DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Mons. Fellay: il clima dei colloqui dottrinali tra lefebvriani e Santa Sede sereno e tranquillo. Gli interlocutori del Papa menti brillanti

"E' molto importante che il clima delle discussioni sia sereno e tranquillo. Viviamo al tempo della mediatizzazione e della democrazia universale dove ognuno giudica tutto e dà il suo parere su tutto. Le questioni teologiche e la posta in gioco sono tali che è meglio lasciare che le cose si facciano nella discrezione". Lo afferma il superiore generale della Fraternità San Pio X, mons. Bernard Fellay (foto), in un intervista alla rivista lefebvriana Fideliter di questo mese, riportata dal blog Messainlatino.it. Il capo dei lefebvriani non si sbilancia sui possibili esiti dei colloqui dottrinali in corso con la Santa Sede dopo la decisione del Papa di togliere le scomuniche, ma riconosce che gli interlocutori indicati da Benedetto XVI sono "menti brillanti, con le quali siamo in grado di confrontarci. La formazione filosofica tomista è evidentemente il modo migliore di procedere". "I nostri interlocutori - aggiunge - mi sembrano molto fedeli alle posizioni del Papa. Essi si trovano in quella che si può chiamare la linea conservatrice, quella dei sostenitori di una lettura la più tradizionale possibile del Concilio. Vogliono il bene della Chiesa e allo stesso tempo salvare il Concilio: è tutta qui la quadratura del cerchio". Per mons. Fellay, è evidente, del resto che, "il problema concerne il Vaticano II. E', quindi, alla luce della Tradizione precedente che prenderemo in esame - spiega - se il magistero post-conciliaire è una rottura o no". Per il capo dei lefebvriani, "il dibattito sul Vaticano II è ineludibile". E in proposito cita un recente libro di mons. Brunero Gherardini, stimato canonico di San Pietro e "teologo romano riconosciuto". "Il Vaticano II - rileva - può essere discusso; deve esserlo". Da parte nostra, sottolinea il successore di mons. Lefebvre, "andiamo a Roma per testimoniare la fede, e l'atmosfera negli uffici ci importa ben poco. I nostri teologi - ricorda in risposta a una domanda riguardo a eventuali pregiudizi antitradizionalisti che possono essersi radicati anche in Vaticano - si riuniranno ogni due o tre mesi in una grande sala del Palazzo del Sant'Uffizio, non negli uffici". Circa la durata dei colloqui attualmente in corso, data la difficoltà della maggior parte dei soggetti, che richiedono almeno uno o due anni ciascuno, alcuni hanno ipotizzato che la durata potrà essere di cinque o dieci anni, ma mons. Fellay spera che "non sarà così: in ogni caso - dice - quando si affronta, con una persona qualsiasi, la questione della Messa, della libertà religiosa o dell'ecumenismo, non occorre normalmente tutto questo tempo per convincerla". Comunque, alla fine accadrà, sono le parole di mons. Fellay, "ciò che desidera la Provvidenza". E per il buon esito dei colloqui dottrinali, scandisce, "vale la pena di pregare, come hanno fatto i bambini della crociata eucaristica nel mese di gennaio. Dalla nostra testimonianza di fede può derivare un gran bene per la Chiesa... In realtà, mi sembra che gli obiettivi di queste crociate del rosario siano connessi gli uni agli altri: non ci sarà nessun trionfo mariano senza la restaurazione della Chiesa e, pertanto, della Messa con l'insegnamento della fede".

Agi

Traduciamo integralmente la recentissima intervista al Superiore Generale della Fraternità S. Pio X, apparsa sulla rivista lefebvriana Fideliter di questo mese e riportata da La Porte Latine.


