male
L’insegnamento della Chiesa sulla presenza del male richiede da noi la fede in Dio, Signore del mondo e della storia, accompagnata dalla convinzione che le vie della sua provvidenza, da cui viene solo il bene, spesso ci rimangono sconosciute: Solo alla fine, quando avrà termine la nostra conoscenza imperfetta e vedremo Dio “faccia a faccia” (1 Cor 13, 12), conosceremo pienamente le vie lungo le quali, anche attraverso i drammi del male e del peccato, Dio avrà condotto la sua creazione fino al riposo di quel Sabato definitivo, in vista del quale ha creato il cielo e la terra (CCC 314).
Benedetto XVI nel suo libro Gesù di Nazaret, ha affrontato due volte il tema del male, offrendoci una straordinaria pagina di lettura attualizzante della Scrittura e dell’insegnamento di Gesù al riguardo.
Parlando della chiamata dei Dodici, il Papa rivela che Gesù istituisce i Dodici, la Chiesa con una duplice destinazione: per stare con Lui e quindi per mandarli ad annunciare il bene ed esorcizzare cioè liberare dal male: “Devono stare con Lui per conoscerlo; per giungere a quella conoscenza di Lui che non poteva dischiudersi alla “gente”, che lo vedeva solo dall’esterno e Lo considerava un profeta, un grande della storia delle religioni, ma non poteva percepire la sua unicità (Mt 16,13ss). I Dodici devono stare con Lui per conoscere Gesù nel suo essere uno con il Padre e poter così diventare testimoni del suo mistero. Devono essere stati con Lui - come dirà Pietro prima dell’elezione di Mattia - “per tutto il tempo in cui il Signore Gesù ha vissuto in mezzo a noi” (At 1.8.21). Verrebbe da dire: dalla comunanza esteriore devono arrivare alla comunione interiore con Gesù” (pp. 206-207).
“Diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d’infermità” (Mt 10,1). Il primo incarico è quello di predicare: donare agli uomini la luce della Parola, il messaggio di Gesù. Gli apostoli sono innanzitutto evangelisti” (p. 207).
Lo stare con Gesù, allora nella sua fase terrena oggi da crocifisso risorto, prepara i discepoli alla missione, perché essere con Gesù, lasciarci assimilare a Lui nell’amore comporta la dinamica della missione. E la finalità di questa missione è l’annuncio del Vangelo, far incontrare sacramentalmente, liturgicamente, la Persona del Risorto con il conseguente dono dello Spirito, con il potere di scacciare i demoni cioè esorcizzare, liberare dal male: “Diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e di infermità” (Mt. 10,1). Prega e curati! Non pregare soltanto occorre anche curarsi, non solo curarsi ma anche pregare!
Il primo incarico è quello di donare agli uomini Gesù che parla e la possibilità sacramentale di incontrarlo col dono dello Spirito del Risorto. Quindi gli apostoli sono tutti evangelisti e sacerdoti. E la Persona del risorto che parla attraverso il loro annuncio, la mediazione della Scrittura per giungere all’incontro sacramentale e quindi al dono dello Spirito del Risorto, oltre che illuminare la mente con la verità del Dio vivente che parla e agisce qui e ora come parlava e agiva allora, è anche una lotta contro il male da ogni parte venga: “Poiché il mondo è dominato dalle potenze del male, questo annuncio è allo stesso tempo una lotta contro queste potenze. “I messaggeri di Gesù mirano, al suo seguito, ad una esorcizzazione (o liberazione) del mondo, alla formazione di una nuova forma di vita nello Spirito Santo, che liberi dall’ossessione diabolica. Di fatto, il mondo antico ha vissuto l’irruzione della fede cristiana come liberazione dalla paura dei demoni, una paura che nonostante lo scetticismo e l’illuminismo dominava tutto; e lo stesso accade anche oggi ovunque il cristianesimo prende il posto delle antiche religioni tribali e, trasformando i loro elementi positivi, li assume in sé. Si sente tutto l’impeto di questa irruzione nelle parole di Paolo, quando dice: “Nessuno è Dio se non uno solo. E in realtà, anche se vi sono cosiddetti dèi sia nel cielo sia sulla terra, e difatti ci sono molti dèi e molti signori, per noi c’è un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene e noi siamo per Lui; e un solo Signore Gesù Cristo, in virtù del quale esistono tutte le cose e noi esistiamo per Lui” (1 Cor 8,4ss). In queste parole c’è un potere liberatorio - il grande esorcismo che purifica il mondo. Per quanti dèi possano fluttuare nel mondo - Dio è uno solo e uno solo è il Signore. Se apparteniamo a Lui, tutto il resto non ha più potere, perde lo splendore della divinità” (pp. 207-208).
“Esorcizzare” per Benedetto XVI significa collocare il mondo nella luce della retta ratio che proviene dall’eterna Ragione creatrice e risanatrice attraverso soprattutto la preghiera: “San Paolo nella Lettera agli Efesini, ha descritto una volta, da un’altra prospettiva, questo carattere esorcistico (liberatorio) del cristianesimo, dicendo: “Attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza! Rivestitevi dell’armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti” (Ef 6,10-12). Heinrich Schlier ha spiegato così questa rappresentazione della lotta del cristiano, che oggi ci appare sorprendente o anche strana: “I nemici non sono questo o quell’altro e nemmeno io stesso, non sono carne e sangue (…), il contrasto va più nel profondo. Si rivolge contro una quantità innumerevole di nemici che sono instancabilmente all’attacco, avversari non ben definibili che non hanno veri nomi, ma solo denominazioni collettive; sono anche a priori superiori all’uomo e questo per la loro posizione superiore, per la loro posizione “nei cieli” dell’esistenza, superiori anche per l’impenetrabilità e l’inattaccabilità della loro posizione. La loro posizione è, appunto, “l’atmosfera” dell’esistenza, una atmosfera che essi stessi diffondono intorno a sé, essendo infine tutti ricolmi di una malvagità sostanziale e mortale” (p. 291).
Il Papa parla di una atmosfera malvagia per cui è assurdo pensare a Dio; è assurdo osservare i comandamenti di Dio; è superstizione pensare al demonio, a preghiere di liberazione; sono cose del passato. Vale soltanto vivere la vita per sé. Prendere in questo breve momento della vita tutto quanto ci è possibile prendere. Vale solo il consumo, l’egoismo, il divertimento. Questa è la vita. Così dobbiamo vivere poiché siamo un semplice prodotto della natura, e come tale non realmente libero e suscettibile di essere trattato come ogni altro animale. L’etica viene ricondotta al relativismo e all’utilitarismo, con l’esclusione di ogni principio morale che sia valido e vincolante per se stesso. Il male oggi non è solo azione di singoli o di gruppi ben individuabili, non proviene solo dai limiti della natura corporea, psichica, ma proviene da centrali oscure, da laboratori di opinioni false, da potenze anonime che martellano le nostre menti con messaggi falsi potenziati dai mass media, giudicando ridicolo e retrogrado un comportamento non solo conforme al Vangelo ma anche semplicemente religioso. Quale urgenza di esorcizzare, di liberare il mondo per quella speranza di cui non possiamo far a meno.
