MADRID, 12 gennaio 2010 - Ieri il Real Madrid ha riposato ma per Kakà la giornata è stata lunga lo stesso: allo scoccare della mezzanotte lo attendeva il microfono del Larguero, la principale trasmissione radiofonica sportiva della notte spagnola, trasmessa dalla Cadena Ser. Il conduttore De la Morena aveva promesso una chiacchierata intima “con il Kakà che pochi conoscono, quello che non esce la sera, non porta orecchini di brillanti e passa il tempo libero con la moglie e il figlio”. Parola mantenuta. Di calcio si è parlato poco.
il nome — “Me lo porto dietro da quando sono piccolo: mio fratello non riusciva a dire Ricardo, così sono diventato Kakà. Mia moglie mi chiama amore, i miei genitori Ricardo o Kakà, dipende, in Italia Ricky, in Brasile Kakà. Per me è uguale”.
- Kakà, 27 anni, prima stagione al Real. Afp
la pubalgia — “Si, ho giocato sette mesi con la pubalgia. Nel Milan mi feci male al piede sinistro (febbraio 2009, ndr) e quando sono tornato in campo è cominciato il problema al pube. Andava e veniva. È una cosa che ti limita parecchio quando giochi, a un certo punto non ce la facevo più e ho deciso di fermarmi. Dopo 42 giorni di stop il dolore se n’è finalmente andato, grazie a Dio. Ti fa male dappertutto, il problema nasce sotto l’addome, ma condiziona tutti i movimenti quotidiani, alzarti dal letto, camminare, tossire, figurarsi in campo. So che da me ci si aspettava di più, però la pubalgia limita tanto. E penso di aver fatto alcune cose buone: nonostante tutto sono quello che ha dato più assist nel Madrid. Ho parlato con tanti giocatori che hanno avuto lo stesso problema. Valdano mi ha aiutato molto: lui è stato operato due volte…”.
la vita monacale — Sono giovane e mi piace uscire con gli amici a cena, mi piace andare al cinema, le cose normali, tranquille. Non mi piacciono granché le discoteche. Giusto se si vince qualcosa allora si, magari a fine stagione vado a festeggiare. Però durante l’anno no”.
gli atleti di cristo — “Sono un’associazione che riunisce calciatori e sportivi che si ritrovano per fare studi biblici e parlare di Gesù. Li aiuto, siamo tutti evangelici, ma non sono uno di loro”.
"Tutti i giorni prego con mia moglie, mio figlio, i miei amici, solo e leggo la Bibbia"
LA DIFFERENZA CON LA CHIESA CATTOLICA — “Crediamo in Dio, Gesù e lo Spirito Santo, però abbiamo un solo santo, che è Gesù. Gli altri santi sono considerati persone importanti usate da Dio, però non li riteniamo tali, non crediamo in loro in quanto santi. Lo stesso vale per la Madonna: figura di grande rilevanza, scelta da Dio per concepire suo figlio, però non la vediamo come una santa”.
L’AIUTO ALLA CHIESA — “Non è una parte del mio salario ma una parte di tutto ciò che ho, che mi è stato dato da Dio. Il mio tempo ad esempio. Tutti i giorni prego con mia moglie, mio figlio, i miei amici, solo e leggo la Bibbia. Per quanto riguarda i miei valori sono molto radicale, non faccio compromessi, so quello che devo fare, ciò che è buono per me e la mia famiglia”.
LE BESTEMMIE — “Non mi piacciono, non le sopporto. Qui in Spagna si bestemmia meno che in Italia. Alcune volte in Italia ho chiesto ai compagni del Milan di non bestemmiare: non è colpa di Dio se sbagliano un gol o un passaggio”.
- Con l'amico ed ex compagno di squadra Ronaldinho. Reuters
LE TENTAZIONI E LA CONVERSIONE — “Cristo ha sopportato di tutto, anche noi possiamo farlo. Il momento chiave della mia vita religiosa è stato il battesimo. Sono stato battezzato a 12 anni e liìho capito tante cose”.
lA VERGINITA’ — “Era un valore non commerciabile che faceva parte di me: io e mia moglie siamo arrivati vergini al matrimonio. Tanti non ci credono, ma è la verità e non devo dimostrarlo a nessuno”.
IL CONFRONTO CON LA SERIE A — Mi diverto più qui perché questo è un calcio più aperto, più ricco tecnicamente. Quello italiano è più tattico, più studiato, come gli allenamenti: al Milan oltre alla tattica facevamo parecchi esercizi per il fisico e poca palestra. Qui si lavora più sulla tecnica, col pallone, tiri e meno tattica”.
I VICINI E LE CREME — “Nello spogliatoio mi cambio tra Raul, il 7 e Cristiano il 9, due grandissimi. Parlo tantissimo con loro. Le differenze negli armadietti? I profumi, le creme, i prodotti…Nel mio ci sono meno creme, non sono vanitoso".
Filippo Maria RicciGazzetta dello Sport 13 gennaio 2010