DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

CHIESA/Dall`idea all`esperienza IL DIO PRESENTE IN QUESTO MONDO. Sergio Belardinelli

13 Gennaio 2010
Sergio Belardinelli
Ordinario di Sociologia dei processi culturali Università di Bologna
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CHIESA/Dall`idea all`esperienza
IL DIO PRESENTE
IN QUESTO MONDO
“Nel nostro tempo in cui in vaste zone della terra la fede è nel pericolo di spegnersi come una fiamma che non trova più nutrimento, la priorità che sta al di sopra di tutte è rendere Dio presente in questo mondo e di aprire agli uomini l’accesso a Dio”. Con queste parole, nel marzo scorso, Benedetto XVI si rivolgeva ai vescovi della Chiesa cattolica, richiamando con vigore l’essenziale della fede cristiana. In un’epoca che, almeno in Occidente, appare sempre più estenuata dai suoi giochi linguistici, sempre più in balia dei suoi desideri senza fine, ma anche sempre più desiderosa di uscire dai vicoli ciechi nei quali si è cacciata, la Chiesa ripropone con forza il tema di Dio, il Dio di Abramo e di Gesù Cristo, un Dio che è verità e amore e che proprio per questo non abbandona, non può abbandonare, l’uomo al suo destino. Come ha detto il cardinale Angelo Bagnasco il 10 dicembre scorso, aprendo il convegno su “Dio oggi. Con lui o senza di lui cambia tutto”, organizzato dal “Comitato per il progetto culturale” della Cei, “La ‘questione’ di Dio non è un interrogativo astratto, ma penetra nel profondo le fibre dell’uomo interiore, dove abita la Verità. È domanda che si fa pressante proprio in questo nostro tempo, proprio quando diffusi processi di rimozione culturale tendono ad emarginarla”. La Chiesa italiana accoglie dunque con favore, facendosene carico, l’esortazione di Benedetto XVI a “rendere Dio presente in questo mondo”, e credo che si tratti di una scelta quanto mai lungimirante non soltanto sotto il profilo strettamente ecclesiale.
Se è vero che il nostro Paese ha bisogno di trovare un “alfabeto comune”, il contributo più grande che a questa ricerca può venire dalla Chiesa è proprio quello di parlare di Dio in modo credibile, testimoniandone il vangelo. Del resto è questo che ci viene richiesto dal Dio di Gesù Cristo: pensare a Dio qualsiasi cosa facciamo, direbbe San Paolo. Quanto più sapremo guardare alla croce e alla risurrezione di nostro Signore, tanto più saremo lievito di una società più giusta e più concorde. Troppo spesso noi cattolici ci affanniamo a voler essere incisivi nel mondo, assecondandone la logica, mossi anche da buone intenzioni, dimenticando però che la cosa più importante che abbiamo da offrire al mondo è precisamente la nostra fede, la fede in un Dio, quello di Gesù Cristo, che non è riducibile alle sue pur nobili funzioni sociali, politiche o pragmatiche. Ciò che intendo dire è che l’odierna società ha certo bisogno di maggiore giustizia, maggiore solidarietà, maggiore moralità e cose del genere, ma più ancora ha bisogno di verità, di senso, di fiducia nel proprio futuro e nella vita umana in generale. Per questo, così almeno credo, la Chiesa italiana ha deciso di privilegiare il tema dell’educazione nell’azione pastorale del prossimo decennio e, recentemente, ha investito così tanto nel rilancio della questione di Dio.
In questi anni una parte considerevole della cultura occidentale, aiutata indirettamente dal fondamentalismo di matrice islamica, ha fatto di tutto per screditare l’idea di Dio e rimuoverla dalla concreta esperienza degli uomini. Ma il Dio di Gesù Cristo non è associabile né a una semplice proiezione di desideri umani, né alla violenza terroristica. E’ un Dio che soprattutto ci ama e che, amandoci, ci spinge ad amare a nostra volta, a scoprire l’incommensurabile dignità di ognuno di noi, nonostante le nostre manchevolezze; è un Dio misericordioso che redime e salva e che, proprio e soltanto per questo, serve anche a rendere migliore, più umana, la nostra vita sociale e individuale.