DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Ancora satanisti nel 2050? Secondo lo storico Joachim Fest, nella nostra epoca l’eclissi del Dio cristiano genera nuovi adepti delle messe nere

DI M ASSIMO I NTROVIGNE

C
i saranno ancora satanisti nel 2020, o nel 2050? Po­tranno ancora credenze e pratiche apparentemente così a­nacronistiche e antiche sopravvi­vere nel terzo millennio? Posta in questo modo, la domanda sareb­be ingenua. Il satanismo, infatti, non è un fenomeno « antico » . La credenza delle religioni all’esisten­za del Demonio e alla sua molte­plice influenza sulla vita sociale è, certamente, un fenomeno anti­chissimo. Ma il satanismo come lo definisce la sociologia – il culto or­ganizzato del Diavolo da parte di gruppi strutturati e gerarchici – na­sce soltanto nell’epoca moderna. La protostoria del satanismo negli ultimi e più complessi processi di stregoneria e di possessione « in­dotta » da malefici esterni si svi- luppa dopo la scoperta dell’Ame­rica, agl’inizi dell’Evo Moderno. Il primo vero episodio di satanismo – alla corte di Luigi XIV (1638-1715), intorno alla merciaia Cathérine La Voisin (1640-1680), che inventa la Messa nera – è cronologicamente parallelo alle prime autentiche in­quietudini della modernità. Da al­lora inizia un processo pendolare per cui l’uscita allo scoperto di pic­coli nuclei di satanisti determina una reazione quasi sempre spro­porzionata, e il discredito in cui ca­de per i suoi eccessi la reazione an­ti- satanista favorisce la nascita di nuove forme di satanismo.
Dopo l’esplosione dell’occulto ne­gli ultimi anni della monarchia francese e durante la Rivoluzione, soprattutto la Francia assiste a un’epidemia di anti-satanismo con figure paradossali come Alexis Ber­biguier (1764-1842), che attribui­sce ogni male a satanisti trasfor­mati in folletti, i
farfadet. Mentre si ride di Berbiguier, nasce nella sub­cultura occulta della seconda metà dell’Ottocento un nuovo satani­smo, spiato attraverso i buchi di ambigue serrature da personaggi come il giornalista Jules Bois (1868­1943) e il romanziere Joris- Karl Huysmans (1848-1907). Il fascino di Là-Bas di Huysmans (1891) fa­vorisce una reazione anti- satani­sta, la cui Bibbia è l’enorme Diable au XIXe siècle (1892-1895), un te­sto a fascicoli che accusa il Diavo­lo di apparire regolarmente nelle logge massoniche, prodotto dalla cerchia di un mistificatore che si finge convertito al cattolicesimo, Léo Taxil ( 1854- 1907). La caduta, con tanto di confessione dell’in­ganno, di Taxil – anche se non man­cano continuatori ed epigoni – per­mette la rinascita di forme di sata­nismo come quella di Maria de Na­glowska (1883-1936), che la stam­pa ( ammaestrata dagl’inganni di Taxil) non segue con orrore ma con tolleranza e perfino con simpatia. I materiali usati a suo tempo dalla de Naglowska – e soprattutto quel­li del «mago nero» inglese Aleister Crowley (1875-1947) – permettono nell’ambiente della controcultura californiana la nascita del satani­smo moderno con la Chiesa di Sa­tana, fondata nel 1966 da Anton Szandor LaVey (1930-1997), e poi il Tempio di Set. La grande pubbli- cità che questi gruppi si conqui­stano nei mezzi di comunicazione di massa è uno degli elementi che scatenano la reazione anti-satani­sta e la caccia ai satanisti degli an­ni 1980-1994, cui concorrono for­ze diverse. Lo smascheramento di alcuni dei leader della campagna anti- satanista come mistificatori alla Taxil, e la reazione del mondo accademico contro i miti e le leg­gende dell’anti-satanismo, diven­tano a loro volta componenti che, con altre, spiegano l’inattesa rina­scita di gruppi satanisti soprattut­to dopo il 1995, negli Stati Uniti ma anche in Europa e in Italia.
