Tra il dire e il fare c’è di mezzo un voto. Ma c’è anche la vigilanza della società civile, che è pronta a chiedere conto di mancate realizzazioni delle promesse o di eventuali discrepanze rispetto a quanto affermato in campagna elettorale. Soprattutto per un nodo fondamentale della società come la famiglia. Perciò, nel giorno in cui il Forum delle associazioni familiari ha annunciato l’adesione al suo manifesto di venti candidati governatori e di oltre 400 candidati consiglieri, ha allo stesso tempo fissato lo sguardo già ai cento giorni. Anzi ai 365, ha detto il presidente del sodalizio Francesco Belletti, dando appuntamento al 25 marzo 2011 per un primo bilancio.
Erano 13 ieri le conferenze stampa in contemporanea in tutti i capoluoghi delle regioni interessate dal voto del 28 e 29 marzo. Quella nazionale, e del Lazio, si è tenuta nella sede della Fondazione Achille Grandi, a due passi da Montecitorio. Belletti si è detto soddisfatto di quella che ha definito una prova di cittadinanza democratica «dal basso» e ha voluto ribadire che «ai candidati è stato chiesto un impegno personale, non di partito». Ci hanno messo la firma per «un impegno speciale del quale chiederemo conto». E ai candidati, se eletti «chiediamo un dialogo sui contenuti e prese di posizione anche fuori degli schieramenti», ha ricordato Belletti.
Insomma, anche se qualcuno vorrà leggere l’operazione come un’indicazione di voto, la sostanza è chiara. Proporre una piattaforma. Vedere chi ci sta. E poi vigilare con spirito critico e collaborativo con chi amministrerà (anche chi per varie ragioni non ha firmato e che «vogliamo convincere», assicurano quelli del Forum), nella consapevolezza che la famiglia è un bene per il Paese, non è appannaggio di una parte. Il messaggio partito dal Family Day del 2007.
Di parte non vuole essere neppure la proposta della sottoscrizione: piuttosto uno strumento di servizio per il discernimento del cittadino elettore, spiegano gli organizzatori. Già, perché se si guarda alla campagna e all’informazione politica messa in campo per la consultazione, il presidente nazionale del Forum storce un po’ il naso. E dedica alla questione il passaggio più duro del suo intervento. Invece di confrontarsi su sanità, servizi sociali, politiche del lavoro, educazione e scuola, tutela della vita umana, difesa della famiglia fondata sul matrimonio, sostegni alle giovani coppie e altri punti qualificanti delle politiche familiari, «sciaguratamente per lunghe settimane il "discorso pubblico" di partiti politici, candidati, organi amministrativi e mezzi di stampa è stato occupato dalla questione della correttezza delle liste elettorali, in un guazzabuglio mediatico che ha costretto lo stesso presidente della Repubblica a parlare di "pasticcio"».
Dunque, il Paese è stato «derubato» di un «dibattito serio» su contenuti, programmi e progetti proprio «di fronte a una scadenza che consideriamo di grande importanza per il nostro futuro immediato e più a lungo termine», ha concluso Belletti.
Il manifesto, presentato circa un mese fa, sollecita alcune misure a livello nazionale, da declinare sempre più nelle competenze regionali. Una legge per la famiglia «seria, fiananziata, sussidiata e partecipata. Non assistenziale, ma di promozione». Avvio della Valutazione d’impatto familiare (che verifichi le conseguenze economiche dei provvedimenti amministrativi sui nuclei). Presidio della riforma del federalismo fiscale, per avere anche a livello regionale e locale tariffe a misura di famiglia. Infine sostegno alla tenuta delle relazioni familiari, soprattutto dei legami di coppia.
