DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

La svolta di Papa Ratzinger La bussola del suo pontificato si sposta dallo Stato agli Stati.


Paolo Messa

Il cuore romano della Chiesa è in subbuglio e non sono bastati i comunicati ufficiali partiti dalla Città del Vaticano a soffocare le polemiche. È difficile negare che vi sia, una sorta di derby all'interno delle gerarchie di Oltretevere.

Sarebbe però interessante ed utile provare a distinguere fra le beghe interne (sopra le righe ma legittime) con le scelte di fondo operate dal Pontefice.

Da alcune settimane ormai i giornali italiani sono intenti a raccontare, a metà fra il gossip e la telenovela, come la vicenda Boffo sia rivelatrice – sia pure con modalità assolutamente discutibili – di un cambio di regime, dal saldo governo di Camillo Ruini a quello del neo Segretario di Stato Tarcisio Bertone. In effetti, le truppe - giornalistiche e non - si sono disposte sul campo secondo l'idea di questo dualismo.
Il punto è: il duello che agita le penne italiane e non pochi porporati va ascritto solo alla voce «potere temporale» oppure lo spostamento del baricentro vaticano dalla Cei alla Segreteria di Stato e da Avvenire all'Osservatore Romano è il segno di un preciso indirizzo di questo pontificato? Ruini è stato l'apologeta di una precisa idea di Chiesa italiana in un periodo di lunga transizione. È stato il simbolo di una sorta di «terzismo» cattolico: patriottico, impegnato politicamente ma trasversalmente, radicato nei gangli delle dinamiche sociali nazionali. La sua solida ed abile guida della Cei ha consentito ai vescovi di giocare un ruolo di primo piano nelle scelte strategiche del Paese.
Il passaggio da Wojtyla a Ratzinger segna inevitabilmente una discontinuità, come si direbbe in politica.
Il Santo Padre ha scelto per il suo Magistero una linea che è quella esemplarmente condensata nell'enciclica «Caritas in veritate».
L'elemento dottrinale diviene prioritario e l'interesse si sposta, dallo Stato agli Stati. Geopolitica ed economia sono gli argomenti che destano maggiore attenzione e curiosità.
Il lavoro del nuovo direttore dell'Osservatore Romano, Gian Maria Vian, va guardato con attenzione e rispetto proprio perché, oltre ad essere fatto pregevolmente, rappresenta la direzione verso la quale questa Chiesa guarda.
E lì che si ritrova la bussola di un pontificato difficile ma avvincente. Nei prossimi mesi è possibile che la Chiesa si ritrovi più disinteressata alle battaglie sulla legge 40 e più interessata agli equilibri strategici (e alla relativa evangelizzazione) in Cina e in Africa. È comprensibile che alcuni politici, non pochi giornalisti e qualche organizzazione laicale, si possano sentire smarriti in questo nuovo contesto.
Meno condivisibile è consentire invece che si guardi alle questioni di fondo della Chiesa dal buco della serratura o con l'idea che tutto si risolva in un risiko di nomine. Avendo in questi decenni non particolarmente brillato in Italia, evitiamo di esportare il nostro provincialismo Oltretevere. Piuttosto, rileggiamoci una volta ancora «Caritas in veritate».

© Copyright Il Tempo, 11 febbraio 2010