Solo il 4,5% dei francesi che si dichiarano cattolici frequenta abitualmente la S.Messa domenicale, il 15% ci va una volta al mese...
questi i dati più significativi di un’inchiesta realizzata per conto del quotidiano cattolico “La Croix” e pubblicata lo scorso 28/12/2009.
La vasta indagine (131.141 interviste in un periodo compreso fra il 2005 e il 2009) ha quindi definito che, per la maggior parte degli intervistati, l’appartenenza religiosa non viene rappresentata dalla presenza domenicale alla celebrazione eucaristica; confrontando i dati con quelli di altri paesi cattolici europei la conclusione degli studiosi è che la Francia di oggi è il paese dove la pratica domenicale è la più bassa. Nel 1952 l’81% dei francesi si dichiarava cattolico, nel 2006 il 65%, inoltre se i praticanti nel 1952 erano il 27%, ora appunto non superano il 4,5%. Il calo più drastico si situa in un periodo che va dalla metà degli anni ’70 alla fine degli anni 80’ del secolo scorso.
La minoranza cattolica praticante è caratterizzata da una certa anzianità anagrafica rispetto alla media dei cittadini francesi, ma questo “nocciolo duro” di cattolici appartiene a ceti sociali medio-alti (solo il 18% di operai ed impiegati). Si nota anche che questi “praticanti” votano più a destra che i loro concittadini.
La grande fetta dei cosiddetti “cattolici non praticanti”, altrimenti classificabili anche nella famosa formula “credere senza appartenere”, mostrano un particolare attaccamento alle cosiddette “radici cattoliche della Francia” (54%), ma non “militano”.Rilevante anche il fenomeno dell’inarrestabile crescita delle “altre religioni”, l’appartenenza ad altre confessioni si attesta intorno ad un 8%, dato raddoppiato rispetto all’indagine del 1987. Come evidenzia la tabella seguente il calo dei cattolici si compensa con l’aumento degli atei e appunto delle altre religioni. In particolare alcune forme di protestantesimo (evangelici e battisti) cominciano a divenire rilevanti per il sondaggio.