DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Inni del tempo quaresimale. Quella sana osservanza antica e misteriosa

di Inos Biffi

L'anno liturgico è tra le creazioni più originali e più felici della Chiesa: sorge dalla percezione che, a motivo dell'assunzione della carne da parte del Verbo, è nata una storia sacra, dove i giorni scorrono ricchi di grazia. Secondo sant'Ambrogio dalla Pasqua di Cristo è incominciato un tempo colmo di beatitudine - beata tempora.
Si sono venuti, così, formando i due grandi cicli liturgici: quello pasquale, con al cuore la passione, la morte e la risurrezione del Signore e che si compie con la solennità di Pentecoste; e quello che irraggia dall'apparizione del Signore - il ciclo natalizio - concluso dalla memoria del Battesimo di Gesù. L'altro è un tempo in cui si succedono e prendono risalto le domeniche: inventare e organizzare, dopo il ciclo pasquale e natalizio, un tempo centrato sul mistero di Pentecoste rivelerebbe una singolare incompetenza e un'insipienza degna di nota.
La Quaresima fa parte della "ghirlanda" pasquale. È una porzione di tempo tutto volto alla Pasqua; e, come avviene per gli altri periodi del suo corso liturgico, la Chiesa lo ha costellato di inni, che cantano i temi e i significati di questa attesa pasquale. Ecco un primo inno: l'Ex more docti mystico, in dimetri giambici, dubitativamente attribuito a Gregorio Magno.
Si apre con la definizione della Quaresima: un tempo di astinenza intrapresa per quaranta giorni, a imitazione di un'osservanza antica e misteriosa (ex more docti mystico) - l'arcano numero quadragenario percorre misteriosamente la Scrittura.
Già Mosè e i Profeti (Lex et Prophetae) hanno, per primi, annunziato e osservato questa astinenza, e dopo di loro Cristo stesso l'ha santificata, "il Creatore e Signore della storia (rex atque factor temporum)".
È un tempo dal programma austero, destinato ad avvolgere e a toccare tutta la condotta. Lo distinguono la sobrietà della parola; la temperanza nel cibo; la moderazione nel sonno; il controllo nello svago; la custodia dei sensi (Utamur ergo parcius / verbis, cibis et potibus, / somno, iocis et arctius / perstemus in custodia).
E, ancora, è un tempo segnato dalla vittoria sulle inclinazioni maligne, che turbano e dissipano le menti (Vitemus autem pessima / quae subruunt mentes vagas), e dalla sconfitta inflessibile dell'astuto tiranno, il demonio (Nullumque demus callido / hosti locum tyrannidis).
A questo stile di vita il discepolo del Signore è impegnato ad attenersi ogni giorno dell'anno; ma esso dovrà trasparire con verità più lucida e forza più ferma durante la Quaresima. L'anno liturgico, infatti, si svolge e raggiunge il suo fine, con questa varia intensità di accenti, improntando, così, l'esperienza cristiana dei mirabili eventi del Signore.
"Ogni azione di Cristo è nostra istruzione (omnis Christi actio nostra est instructio), ripete san Tommaso. E tuttavia, oltre che un atto, ogni azione di Cristo è un "mistero" o un "sacramento", che chiede di essere non solo imitata, ma proseguita e rivissuta.


(©L'Osservatore Romano - 17 febbraio 2010)

Ex more docti mystico


Ex more docti mystico
servemus abstinentiam,
deno dierum circulo
ducto quater notissimo.
Lex et prophetae primitus
hanc praetulerunt, postmodum
Christus sacravit, omnium
rex atque factor temporum.
Utamur ergo parcius
verbis, cibis et potibus,
somno, iocis et arctius
perstemus in custodia.
Vitemus autem pessima
quae subruunt mentes vagas,
nullumque demus callido
hosti locum tyrannidis.



(©L'Osservatore Romano - 17 febbraio 2010)