DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

La Pira e le elezioni

«Qual è il fine dell’uomo, si domanda S. Tommaso nella Summa I,II, quando intraprende a trattare organicamente dell’uomo? Bisogna individuare prima questo fine per potere poi vedere svolgersi, in funzione di esso, l’intiera architettonica e l’intiera struttura dell’edificio umano. Orbene il fine dell’uomo va considerato da due punti di vista: oggettivo e soggettivo, cioè l’essere, la res che è il fine dell’uomo, e l’operazione con la quale l’uomo ne consegue il possesso (I, II, q. 1, a. 8)… Se Dio c’è, se è Atto puro, se è (come la rivelazione cristiana insegna) presente in noi, non ci sono che l’intelligenza e la volontà, che possano interiormente prenderne possesso (mente et affectu): l’intelligenza che interiormente vede, intuisce la verità suprema, e la volontà che di questa visione si diletta e che a Dio per amore si unisce. L’itinerario dell’azione umana – di tutto il processo dell’azione umana – altro non può essere, altro termine non può avere. A questa concezione teocentrica dell’azione, della struttura e della vita tutta dell’uomo, se ne contrappone un’altra, antropocentrica: secondo quest’altra concezione l’azione finale consiste in un’azione ordinatrice degli atti umani e delle passioni umane: tutta l’azione umana – in tutto il suo processo – è ordinata verso la costruzione della società politica: la virtù suprema non è più la sapienza ma la prudenza che è la massima delle virtù intellettuali pratiche. Il primato nell’uomo passa dal teoretico al pratico, dal contemplativo al politico (I, II, q. 3, a. 5 ad 3). Ma la risposta di S. Tommaso è ferma: l’azione finale dell’uomo sarebbe quella politica (esterna, antropocentrica) solo se Dio non esistesse e se l’uomo (o qualche valore umano) fosse il fine ultimo dell’uomo… E la ragione è sempre questa (I, II, q. 2, a. 5): homo ordinatur ad aliquid sicut ad finem: non enim homo est summum bonum (che, invece, è Dio). L’antitesi, perciò, è perfettamente vista ed analizzata da S. Tommaso: e saltando da S. Tommaso ai nostri giorni possiamo chiederci: che significa mai la proclamata identità di storia e filosofia (Hegel, Croce)? Che significa mai la proclamata identità di filosofia e prassi politica? Nient’altro che l’affermazione della tesi di S. Tommaso respinta: l’uomo è l’ultimo fine dell’uomo epperciò la prudenza politica è la suprema delle virtù umane, e l’atto che essa produce (politico ed economico: in Marx è l’atto economico) è l’atto supremo ordinatore di tutto il processo dell’azione umana. Né questa antitesi è solo del tempo di Aristotele o di quello di S. Tommaso o di quello moderno: si ritrova sempre e si ritroverà sempre nella storia del pensiero e della vita degli uomini: è l’antitesi fondamentale che caratterizza la storia umana: affermazione di Dio, negazione di Dio…

“Cercare il senso della storia”, “prendere coscienza della solidarietà collettiva” e così via: tutte frasi che possono avere un senso buono ma che ne hanno uno molto cattivo; perché possono far dimenticare che la storia è fatta dai singoli, con le loro azioni libere, con la loro adesione al bene o al male, e che la solidarietà collettiva non è qualcosa di sostanziale nella quale io sia radicato, come il ramo al tronco; la persona è qualcosa di per sé stante e completo, quoddam integrum significat (Comp. Th. 211), come S. Tommaso dice: è un mondo che ha una propria legge e una propria autonomia; è questa la verità fondamentale sulla quale poggia l’edificio metafisico, etico e religioso dell’uomo… È la metafisica solidamente elaborata – sull’ampia tradizione greco-latina-cristiana – dalla meditazione tomista. Noi chiediamo a questa metafisica che ci dia luce intorno a tre tipi di problemi – accentrati tutti intorno alla persona umana – che possiedono oggi una attualità drammatica: 1) Cosa è, cosa vale, e come è costruita la persona umana. 2) Se, perché e come la persona umana è sociale. 3) Come deve essere costruita la società per rispondere alle esigenze naturali della persona umana…».

(da G. La Pira, Spiritualità cristiana e spiritualità laica, “Studium”, giugno 1948, pp. 277-289; e I problemi della persona umana, in Acta Pontificiae Academiae Romanae S. Thomae Aq. et Religionis Catholicae, vol. VIII, Romae 1943, pp. 49 sgg.: entrambi i testi possono essere letti in appendice al volume di V. Possenti, La Pira tra storia e profezia. Con Tommaso maestro, Marietti, Genova 2004)