La buonavita organizzata non è una sorta d’uscita di sicurezza o di protezione rispetto alla tentacolare malavita che, in ogni caso, va combattuta senza tregua secondo il principio di mondialità che coordini le azioni d’ogni Paese, in via permanente e non episodica. Auspica, invece, una scelta di civiltà, di cultura. Da lustri serpeggia un senso di generale inquietudine. La fine ingloriosa del sistema collettivistico rende felice quello capitalistico solo per poco, a causa di manifeste fragilità del secondo. Politici e studiosi prospettano terze vie e, tra diverse proposte, ricorre spesso l’economia sociale di mercato elaborata dal professor Muller-Armach e attuata dal presidente Adenauer e dal ministro Erahrd con risultati che collocano la Germania tra i Paesi più sviluppati. Tale esperienza, consolidata nel tempo, attinge non poco dalla dottrina sociale della Chiesa che, come rileva Giovanni Paolo II nella Sollecitudo, non è, però, una terza via rispetto alle due citate “e neppure una possibile alternativa per altre soluzioni meno radicalmente contrapposte: essa costituisce una categoria a sé… appartiene... non al campo dell’ideologia, ma della teologia e specialmente della teologia morale” (par.41).
Nessun sistema mette al riparo da pericoli per le varie espressioni di libertà, uso corretto delle risorse, sana promozione umana, difesa dei più deboli resi tali da fattori anche imprevedibili o non governabili. Ogni sistema ha in sé germi patogeni che, in brodi di coltura particolari, diventano devastanti. Vengono solo dall’uomo allorquando cede al canto delle sirene del potere, prepotere, fame di mondo, denaro, protagonismo, rendendoli idoli. In tal caso, non si sente una creatura ma un piccolo creatore con manie di grandezza in cerca continua di complici.
In politica, per dirla con Simone Weil, sogna un partito al comando e gli altri in prigione, in economia le persone hanno motivo di esistere come consumatori di ciò che mette sul mercato, nella religione non c’è alcun dio al di fuori di lui; professa quella che gli fa comodo e l’adatta ai suoi bisogni e mire.
Il secolo scorso, meraviglioso e terribile, ne ha fatte vedere di tutti i colori. Ricadere nelle trappole note è da stupidi. Premurosa madre e sapiente maestra, non a caso la Chiesa ha affidato battezzati che votano e/o si candidano in politica a San Thomas More, testimone da imitare. Accanto al rispetto di valori umani, come responsabilità personale, competenza, onestà e correttezza, la dolce fermezza nella strenua difesa di quelli non negoziabili, come More.
Quanto a studi e proposte per una terza via o aggiustamenti possibili delle altre due, è da rilevare che l’attenzione è concentrata su due momenti: le istituzioni pubbliche e il mercato. Le prime per regole di convivenza, ordine, sicurezza, giustizia nonché essenziali reti d’infrastrutture e di servizi e il secondo per produzione e scambio di beni materiali e immateriali. Benedetto XVI ribadisce, nella Caritas in veritate, “la necessità di un sistema a tre soggetti: il mercato, lo Stato e la società civile” (par.38). La terza, si sa, ha una presenza non trascurabile, sotto il profilo qualitativo più che quantitativo, nelle pubbliche istituzioni e si ritrova per intero nel mercato, posto che sulla scena economica si è tutti attori come consumatori e produttori. Manca alla stessa la piena consapevolezza del ruolo che può e deve esercitare in quanto tale sia perché gli altri due soggetti abbiano una particolare animazione sia perché maturi e si diffonda l’esigenza di nuovi comportamenti, vissuti alla luce del principio di reciprocità sul piano interpersonale e intersoggettivo. Da qui il fondamento anche economico di dono, gratuità, fraternità, beni relazionali, evidenziati nella Caritas. Sono atti, che concorrono alla formazione della buonavita organizzata. Vanno in seguito esaminati anche per gli effetti sull’incremento del reddito reale, oltre che monetario. Stato, mercato, partiti, imprese sono mezzi, solo mezzi, pur di gran rilevanza. Il fine è la buonavita organizzata che discerne tra sirene e caritas con la scelta di crescere insieme.
Luigi Ferrara Mirenzi
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