DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Così Del Noce smascherò l'ateismo

UMBERTO GALEAZZI
I
n Augusto Del Noce lo studio dell’ateismo assume un valore apologetico del 'kerigma' cristiano: le ragioni dell’ateismo – disse –, proposte da più parti, non mi hanno mai convinto, sicché il procedere nella ricerca filosofica mi ha confermato, sempre più criticamente nella fede cattolica. Nel mondo contemporaneo si manifesta, secondo Del Noce, il 'carattere postulatorio' ('Il problema dell’ateismo') dell’ateismo, in quanto non è sostenuto da ragioni atte a giustificarlo, ma è frutto, come presupposto indiscutibile, di una scelta precedente l’indagine filosofica sulla realtà. Si tratta di una 'postulazione arbitraria', che non nasce da un’evidenza razionale, ma dalla pretesa dell’uomo di non essere quell’essere finito, che è, ma di essere l’assoluto o di farsi assoluto nel futuro: è il rifiuto della condizione creaturale e, quindi, della dipendenza dal Creatore. Sartre ha avuto l’onestà intellettuale di ammettere l’esito fallimentare della pretesa impossibile ('una passione inutile') dell’uomo di essere o farsi assoluto, riconoscendo che esso non si è creato da solo. Marx, invece, pretende che l’uomo si creerà perfetto, attraverso il lavoro e la prassi politica rivoluzionaria, dando vita ad una società perfetta; come se dicesse: giacché voglio che l’uomo sia creatore di sé, rifiuto il Creatore.
Ma il mito della società perfetta è andato incontro alle dure smentite della storia.
L’umanesimo ateo di Marx ha lanciato ai credenti una sfida decisiva: noi costruiremo una società perfetta, che eliminerà la religione, creando una sorta di paradiso in terra. Ma dall’esperimento (condotto a prezzo della vita di milioni di persone), invece della società perfetta, è scaturita la patria della disumanizzazione nei suoi molteplici aspetti. Non è semplicemente crollato un muro, ma tutta una visione dell’uomo, della realtà e della storia. Per una filosofia che aveva posto nella verifica storica il criterio di verità, la confutazione è clamorosa e ineludibile. Ciò che doveva confutare la religione è stato smentito e bisogna trarne razionalmente le conseguenze: se il tentativo di confutazione e di eliminazione è fallito, ciò che si intendeva confutare ed eliminare (la religione, il cristianesimo) risulta corroborato. Del Noce ci ha anche insegnato che l’esito disumanizzante dell’esperimento marxista dipende dall’opzione atea (confutando chi crede, senza conoscere i testi, che l’ateismo sia inessenziale nel marxismo).
In primo luogo perché il rifiuto ateo è anche negazione di un ordine morale superiore all’arbitrio umano; onde, ponendo come assoluto la futura società perfetta da realizzare, ci si ritiene legittimati a usare qualsiasi mezzo per conseguire la meta agognata. Si ha, così, la totale risoluzione e dissoluzione dell’etica nella politica, che diventa spregiudicata e tende a dar vita al potere totalitario. Inoltre, il rifiuto ateo è rifiuto di quel riconoscimento originario con cui Dio crea ogni essere umano perché lo vuole e lo ama, costituendolo nella sua inalienabile dignità, che esige, prima di tutto, rispetto; così quel rifiuto conduce all’annegamento del singolo uomo, considerato accidentale, nella vita del genere umano, al suo sacrificio per il mito della società perfetta. Perché Marx risolve l’uomo nei rapporti sociali, identifica l’essenza umana con il genere, negandola ai singoli uomini, la cui dignità viene trasferita nella società.


© Copyright Avvenire 31 marzo 2010