Diversa è stata la risposta sul territorio. Ci sono regioni che hanno registrato poche adesioni, altre a decine. Nel Lazio – regione che più ne ha attratte, oltre 80 – i politici non hanno apposto solo una firma: ci hanno messo pure la faccia. «Carta canta, ma noi ci siamo voluti avvalere anche delle risorse della multimedialità», ha detto il presidente del Forum del Lazio Gianluigi De Palo. Dunque, video della sottoscrizione con un minuto di discorsetto. E il tutto andrà su YouTube. Fra un anno anche la rete farà da testimone.
Erano 13 ieri le conferenze stampa in contemporanea in tutti i capoluoghi delle regioni interessate dal voto del 28 e 29 marzo. Quella nazionale, e del Lazio, si è tenuta nella sede della Fondazione Achille Grandi, a due passi da Montecitorio. Belletti si è detto soddisfatto di quella che ha definito una prova di cittadinanza democratica «dal basso» e ha voluto ribadire che «ai candidati è stato chiesto un impegno personale, non di partito». Ci hanno messo la firma per «un impegno speciale del quale chiederemo conto». E ai candidati, se eletti «chiediamo un dialogo sui contenuti e prese di posizione anche fuori degli schieramenti», ha ricordato Belletti.
Insomma, anche se qualcuno vorrà leggere l’operazione come un’indicazione di voto, la sostanza è chiara. Proporre una piattaforma. Vedere chi ci sta. E poi vigilare con spirito critico e collaborativo con chi amministrerà (anche chi per varie ragioni non ha firmato e che «vogliamo convincere», assicurano quelli del Forum), nella consapevolezza che la famiglia è un bene per il Paese, non è appannaggio di una parte. Il messaggio partito dal Family Day del 2007.
Di parte non vuole essere neppure la proposta della sottoscrizione: piuttosto uno strumento di servizio per il discernimento del cittadino elettore, spiegano gli organizzatori. Già, perché se si guarda alla campagna e all’informazione politica messa in campo per la consultazione, il presidente nazionale del Forum storce un po’ il naso. E dedica alla questione il passaggio più duro del suo intervento. Invece di confrontarsi su sanità, servizi sociali, politiche del lavoro, educazione e scuola, tutela della vita umana, difesa della famiglia fondata sul matrimonio, sostegni alle giovani coppie e altri punti qualificanti delle politiche familiari, «sciaguratamente per lunghe settimane il "discorso pubblico" di partiti politici, candidati, organi amministrativi e mezzi di stampa è stato occupato dalla questione della correttezza delle liste elettorali, in un guazzabuglio mediatico che ha costretto lo stesso presidente della Repubblica a parlare di "pasticcio"».
Dunque, il Paese è stato «derubato» di un «dibattito serio» su contenuti, programmi e progetti proprio «di fronte a una scadenza che consideriamo di grande importanza per il nostro futuro immediato e più a lungo termine», ha concluso Belletti.
Il manifesto, presentato circa un mese fa, sollecita alcune misure a livello nazionale, da declinare sempre più nelle competenze regionali. Una legge per la famiglia «seria, fiananziata, sussidiata e partecipata. Non assistenziale, ma di promozione». Avvio della Valutazione d’impatto familiare (che verifichi le conseguenze economiche dei provvedimenti amministrativi sui nuclei). Presidio della riforma del federalismo fiscale, per avere anche a livello regionale e locale tariffe a misura di famiglia. Infine sostegno alla tenuta delle relazioni familiari, soprattutto dei legami di coppia.
Diversa è stata la risposta sul territorio. Ci sono regioni che hanno registrato poche adesioni, altre a decine. Nel Lazio – regione che più ne ha attratte, oltre 80 – i politici non hanno apposto solo una firma: ci hanno messo pure la faccia. «Carta canta, ma noi ci siamo voluti avvalere anche delle risorse della multimedialità», ha detto il presidente del Forum del Lazio Gianluigi De Palo. Dunque, video della sottoscrizione con un minuto di discorsetto. E il tutto andrà su YouTube. Fra un anno anche la rete farà da testimone.
Gianni Santamaria