DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Un clima più onesto “Basta esagerazioni sul global warming”. Comincia dal Times la ritirata dei catastrofisti

"L’impatto del riscaldamento globale è stato esagerato da alcuni scienziati e c’è urgente bisogno di maggiore onestà nel riportare le previsioni dei cambiamenti climatici”. Così apriva ieri mattina il sito internet del Times, riportando le dichiarazioni di John Beddington, il capo consigliere scientifico del governo inglese. “I climatologi dovrebbero essere meno ostili nei confronti degli scettici che mettono in dubbio l’origine antropica del global warming. La scienza cresce e migliora alla luce delle critiche”. Una dichiarazione epocale, quella di Beddington, che arriva dopo un periodo non facile per i professionisti del catastrofismo climatico: dopo la gaffe della previsione sballata sullo scioglimento dei ghiacciai dell’Himalaya (fatta in base a un’intervista di uno scienziato ripresa dal Wwf), non c’è più tregua per il panel di scienziati delle Nazioni Unite, quell’Ipcc presieduto da Rajendra Pachauri, ora accusato di conflitto d’interessi per le sue partecipazioni in fondazioni e aziende che trarrebbero benefici dagli allarmi sul clima.

Secondo Beddington la vicenda himalayana è un particolare “che ha rivelato un problema più ampio su come vengono presentate certe prove” del riscaldamento globale. “Abbiamo un problema nel comunicare l’incertezza”. Nessun inno allo scetticismo, ma la richiesta di aggiungere alle prossime previsioni almeno un “non siamo troppo sicuri che sia proprio così”. Atteggiamento diverso dalla sicumera che fino a oggi accompagnava i dati sul clima: “Il consenso sul riscaldamento globale causato dall’uomo è indiscusso”, recitavano i sacerdoti della lotta ai cambiamenti climatici. Qualsiasi tentativo di dibattito veniva liquidato così: la maggioranza degli scienziati è d’accordo, quindi fine delle discussioni.

La richiesta di “onestà” di Beddington ha fondate ragioni. Il Foglio è stato il primo in Italia a parlare del Climategate, lo scandalo che ha coinvolto lo scorso novembre alcuni tra i maggiori climatologi mondiali le cui e-mail erano state pubblicate dopo un attacco di pirati informatici al server dell’Università dell’East Anglia, dove ha sede uno dei centri di ricerca sul clima più ascoltati. In questa corrispondenza gli scienziati si accordavano su come truccare i dati per addomesticarli alla teoria in voga (quella dell’aumento incontrollato della temperatura globale dovuto alle emissioni di gas serra da parte dell’uomo) e censuravano i lavori che criticavano questa teoria. Beddington ne ha anche per loro: “Bisognerebbe garantire che le fonti dei dati fossero accessibili a tutta la comunità scientifica: i vantaggi di un’apertura del genere sarebbero enormi”. Accessibilità dei dati che forse avrebbe evitato alcune topiche prese dalla comunità scientifica e ricordate dal Times: oltre all’Himalaya che non si scioglie, lo studio del Potsdam Institute che prevedeva l’innalzamento dei mari di un paio di metri entro il 2100 (nella più catastrofica delle ipotesi è di pochi centimetri), l’Università di Cambridge che ha previsto lo scioglimento del Polo nord entro il 2010 (nell’Artico i ghiacci stanno aumentando dal 2008) e “l’inverno mite” in Inghilterra annunciato mesi fa dal Met Office.

di Piero Vietti