''La piu' grande sfida che ci troviamo a fronteggiare è quella di fornire cibo, cure ed acqua agli sfollati che si trovano nei campi ed il cui numero si è gonfiato fino a 20.000'', ha detto Mark Lipdo, coordinatore della Stefanus Aid, un'agenzia di soccorso locale. Nella città, in cui a seguito degli scontri hanno perso la vita circa 300 persone, a causa del coprifuoco è difficile ottenere rifornimenti alimentari, medicinali ed acqua.
''La situazione degli sfollati è peggiorata'', ha detto il capo della Croce Rossa Awwalu Mohammed, spiegando che, per via dell'eccesso di sfollati, ''In 5 campi di soccorso sono scoppiate le tubature''. Ieri, il vicepresidente del paese Jonathan Goodluck ha ordinato un aumento delle forze di sicurezza nella città ed un coprifuoco di 24 ore a tutta la popolazione.
I soldati musulmani si schierano. L'esercito, stando ad alcune fonti, fatica a riportare la situazione sotto controllo e c'è il rischio che i soldati Hausa (etnia prevalente nel nord a maggioranza musulmana) possano schierarsi al fianco di una delle due comunità in lotta. Un sospetto, questo, confermato anche da alcune testimonianze raccolte dalla BBC, che parlano della presenza nelle strade di rivoltosi travestiti con uniformi militari. Intanto, altri aerei dell'aviazione militare sono atterrati, ieri sera e questa mattina, all'aeroporto di Jos con nuove truppe di rinforzo. Il vice presidente della Nigeria, Goodluck, (il capo dello Stato, Umaru Musa Yar'Adua, è dal novembre scorso ricoverato in Arabia Saudita per problemi di salute), ha affermato, in un comunicato pubblicato oggi dai principali quotidiani, che il "governo è assolutamente determinato a trovare una soluzione permanente e definitiva alla crisi nello stato di Plateau".
La testimonianza da una ONG. Il capo progetto della ONG Apurimac, Leonello Fani, che si trova a Jos racconta: "La situazione è veramente difficile: le vittime sono centinaia e i soldati non proteggono l'ordine, ma spesso prendono la parte di una fazione o dell'altra. A essere massacrati", sottoliena Fani, "sono soprattutto i non indigeni, ovvero gli abitanti di etnia Hausa, di religione musulmana. Le moschee sono prese d'assalto e bruciate". Le tribù principali sono gli Ibo e gli Yoruba, maggioritarie nel sud e di religione cristiana; negli stati del nord (dove in qualche caso è in vigore la sharia) vivono i Fulani e soprattutto gli Hausa, a stragrande maggioranza musulmani.
Più in generale, la popolazione nigeriana si divide equamente tra cristiani e islamici, e di norma l'appertenza ad un credo non costituisce un motivo di tensione nel Paese. Non ci sono leader religiosi di rilievo in Nigeria che spingono alla lotta in base alla fede, ma è spesso la politica a cavalcare e strumentalizzare una passione molto forte della popolazione: è allora che la religione, così come l'appartenenza a un gruppo etnico, diventa uno strumento utile per avere consenso e potere con ogni mezzo.
Gli italiani stanno bene. Stanno bene, invece, la decina di italiani che vivono nella zona di Jos: "non risulta al momento il coinvolgimento di nostri connazionali negli episodi di violenza", ha detto all'Agi l'ambasciatore d'Italia ad Abuja, Roberto Colaminè. "Siamo in costante contatto con i nostri concittadini" - ha proseguito - "stanno rispettando il coprifuoco e le consegne del governo nigeriano e sono in contatto tra loro stessi", mentre l'ambasciata è in collegamento con l'unità di crisi della Farnesina.
L'analisi dell'arcivescovo di Jos. Sono da ricercarsi nei contrasti etnici, più che in quelli religiosi, le ragioni che hanno portato alle violenze di questi giorni in Nigeria. Ad affermarlo è Mons. Ignatius Ayau Kaigama, l'arcivescovo di Jos. "Le versione che sono state finora pubblicate sull'origine degli scontri in Nigeria non sono corrette. In particolare non è vero che sia stata attaccata e bruciata una chiesa", ha detto Kaigama all'Agenzia cattolica Fides. "Un'altra versione riportata dalla stampa afferma che la scintilla che ha provocato gli scontri sarebbe stata l'assalto al cantiere di una casa in costruzione di un musulmano. Ma anche questo fatto va accertato" dice l'Arcivescovo di Jos. Secondo Mons. Kaigama "all'origine degli scontri odierni, come quelli del novembre 2008, vi sono i contrasti tra gli Hausa, di religione musulmana, e le popolazioni indigene, in gran parte cristiane, per il controllo politico della città".
