DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

“Fede e politica - Le pagelle dei cattolici al voto - Polverini sufficiente, Casini no”: Voto e principi non negoziabili, in vista delle elezioni

Alle elezioni regionali del 28 e 29 marzo, i partiti e i candidati arrivano con i loro programmi ma anche con un giudizio su quanto hanno realizzato nella legislatura precedente. Sono stati tenuti d’occhio per cinque anni. Risultato: il bonus famiglia della Lombardia governata da Roberto Formigoni è migliore anche rispetto a quello del governo, e la “dote scuola” è un esempio per tutta la pubblica amministrazione.

A dividere in due gli schieramenti sono principalmente il caso Eluana e la licenza di uccidere che accompagna la liberalizzazione della pillola Ru486, con gli atteggiamenti opposti tenuti dal prolife Formigoni da un lato e dalla radicaloide Mercedes Bresso dall’altro.

In altre Regioni, come la rossa Emilia Romagna, il fronte del centrodestra scricchiola e, posto di fronte alle proposte di equiparazione fra matrimonio e altre forme di convivenza, qualche consigliere del Pdl e della Lega non partecipa nemmeno al voto. Sempre meglio che in Campania, dove un solo consigliere si è rifiutato di equiparare le “unioni” alle famiglie.

Ma le pagelle non dicono tutto, ammette Fenizia. La sua lettura dei dati è più approfondita: «Ciò che ci ha stupito di più è stato constatare che l’Udc, che nelle intenzioni mette al primo posto gli stessi valori a noi cari, non ha esitato a schierarsi con coalizioni che supportano candidati che palesemente portano avanti valori incompatibili con un’istanza realmente cristiana (Bresso in Piemonte, Burlando in Liguria)». Le incertezze dell’elettorato cattolico, rilevate da un sondaggio pubblicato domenica scorsa dal Sole 24Ore proprio nel caso del Piemonte, potrebbero dunque dissolversi per quella spregiudicatezza che ieri il vicecapogruppo vicario del Pdl al Senato, Gaetano Quagliariello ha spiegato così: «In Piemonte è stata smascherata la politica dell’Udc, che non è la terza via ma è quella che va a seconda delle convenienze». Inoltre, «votare Udc nelle regioni dove “corre da sola”», ribadisce Fenizia, «se è vero che centrodestra e centrosinistra hanno visioni e impostazioni su vita e famiglia così diametralmente opposte, equivale ad accettare il rischio di far vincere chi attaccherà con insistenza i valori non negoziabili».


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