Si conclude alle 13 di oggi il summit di due giorni con i vescovi della Chiesa d’Irlanda - sconvolta per i tanti casi di pedofilia del clero - convocato in Vaticano da Benedetto XVI, al quale hanno partecipato anche i capi dicastero della Curia romana. Il Papa, com’è noto, è intenzionato a far valere la linea da lui sempre portata avanti già negli anni in cui era Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, quella della tolleranza zero. Due rapporti governativi, il primo relativo agli abusi e ai maltrattamenti negli orfanotrofi e negli istituti gestiti da religiosi, il secondo relativo alla situazione della diocesi di Dublino, hanno scandalizzato il Paese e costretto alle dimissioni quattro vescovi che non sono intervenuti per impedire che i preti macchiatisi di questi gravi delitti non potessero più nuocere ai bambini. Una terza indagine governativa è in corso nella diocesi di Cloyne. Ieri i vescovi irlandesi - che non nascondono le loro responsabilità - si sono lamentati e hanno chiesto norme canoniche e strumenti più certi e più celeri per punire i preti colpevoli. Si attendono delle direttive precise in questo senso. Il cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, che ieri mattina ha celebrato la messa con i vescovi irlandesi presso la tomba di Pietro nelle grotte vaticane, ha detto nell’omelia: “Le prove più dure e umilianti per la Chiesa sono quelle che provengono dal suo interno, soprattutto quando vedono coinvolti alcuni suoi uomini in atti esecrabili. Ma dalla prova può venire il rinnovamento: a patto che il peccatore riconosca la propria colpa in piena verità”. Il vero nodo della questione, che emerge anche in questa occasione, riguarda la fragilità e l’incapacità degli stessi vescovi di affrontare il problema con decisione, l’incapacità di agire con fermezza, l’incapacità - colpevole - di impedire che i preti pedofili non commettessero più abusi. In attesa della pubblicazione, ormai imminente, della lettera con la quale Benedetto XVI inviterà tutta la Chiesa irlandese a fare penitenza e a riconoscere le proprie responsabilità, manifestando al contempo tutta la vicinanza e la solidarietà alle vittime degli abusi e alle loro famiglie, emerge con forza sempre maggiore la necessità di meditare norme e criteri con i quali vengono scelti i nuovi vescovi. Una riflessione, quella sull’identikit del vescovo, agevolata dal passaggio di testimone che avverrà nei prossimi mesi (secondo alcuni attorno a Pasqua, secondo altri a giugno) tra il cardinale dimissionario Giovanni Battista Re e il suo successore.