“E chi non vedrebbe che ci sono avvelenamenti mondiali del clima spirituale che minacciano l’umanità nella sua dignità, addirittura nella sua esistenza? La singola persona, anzi, le stesse comunità umane sembrano irrimediabilmente abbandonate all’azione di queste potenze. Il cristiano sa che, da solo, neppure lui può riuscire a dominare questa minaccia. Ma nella fede, nella comunione con l’unico vero Signore del mondo, gli è donata “l’armatura di Dio”, con cui - nella comunione dell’intero Corpo di Cristo (che è la Chiesa) - può opporsi a queste potenze, sapendo che il Signore ci restituisce nella fede l’aria depurata da respirare - il soffio del Creatore, il soffio dello Spirito Santo, nel quale soltanto il mondo può essere risanato” (p.210).
Oltre il compito di esorcizzare o liberare da questo potere malefico satanico, i discepoli hanno anche la missione di guarire ogni sorta di malattie e infermità (Mt 10,1), pregando e curando. Il cristianesimo ha anche una componente terapeutica, di guarigione dal male fisico: “Il potere di scacciare i demoni e di liberare il mondo dalla loro oscura minaccia in vista dell’unico e vero Dio - questo potere esclude al contempo ogni concezione magica della guarigione, in cui si cerca di servirsi proprio di queste potenze misteriose. Le guarigione magiche sono sempre legate anche all’arte di volgere il male contro il prossimo e di mettergli i “demoni” contro. Signoria di Dio, regno di Dio significa propriamente l’esautoramento di queste forze mediante il sopraggiungere dell’unico Dio, che è buono, il Bene in persona” (p. 211).

La preghiera del cristiano: “Ma liberaci dal male-Maligno”
La preghiera del cristiano, “questione di vita o di morte”, è l’invocazione al Padre misericordioso di essere liberati cioè esorcizzati dal male e dal tentatore, che è il maligno. Come Gesù, anche il cristiano è soggetto alla tentazione, agli assalti quotidiani e alle persecuzioni a lungo termine del drago dell’Apocalisse (cap. 12-13), della “bestia” uscita dal mare, salita dagli oscuri abissi del male, con gli attributi del potere politico assoluto.
Per non essere ingoiati da questo moloch vorace e maligno, il cristiano deve pregare con tutte le sue forze: Signore, liberaci dal male, liberaci dal maligno.
A questo proposito - sottolinea mons. Angelo Amato in un suo intervento pubblicato in Cristianità,n. 341-341, da cui abbiamo tratto queste riflessioni -, nel capitolo quinto del suo libro, il Papa annota: “Anche se l’impero romano e le sue ideologie non esistono più - quanto è ancora attuale tutto ciò! Anche oggi ci sono, da un lato, le potenze del mercato, del traffico di armi, di droghe e di uomini - potenze che gravano sul mondo e trascinano l’umanità in vincoli ai quali non ci si può sottrarre. Anche oggi c’è, dall’altro lato, l’ideologia del successo, del benessere, che ci dice: Dio è solo una finzione, ci fa solo perdere tempo e ci toglie la voglia di vivere. Non ti preoccupare di Lui! Cerca da solo di carpire la vita quanto puoi! Anche a queste tentazioni sembra impossibile sottrarsi. Il Padre nostro nella sua interezza, e questa domanda in particolare, vogliono dirci: solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso; allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell’evoluzione. Allora il “drago” ha vinto davvero. Finché egli non riesce a strapparti da Dio, tu, nonostante tutte le sventure che ti minacciano, sei ancora rimasto intimamente sano…Questo dunque chiediamo nel più profondo: che non venga strappata la fede che ci fa vedere Dio, che ci unisce a Cristo. Chiediamo che per i beni non perdiamo il Bene stesso; che anche nella perdita dei beni non vada perso per noi il Bene, Dio; che non andiamo persi noi: liberaci dal male!” (pp. 198-199). Il Papa si richiama al commento del Padre nostro di san Cipriano, il vescovo martire, che dovette sostenere di persona la situazione descritta nell’Apocalisse: “Quando diciamo “liberaci dal male”, non resta niente che dovremmo ancora oltre ciò chiedere. Una volta ottenuta la protezione chiesta contro il male, noi siamo sicuri e custoditi contro tutto ciò che diavolo e mondo possono mettere in atto. Quale paura potrebbe ancora sorgere dal mondo per colui, il cui protettore nel mondo è Dio stesso?” (p. 199).
E’ la fiducia che ha sostenuto i martiri e che san Paolo ha espresso con queste straordinarie parole: “Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?...Chi ci separerà dunque dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?...In tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore” (Rm 8,31-39).
Nella preghiera quindi oltre a confermare la nostra obbedienza alla sua divina volontà, noi chiediamo al Padre celeste anche di porre un limite alle tribolazioni e ai mali che devastano il mondo e la nostra vita. Anzi nella liturgia romana, questa domanda “liberaci dal male”viene ulteriormente ampliata e specificata: “Liberaci, o Signore, da tutti i mali, passati, presenti e futuri. Per l’intercessione di tutti i santi, concedi la pace ai nostri giorni, affinché, con l’aiuto della tua misericordia, viviamo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento”.
Conclude il Papa: “Si percepisce l’eco delle necessità in tempi turbolenti, si percepisce il grido per una redenzione completa. Questo “embolismo”, con cui nelle liturgie viene rafforzata l’ultima domanda del Padre nostro, mostra l’aspetto umano della Chiesa. Sì, noi possiamo, noi dobbiamo pregare il Signore anche di esorcizzare cioè di liberare il mondo, noi stessi e i molti uomini e popoli sofferenti dalle tribolazioni che rendono la vita quasi insopportabile” (p. 200).


La libertà dalla paura dei demoni portata dal cristianesimo
In occasione del IX Convegno Internazionale degli esorcisti a Collevalenza dal 14 al 18 luglio 2008 risuonano profetiche e ammonitrici le parole dell’allora cardinale Joseph Ratzinger, oggi papa Benedetto XVI: “La cultura atea dell’Occidente moderno vive ancora grazie alla libertà dalla paura dei demoni portata dal cristianesimo. Ma, se questa luce redentrice del Cristo dovesse spegnersi, pur con tutta la sua sapienza e con tutta la sua tecnologia, il mondo ricadrebbe nel terrore e nella disperazione: ci sono segni di questo ritorno di forze oscure, mentre crescono nel mondo secolarizzato i culti satanici”.
