DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Riabilitare Danielou. Il cardinale mornel ’74 a Parigi, sulla soglia di casa di una donna chiacchierata. Ma le insinuazioni ora vanno rivedute

DI F ILIPPO R IZZI
F
u veramente scandalosa la morte del cardinale Jean Danilou (1905-1974) o vi fu, in quel drammatico e apparentemente ­scabrosodecesso, una traccia evangelica, capace di scalfire un certo conformismo borghese e benpensante?­l’interrogativo portante su cui si snoda la riflessione del giornalista e scrittore Paolo Giuntella , scomparso pidi un anno fa a causa di una lunga malattia, nel libro uscito postumo La fedelt, trasgressione e follia per il mondo (Il Margine, pp. 126, euro 9,50). Giuntella torna in queste dense pagine alla morte improvvisa del teologo gesuita francese, e scrive:­Danilou cardinale e accademico di Francia, in visita alla Maddalena,­stato stroncato dallo Spirito Santo in condizioni esteriori di apparente ambiguit(e invece interiori di santite carit) perchperdesse la sua vita, al prezzo della sua onorabilit, e acquistasse uno spicchio di cielo per tutti noi, costringendoci a gettare nel mondezzaio il nostro stupido moralismo. In effetti Jean Danilou, insigne studioso delle origini del cristianesimo e perito al Concilio Vaticano II, moril 20 maggio 1974, a 69 anni, sulla soglia dell’appartamento parigino di una donna di dubbia reputazione. Quella morte apparentemente obbrobriosa per un principe della Chiesa e membro dell’Acadmie
franaise
avvenuta a causa di un collasso sull’uscio dell’appartamento dell’avvenente Madame Santoni, detta Mimi, per anni soubrette di un cabaret, fornsoprattutto alla stampa scandalistica d’Oltralpe – capitanata dal settimanale d’assalto Le Canard enchain – abbondanti motivi per creare una fitta e ambigua rete di insinuazioni e di ombre, mai realmente provate, su uno dei teologi pigrandi del Novecento e uno dei pistimati da Paolo VI, che lo crenon a caso cardinale nel 1969. Una rete di insinuazioni che trovqualche sponda persino nella Compagnia di Ges, mentre la difesa della Conferenza episcopale francese (ma anche di autorevoli quotidiani come La Croix e Le Figaro) fu compatta. Dopo la lunga ondata di dicerie sulla­morte umiliata ­del cardinale francese si riuscad appurare, a mente fredda, una veritmolto pisemplice, ma proprio per questo difficile e scomoda da accettare da parte di una certa cultura benpensante: molto tempo dell’apostolato del padre Danilou era speso per aiutare (anche economicamente) e redimere le persone pilontane dalla Chiesa, soprattutto nella pratica dei sacramenti: dalle prostitute agli artisti, dai malati psichici agli omosessuali, in ultimo coloro che vengono bollati come i reietti della societ. Fu la stessa signora Santoni a confermare ai media francesi la completa innocenza di quel rapporto con il grande intellettuale francese. A suffragio di questo stile, da cattolico­irregolare, per molti versi simile al suo confratello Michel de Certeau , fanno ancora oggi vivida testimonianza le riflessioni dello stesso Danilou racchiuse nel bellissimo saggio, una sorta di testamento, Le memorie, uscito postumo (in Italia nel 1975 per la Sei), in cui egli spiega il senso di un apostolatoanticonformistaenon clericaledestinato ai lontani. Di grande interesse sono anche le confidenze consegnate al grande amico, l’orientalista e teologo Louis Massignon ,
sul suo costante servizio nei quar-
tieri dimenticati di Parigi per ifratelli perduti ­. Ma a spiegare lo stile di vita evangelico fuori dal comune del gesuita Danilou parlano ancora oggi le sue note del 1938, racchiuse nei D iari spirituali (editi da Piemme nel 1998), in cui egli a causa di Cristo si sente pronto ad­accettare di essere disonorato, anche agli occhi di coloro che amo, se Egli lo permette. Il 20 maggio di 36 anni dopo il suo amico e successore all’Acadmie franaise , il domenicano
Ambroise-Marie Robert Carr,
facendo riferimento a quella nota dei suoi Diari, afferm non a caso:­Moriva in condizioni che odiose calunnie sfruttarono. Il suo voto eroico era esaudito. Una ricostruzione sullo stile di redenzione dell’apostolato di questo gesuita sui generis lo si trova, in una chiave ovviamente letteraria, nel bel romanzo scritto nel 1998 da Angelo Lodi
La Ragazza e il cardinale
(Edizioni Leoni, pp. 108). Il libro di Lodi, per molti versi simile alle conclusioni a cui arriva Giuntella, intravede nell’incontro tra il porporato e la ragazza la rivelazione di qualcosa di nuovo: misericordia per lui e redenzione per lei. Ma in quel lontano luneddel 1974 fu soprattutto numerosa la schiera di persone che difese l’onorabilitdi Danilou, tra queste, il giovane frate domenicano e poi divenuto maestro generale del suo Ordine,
Timothy Radcliffe ,
i cardinali Gabriel- Marie Garrone e Charles Journet , e soprattutto il compagno di studi di una vita, il gesuita e poi cardinale Henri de Lubac .
La testimonianza di quest’ultimo si evince da un libro,
Memoria intorno alle mie opere ( Jaca Book, 1992), in cui egli dedica un passaggio all’amato confratello.
L’anziano gesuita racconta la grande austerit e morigeratezza­priva di qualsiasi fariseismoin cui il cardinale Danilou viveva a Parigi,­senza un’automobile nuna segretaria. Ma nella sua requisitoria il padre De Lubac si sofferma soprattutto sulla solitudine di Danilou e sulla­campagna
diffamatrice da parte dei confratellisimili a­una muta feroce:­Egli rimase sorridente, servizievole fraterno. In lui non ci fu amarezza e rancore. In questo fu soprattutto evangelico. Proprio per questo l’ho amato di pi. A riconoscere la grande autorevolezza di studioso e di teologo­stato recentemente Benedetto XVI, che conobbe da vicino il teologo francese durante le sessioni del concilio Vaticano II.
Papa Ratzinger lo ha citato per ben due volte nel suo libro
Gesdi Nazaret e ne ha ricordato la grandezza dieminente studioso dei Padridurante la catechesi dedicata ad Eusebio di Cesarea il 13 giugno 2007. Un riconoscimento che trova conferma nell’attualitdel suo pensiero. Infatti, pur a molti anni dalla loro prima apparizione in francese, vengono ora ripubblicati due saggi che fecero epoca come
D io e noi
(Rizzoli, pp. 224, euro 9,20, ) e La Risurrezione (Cantagalli, pp.134, euro 10,90) e presto sarin libreria per le Dehoniane di Bologna anche un altro testo molto in voga negli anni Settanta, Messaggio evangelico e cultura ellenistica. Tra coloro che non si sono mai arresi nella difesa della memoria del cardinale francese, grazie anche ai loro ricordi, ci sono tuttora allievi di Danilou come i teologi gesuiti Joseph Paramelle , Michel Sales e in particolare il grande filosofo quasi novantenne, studioso di Maurice Blondel, Xavier Tilliette :
­Qualcosa sispezzato in me all’epoca della morte umiliata del cardinale Danilou. Fu un episodio penoso – ha dichiarato recentemente Tilliette –. Ero corso al soccorso dell’amico e mi si intimdi tacere. Presunto colpevole, il grande apostolo e scienziato ebbe la reputazione macchiata per molto tempo. Ormai le calunnie sono cessate, ma mi hanno fatto dubitare della Compagnia e del suo spirito fraterno. Nel ventennale della scomparsa sulla rivista
France Catholique Louis Henri Parias lo definamabilmente­divino impaziente ­, pensando certo anche al triste epilogo da cronaca nera di cui fu vittima inconsapevole. Un destino forse annunciato nell’ultimo articolo di Danilou sull’ Osservatore Romano , apparso poco tempo prima della sua morte:­Quel che chiediamo ai teologi non­di annunciare le loro idee, ma GesCristo.
Il grande teologo, 69 anni, era andato a portare alla donna i soldi per l’avvocato del marito in prigione:­Sali 4 piani di corsa. Suon, bianco come un cadavere. Disse appena: 'Come fa caldo qui' E cadde battendo la testa.
Nei diari del gesuita l’offerta:Accetto di essere disonorato, anche agli occhi di chi amo