Fideliter - Monsignore, grazie di aver accettato di rispondere alle nostre domande. Che differenza c’è tra queste discussioni dottrinali e gli scambi precedenti che ebbero luogo quando era vivo l' Arcivescovo Lefebvre, ad esempio a proposito dei Dubia?
Bernard Fellay: in precedenza, gli scambi erano piuttosto informali, tranne in alcune rare occasioni, come all'inizio del pontificato di Giovanni Paolo II. Mons. Lefebvre, pur presentando le principali obiezioni alle novità - e protestando vigorosamente contro gli scandali che scuotevano la Chiesa – cercava allaora un accordo piuttosto pratico: pensava che Roma potesse lasciargli fare "l’esperienza della Tradizione" accordando alla Fraternità San Pio X una regolarizzazione canonica, prima di qualsiasi dibattito sulla sostanza. Dopo il 1988, egli ha chiaramente indicato la strada da seguire: portare la discussione sul campo dottrinale, sull'essenza stessa della crisi che fa tanti scempi. Oggi, la Santa Sede ci ha dato senza contropartita questi famosi colloqui dottrinali, in maniera formale. Questa sarà per noi l'opportunità per rendere testimonianza della fede e di farci l’eco di duemila anni di Tradizione, senza privarci di riprendere alcuni studi, come appunto i Dubia sulla libertà religiosa che, a quel tempo, non avevano ottenuto risposta soddisfacente.

Fideliter - Solo la Fraternità ha ottenuto queste discussioni, serie e quasi solenni. Nessuna comunità Ecclesia Dei l’ha ottenuto. Secondo lei, questo è il segno della fondatezza della nostra resistenza e del rifiuto di un compromesso o di un riconoscimento canonico ambiguo, oppure è il segno che le comunità Ecclesia Dei non hanno più molto che li distingua dalla linea conciliare?
Bernard Fellay – E’ senza dubbio il segno di entrambe le cose [questa inelegante risposta il mons. se la poteva davvero risparmiare: ricordate i capponi di Renzo?]

Fideliter - lei può darci un elenco esatto dei temi, monsignore?
Bernard Fellay - si trova in un comunicato stampa che ha seguito la prima riunione, il 26 ottobre: "in particolare saranno esaminate le questioni circa il concetto di tradizione, il Messale di Paolo VI, l'interpretazione del Vaticano Secondo in continuità con la Tradizione dottrinale cattolica, i temi dell'unità della Chiesa e dei principi cattolici dell'ecumenismo, del rapporto tra Cristianesimo e religioni non cristiane e della libertà religiosa".

Fideliter – La filosofia moderna e i nuovi concetti (testimonianza, dialogo, apertura, impegno, esperienza, ecc.) saranno all'ordine del giorno delle discussioni?
Bernard Fellay - Tutti questi argomenti sono all'origine di molti problemi che riguardano la nuova ecclesiologia, e sembra inevitabile che vengano evocati in occasione di quei colloqui che, le ricordo, ruotano intorno al Concilio e al suo “aggiornamento” [in italiano nell'originale].

Fideliter – E’ possibile osservare un totale discrezione intorno a questediscussioni? Non ci sono voci che sono già filtrate?
Bernard Fellay – Non a mia conoscenza, se non per alcuni aspetti secondari relativi all'organizzazione generale di queste conversazioni.

Fideliter – Per quale ragione il Vaticano e la Fraternità tengono a mantenere una così grande discrezione intorno alle conversazioni dottrinali?
Bernard Fellay – E’ molto importante che il clima delle discussioni sia sereno e tranquillo. Viviamo al tempo della mediatizzazione e della democrazia universale dove ognuno giudica tutto e dà il suo parere su tutto. Le questioni teologiche e la posta in gioco sono tali che è meglio lasciare che le cose si facciano nella discrezione. Al momento opportuno, se necessario, sarà sempre tempo per renderne conto pubblicamente.

Fideliter – E’ spesso detto che tra Roma e la Fraternità, non ci si comprende perché non si ha la stessa lingua. Questo è vero per i nostri interlocutori romani attuali? Come fare per avere la stessa lingua?
Bernard Fellay – E’ ancora troppo presto per rispondere. In ogni caso, si tratta di menti brillanti, con le quali siamo in grado di confrontarci. La formazione filosofica tomista è evidentemente il modo migliore di procedere.