Perché oggi si irride chi parla di Satana e dell’Inferno, di esorcismi e di preghiere di liberazione ma si affollano come non mai maghi e astrologhi, sette sataniche ed esoteriche?
Possiamo affermare che, grazie alla presenza ecclesiale, sacramentale della Persona di Gesù Cristo risorto e alla sua potenza operante nella preghiera di liberazione e negli esorcismi, la cultura dell’Occidente è stata liberata sia dalla paura, sia dal dominio dei demoni che Egli è venuto a debellare e a sconfiggere. Chi vuole che non si parli più di Satana e di diavoli, di preghiere di liberazione e di esorcismi, anzi che non vengano più praticati, data la cultura secolarizzata, in realtà favorisce nuovamente il diffondersi di una cultura di paura e di dominio di Satana, dal quale Cristo è venuto a liberarci insegnandoci a pregare ogni giorno, soprattutto nella celebrazione eucaristica: non indurci, non abbandonarci nella tentazione, liberaci dal Male-Maligno. Nella preghiera di liberazione di tutti i sacramenti, della confessione in particolare, negli esorcismi sacramentali, il potere delle tenebre è annientato da Colui che è la vera luce e la vera pace del mondo. Ecco perché la preghiera di liberazione, l’attività esorcistica è per Gesù un’attività di estrema importanza: sciogliendo l’umanità dalla schiavitù di Satana, Cristo che era esorcista e il Vangelo documenta numerose liberazioni che egli ha operato a beneficio degli indemoniati dando agli apostoli il potere di cacciare i demoni, dimostra, infatti, di essere il Signore della vita attraverso il dono di Lui risorto cioè lo Spirito santo, immagine dello splendore del Padre, il Liberatore e il Redentore degli uomini. Questa è la visione obiettivamente cristiana della vita di ogni uomo e della storia; “ora - scrive mons. Luigi Negri nella Prefazione al libro di Francesco Bamonte Gli Angeli Ribelli che consiglia a tutti, ai sacerdoti in particolare -, non c’è concezione cristiana esatta della vita dell’uomo e della storia cristiana se si oblitera un particolare fondamentale come quello del centro dell’opposizione all’avvenimento di Cristo che permane nella storia, non più certo, con la possibilità di vincere che ha avuto prima dell’incarnazione del Signore, ma per la possibilità che egli largamente esercita di contestare e rendere difficoltosa l’affermazione della gloria di Cristo risorto nella storia… Con la paura del devozionismo, dello psicologismo, del riduzionismo spirituale … noi corriamo il rischio di perdere la natura profonda e cattolica della fede e di non averne una visione adeguata; proprio l’assenza di questa visione adeguata ci rende poi particolarmente vulnerabili nei confronti della storia. Non è un caso che sia questa difficoltà di tipo culturale ad avere chiaro il valore di Satana e della sua azione contro Cristo e contro il mondo, che rende poi il popolo cristiano così subalterno a questo tremendo proliferare di sette deviate, di forme deviate di cristianesimo fino a un satanismo a buon mercato che comunque è un satanismo che si sta diffondendo a larghissime ondate e che condiziona certamente la vita dei giovani italiani, almeno tanto quanto la tradizione cristiana”. Il Catechismo della Chiesa Cattolica ricorda che l’esistenza degli angeli e dei demoni “è una verità di fede”. La testimonianza della Sacra Scrittura è tanto chiara quanto l’unanimità della Tradizione (CCC 328). Il Magistero ecclesiastico su questi problemi è stato capace di conservare una continuità dinamica o Tradizione, valorizzando argomentazioni diverse e una straordinaria unità intellettuale e morale come ha saputo sintetizzare C. Vagaggini ne Il senso teologico della liturgia, pp. 303-304: “Concretamente e storicamente parlando, il male morale e fisico si è abbattuto sull’uomo non già per semplice effetto della sua disobbedienza, ma per effetto della volontà dell’uomo stesso dietro l’istigazione e l’influsso di Satana. Il peccato si colloca non nella cornice di una generica lotta tra il bene e il male, ma nello scontro tra Dio e Satana, tra il regno di Dio e il regno di Satana. Lo stato di spoliazione dei beni della grazia e dei doni preternaturali, in cui l’uomo è caduto per influsso di Satana, è uno stato di vero peccato, di vera avversione a Dio e di schiavitù sotto la potestà di Satana. Ogni conseguenza del peccato, alla quale tuttora noi sottostiamo, è sempre esercizio del potere di Satana sopra il mondo e sopra di noi. Tale signoria si evidenzia non solo nei nostri peccati personali, ma anche in tentazioni di ogni sorta, in persecuzioni, tribolazioni, influssi nocivi degli elementi infraumani, infortuni, malattie di ogni genere, morte. Nell’infinita scala dei mali fisici, psichici, morali, che noi subiamo, e a cui è sottoposto il mondo, si manifesta effettivamente l’influsso di Satana, il suo potere, la sua lotta incessante contro il regno di Dio. L’uomo, in virtù della grazia e dei doni preternaturali, nel paradiso terrestre godeva dell’immunità da tutti questi mali. La stessa redenzione di Cristo ci ridona la grazia, ma non ancora i doni preternaturali; ci reintegra nuovamente sin d’ora nelle file del regno di Dio, ma non ci sottrae ancora alla lotta e al possibile influsso di Satana e dei suoi “satelliti”. Tale influsso si esercita ogni volta che ci colpisce un qualsiasi male, fisico o morale. La nostra lotta non è solo contro la carne e il sangue, ma - ci ricorda san Paolo - anzitutto contro Satana e contro gli spiriti ribelli, che operano anche attraverso le molestie che la carne e il sangue ci infliggono. Dietro ogni male fisico e morale che ci colpisce si cela effettivamente l’influsso personale di Satana”.
Da parte di chi esercita il ministero dell’esorcismo come di chi parla e scrive sull’esorcismo c’è il rischio, analogo alla riduzione individualistica moderna della speranza cristiana, di restringere l’azione di Satana e dei suoi diavoli sugli effetti personali senza l’attenzione sulla storia, soprattutto oggi. Nel momento in cui san Giovanni scrisse l’Apocalisse il potere senza grazia, senza amore, dell’egoismo assoluto, del terrore, della violenza di Satana, del Dragone, come egli lo chiama, si inseriva nel potere degli imperatori romani anticristiani, da Nerone a Domiziano. “Vediamo - ha osservato Benedetto XVI nell’omelia dell’Assunta del 2007 - di nuovo realizzato questo potere, questa forza del dragone rosso nelle grandi dittature del secolo scorso: la dittatura del nazismo e la dittatura di Stalin avevano tutto il potere, penetravano ogni angolo, l’ultimo angolo. Appariva impossibile che, a lunga scadenza, la fede potesse sopravvivere davanti a questo dragone così forte, che voleva divorare Dio fattosi bambino e la donna, la Chiesa. Ma in realtà, anche in questo caso alla fine l’amore fu più forte di lui. Anche oggi esiste il dragone in modi nuovi. Esiste nella forma di ideologie materialiste che dicono: è assurdo pensare a Dio; è assurdo osservar i comandamenti di Dio; è cosa del tempo passato. Vale soltanto vivere la vita per sé. Prendere in questo breve momento della vita tutto quanto ci è possibile prendere. Vale solo il consumo, l’egoismo, il divertimento. Questa è la vita. Così dobbiamo vivere. E di nuovo, sembra assurdo, impossibile opporsi a questa mentalità dominante, con tutta la forza mediatica propagandistica. Sembra impossibile oggi ancora pensare a un Dio che ha creato l’uomo e che si è fatto bambino e che sarebbe il vero dominatore del mondo. Anche adesso questo dragone appare invincibile, ma anche adesso resta vero che Dio è più forte del dragone, che l’amore vince e non l’egoismo”. Solo questa fede libera, salva.