E il fratello Alain, famoso indologo, comment:La sua fine?stata come quella dei martiri
testimoni


Nel 1999 la nipote ha ricostruito gli ultimi istanti dell’illustre parente

C
hi ha ricostruito la dinamica dell’ultima giornata del cardinale gesuita, appurando i fatti,stata la pronipote Emmanuelle De Boysson. Grazie a una ricerca attenta, che ha portato alla pubblicazione nel 1999 in Francia del fortunato libro Le cardinal et l’hinduiste. Le mistre des frres Danilou, la scrittrice­riuscita a svelare tanti enigmi di quel luned20 maggio 1974.­Una delle ragioni che mi hanno spinto a scrivere questo libroche ho voluto conoscere la verit– si legge nel volume –. Ho incontrato la giovane donna sul cui pianerottolo­morto il cardinale Danilou.
Grazie a lei ho compreso l’esatta natura della loro relazione: un’amicizia essenzialmente spirituale fondata sull’ascolto e sull’aiuto. Ma quello che forse sorprende di pinel racconto della nipote­la svolta che l’incontro con Danilou ebbe sull’esistenza dell’allora ragazza:­Questa donna negletta decise di cambiare vita dopo l’incontro con lui. La De Boysson ricostruisce meticolosamente l’ultima giornata del cardinale: la messa mattutina, l’incontro con il professor Eric Osborn, la visita alla rivista

Etudes ,
l’uscita dal convento dove abitava a Parigi, fino all’ora del decesso.­Prese il bus per andare in via Dulong vicino a piazza Pereire, dove arriv alle 15.40. Ci andper portare a questa giovane donna il denaro che le serviva per pagare l’avvocato del marito finito in prigione. Sali quattro piani di corsa. Suon, era bianco come un cadavere. Ebbe appena il tempo di dire: 'Come fa caldo qui'. E cadde in ginocchio, la testa sbattcontro il pavimento. Un ultimo respiro e poi piniente. A stupire ancora oggi­, pidi ogni altro riscontro, l’impressione che suscitla tragica morte nel fratello del gesuita francese, il grande indologo Alain Danilou:­morto come un santo. I santi non sono quelli che copriamo d’onore, sono quegli altri sui quali si sputa con disprezzo. Il fatto che fosse andato in un quartiere popolare a portare denaro a una povera ragazza per far uscire il marito dalla prigione ha permesso a tutti di approfittarne. Jean era interessato da sempre ai poco amati. Ho profondamente ammirato la sua fine, tanto simile a quella dei martiri il cui profumo sale dritto al cielo, nonostante l’onta e le dicerie della gente.
Filippo Rizzi




L’indologo Alain Danilou




Padre Jean Danielou con il collega Henri De Lubac: gesuiti, teologi e futuri cardinali

Avvenire 20 gennaio 2010