G li applausi scroscianti che mercoledì mattina hanno salutato nell’assemblea del Consiglio d’Europa la replica di Andreas Gross indicavano chiaramente che non era in gioco un semplice confronto parlamentare. Del resto il socialista svizzero nella sua bozza di risoluzione contro le discriminazioni sulla base dei cosiddetti 'orientamento sessuale' e 'genere' aveva chiaramente sollecitato il ruolo del lobbying del movimento Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali) presso partiti e istituzioni. Peraltro il Palazzo d’Europa ancora ieri era qua e là tappezzato, ascensori compresi, dalla locandina che invitava all’incontro (con tanto di piccolo rinfresco) di martedì scorso organizzato da Amnesty, Human rights watch e dalla regione europea dell’Associazione lesbiche, gay, bisessuali, trans&intersex (Ilga), alla presenza di Gross e di Holger Haibach del Partito popolare, sul tema della risoluzione. Erano presenti anche esponenti della Moldavia e dell’Ucraina. È evidente che il Consiglio d’Europa è il campo privilegiato di una sorta di östpolitik del movimento gay, in quanto molti di questi Paesi non fanno parte dell’Unione Europea ed hanno forti radici cristiane. Ilga, infatti, è una Ong che ha espli- citamente una funzione di lobbying insieme a quella di «educare e informare le istituzioni europee, i media e l’intera società ». Del resto il memorandum di Gross cita a più riprese le iniziative delle Ong o delle stituzioni pro Lgbt. Ad esempio si riferisce a quanto sostenuto da Amnesty nel 2009 a proposito di una norma sui minori che in Lituania proibiva l’informazione e le discussioni sull’omosessualità nelle scuole. Secondo Amnesty si sarebbe iscritta «in un clima crescente di intimidazione e di discriminazione prevalente » delle persone Lgbt. Gross menziona anche la Fra, l’agenzia europea per i diritti fondamentali, con sede a Vienna, che con regolamento comunitario nel 2007 ha sostituito il precedente Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia, ma che ora sembra del tutto allineata sulle posizioni del movimento omosessuale. L’Agenzia, infatti, nel suo ultimo rapporto sull’omofobia ha sostenuto che tale fenomeno danneggerebbe nella Ue la salute e la carriera di 4 milioni di persone. Da notare che la parte del memorandum del socialista svizzero che vuole passare sotto esame le istituzioni religiose, promuovendo quelle aperte alle richieste degli omosessuali e bocciando le altre, si basa sostanzialmente sul rapporto Fra. Particolarmente encomiata la Chiesa svedese che ha partecipato al Gay pride, la parrocchia di Kallio a Helsinki che dal 1999 ha celebrato messe collegate ad un simile evento. Menzionata è anche la Chiesa riformata olandese che ha esplicitamente riconosciuto la tesi dell’orientamento sessuale. Il memorandum della risoluzione riporta con grande evidenza il fatto che secondo l’agenzia il lavoro di 'normalizzazione' portato avanti dal Consiglio d’Europa, «come la giurisprudenza della Corte di Strasburgo, sono d’imporanza cruciale». Del resto anche Gross nel suo intervento in aula mercoledì ha detto che il suo rapporto è basato sui pronunciamenti della Corte. «È in effetti – ha affermato – la trasformazione delle sentenze della Corte in discorso politico. Nessuno dovrebbe ignorare quanto progressisti sono i pronunciamenti della Corte». Il socialista svizzero, poi, sembra puntare ad una sorta di gramsciano cambiamento del 'senso comune' degli europei egemonizzato dagli omosessuali. Infatti mercoledì ha sottolineato in replica : «La legge è sempre un po’ in ritardo rispetto alla cultura, ed in ogni modo è vero non si può cambiare la cultura usando la legge. Ecco perché credo che la discussione dei cambiamenti alle leggi sia importante, perché in tal modo si possono influenzare i giudizi e cambiare le mentalità».
Avvenire 29 gennaio 2010