Avere chiaro culturalmente il ruolo di Satana e della sua azione contro Cristo su ogni persona e sulla storia, pregare sapendo e pensando cosa significa non abbandonarci alla tentazione, liberaci dal Male-Maligno a livello personale e storico, vuol dire evitare di cadere nel terrore e nella disperazione e liberare il mondo secolarizzato da un satanismo a buon mercato e i giovani da un condizionamento pericoloso nell’ambito educativo.


Satana, questo sconosciuto! Purtroppo, sempre meno se ne parla come essere personale
Mons. Gino Oliosi

“vivo, spirituale, pervertito e pervertitore.
Terribile realtà. Misteriosa. Paurosa.
Esce dal quadro
dell’insegnamento biblico ed ecclesiastico
chi si rifiuta di riconoscerlo esistente;
ovvero chi ne fa un principio a
se stante, non avente esso pure, come
ogni creatura, origine da Dio; oppure
lo spiega come una pseudo realtà, una
personificazione concettuale e fantastica
delle cause ignote dei nostri malanni.
Bisogna difendersi contro il male
Maligno: non abbandonarci alla
tentazione, liberaci dal male Maligno
(Padre nostro), liberaci da tutti i mali
che da lui provengono (Embolismo). Il
demonio è all’origine della prima disgrazia
dell’umanità. E’ il nemico numero
uno, è il tentatore per eccellenza.
Sappiamo così che questo Essere oscuro
e conturbante esiste davvero e con
proditoria astuzia agisce ancora; è il
nemico occulto che semina errori e
sventure nella storia umana” (Paolo
VI, nella Catechesi del 15-XI – 1972).
- “Crediamo in qualcosa di preternaturale
venuto nel mondo proprio per
turbare, per soffocare i frutti del Concilio
ecumenico e per impedire che la
Chiesa prorompesse nell’inno di gioia
per aver ricevuto in pienezza la coscienza
di sé” (Paolo VI, Catechesi del
29 giugno 1972).
- “Tutta la storia umana, la storia del
mondo – Benedetto XVI nell’omelia a
braccio del 15 agosto del 2007 -, è una
lotta fra due amori: l’amore di Dio, fino
alla perdita di se stesso, fino al dono
di se stesso (Regno di Dio), e
l’amore a sé fino al disprezzo di Dio,
fino all’odio degli altri (Regno di Satana).
Questa stessa interpretazione
della storia come lotta tra due amori,
tra l’amore (Regno di Dio, Paradiso) e
l’egoismo (Regno di Satana, Inferno),
appare anche nella lettura
dell’Apocalisse. Qui questi due amori
appaiono (non nella cornice di una
generica lottata il bene e il male, ma
nello scontro tra Dio e Satana attraverso
l’uomo) in due grandi figure :
innanzitutto vi è il dragone rosso fortissimo
(Satana), con una manifestazione
impressionante e inquietante del
potere senza grazia, senza amore,
dell’egoismo assoluto, del terrore, della
violenza.
Nel momento in cui san Giovanni
scrisse l’Apocalisse, per lui questo
dragone era realizzato dal potere degli
imperatori romani anticristiani, da
Nerone a Domiziano: (dietro di loro ci
celava effettivamente l’influsso personale
di Satana e dei suoi spiriti ribelli).
Questo potere appariva illimitato;
il potere militare, politico, propagandistico
dell’impero romano era tale
che davanti ad esso la fede, il corpo
di Cristo cioè la Chiesa appariva come
una donna inerme con il suo bambino
– è la seconda figura -, senza
possibilità di sopravvivere, tanto meno
di vincere. Chi poteva opporsi a questo
potere onnipresente, che sembrava
in grado di fare tutto? E tuttavia sappiamo
che alla fine ha vinto la donna
inerme con il suo bambino (la Chiesa
nell’icona di Maria), ha vinto non
l’egoismo, non l’odio; ha vinto
l’amore di Dio, il regno di Dio e
l’impero romano si è aperto alla fede
cristiana.
Le parole della Sacra Scrittura – sempre
Benedetto XVI -, trascendono
sempre il momento storico. E così
questo dragone indica non soltanto il
potere anticristiano dei persecutori
della Chiesa di quel tempo, ma le dittature
materialistiche anticristiane di
tutti i tempi (dietro le quali c’è sempre
anzitutto, anche se non esclusivamente,
Satana e gli spiriti ribelli che operano
– ci ricorda Paolo – anche attraverso
le molestie che la carne e il sangue,
le creature ci affliggono). Vediamo
realizzato questo potere, questa
forza del dragone rosso nelle grandi
dittature del secolo scorso: la dittatura
del nazismo e la dittatura del comunismo
staliniano avevano tutto il
potere, penetravano in ogni angolo,
l’ultimo angolo. Appariva impossibile
che, a lunga scadenza, la fede potesse
sopravvivere davanti a questo dragone
così forte, che voleva divorare il Dio
dal volto umano, fattosi bambino cioè
la Chiesa. Ma in realtà, anche in questo
caso alla fine, l’amore e la verità
furono più forti.
- Anche oggi – sempre Benedetto XVI –
esiste il dragone in modi nuovi, diversi.
Esiste nella forma delle ideologie
materialiste che ci dicono: è
assurdo pensare a Dio; è assurdo
osservare i comandamenti di Dio; è
cosa di un tempo passato. Vale soltanto
vivere la vita per sé. Prendere
in questo breve momento della vita
tutto quanto ci è possibile prendere.
Vale solo il consumo, l’egoismo, il
divertimento. Questa è la vita. Così
dobbiamo vivere. E di nuovo, sembra
assurdo, impossibile opporsi a
questa mentalità dominante, con tutta
la forza mediatica, propagandistica
(veramente, come ci ricorda
san Paolo, la nostra lotta non è solo
contro la carne e il sangue cioè contro
le creature ma anzitutto contro
Satana e contro gli spiriti ribelli,
che operano anche attraverso le molestie
che la carne e il sangue cioè
le creature che ci infliggono). Sembra
impossibile oggi ancora pensare
a un Dio che ha creato l’uomo e
che si è fatto bambino e che sarebbe
il vero dominatore del mondo.
