di Bruno Mastroianni
Alla fine tutto questo rimestare nel torbido della vicenda Boffo ha un pregio: darci, per contrasto, una chiara percezione della caratura spirituale di Benedetto XVI.
È vero, la fanghiglia di indiscrezioni su presunte malefatte e lotte interne tra porporati crea confusione. Ma alla fin fine, a parte quello di soddisfare gli appetiti di chi gode a scovare le malefatte di vescovi e preti, la vicenda sta avendo un effetto opposto.
I presunti sfaldamenti e divisioni che compongono la «grande soap opera romana» (come il vaticanista John Allen l’ha definita) preoccupano solo coloro che nella Chiesa vedono una macchina istituzionale tra le altre.
Per tutti gli altri che della Chiesa riconoscono la realtà spirituale – siano essi fedeli o solo simpatizzanti – il clamore della vicenda rappresenta altro: uno sfondo su cui si staglia per contrasto la figura nitida e luminosa di papa Ratzinger.
Egli, tutto teso a riportare all’attenzione della Chiesa ciò che veramente conta (da rileggere gli ultimi interventi sulla giustizia e sull’amore di Dio), fa apparire le spy story in salsa vaticana per quello che sono: vicende destinate ad ingiallire come la carta dei giornali. A restare sarà invece la fame di Dio presente in ogni uomo, a cui la Chiesa è chiamata a rispondere. Difficile immaginare una linea di governo più lucida di quella di Benedetto che si concentra sulla formazione di cristiani autentici.
© Copyright Tempi, 11 febbraio 2010