Naturalmente il processo potrebbe continuare con lo stesso schema. Se il nuovo satanismo acquisterà un’eccessiva prominenza - e si ri­peteranno tragedie gravissime co­me quella italiana delle Bestie di Satana - si può prevedere una nuo­va campagna anti- satanista, che potrà facilmente utilizzare il mate­riale
delle campagne precedenti e la cui durata sarà determinata dal­la capacità di controllare i suoi stes­si eccessi. Tuttavia il satanismo del XXI secolo presenta alcune carat­teristiche su cui vale la pena di ri­flettere brevemente. Se una certa ambiguità rimane insopprimibile, il fondatore della Chiesa di Satana LaVey ha vinto la sua principale partita, quella per un satanismo ra­zionalista dove il Diavolo è sem­plice metafora delle nostre passio­ni, e Satana è sempre meno spiri­to, sempre più materia, ipostasi im­manente dell’aggressività di uomi­ni e donne che non vogliono limi­ti alla loro volontà di potere, talora anche - come una parte dei nuovi satanisti afferma con franchezza ­alla loro violenza. Il satanismo ­suggeriscono alcuni sociologi ­cambia casa e paradigmi di riferi­mento: dalla subcultura occultista e magica ai movimenti del poten­ziale umano e della liberazione psi­del co- sessuale, da Crowley a un miscuglio del turbocapitali­smo di Ayn Rand ( 1905­1982) e delle teorie sulla rivo­luzione sessua­le di Wilhelm Reich ( 1897­1957), secondo una strada che LaVey ha percorso per primo.
Il satanismo, fenomeno tipica­mente moderno, finirà fatalmente nell’epoca postmoderna? Il satani­smo è proteiforme, e dopo la fine delle ideologie non avrà forse trop­pe difficoltà a ripresentarsi come possibilità di trascendere l’intolle­rabilità del mero quotidiano senza uscire veramente dal mondo mo­derno
o post­moderno, e senza cercare un’autentica trascendenza in cui non si ha più la forza di cre­dere. 'Da quan­do il messaggio cristiano ha perso la sua for­za - ha scritto lo storico tedesco Joachim Fest ( 1926- 2006) a proposito della fine delle ideologie che hanno do­minato il XX secolo - la ricerca si è rivolta a un sostituto di Dio e a un aldilà che le utopie hanno trasferi­to in questo mondo. Forse delle nuove sette faranno [domani] an­cora più proseliti: guru, predicato­ri della fine del mondo o catechisti delle messe nere'.
Perché il satanismo e non qualche cos’altro, perché - nei termini di Fe­st – si affermano anche i «catechi­sti delle messe nere» e non soltan­to i «guru» e i «predicatori»? Al di là delle affinità elettive–- pure im­portanti – fra visione del mondo
satanismo contemporaneo e modernità, si deve tenere conto – nel moderno come nel postmo­derno – che la presenza del Diavo­lo è ancora forte e potente nell’im­maginario sociale. La spiegazione
sembra
semplice: in ogni momen­to di crisi – dalle guerre alle carestie, dalla Rivoluzione francese alla cri­si economica del 2008 – la paura del Diavolo e dei satanisti riemer­ge dall’immagi­nario collettivo. Quello che è meno semplice è scandagliare le profondità di questo immagi­nario, e preve­derne le mani­festazioni futu­re. In ogni caso, come mostra la nostra storia che arrivando a vicende recenti finisce necessa­riamente per coinvolgere la crona­ca, nel XXI secolo la paura e insie­me l’ambiguo fascino del Diavolo e dei suoi agenti, i satanisti, non so­no meno forti – anzi, è molto pro­babile che siano più forti – che nel Seicento o nel Settecento. Se – com’è probabile – le guerre, le ri­voluzioni, le crisi economiche, il desiderio di potere e di violenza nel cuore dell’uomo non ci abbando­neranno ancora per molto tempo - o per sempre - i satanisti e gli an­ti- satanisti, come i poveri di cui parla il Vangelo, saranno con noi fino alla fine dei tempi.
«Il fascino ambiguo del Diavolo e dei suoi agenti è più forte che nel Seicento, quando nacquero i riti satanici. Guerre, rivoluzioni e crisi economiche tengono in vita il terrore del Maligno»

© Copyright Avvenire 24 febbraio 2010