DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Binetti lascia il Pd: «Cede ai radicali» di Pier Luigi Fornari

Tratto da Avvenire del 16 febbraio 2010

Il cedimento ad una cultura estra­nea ai valori fondativi del Pd. È que­sta la ragione che ha spinto Paola Binetti ad abbandonare il partito gui­dato da Pier Luigi Bersani per aderire all’Udc. «Le radici di quel partito - spie­ga la prima presidente di Scienza & Vi­ta – sono due: l’esperienza dei Ds e quel­la cattolico democratica. È veramente inspiegabile, quindi, come si sia finiti ad appaltare il Pd ai radicali. Purtroppo non potevo far altro che prenderne at­to». Il riferimento è alla scelta di candi­dare per il Lazio Emma Bonino. E alla leader radicale che l’accusa di applica­re la logica del 'o lei o me', la ex dielli­na risponde: «Non sono motivata da un giudizio su una persona ma su una li­nea politica più che confermata. È sta­to Marco Pannella a impedire che fosse Stefano Ceccanti a scrivere il program­ma per il Lazio». Ma si obietta che la Bo­nino è candidata ad una carica ammi­nistrativa. «È a questo livello che i radi­cali, sui registri dei testamenti biologi- ci, i protocolli per la Ru486 e la famiglia, stanno cercan­do di cambiare gli stili di vita».

Che dire della tesi di Bersani secondo cui il partito non è «un condomi­nio» e si richie­de «un sforzo più generoso» per trovare un punto di incon­tro? «Giusto, ma dove sta la sintesi, se per il Pd decide un partito po­litico che da quarant’anni si è schierato su posizioni diametralmente opposte a quelle dei cattolici, dal divorzio alla Ru486, passando per il referendum sul­la legge 40?». La storia attesta, però, che a sostenere l’aborto ci fu in prima linea anche il Pci. «Già – ribatte la Binetti – ma i radicali avrebbero voluto liberalizzare del tutto l’interruzione della gravidanza e per questo promossero un referendum contro la legge 194, mentre il quesito dei cattolici era decisamente contro l’abor­to». Ma non è solo questione di brutti ri­cordi, è anche il presente ad attestare u­na completa incompatibilità. «I radica­li – aggiunge – propongono il diritto di eutanasia e hanno sponsorizzato per primi l’introduzione in Italia dell’abor­to farmacologico». Dunque è aperta la strada al sostegno di Renata Polverini nel Lazio? «L’orientamento è quello, ma prima di prendere una decisione defi­nitiva voglio incontrarla e verificare at­tentamente il suo programma».

Non perde la calma la new entry del­l’Udc, salvo smentire decisamente una ricostruzione giornalistica secondo cui la sua scelta di abbandonare il Pd sa­rebbe stata eterodiretta. «Decido sem­pre in prima persona – osserva – come dimostra la mia militanza nel Pd. Certo il mio punto di riferimento è la dottrina sociale cristiana, come per ogni catto­lico impegnato in politica. E i documenti del magistero non possono essere con­siderati un supermercato dove si pren­de o si lascia quello che si vuole».

Alle accuse di «disonestà intellettuale», la promotrice storica dei teodem ri­sponde con le numerose attestazioni di solidarietà e comprensione giunte non solo dall’area dei cattolici democratici. Franco Monaco polemicamente chie­de perché mai sia entrata nel Pd. «Io pro­vengo dalla Margherita – rammenta la Binetti – e quando quel partito si è fuso nella nuova formazione ho sperato in una sintesi alta tra le culture fondative, ma questo non è avvenuto. E che ci sia­no problemi lo riconoscono anche Ar­turo Parisi e Rosy Bindi». Ora, però, non è solo Nicola Zingaretti ma anche il le­ghista Roberto Calderoli a sostenere che per coerenza dovrebbe dimettersi da deputato. «Giustamente Rocco Butti­glione ha risposto che i parlamentari so­no rappresentati del popolo e non dei partiti, comunque sorprende che Cal­deroli si sia posto il problema solo per me».

Ma anche nell’Udc qualche problema sembra esserci, ad esempio per l’al­leanza con Mercedes Bresso in Pie­monte. «Mi sembra, comunque, che si sia riusciti in qualche modo a condi­zionarne il programma. Certo è troppo poco, la prospettiva, però, è che con al­tri apporti, a cominciare dall’Api e dai deputati usciti dal Pd, si possa creare u­na formazione politica dove i valori sia­no realmente incisivi».