DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Troppi sculaccioni ai figli "Cambiamo modo di punire"

ROMA - Fare i genitori è complicato. Esserne di "buoni" poi richiede molto impegno, attenzione, equilibrio. Per chi lo diventa per la prima volta le cose si mettono anche peggio, nel senso che "imparare" l'arte non è facile. E il rischio è di finire con l'essere troppo indulgenti, permissivi e tolleranti, fino a farsi mettere i piedi in testa, o maleducare i propri pargoli. O, invece, finire con l'utilizzare metodi "antichi", come le sculacciate e i malrovesci, o come quei sistemi di punizione corporali di cui poi, spesso ci si pente.

Il compromesso esiste. E' infatti possibile "mantenere disciplina e autorevolezza anche attraverso sistemi educativi non violenti". La soluzione al dilemma la fornisce la nuova ricerca di Save the Children. Per essere dei buoni genitori, il dialogo prima di tutto. E per aiutare i genitori a "comportarsi" bene, la Onlus avanza una proposta: una campagna di sensibilizzazione all'utilizzo di metodi educativi improntati sul dialogo. E non sulla violenza. Una proposta accolta con favore dai genitori italiani che nel 66 per cento dei casi, confessano alla Onlus, di manifestare un interesse per nulla trascurabile nei confronti di un'ipotetica campagna di questo tipo.

Facile a dirsi. Il 59 per cento dei genitori di oggi, in media, si descrive meno severo rispetto ai propri. Per educare i figli, però, parlare spesso non basta. Dalla ricerca emerge infatti che quelle considerate più efficaci sono spesso le punizioni "morali": l'imposizione di una restrizione (nel 71% dei genitori), "sgridare i figli con decisione" (nel 32% dei genitori) e costringerli a svolgere delle attività non gradite" (21% degli intervistati).

Ma delle volte, anche le ritorsioni di questo tipo si rivelano insufficienti. Il 25 per cento dei genitori italiani cede infatti alla tentazione delle punizioni corporali: sculacciate come metodi correttivi. Per Save the Children - la "peggiore delle alternative". E in base alla persistenza, seppur ridotta rispetto al passato, delle punizioni corporali in ambito familiare, la Onlus propone, a seguito della campagna di sensibilizzazione (che "operarà un cambiamento culturale") di "approdare a una riforma normativa".

Una legge in materia di punizioni corporali, "che permetterebbe - spiega Valerio Neri, Direttore generale di Save the Children - all'Italia di fare un ulteriore passo avanti in materia di tutela dei minori". Al 13 per cento dei genitori questa legge non dispiacerebbe affatto e anzi la riterrebbe "fondamentale". Tirando le somme e considerando l'insieme della popolazione italiana, il 36 per cento dei genitori - riporta Save the Children - è pronto ad accogliere una legge del genere mentre il 26 per cento direbbe di no: temendo applicazioni discrezionali e ambigue e un'intromissione dello Stato nell'intimità familiare.

Una proposta che fa già discutere. "Punizione corporale non significa niente - spiega Maria D'Alessio, preside della facoltà di Psicologia de La Sapienza di Roma. Quello che fa la differenza è il piano della colpa. Una punizione è una punizione a prescindere. Tutto dipende da quanto e come colpisce il piano emotivo. Uno schiaffo inserito nel giusto contesto non fa niente di male". Bando alla violenza, certo. Ma senza esagerare, spiega la professoressa. "Le punizioni devono semplicemente essere proporzionate alla competenza e crescita del bambino". Insomma, uno schiaffo al momento giusto non fa poi così tanto male. "L'importante - conclude la docente - è evitare gli strascichi". Evitare che uno schiaffo sporadico faccia paura al piccolo.

La Repubblica (05 febbraio 2010)