Anche adesso questo dragone appare
invincibile, ma anche adesso resta
vero che Dio è più forte, più forte
il desiderio della verità, la disponibilità
all’amore e che è possibile
lasciarsi interamente penetrare da
Dio attraverso il Signore risorto
presente sacramentalmente nella
Chiesa” (Omelia di Benedetto XVI
del 15 agosto 2007).
Quanto è contrario alla realtà identificare
l’azione di Satana alle ossessioni, alle vessazioni,
alle possessioni: ci possono essere anche
queste ma Satana tenta di concentrare
l’attenzione solo su queste che sono come la
punta di un immenso iceberg facendo dimenticare
la massa sommersa di tutta la sua grande
azione. Però ci possono essere anche queste
possessioni come ricorda Giovanni Paolo
II nelle catechesi di luglio agosto del 1986
precisando tra l’altro:
• “Non è escluso che in certi casi lo
spirito maligno si spinga fino a esercitare
il suo influsso non solo
sulle cose materiali, ma anche sul
corpo dell’uomo per cui si parla di
possessioni diaboliche…
Non è facile discernere ciò che di
preternaturale avviene in questi casi,
né la Chiesa accondiscende o asseconda
facilmente la tendenza ad
attribuire molti fatti ad interventi
diretti del demonio, ma in linea di
principio non si può negare che,
nella sua volontà di nuocere e di
condurre al male, Satana possa
giungere a questa estrema manifestazione
della sua superiorità”.
Straziare, tormentare i corpi, pur essendo
una realtà sconvolgente, è rara
e non è l’attività primaria
dell’azione demoniaca.
E infine Benedetto XVI nell’udienza del 14
settembre 2005:
• “Saluto poi i partecipanti al Convegno
Nazionale degli Esorcisti, e li
incoraggio a proseguire nel loro
importante ministero a servizio della
Chiesa, sostenuti dalla vigile attenzione
dei loro Vescovi, e dalla
incessante preghiera della comunità
cristiana”.
Ma “il più forte” senza confronto è Cristo,
il risorto, presente nella Chiesa e che libera
attraverso tutti i sacramenti, confessione ed
eucaristia in particolare, e i sacramentali. Su
di Lui il demonio non ha alcun potere. Anche
lui, Satana, malvagità fatta persona, tutto intento
a rendere malvagio anche ogni uomo
dissolvendo il desiderio di verità originariamente
presente in ogni io aperto alla realtà in
tutti i fattori cioè alla verità e togliendo ogni
disponibilità all’amore fino a non esserci più
niente di rimediabile nel suo essere e nella sua
azione con una distruzione del bene irrimediabile
(inferno), sarà sottomesso definitivamente
al potere di Cristo: rimane pur sempre
una creatura e non ha la capacità di porsi, manicheisticamente
(doppio dio autore del bene
e del male), in opposizione a Dio, al Suo Regno
come forza uguale e contraria. Non siamo
condannati alla schiavitù del demonio, arruolati
tra i suoi angariati, ma siamo continuamente
liberati con ogni incontro con Cristo,
che con il dono del Suo Spirito ci fa vivere
sempre più da figli nel Figlio per cui vale la
pena essere venuti al mondo. Anche la cultura
atea dell’Occidente moderno vive ancora grazie
alla libertà dalla paura dei demoni, degli
spiriti portata dal cristianesimo. Ma, se questa
luce e forza redentrice di ogni incontro con
Cristo, presente risorto nella Sua Chiesa, dovesse
spegnersi nella coscienza, il mondo
contemporaneo ricadrebbe nel terrore e nella
disperazione in cui si trovano i pagani pur con
elementi buoni nelle loro religioni, terrorizzati
dagli spiriti: in Occidente, in Europa, in Italia
ci sono già i segni di questo ritorno di forze
oscure e di questa paura, mentre crescono nel
mondo secolarizzato i culti satanici. Perché
oggi si irride chi parla di Satana e del rischio
infernale , chi propone esorcismi cioè preghiere
di liberazione ma si affollano come
non mai maghi e astrologhi, sette sataniche ed
esoteriche?
Come mai tanto scetticismo intorno alla
figura di Satana e dei suoi satelliti, i diavoli?
Dubitare dell’esistenza di Satana come essere
personale, ente reale, soggetto concreto e
individuale, è una questione piuttosto recente,
sorta in ambito cattolico, dopo il Concilio Vaticano
II verso gli anni 1968 – ‘70 e non a
causa del Concilio che ne richiama la dottrina
18 volte. Prima di questo tempo, l’esistenza
reale del demonio come essere personale era
di pacifica accettazione da parte di tutti i credenti
e pensatori cattolici. Una verità che rientra
nel deposito della fede, nella dottrina professata
dalla Chiesa, come ricorda il Catechismo
della Chiesa cattolica e il suo Compendio.
Alcuni teologi, e filosofi e pensatori in
genere, si sono posti la domanda di fondo: ma
Satana e i suoi satelliti esistono realmente o
sono solo un genere letterario biblico per indicare
il male? E’ soltanto un simbolo o una
raffigurazione concettuale dell’uomo per segnalare
il fatto della cattiveria nel mondo? La
questione era già sorta, in ambito filosofico e
scientifico, da parte dell’empirismo inglese, in
particolare da Hobbes (1588 – 1679) con la
sua opera “Il Leviatano”, in cui, riducendo la
realtà solo a ciò che è empiricamente verificabile,
affermava la sostanziale interpretazione
simbolica delle affermazioni bibliche intorno
agli esseri spirituali, tra cui gli angeli e i
demoni e quindi anche di Dio. Nell’area cattolica
il primo teologo che ha negato in modo
netto ed eclatante l’esistenza di Satana è stato
il tedesco Haag, nel 1970, con il famoso libro:
“La liquidazione del diavolo”. A lui seguirono
altri teologi e pensatori.
Cosa afferma la Dottrina della Chiesa e
il recente Magistero dei Papi?