Fideliter – I teologi che Roma ha scelto sono secondo lei rappresentativi della corrente teologica generale nella Chiesa di oggi? O sono più vicini a una particolare tendenza? La loro linea di pensiero è vicina a quello di Benedetto XVI?
Bernard Fellay – I nostri interlocutori mi sembrano molto fedeli alle posizioni del Papa. Essi si trovano in quella che si può chiamare la linea conservatrice, quella dei sostenitori di una lettura la più tradizionale possibile del Concilio. Vogliono il bene della Chiesa e allo stesso tempo salvare il Concilio: è tutta qui la quadratura del cerchio.

Fideliter – I teologi scelti dal Vaticano sono tomisti? Lo sono in modo tradizionale?
Bernard Fellay – Lo vedremo. In ogni caso abbiamo a che fare con un Dominicano, certo, grande conoscitore di San Tommaso d'Aquino, ma anche con un gesuita e con un membro dell'Opus Dei.

Fideliter – Nei colloqui, quali saranno i punti di riferimento al di fuori della Rivelazione, della Scrittura e della Tradizione? Il Magistero anteriore al Vaticano II soltanto? Oppure quello posteriore?
Bernard Fellay - il problema concerne il Vaticano II. È, quindi, alla luce della Tradizione precedente che prenderemo in esame se il magistero post-conciliaire è una rottura o no.

Fideliter – Alcuni temono che i nostri teologi, presi dall'atmosfera degli uffici vaticani, abbassino la guardia nei colloqui. Li può rassicurare?
Bernard Fellay – Andiamo a Roma per testimoniare la fede, e l'atmosfera negli uffici ci importa ben poco. I nostri teologi si riuniranno ogni due o tre mesi in una grande sala del Palazzo del S. Uffizio, non negli uffici...

Fideliter - Circa la durata di questi colloqui, data la difficoltà della maggior parte dei soggetti, che richiedono almeno uno o due anni ciascuno, la durata potrà essere inferiore a cinque o dieci anni?
Bernard Fellay - Spero che non sarà così... in ogni caso, quando si affronta, con una persona qualsiasi, la questione della messa, della libertà religiosa o dell’ecumenismo, non occorre normalmente tutto questo tempo per convincerla!

Fideliter - Non teme che, nel corso di queste discussioni, Roma arrivi alla fine a rispondere alle nostre obiezioni (per quanto riguarda la libertà religiosa o la nuova messa) con l’argomento di autorità: Roma ha deciso così, essa non può sbagliare, etc.?
Bernard Fellay – Lo si può temere, certo, ma in questo caso, si dimostrerebbe che Roma non aveva davvero intenzione di discutere. Ora, il dibattito sul Vaticano II è ineludibile. Il recente libro di mons. Gherardini, teologo romano riconosciuto, lo prova a sufficienza. Il Vaticano II può essere discusso; deve esserlo.

Fideliter - Non si può temere che queste discussioni conducano a dichiarazioni congiunte, in cui le parti concordano su punti comuni, ma senza regolare i dibattiti di fondo, un po’ come con la dichiarazione congiunta con i luterani sulla giustificazione?
Bernard Fellay - Non è questione di dichiarazioni congiunte.

Fideliter - Supponiamo che uno dei teologi, dal lato romano, sia condotto ad approvare questa o quella tesi tradizionale, ad esempio a giudicare la libertà religiosa non conforme alla Tradizione, in conseguenza di questi colloqui. Che cosa accadrebbe allora?
Bernard Fellay - Ciò che desidera la Provvidenza. Vedremo allora cosa dovrà essere fatto. Non ci siamo ancora.

Fideliter - I fedeli hanno pregato il rosario per il riconoscimento della messa tradizionale e la revoca scomuniche; ora pregano per la consacrazione della Russia da parte del Papa. Ha l’idea che preghino anche per il buon esito dei colloqui dottrinali?
Bernard Fellay – Vale la pena di pregare per questa intenzione, come hanno fatto i bambini della crociata eucaristica nel mese di gennaio. Dalla nostra testimonianza di fede può derivare un gran bene per la Chiesa... In realtà, mi sembra che gli obbiettivi di queste crociate del rosario siano connessi gli uni agli altri: non ci sarà nessun trionfo mariano senza la restaurazione della Chiesa e, pertanto, della messa con l'insegnamento della fede.