A cento anni dalla Conferenza missionaria mondiale di Edimburgo si svolge venerdì 25 presso il convento di San Francesco della Vigna a Venezia un convegno dedicato alla storia del dialogo ecumenico. Anticipiamo stralci di una delle relazioni.
di Riccardo Burigana "Nell'estate del 1910, nella capitale scozzese si incontrarono oltre mille missionari, appartenenti a diversi rami del Protestantesimo e dell'Anglicanesimo, a cui si unì un ospite ortodosso, per riflettere insieme sulla necessità di giungere all'unità per annunciare credibilmente il Vangelo di Gesù Cristo. (...) Ad un secolo di distanza dall'evento di Edimburgo, l'intuizione di quei coraggiosi precursori è ancora attualissima".
Con queste parole Benedetto XVI ha evocato la Conferenza mondiale missionaria di Edimburgo nell'omelia della celebrazione dei vespri per la conclusione della Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani, il 25 gennaio 2010, nella basilica di San Paolo fuori le Mura. Le parole del Papa descrivono il carattere della Conferenza missionaria di Edimburgo alla luce del dialogo ecumenico del xx secolo, ponendo l'accento sui "coraggiosi precursori", le cui intuizioni rimangono ancora di grande attualità. Si tratta di uomini come il metodista statunitense John Charles Mott (1865-1955), presidente della Conferenza e successivamente eletto presidente del Consiglio missionario internazionale, come il missionario scozzese John Oldham (1874-1969), primo segretario del Consiglio missionario internazionale, o come l'episcopaliano Charles Brent (1862-1929), solo per citare tre nomi, che furono protagonisti della Conferenza di Edimburgo e della successiva stagione pioneristica del dialogo ecumenico.
Partendo da Edimburgo per volgere lo sguardo al futuro del dialogo ecumenico, si devono presentare le vicende storiche della Conferenza di Edimburgo con una particolare attenzione all'attività missionaria della quale la Conferenza faceva formalmente parte, e successivamente delineare alcuni elementi per comprendere le radici della dimensione ecumenica assunta dalla Conferenza, anche nell'immaginario collettivo dei cristiani del xx secolo per i quali la Conferenza di Edimburgo coincide con l'inizio del dialogo ecumenico.
Da Edimburgo non emerse un'univoca indicazione sull'unità della Chiesa; ci furono interventi in questa direzione, ma essi assunsero un valore particolare anche alla luce dei tanti passi compiuti prima di Edimburgo nella direzione di una riflessione che ponesse in termini nuovi la questione dell'unità della Chiesa. La riflessione sull'unità a Edimburgo e, soprattutto, i passi concreti che seguirono la Conferenza furono resi possibili da una serie di elementi che caratterizzano la vita delle Chiese nella seconda metà del xix secolo, accompagnando l'azione missionaria ma andando ben oltre questa dimensione dell'esperienza cristiana. Tra questa molteplicità di fattori è opportuno indicarne tre: la riscoperta della Sacra Scrittura, la storicizzazione delle vicende del XVI secolo e la nascita di organizzazioni interconfessionali studentesche.
Nel corso del XIX secolo si ha una generalizzata riscoperta della Sacra Scrittura; essa assunse forme molto diverse da contesto a contesto, ma è indubbio che segna profondamente la vite delle Chiese sotto molti aspetti. Infatti non si tratta di limitarsi a ripercorrere la straordinaria stagione dello studio storico-critico del testo biblico, con le reazioni e le controreazioni che attraversarono il mondo evangelico e la Chiesa cattolica di fronte a questo approccio alla Scrittura, coinvolgendo molti cristiani in un animato dibattito sul valore della Scrittura, sulle regole dell'esegesi, sul rapporto tra Scrittura e magistero; su questi aspetti si è molto scritto anche in relazione all'istituzione di luoghi del sapere biblico, come il Pontificio Istituto Biblico di Roma, e per questo non mi voglio soffermare, se non per invitare a riflettere su come queste iniziative erano parte di un processo più ampio che venne alimentato da una sensibilità nuova nei confronti del testo biblico, grazie alla diffusione capillare della Bibbia nel mondo.
Il secondo elemento è costituito dal processo di storicizzazione delle vicende religiose del XVI secolo; esso coinvolge progressivamente tutti i cristiani con un rinnovato interesse per la conoscenza storico-teologica a partire da una lettura delle fonti di quel periodo, nel quale maturò non solo la frammentazione del cristianesimo occidentale ma la creazione di nuove Chiese, fortemente contrapposte le une alle altre. Questo processo dipese da una molteplicità di cause, alcune delle quali completamente estranee a una qualunque riflessione religiosa, come nel caso del recupero di alcuni personaggi del XVI da parte del nazionalismo esasperato che se ne impadronì per farne dei campioni dell'intolleranza identitaria, che venne evocata anche a Edimburgo come uno dei mali da combattere. Il recupero delle fonti e la pubblicazione di tanti studi, di fatto, contribuì alla relativizzazione di molti elementi teologici che erano stati considerati ostacoli insormontabili per un dialogo tra cristiani, dal momento che si cominciò, da un punto di vista inizialmente puramente storico, a separare il fatto dalla sua interpretazione, attraverso un'attenta contestualizzazione delle vicende storiche del XVI secolo. Questo processo venne favorito, e a sua svolta favorì, una migliore conoscenza delle opere dei riformatori e del concilio di Trento, consentendo così di tornare alle fonti delle riforme religiose del XVI secolo, con il recupero di molte delle loro ricchezze e con un'immediata ricaduta nell'azione missionaria.
Il terzo elemento è rappresentato dalla nascita e dallo sviluppo delle organizzazione interconfessionali studentesche a partire dalla seconda metà del xix secolo: tappa fondamentale di questo processo è la fondazione nel 1895 nella cittadina svedese di Vadstena della Federazione mondiale degli studenti cristiani, che rappresentò una palestra ecumenica per molti decenni, dal momento che divenne il luogo nel quale si faceva esperienza di una nuova dimensione della fede attraverso l'incontro tra studenti di tradizioni cristiane, tendenzialmente di origine riformata, che scoprivano di condividere memorie e speranze.
(©L'Osservatore Romano - 25 marzo 2010)