DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Messori: il padre della pedofilia dei preti è il ‘68. Logico delirio e cattolica omertà

Si vuole che la divinità renda cieco colui che vuol perdere. Nulla è dato sapere delle intenzioni del dio cristiano nei confronti di Vittorio Messori, certo è che gli occhi della sua anima terrena nulla vedono più. Anzi, sono “occhi” che vedono e propalano allucinazioni. Scrive Messori sul Corriere della Sera: “Libertà di sesso, per chiunque e con chiunque! Bambini compresi, anzi questi per primi per educarli a un eros liberato”. Secondo Messori è questa l’eredità “sessantottarda” della” liberazione sessuale”. Secondo Messori è questa la trave nell’occhio della società, poco o nulla a fronte della pagliuzza della pedofilia esercitata tra le fila del clero cattolico. Insomma il problema non è il prete che troppo spesso accarezza e palpa, non il sacerdote che sporca la sua missione, non il paradosso di una Chiesa che professa rigida morale sessuale e chiama peccato l’omosessualità per poi praticarla troppo spesso dentro le sue mura. Per il cattolico Messori, accecato dal bisogno della difesa anche di ciò che indifendibile c’è nella sua comunità di appartenenza, il padre della pedofilia dei preti è il Sessantotto.

Un delirio logico e morale sostiene l’argomentazione di Messori: l’aver svincolato il sesso dalla procreazione, aver detto che far l’amore è cosa buona anche fuori dal matrimonio significa aver tenuto a battesimo la pedofilia. Delirio logico, ma anche profondo sbandamento etico. Racconta oggi Messori di aver nella sua vita incontrato molte volte l’omosessualità e la pedofilia: in “collegi laici” dove “le stanze dei docenti sono accanto a quelle dei ragazzi…”. In manicomi dove “non si curava neanche di nascondere che ricoverati e ricoverate minorenni erano bottino tanto appetito da scatenare lotte tra medici e paramedici, i sindacalisti tacevano, mi dissero che in una di quelle case si erano riservati un diritto di prelazione sugli imberbi”. Nelle confessioni di un capitano di mare che “mi raccontava della sorte che toccava ai quindicenni imbarcati come mozzi”. Ampio e diffuso racconto a sostegno della recriminazione finale: “Solo la Chiesa cattolica sembra far notizia”.

Fa notizia la Chiesa cattolica coinvolta e attraversata suo malgrado da molteplici storie di interna pedofilia e sempre notizia e scandalo farà fino a che continuerà a comportarsi come Messori. Messori che ha attraversato questo inferno, che nella sua vita molte volte ha visto questi orrori e che solo oggi ne parla. Per farne brani della sua arringa difensiva. Pregresse e accorate denunce penali e civili non risultano. Proprio come ha fatto e fa quasi sempre la Chiesa cattolica: quando scopre orrori pedofili tra le sue fila e le sue mura non denuncia il reato alla magistratura civile laica. Per decenni, salvo eccezioni, lavavano i panni sporchi in sacrestia. Coprivano, al massimo spostavano la sede operativa del reo. Punivano, quando punivano, il peccato e non il reato. Facevano dunque professione di omertà. E’ questo il peccato, morale e civile, che la Chiesa sconta. E che continua a commettere se ascolta coloro che invitano a coprire il peccato e il reato con la ridicola e ignobile chiamata in causa niente meno che del “Sessantotto”. Sessantotto che con la sua improvvisata cultura molti danni ha arrecato e molte virtù ha praticato, mai però ha abbassato i calzoncini ai bambini, questo lo fanno, da secoli prima del sessantotto, alcuni, non tutti, ma assolutamente e autonomamente infami uomini con la tonaca e non ragazzi con l’eskimo.

di Mino Fuccillo