di Simona Verrazzo
Tratto da Avvenire del 2 gennaio 2010
Washington. Negli Stati Uniti dopo Oregon e Washington, anche il Montana consentirà il «suicidio assistito».
La Corte suprema di Helena ha aperto la strada alla pratica, deliberando che niente nell’attuale legislazione dello Stato impedisce a pazienti terminali di chiedere aiuto ai medici per togliersi la vita, cioè a farsi prescrivere il medicinale con cui suicidarsi. Una scelta che ha già aperto la strada a proteste e polemiche. A differenza di Oregon e Washington, la Corte suprema del Montana non ha definito «costituzionale» il suicidio assistito, ma ha stabilito che i medici che prescrivono a malati terminali i farmaci che li aiuteranno a morire non dovranno più temere di essere penalmente perseguiti.
La sentenza arriva dopo quella del 2008 sul caso di un uomo, Robert Baxter malato terminale di leucemia, che si vide negare le medicine che si era fatto prescrivere per togliersi la vita. Allora, con l’associazione “Compassion and Choices”, avviò una battaglia legale. In quel caso il giudice Dorothy McCarter non giudicò perseguibile il medico in virtù della privacy individuale garantita dalla Stato e del diritto a morire con dignità.
L’uomo è morto prima della sentenza della Corte suprema.