Il recente insegnamento dei Pastori della
Chiesa, in questa fase movimentata del post -
Concilio si è pronunciato più volte per difendere
e sostenere come Dottrina certa e vera,
come verità di fede la reale esistenza di Satana
come essere personale. Il Concilio Vaticano
II lo ricorda in 18 frasi sulla realtà e
l’opera del Maligno nelle sue nefaste azioni
nei confronti del mondo, degli uomini e dei
fedeli cristiani, riconfermando la fede cattolica
tradizionale biblicamente fondata. Alla fine
proclama la vittoria di Cristo, iniziata con la
sua morte e risurrezione e che sarà portata a
compimento con la sua gloriosa venuta, ritorno,
al compimento della storia. Il Pontefice
Paolo VI si è soffermato in modo esplicito
sulla questione del diavolo, due volte nel
1972 e una volta nel 1977, momenti nei quali
ha manifestato il suo discernimento per cui
“da qualche fessura sia entrato il fumo di Satana
nel tempio di Dio” soprattutto per certi
modi di intendere la sua riforma liturgica del
1970 e la risurrezione di Cristo non un fatto di
cui gli apostoli sono stati testimoni ma creatori
con la loro fede. Similmente Giovanni Paolo
II, in catechesi al popolo di Dio nel 1986 e
ripropone le tesi essenziali della Dottrina cristiana,
ribadita dal nuovo Catechismo della
Chiesa Cattolica, pubblicato nel 1992, come
dal suo Compendio, e Benedetto XVI non ha
perso occasione per parlarne ai fedeli.
Ma qual è l’origine di Satana e dei demoni?
Chi li ha creati e da dove vengono?
Una questione fondamentale riguarda
l’origine dei demoni e quindi del male nel
mondo che non viene, non può venire da Dio.
Essi sono stati creati da Dio quali esseri personali
angelici cioè puri spiriti, desiderosi di
verità e quindi disponibili all’amore e in
quanto tali erano buoni e belli. La loro cattiveria
di non voler accettarsi come creature
quindi non più desiderosi di verità e non più
disponibili all’amore non trova la causa in
Dio, sommo bene, Amore che non può costringere
esseri intelligenti e liberi perché un
rapporto costretto non è più un rapporto di
amore, ma unicamente da una loro libera e radicale
scelta per cui non c’è più niente di rimediabile
in loro e la distruzione del bene in
loro è irrevocabile (inferno) (Concilio Lateranense
IV del 1215). Sono perciò creature a
tutti gli effetti e non possono manicheisticamente
essere considerati come dei o semidei
cattivi similmente ai demiurghi greci. Sotto
questo aspetto essi hanno i limiti di ogni ente
creato che ha ricevuto l’esistenza del proprio
essere dal Donatore divino.
Perché da angeli buoni, creati per servire
l’uomo, fatto ad immagine e somiglianza di
Dio, si sono trasformati in angeli cattivi o
diavoli distruggendo in se stessi totalmente
il desiderio della verità del proprio e altrui
essere dono del Donatore divino e quindi la
libertà, la disponibilità all’amore?
Da qui sorge la domanda di sapere quale
sia stata la loro colpa o il loro peccato, che li
ha resi individui nei quali tutto è diventato
menzogna, che vivono per l’odio calpestando
in se stessi l’amore per cui non ci sarebbe più
niente di rimediabile e in loro la distruzione
del bene sarebbe irrevocabile, infernale, da
buoni che erano originariamente. Da Dio viene
solo il bene. Concretamente e storicamente
parlando, il male morale e fisico si è abbattuto
sull’uomo non già per il semplice effetto della
sua disobbedienza, ma per effetto si della volontà
dell’uomo stesso ma dietro istigazione e
influsso di Satana. Il peccato si colloca non
nella cornice di una generica lotta tra il bene e
il male, ma nello scontro tra Dio e Satana, tra
il regno di Dio e l’azione contraria a Cristo di
Satana.
L’argomentazione primitiva fu quella di un
peccato carnale, in conformità alla tradizione
legata ad Enoc, secondo il quale gli angeli,
puri spiriti, si sarebbero innamorati delle belle
figlie degli uomini, spiriti corporei, e si sarebbero
uniti ad esse, generando giganti terribilmente
malvagi e fautori di ogni male sulla terra
(Gn 6,1-4). Ma ben presto i pensatori cristiani
si orientarono verso altre argomentazioni,
basandosi in particolare sul testo biblico di
Sap 2,24, in cui si dice che la morte è entrata
nel mondo per invidia del diavolo, indicando
nell’invidia per Adamo, spirito corporeo creato
ad immagine e somiglianza con Dio, la
causa del peccato diabolico. Ma anche questa
argomentazione fu abbandonata per far posto
all’idea di un peccato di superbia nel non voler
riconoscere liberamente, per amore la propria
creaturalità e quindi di ribellione a Dio,
idea sostenuta unanimemente dai pensatori
cristiani dopo Origene (III secolo dopo Cristo)
ed entrata nel magistero della Chiesa e
proposta dal catechismo della Chiesa Cattolica.
Quale, con ‘precisione’, la colpa commessa
da Satana?
Infatuato della sua bellezza e della sua
grandezza, della sua altezza spirituale di spirito
puro creato per servire lo spirito corporeo
dell’uomo, creato ad immagine e somiglianza
con Dio in vista dell’Incarnazione, Lucifero
con i suoi satelliti (questo il suo nome in origine)
ha pensato di potersi mettere al posto
del Donatore di ogni bene in cielo e in terra e
non essere più sottomesso a Lui, non accettando
più liberamente la propria condizione di
creatura, ma ribellandosi all’onnipotenza divina
del Donatore del proprio e altrui essere.
Ha trascinato dietro di sé, con responsabilità
personale, una moltitudine di suoi simili, i
quali si sono congiunti a lui
nell’insubordinazione a Dio, divennero suoi
satelliti, compagni di menzogna e di odio. Si
parla giustamente del peccato angelico come
di uno stato di alienazione, di un essere che
non è più se stesso e non accetta di relazionarsi
agli altri e di comunicare con loro, ma di
lottare contro Dio e contro gli uomini e tutte
le altre creature, rimanendo irrigidito in se
stesso con una forma di tronfio orgoglio e di
profondo egoismo, atteggiamenti che, purtroppo,
constatiamo analoghi storicamente in
certe persone umane.
Quale è stata la pena succeduta al peccato
satanico?
Per quanto concerne la loro pena, si ritiene
che i demoni siano stati condannati subito dopo
il loro peccato che non può essere perdonato
perché la loro scelta ha distrutto perfino il
desiderio della verità e ogni disponibilità
all’amore, per cui non c’è più niente in loro di
rimediabile e la distruzione del bene del loro
essere è irrevocabile, è inferno, come verrà
pubblicamente riconosciuto alla fine dei secoli
nel giudizio universale. Nel frattempo lo
stato di spogliazione dei beni della grazia e
dei doni soprannaturali, in cui l’uomo è cadu
to per influsso di Satana, è il peccato originale
non un atto di ogni uomo ma uno stato di vero
peccato cioè di vera e storica avversione a Dio
e schiavitù sotto la potestà di Satana con cui si
viene all’esistenza. Ogni conseguenza del
peccato attuale, alla quale tuttora noi possiamo
sottostare, è sempre esercizio del potere di
Satana e dei suoi satelliti sopra il mondo e sopra
ciascuno di noi. Tale signoria si evidenzia
non solo nei nostri peccati personali, ma anche
in tentazioni di ogni sorta, in persecuzioni,
tribolazioni, influssi nocivi degli elementi
infraumani, infortuni, malattie di ogni genere,
morte. Nell’infinita scala dei mali fisici, psichici,
morali, che noi subiamo, e a cui è sottoposto
il mondo, si manifesta effettivamente
anche l’influsso di Satana, il suo potere, la sua
lotta incessante contro il regno di Dio in Cristo
attraverso la Chiesa, contro la Parola del
Signore e contro i suoi gesti o Sacramenti sacramentali.
