La polizia ha fatto affluire rinforzi e ha istituito posti di blocco per fermare i pellegrinaggi di fedeli che si vogliono recare sul luogo ove è stato distrutto il crocefisso, ma la gente riesce comunque a passare e portare altre croci in cima alla collina. Una manifestazione di protesta.
Hanoi (AsiaNews) – Dong Chiem è praticamente sotto assedio, con posti di blocco sulle strade e sui ponti, istituiti da nuovi contingenti di polizia fatti affluire in zona. E’ la risposta delle autorità locali alla pacifica protesta di migliaia di cattolici alla distruzione, con l’esplosivo, della croce che sorgeva sulla collina, all’interno di un terreno che da più di un secolo appartiene alla parrocchia della cittadina nei pressi di Hanoi.
Le notizie sulla distruzione della croce e sull’attacco subito da alcuni cattolici, tra i quali il giornalista JB Nguyen Huu Vinh e padre Nguyen Van Lien, della parrocchia di Dong Chiem, hanno provocato una manifestazione da parte di 2mila cattolici della vicina parrocchia di Nghia Ai che, insieme a fedeli locali, hanno inscenato una protesta davanti all’ufficio del Comitato del popolo.
All’impegno delle forze di sicurezza – e alla violenza delle loro bande di picchiatori - i fedeli rispondono con pellegriaggi, nei quali ognuno cerca di piantare la propria croce accanto al crocefisso di bambù eretto sul Nui Tho al posto di quello distrutto. ”Faremo di questa collina un Monte delle croci, come quello che i cattolici crearono in Lituania ai tempi del comunismo”, dice uno studente di Hanoi, dopo che il suo gruppo (nella foto) è riuscito a portare decine di croci in cima al colle, superando posti di blocco e gli altri accorgimenti della polizia tesi a fermare i fedeli. Ma sono già centinaia le croci piantate sulla collina.
Da quando si è saputo della distruzioine della croce, infatti, cattolici di tutto in nord del Vietnam tentano di recarsi a Dong Chiem. E le autorità, probabilmente sorpese dalla vastità della reazione, fanno di tutto per impedirlo, mentre minimizzano il numero di quanti intraprendono il pellegrinaggio.
Ieri, ad esempio, come racconta padre Joseph Pham Minh Trieu, un gruppo di mille persone, da lui condotto, ha dovuto rinunciare al viaggio: “la polizia ha confiscato la patente a tutti i conducenti dei nostri bus”. Centinaia di parrocchiani di Ham Long, invece, hanno usato le loro motociclette, e sono passati. Tra loro c’era anche il gruppo degli studenti di Hanoi. Sono arrivati alla cima del Nui Tho, diventuto “monte della preghiera” dove hanno recitato la Via Crucis. Altri fedfeli sono riusciti ad arrivare usando battelli.
Il vescovo di Kon Tum, mons. Michael Hoang Duc Oang, nell’impossibilità di recarsi di persona a Dong Chiem, ha inviato una lettera di solidarietà all’arcivescovo di Hanoi, mons. Joseph Ngo Quang Kiet, nella quale scrive: “la tua gioia e il tuo dolore sono anche i miei”. Il vescovo ricorda di venire dalla parrocchia di Dong Chiem e che quanto avvenuto il 6 gennaio ha avuto su di lui un grande effetto.