Il Foglio sta da qualche tempo conducendo un’indagine sulle simpatie che la Bonino raccoglierebbe tra i cattolici laziali. Che non sarebbero poche. Possibile? Una Bonino disinvolta, decisa, sorridente, all’inizio della campagna elettorale si è premurata di dichiarare di non essere anticattolica ma anticlericale. Il messaggio mandato all’elettorato cattolico era chiaro: non c’è da aver paura di me. Io, da vera democratica, rispettosa delle libertà di tutti e di ciascuno, mi oppongo solo all’ufficialità vaticana perché intrigante, oscurantista, lontana dalla realtà e dai problemi della gente.
Parole belle. Efficaci. Dette con spavalda sicurezza. Parole che ricordano quasi alla lettera quelle scritte dal Grande Oriente d’Italia in una circolare spedita nel lontano 1886: “Anzitutto devesi far entrare nel popolo l’idea che la massoneria non ha fine politico, ma solo di beneficenza e di pace, di libertà e di affrancazione dai vincoli degli spiriti, aggravati dalle religioni di dogmi e di precetti. In secondo luogo dimostrare che la massoneria non combatte i cattolici, ma i clericali, che sono corruttori del cattolicismo, e lo disonorano, trascinandolo sulla piazza e nelle gare politiche”.
Quando il Grande Oriente scrive questo testo è da poco avvenuta l’unificazione italiana che ha tolto alla chiesa qualsiasi libertà, ha soppresso tutti gli ordini religiosi espropriando tutte le loro proprietà (compresi conventi, opere d’arte, oggetti di culto, biblioteche ed archivi), ha lasciato senza vescovi tante diocesi ed ha reso il papa “prigioniero” in Vaticano. In questo contesto di distruzione del patrimonio culturale, artistico e religioso italiano, il Grande Oriente rivendica a sé il merito di avvenimenti ritenuti epocali: “Sono da encomiarsi i lavori che si sono fatti in passato, in nome della politica e della finanza italiane. Principalmente la soppressione degli ordini religiosi, l’incameramento dei beni ecclesiastici, la distruzione del potere temporale. Sono tre grandi fatti storici che costituiscono la base di granito del movimento massonico in Italia”.
Come mai la massoneria non denuncia apertamente la propria inconciliabile ostilità per la chiesa cattolica e il proprio disprezzo per gli italiani, tutti cattolici? Perché il primo articolo dello Statuto Albertino dichiara la religione cattolica “unica religione di stato” e perché i Savoia ed i liberali avocano a sé una superiore moralità proprio in quanto costituzionali e liberali. La persecuzione anticattolica in atto doveva, come tale, essere negata: nell’Italia risorgimentale la menzogna regnava sovrana, proprio come Pio IX e Leone XIII scrivevano in decine di lettere.
Cosa c’entrano le cosiddette conquiste di libertà dell’Ottocento italiano con la politica radicale degli ultimi decenni? E’ lo stesso Pannella (il padre spirituale della Bonino) a sottolineare la continuità fra il Risorgimento e le battaglie radicali. In un’intervista comparsa su El Pais del 13 maggio 2005, il leader radicale così loda il primo ministro spagnolo Zapatero: “Zapatero mi ricorda un antico presidente del governo francese, Emile Combes, che nel 1905 espropriò una serie di beni ecclesiastici e rispose alle proteste con una frase: il Vaticano, dopo essersi allontanato dal cattolicesimo, si vuole anche allontanare dallo stato [...] La posizione di Zapatero si inserisce nel contesto di una tradizione democratica e laica, radicalmente europea, imparentata con fenomeni come il risorgimento e l’unificazione italiana del 1870”.
In polemica con la difesa della vita portata avanti dalla Cei di Ruini all’epoca del referendum sulla legge 40, nella stessa intervista a El Paìs appena ricordata, anche Pannella ricorre al collaudato stereotipo dell’anticlericale sì, anticattolico no: “Qui non stiamo parlando del cattolicesimo, ma del Vaticano, uno stato con potere temporale, impegnato a guadagnare più potere a scapito degli altri stati. A mio parere, boicottando il referendum la gerarchia cattolica incorre nel peccato di simonia, vale a dire nella compravendita di beni spirituali”.
Lasciamo Pannella ai suoi sproloqui. Quello che importa ora è ricordare come i nemici della chiesa si siano sempre avvalsi della finta contrapposizione “anticattolici no, anticlericali sì”, “anticattolici no, antivaticani sì”. La ragione di questo tipo di propaganda obbedisce ad una logica ferrea: quella di chi non rinuncia a sperare di farla finita con la fede di Pietro.
Non sembra che votare Bonino sia la più astuta fra le scelte che un cattolico possa fare.
Il Tempo 9 febbraio 2010