DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

La guerra tra bande getta il Messico nella violenza più cupa. La faccia triste dell'America


Città del Messico, 2. Ancora violenze senza fine nel Messico settentrionale, territorio sotto controllo dei narcotrafficanti, dove nelle ultime ore sono state uccise una quarantina di persone nelle città di Ciudad Juárez, Torreón e di Lázaro Cárdenas. A Ciudad Juárez, crocevia del narcotraffico al confine con gli Stati Uniti, sono stati trucidati 18 giovani studenti. Fonti governative locali riprese dalle agenzie di stampa internazionali hanno precisato che il massacro si è consumato in una villetta, dove un gruppo di amici si era riunito per partecipare a una festa. Gli assassini, arrivati in piena notte mentre i festeggiamenti erano ancora in corso, hanno cominciato a sparare all'impazzata sugli studenti.
Non è la prima volta che nel nord del Messico si verificano episodi simili, dovuti per lo più a guerre tra bande rivali. Gli inquirenti al momento non si azzardano a fare ipotesi sulle motivazioni della carneficina. Non è infatti chiaro se il massacro sia stato compiuto da una delle gang di narcotrafficanti, che controllano il lucroso traffico della droga verso gli Stati Uniti.
Ciudad Juárez, 1,4 milioni di abitanti, detiene il poco invidiabile primato di città più violenta del mondo, davanti alla capitale del Venezuela, Caracas, e alla città statunitense di New Orleans. Attraverso Ciudad Juárez - sulle rive del Río Grande, di fronte alla città texana di El Paso - transita più dell'80 per cento della cocaina che arriva dalla Colombia e destinata al mercato degli Stati Uniti. Secondo la polizia, sono oltre 500 le bande criminali che si dedicano ad attività criminali di ogni genere.
Nel 2008, Ciudad Juárez ha registrato 130 omicidi ogni 100.000 abitanti, per un "record" di 2.632 omicidi nel 2009. Dal 2001 è anche diventato il luogo più pericoloso al mondo per le donne, da quando, con il moltiplicarsi delle inchieste degli organismi internazionali, i cadaveri delle vittime - violentate e strangolate - hanno cominciato a scomparire nel nulla.
Da Tokyo, dove si trova in visita ufficiale per i 400 anni delle relazioni tra Messico e Giappone, il presidente della Repubblica, Felipe Calderón, ha espresso oggi dura condanna per le violenze, confermando che nei prossimi giorni saranno resi noti tutti i dettagli di un piano per riportare la sicurezza nelle regioni settentrionali del Paese.


(©L'Osservatore Romano - 3 febbraio 2010)