Alle origini dei conflitti. La nigeria è il paese più popoloso dell'Africa, con oltre 150 milioni di abitanti. Dopo aver vissuto una serie di colpi di stato, dal 1999 ha un presidente eletto dal popolo. Ma i conflitti etnici e interreligiosi, che negli ultimi anni hanno provocato migliaia di morti, stanno minando la stabilità di questa repubblica federale, indipendente dal 1960.
Legge islamica a nord. L'imposizione della legge islamica in alcuni stati ha causato divisioni tra la popolazione e costretto migliaia di cristiani ad abbandonare le proprie case. Così il paese si ritrova diviso, con il nord abitato dagli hausa-fulani in maggioranza di religione islamica, il sud-ovest popolato dagli yoruba e il sud est dagli igbo, entrambi di fede cristiana.
Il "corto circuito" tra due comunità. Ma in alcune città del paese come Jos, le due comunità vivono a stretto contatto e ogni minima provocazione può far esplodere le violenze. Come tre giorni fa con gli scontri fra cristiani e musulmani, provocati dalla decisione di costruire una moschea nel quartiere a maggioranza cristiana di Nassarawa Gwom, che sono costati la vita a circa 300 persone.
Gruppi ispirati ad Al-Qaeda. Nel luglio 2009, l'assalto di militanti islamici di Boko Haram - che si richiamano ai talebani dell'Afghanistan - contro una stazione di polizia a Bauchi, nel nord della Nigeria, hanno dato il via ad un'ondata di violenze con oltre 700 morti. Nel dicembre scorso, nuovi scontri tra le forze di sicurezza nigeriane e membri della setta islamica di Kala-Kato, nello stato di Bauchi hanno provocato 33 morti.
Delta del niger. Discorso a parte per la regione del delta del Niger, ricco di petrolio, dove opera il Mend, Movimento per l'Emancipazione del Delta del Niger, con azioni di sabotaggio contro gli impianti delle compagnie petrolifere occidentali. Il Mend chiede che i profitti generati dall'oro nero estratto in Nigeria siano ridistribuiti tra la popolazione. Nel 2006 il Mend rivendicò il rapimento di tre tecnici italiani dell'Agip, successivamente liberati nel 2007.
Le tappe della violenza.
Ecco i principali episodi di violenza interreligiosa ed etnica che hanno insanguinato la Nigeria negli ultimi dieci anni.
2000: Migliaia di vittime nel nord in scontri tra cristiani e animisti da una parte, contrari alla sharia (legge islamica), e musulmani che vogliono applicarla nello Stato di Kaduna.
SET 2001: Scontri fra cristiani e musulmani, sempre nella città di Jos, con chiese e moschee incendiate, almeno mille morti (stime dello Stato di Plateau).
NOV 2002: Almeno 216 persone uccise in scontri a Kaduna, mentre in Nigeria è in corso Miss Mondo, dopo la pubblicazione di un articolo giudicato 'blasfemo', in cui si afferma che Maometto avrebbe potuto innamorarsi di una delle concorrenti e sposarla.
MAG 2004: Centinaia di persone, per la maggior parte musulmani Fulani (pastori nomadi), uccise da gruppi armati di cristiani Tarok (un'etnia di agricoltori stanziali) nella città di Yelwa (Nigeria centrale). Attacchi analoghi a Kano (nel nord) provocano 500-600 vittime, in maggioranza cristiane.
FEB 2006: Almeno 157 vittime in scontri tra cristiani e musulmani scoppiati in seguito alla pubblicazione in Danimarca di vignette satiriche sul profeta Maometto.
NOV 2008: A Jos attacchi tra gruppi di musulmani e cristiani, innescati da elezioni locali contestate, provocano almeno 700 morti (dati Human Rights Watch).
FEB 2009: Il coprifuoco è imposto nella città di Bauchi (nord-est) dopo che 11 persone sono state uccise, 28 gravemente ferite e numerose case, chiese e moschee distrutte.
LUG 2009: E' di oltre 700 morti (dati Croce Rossa) il bilancio di cinque giorni di combattimenti tra esercito e integralisti islamici Boko Haram, che vogliono estendere la sharia a tutta la Nigeria. Viene ucciso lo stesso capo dei Boko Haram, Mohammed Yusuf.
DIC 2009: Almeno 40 morti in scontri tra forze dell'ordine e membri di una setta islamica armati di machete a Bauchi.
LA Repubblica 20 gennaio 2010