L’uomo, in virtù della grazia e dei
doni preternaturali, originariamente nel paradiso
terrestre godeva dell’immunità da tutti
questi mali. La stessa redenzione di Cristo ci
ridona la grazia di figli nel Figlio, ma non ancora
i beni preternaturali; ci reintegra nuovamente
sin d’ora nelle file del Regno di Dio già
presente là dove Egli è amato e dove il suo
amore ci raggiunge, ma non ci sottrae ancora
alla lotta e al possibile influsso di Satana e dei
suoi “satelliti”. Tale influsso si esercita ogni
volta che ci colpisce un qualsiasi male, fisico
o morale. La nostra lotta non è solo contro la
carne e il sangue cioè il male che viene dal libero
arbitrio dell’uomo e dai limiti della sua
natura, ma – ci ricorda san Paolo – anzitutto
da Satana e dagli angeli ribelli, che operano
attraverso le molestie che la carne e il sangue
ci infliggono. Dietro ogni male fisico e morale
che ci colpisce si cela effettivamente
l’influsso personale di Satana. Quindi Satana
e i suoi satelliti sono operanti nel mondo e
nell’umanità, ma al giudizio universale subiranno
la sconfitta totale e saranno puniti nel
fuoco eterno, sia a livello sensibile ed esteriore
sia di valore intimo quale inasprimento e
turbamento dello spirito.
Quali atteggiamenti profondi dell’essere
e dell’azione diabolica?
L’intento principale del diavolo e dei suoi
compagni è quello di allontanare ogni uomo,
ogni io, biblicamente ogni cuore dal suo rapporto
ordinato con il Donatore divino del proprio
e altrui essere dono e, di riflesso, con gli
altri, con se stesso e con il mondo che lo circonda,
dissolvendo il desiderio di verità e ogni
disponibilità all’amore. Essere personale
in cui tutto è diventato menzogna e che vive
solo per l’odio vuole fomentare falsità e disordine,
disorientamento dei valori, il sovvertimento
della verità in falsità, del bene in male,
dell’amore in odio. Diffonde oggi l’idea
che sarebbe assurdo pensare a Dio, assurdo
osservare i comandamenti di Dio, cosa del
tempo passato. Spinge solo al consumo,
all’egoismo, al divertimento. A tale scopo Satana
e i suoi satelliti suscitano tensioni, rivalità,
guerre, antagonismi. Secondo i Padri della
Chiesa, sono sempre loro che causano malattie
e sciagure naturali, inventano magia e astrologia,
imitano i riti cristiani con le messe
nere dove sono necessarie ostie consacrate,
favorendo l’idolatria e la mitologia, corrompono
la sana Dottrina incitando all’eresia, allo
scisma, stimolano gli uomini al peccato e al
vizio.
Quali i limiti invalicabili per l’azione di
Satana e dei suoi satelliti?
E’ altrettanto chiaro sia i rischi che provocano
dato che Dio, che è amore, anche con loro
non può avere un rapporto costretto, non
può costringerli ma non può essere illimitata
la loro azione nefasta come tutte le creature e
c’è sempre la provvidenza divina che vede e
provvede con una onnipotenza più grande di
tutti i mali. La parola ultima, decisiva non
spetta mai ai demoni, ma a Dio. Ugualmente
ci è rivelato e possiamo constatarlo che alle
azioni malvagie di Satana e dei suoi satelliti si
contrappongono gli interventi della Regina
degli angeli, di san Michele, san Gabriele, san
Raffaele e degli angeli buoni, i quali vengono
in difesa e protezione di ogni uomo. Soprattutto,
e questa è un’idea presente ovunque e
ben salda nella Dottrina cattolica, i demoni
non possono costringere la libertà umana, la
quale, sempre con l’aiuto di Dio e con la propria
disponibilità, può sempre rigettare le seduzioni
del Maligno e opporsi ad esse.
Quali sono le azioni principali di Satana
nei confronti degli uomini?
1. L’azione principale più comune, addirittura
quotidiana di Satana e satelliti
in rapporto ad ogni io umano è quella
della tentazione, che consiste nella seduzione
della mente e della volontà di
ogni io umano affinché compia azioni
contrarie al desiderio della verità, della
giustizia, del bene e soprattutto della disponibilità
all’amore, al riconoscersi
dono nel proprio e altrui essere, come
del mondo circostante del Donatore divino
e quindi spinti all’ascolto, al seguire,
al capire, alla gioia, alla libertà,
all’amore di ubbidire alla sua volontà.
Così è stato fin dalle origini, come ci è
rivelato essere avvenuto storicamente
con descrizioni immaginifiche, quando
il serpente o Satana ha tentato Adamo
ed Eva per farli disobbedire al comando
divino. La tentazione si ripete frequentemente
nella vita di ogni cristiano, di
ogni uomo e può assumere configurazioni
molto diverse e complicate. Addirittura,
alle volte, Satana e i suoi satelliti
possono travestirsi da apparizioni di
Maria, da angeli buoni e suggerire atteggiamenti
apparentemente positivi ma
che di fatto ingannano, portano al male.
Non per nulla Gesù ci ha insegnato a
pregare ogni giorno, ogni mattina e ogni
sera invocando, non indurci, non
abbandonarci alla tentazione.
2. Seconda azione a livello personale, ed
entriamo nello straordinario
dell’azione malefica: la vessazione. Si
tratta di quell’attacco contro il corpo
umano. Alcuni santi, come il Santo Curato
d’Ars, come Padre Pio, che Satana
spingeva giù dalle scale, dal letto, facendogli
battere la testa, fino a farlo
sanguinare. La vessazione si vince con
la forza interiore di aggrapparsi a Dio
che vede e provvede con una onnipotenza
sempre più grande, vincendo
quindi ogni paura e avendo la disponibilità
di sopportare e accettare tutto per
la gloria di Dio, con la consapevolezza
di poter “offrire”. Che cosa vuol dire
“offrire”? Poter inserire nel grande
com-patire di Cristo in croce reso attuale
in ogni celebrazione eucaristica del
sacrificio anche le proprie vessazioni,
che entrano così a far parte in qualche
modo di quel tesoro di compassione di
cui il genere umano ha bisogno perché
Dio lo renda giusto come è la giustizia
di Dio. Un male provocato dal maligno
diventa allora una esperienza sensata
per noi. I grandi maestri spirituali dicono
che attraverso queste esperienze ogni
uomo può maturare enormemente
nella fede ed è luogo, come la preghiera
e l’agire e il soffrire, il giudizio, di apprendimento
e di esercizio della grande
speranza verso la vita “veramente vita”
là dove Dio è amato e dove il suo amore
ci raggiunge.
3. Terza azione: l’infestazione, ovvero
l’azione nefasta del demonio negli ambienti
in cui vive l’uomo: la casa, i locali
pubblici, le attività professionali, i
supermercati, le discoteche…Nella tra
dizione liturgica cattolica, ad ogni cambio
di stagione, in primavera e in autunno,
il sacerdote, con i segni sacramentali
dell’acqua santa, del turibolo e
delle candele benedette, percorreva le
strade dei campi cantando le litanie dei
santi, benedicendo perché venissero liberati
da tanti malanni e i raccolti, insieme
al lavoro assiduo, potessero essere
buoni allontanando ogni intervento
malefico. Era la fede che univa lavoro e
preghiera di liberazione da ogni rischio
di infestazione. Per lo steso motivo importante
era la benedizione delle case
nel periodo pasquale o natalizio. Così il
sacramentale dell’acqua santa con cui
alla sera i genitori benedicevano i loro
figli. Andate in crisi per il clima di secolarizzazione
queste tradizioni, le preghiere
di liberazione vengono portate
avanti da movimenti carismatici, da
persone carismatiche, qualche volta con
dei rischi, soprattutto forme parallele di
appartenenza ecclesiale quando non c’è
reciprocità fra parrocchie e movimenti,
nuove comunità. Quanto sarebbe importante
che le parrocchie ritornassero
ad essere il soggetto continuo anche attraverso
i movimenti e che tutti sapessero
e pensassero che l’embolismo dopo
il Padre nostro in ogni celebrazione
eucaristica è preghiera di liberazione.
4. Quarta azione: l’ossessione unita a negatività
e malefici. Si tratta dell’azione
demoniaca contro la psiche umana, azione
che può causare, accanto a ferite
psichiche curabili dallo psichiatra, gravi
disturbi, come la depressione, lo scoraggiamento,
la sfiducia, fino al suicidio.
Certo non è facile il discernimento
per cogliere ferite psichiche naturali da
curare con le conoscenze scientifiche o
eventuali azioni malefiche da curare
con la preghiera, incontri ecclesiali con
il Signore risorto attraverso i sacramenti
e i sacramentali, come l’esorcismo invocativo
che tutti privatamente possono
fare. Spesso dietro la ferita psichica naturale
si può celare anche l’influsso
personale di Satana per cui occorre il
connubio di preghiera e medicina perché
ciò che proviene da Satana solo la
preghiera guarisce.
5. Quinta e più grave azione sugli individui
di Satana e satelliti, però molto rara:
la possessione diabolica con cui
strazia e tormenta i corpi. Il tormento
dei corpi è una realtà sconvolgente e
drammatica nella quale Satana e satelliti
(legione) prende possesso, in modi
diversi e non in continuità, della creatura
umana. Questa azione, con un discernimento
da compiere anche con la
collaborazione medica, può essere
combattuta con una specifica azione
ministeriale sacramentale cioè
l’esorcismo imperativo che solo il sacerdote
delegato dal vescovo può compiere.
Come si vincolo le seduzioni sataniche,
come salvaguardarsi?
I credenti hanno i mezzi sufficienti per vincere
e sconfiggere le azioni malvagie, negative
di Satana. La più importante è la preghiera
del Padre nostro al mattino e alla sera, come
nella Messa, sapendo e pensando quando si
invoca: non abbandonarci alla tentazione, liberaci
dal male Maligno, liberaci da tutti i
mali. Importantissima la frequenza periodica
ai Sacramenti, come la Confessione mensile e
la Comunione almeno la Domenica, ed inoltre
l’Unzione degli infermi. Sono importanti alcune
benedizioni o strumenti che la Chiesa
pone a nostra disposizione, come il segno della
Croce, l’uso del sacramentale dell’acqua
benedetta e altre buone iniziative. Ciò che
conta di più è l’educazione interiore a vivere
in grazia di Dio, di unione con Lui e a saper
vedere la presenza di Cristo in ogni volto e in
tutte le circostanze con l’intercessione di Maria,
dei Santi e degli Angeli.
Quale il rapporto tra l’azione di Satana
con i suoi satelliti e l’opera redentrice di
Cristo oggi?
Quello che aiuta di più è una sano ottimismo
fondato sulla fede di poter incontrare vivo
oggi chi ha detto: “Io ho vinto il principe
di questo mondo”, “le porte degli inferi non
prevarranno mai” su chi vive in totale comunione
ecclesiale con il vescovo unito al Papa,
“io sarò con voi sempre”, soprattutto eucaristicamente
con voi in vissuti fraterni di comunione
ecclesiale autorevolmente guidata.
L’opera redentrice di Cristo è l’evento capitale
della vittoria contro Satana e il suo regno.
Con la morte in Croce di Gesù, con il memoriale
eucaristico del suo sacrificio con Lui risorto,
presente si attua continuamente la salvezza
redentrice totale, di fronte alla quale
tutte le potenze avverse come il peccato, la
morte, Satana, che ne è il capo, sono annientate
continuamente. In effetti la lotta tra Dio e
Satana attraverso l’uomo trova, con
l’Incarnazione, la sua soluzione, anzi la definitiva
sconfitta, proprio nell’offerta liberatrice
attuata dal sacrificio di Cristo e dalla sua gloriosa
risurrezione, dalla sua glorificazione e
dall’invio del Suo Spirito, dalla sua presenza
che lo rende attuale in ogni luogo e tempo
nella celebrazione eucaristica in vissuti fraterni
di comunione ecclesiale autorevolmente
guidata. Il riscatto di Cristo stabilisce non solo
la vittoria su Satana, ma anche un capovolgimento
storico di situazioni: il male stesso
può diventare circostanza, occasione di crescita
e di maturazione nella fede per cui tutto ha
senso, esso è trasformato in un momento salvifico,
sempre se vissuto in unione all’atto redentore
di Cristo. A questo punto la potenza
demoniaca non solo non ha più forza contro il
cristiano, ma si fa strumento di gloria e di
santità, come è avvenuto per numerosi testimoni
di spiritualità nel cristianesimo. Detto
questo, richiamata questa fiducia non si vuol
dire che ogni uomo venga sottratto alle sue
responsabilità, ben sapendo che il peccato è
sempre una libera scelta umana e non del demonio:
“è dal cuore di ogni uomo che escono
pensieri maligni”, di autosufficienza, di orgoglio.
Gli esorcismi invocativi e imperativi non
pongono l’uomo al sicuro, ma nella condizione
di poter scegliere personalmente e questo è
tutto.